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Radiografia dei giovani d'oggi
di Leonardo F. - febbraio 2001
Questa mattina ho sonno. Entrando a scuola percorro il corridoio
a memoria, con gli occhi semichiusi. Per la testa non ho niente,
nessun pensiero importante, stamattina. Controllo il telefonino,
nessuna chiamata.
Entro in classe. Il prof. Non cè; in compenso ha
lasciato su ogni banco un testo per il saggio breve: Giovani
doggi.
Fantastico, un saggio sui giovani doggi. Che ci scrivo
adesso? Come se fosse facile descrivere la mia generazione!
Inizio a leggere, svogliatamente; però, man mano che
vado avanti comincio un po a rifletter, a guardarmi intorno,
e mi rendo conto che qualcosa mi ha colpito: lì dentro,
in quellarticolo, ci sono anchio.
Ma non sono solo; dentro ci potrebbero stare tutte le persone
che conosco, chi per un motivo chi per un altro, ma non sempre
sono motivi positivi.
Il testo è chiaro: è una generazione che
fa fatica a crescere. Di questo, però, è
difficile non accorgersene, soprattutto se si è i diretti
interessati. Non credo che i ragazzi siano cresciuti con una
paura del domani così come in questi anni. Una volta
si diventava adulti con in testa punti fermi su cui costruire
il futuro. Oggi tutto viene messo in discussione continuamente,
di qualsiasi campo si parli; niente più è veramente
morale o meno. Dunque come biasimare chi, arrivando a diciottanni,
desidera tornare indietro? Come parlare di responsabilità
ad un trentenne che vive con la mamma?
Larticolo continua: la scuola non ci ha dato niente,
dicono gli intervistati. ma qual è la vera colpa
della scuola? Di non aver dato un aiuto per orientarsi?
Ma la scuola ad una certa età diventa un servizio che
non è più imposto, ma scelto in base alle proprie
aspettative, alle proprie attitudini. Il suo compito semmai
non è propriamente dare valori, ma istruzione.
Il vero problema risiede oramai in gran parte nella famiglia,
quellistituzione così cara agli italiani e così
sempre più a rischio. La famiglia moderna,
ammettiamolo, non dà più valori. Ricordiamoci
che i genitori non danno solo insegnamenti, ma diventano modelli
col loro comportamento, che non in tutti i casi è dei
migliori. Bastano le foto sui giornali a farlo vedere. Qualcuno
non è convinto? Ma già, la nostra realtà
è quella dei piccoli paesi, la situazione non è
poi così grave. Ma provate ad andare nelle grandi città
e poi riferitemi, non credo di sbagliarmi di molto.
Qual è il risultato che ne consegue? Io ne valuto gli
effetti dalla finestra di casa mia: ragazzi sempre più
piccoli il cui unico modo di passare la serata è riempirsi
come spugne dalcool, sfrecciare sulla strada allalba
con la noncuranza chi guida un triciclo. Quel che ho visto mi
basta.
solo un 30% dei giovani intervistati dedica almeno mezzora
di tempo, nel fine settimana, ad attività religiose.
La fede, ormai, non è più di moda. Essere credenti
è adesso essere conformisti, almeno tra i giovani. Eppure
eppure, da dove sono usciti allora quei due milioni e oltre
di ragazzi che nello scorso agosto si sono riuniti a Roma davanti
al Sommo Pontefice di sicuro non ci sarebbero stati se non ci
fosse stato sotto un motivo di fede iniziale. Non so se si tratta
di un segno che preannuncia un nuovo cambiamento. Bisogna saper
aspettare.
Qualcuno ora si chiederà mai dove mi ritrovo in queste
righe. Ebbene, sempre secondo lautorevole sentenza del
redattore di questo sondaggio un terzo dei giovani italiani
non saccontenta di vivere una vita scelta per loro - non
accettando come giusta per forza, ad esempio, la società
in cui viviamo - , crede ancora in valori come fede e famiglia
ed ha ancora fiducia nel futuro. So che probabilmente peccherò
di presunzione ma credo ancora di essere uno di questi, perché
sto imparando a vivere la mia vita, facendo le mie scelte, valutando
tutto ciò che mi viene offerto dal mondo con una qualità
oggi sconosciuta alla massa, la capacità di pensare.
Dopotutto, non credo sia poco.
E voi che leggete non la pensate come me? Beh, io ho descritto
la realtà che vedo, forse appesantendo un
po il tutto. Ma in fondo è meglio che prendere
la questione alla leggera, col rischio di trovarci, domani,
a chiedersi cosa abbiamo sbagliato oggi. |
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