LO SGUARDO RETROVERSO E IL VENTRE MOLLE DELLA CATEGORIA

Editoriale n. 30 del 23 luglio 2001

di Paolo Quintavalla

 

Ora che le trattative contrattuali sono ancora consegnate ad una fase di incertezza  e di stallo e non sono da registrare documenti o fatti esterni rilevanti conviene rivolgere lo sguardo al nostro interno per misurare le condizioni di salute della nostra categoria, il suo stato di consapevolezza e di reattività. L’occasione è offerta dalla recente e incredibile lettera, pubblicata sul sito Pavone Risorse (Cfr. “Ma c’è anche chi condivide il richiamo confederale di Panini”), con cui il collega Pasquale D’Avolio, in contrasto con il dissenso manifestato dai 15 D.S. torinesi sulla politica contrattuale della Cgilscuola, sostiene invece le tesi del segretario nazionale.

Confesso che il mio timore di fondo durante quest’ultimo anno non è stato soltanto riferito al tradimento delle istanze della categoria da parte di una buona parte delle forze sindacali e associative ma è stato anche - e forse soprattutto – legato al rischio di affioramento di un basso grado interno di maturazione dell’identità professionale e della tenuta psicologica della nostra categoria. Il primo fenomeno si è, purtroppo, puntualmente verificato ma era implicito ed inscritto nelle premesse di essere collocati nel comparto scuola e nel fatto che ad essere delegati alla trattativa relativa ai dirigenti erano e sono, paradossalmente, sia pure per la metà della rappresentanza complessiva, i sindacati dei  docenti. Il secondo aspetto, invece, è tutto da indagare e verificare ma trova nella lettera citata inquietanti conferme. Essa può essere assunta, infatti, come una specie di manifesto teorico della pratica della “mezza dirigenza” che ha ispirato la Cgil Scuola e più in generale il sindacalismo confederale in questi ultimi mesi ed è totalmente ispirata ad una logica dello sguardo retroverso.

Il collega, con un mirabolante funambolismo della razionalità che rasenta quella che Edgar Morin definisce “infermità cognitiva” sostiene che:

·        è “realistica” la conduzione delle trattative da parte della Cgil che punta ad acquisire la metà delle risorse economiche rispetto al dovuto. E come sono cattivi e fuori dalla realtà i colleghi dell’ANP che vogliono, immodesti, “tutto e subito” (purtroppo anche per lui)!

·        nega addirittura che nell’Atto di indirizzo sia contenuto il principio dell’allineamento retributivo con le altre dirigenze. Forse i DD.SS. italiani hanno solo sognato questo esplicito passaggio, nero su bianco: “La disciplina del rapporto di lavoro e la regolamentazione del trattamento economico dettati per la dirigenza pubblica vengono estesi, con gli opportuni adattamenti, ai dirigenti scolastici. Il trattamento economico del dirigente scolastico sarà modellato sulla disciplina generale di riferimento per le altre dirigenze pubbliche con applicazione dei principi della onnicomprensività” O, forse, è solo il collega D’Avolio che ha problemi di miopia o di lettura o di comprensione?

·        ritiene che sia un illudersi e un illudere pensare di poter conseguire un aumento di “30 milioni (seppure lordi)”, in un solo contratto e non lo attraversa neppure il sospetto che quella sia soltanto la misura impietosa di quanto siamo stati fino ad ora malpagati. Lo impressiona la cifra - che evidentemente crede di non meritare individualmente - ma non lo impressiona il vistoso e rilevante scarto retributivo con gli standard di quella dirigenza pubblica, di cui – malgrado lui – è entrato a far parte

·        chiama addirittura a giudici i docenti, i quali non starebbero zitti “di fronte ad aumenti di tale entità” dimenticando che essi non hanno proprio alcun titolo ad interferire con aumenti contrattuali di altre categorie e dimenticando che gli aumenti concessi ai dirigenti non significano sottrazione di risorse per i docenti né la negazione del loro diritto ad avere aumenti adeguati, pari ad esempio a quelli dei colleghi europei

·        non contento chiama a giudice anche l’opinione pubblica, “notoriamente poco ben disposta verso il personale scolastico di cui facciamo parte che naturalmente “non avrebbe accettato un tale incremento tutto in una volta”

·        accusa di corporativismo coloro che pretendono l’equiparazione retributiva con gli altri dirigenti pubblici, a parità di funzione esercitata, (naturalmente salvando l’eroico Panini per aver preservato da questo rischio con i suoi “dati indiscutibili per chi fa sindacato”)

·         invita a non prendere troppo sul serio i “nuovi” compiti, gli impegni, i doveri, le responsabilità derivanti dall’Autonomia e conseguenti all’attribuzione della dirigenza perché “dirigere una Scuola è stato sempre difficile e il sovraccarico è un dato che riguarda tutti gli operatori scolastici (con la differenza che le nostre retribuzioni di qui a qualche mese saranno certamente adeguate, mentre per gli altri .. non si sa.” Il fatto che dal settembre 2000 ai DD.SS. siano state attribuite tutte le funzioni che prima erano esercitate dai Provveditori agli Studi, il fatto che dalla medesima data le istituzioni scolastiche abbiano conseguito una nuova configurazione giuridica diventando autonome, il fatto che il personale direttivo abbia acquisito una nuova funzione dirigenziale sembra non turbare il collega ma, in ogni caso, determina la seguente alternativa:

A)                nonostante questi tre grossi nuclei di innovazione e cambiamento non è in realtà successo niente e tutto nelle scuole scorre come prima. Ma questa, sicuramente, non è la percezione prevalente da parte dei DD.SS. italiani

B)                oppure il collega non ha maturato la consapevolezza di quanto sia profondamente mutato il quadro giuridico e organizzativo in cui va ad operare il dirigente scolastico, salvo poi rendersi conto, in extremis, nel suo postscriptum, che, solo per fare un esempio, i rapporti con le neoistituite RSU lo pongono oggettivamente in una posizione di controparte e in condizione inedite di complessità rispetto al ruolo esercitato nel passato.

·        Al termine dell’intervento arriva una vera “perla”: il collega, coerente con le sue premesse, si augura che il nuovo esecutivo non trovi le risorse e non possa far fronte ai propri impegni verso i dirigenti per assistere naturalmente a questo bello spettacolo: “attendere le reazioni di Rembado e degli iscritti all’ANP!”. Si rassicuri il collega D’Avolio: non avrà questa ottusa soddisfazione. Trascrivo, al riguardo, la nota pubblicata dal collega Reginaldo Palermo direttore di Pavone Risorse, solitamente bene informato: Secondo alcune fonti, il Governo avrebbe deciso di mettere a disposizione del contratto ulteriori risorse economiche, anche se - per il momento - non è ancora stata individuata la soluzione tecnica corretta (si parla di una ipotesi di "trascinamento" degli oneri contrattuali ma c'è anche chi lascia intendere che potrebbe arrivare persino una "manovrina" di bilancio preannunciata nello stesso DPEF). Conoscendo l’autorevolezza di tali fonti credo si possa fare riferimento, finalmente, all’introduzione di elementi di ragionevole ottimismo circa l’esito del nostro primo Contratto. Sta circolando informalmente anche l’entità della cifra degli aumenti retributivi prospettati e sono sinceramente preoccupato per l’impressione che farebbe – se fosse confermata - nella mente ristretta di certi colleghi! In questo caso coerenza vorrebbe che D’Avolio e chi la pensa come lui devolvessero in beneficenza ogni lira in più eventualmente acquisita anche per loro da quegli “irresponsabili” che sono gli iscritti all’ANP!

E’ appena il caso di rammentare, infine, la macroscopica contraddizione finale contenuta al termine della lettera: il collega dopo aver sostenuto egregiamente, in tutto e per tutto, le tesi della “mezza dirigenza” del suo segretario nazionale Panini nei modi sopra descritti annuncia, con un perfetto e imprevisto “colpo di teatro”: “da qualche mese  mi sono "autosospeso" dal Sindacato Scuola CGIL, nel quale milito dal 1970, in attesa che il Congresso definisca una organizzazione "autonoma e distinta" per i DS rispetto ai Docenti”. Si è autosospeso esattamente per le ragioni contrarie rispetto a quelle che lo hanno indotto poco prima a sostenere strenuamente – e sfidando ogni logica - la linea del segretario nazionale del proprio sindacato!

Nella posta elettronica di questi giorni ho ricevuto dal collega Fernando D'Alfonso il seguente messaggio: “Non avere ancora lo stipendio adeguato con l'aria che tira è veramente "una tromba d'aria".Si cominci a pensare alle responsabilità di chi non ha firmato. Saluti da un dirigente senza soldi”. Anche il collega pensa evidentemente che percepire oltre 20 milioni annui in meno rispetto ad un ex Provveditore (privato tra l’altro delle sue passate funzioni e a noi “devolute”) o ad un Ispettore (che tra l’altro non dirige nulla) sarà ricevere lo stipendio “adeguato”. Anche il collega, evidentemente, ritiene trascurabile il fatto che siamo dirigenti pari grado sul piano giuridico e che, anzi, di fatto ci sono stati attribuiti oneri professionali, competenze e responsabilità per molti aspetti ben superiori. Anche il collega, evidentemente, si esercita nella poco nobile arte del rovesciamento delle responsabilità, pur di difendere la sua bella idea della “mezza dirigenza: naturalmente le colpe ricadono su chi “non firma” il contratto della vergogna e del ribasso!

Si potrebbe pensare che tali posizioni  siano solo di retroguardia, espresse da colleghi inconsapevoli del loro nuovo ruolo dirigenziale. Ma non sono solo punti di vista individuali: sono il frutto deteriorato di una visione strategica errata che abbiamo ultimamente definito della “mezza dirigenza”, espressa e sostenuta in questi ultimi mesi dai sindacati confederali. Anche in questi ultimi giorni non cessano di spingere per la conclusione al ribasso del nostro primo contratto (Cfr. la lettera all’Aran del 18.7.01)

Il contratto si chiuderà, per fortuna, con vantaggi economici ben superiori rispetto alla misera misura reclamata, contro i propri interessi, da una parte consistente della categoria e che la Cgil vorrebbe imporre a tutti. Non è questo che preoccupa. Preoccupano, invece, lo sguardo retroverso e il ventre molle che si sono manifestati e si stanno manifestando nella categoria, ipotecandone seriamente le potenzialità di crescita, di identità professionale e le future possibilità di affermazione di un profilo dirigenziale alto socialmente riconosciuto.

Credo che sia indispensabile anche per i dirigenti scolastici riformare il pensiero, guardare avanti e camminare eretti!