LO SGUARDO RETROVERSO E IL VENTRE MOLLE DELLA CATEGORIA
di Paolo Quintavalla
Ora
che le trattative contrattuali sono ancora consegnate ad una fase di
incertezza e di stallo e non sono da
registrare documenti o fatti esterni rilevanti conviene rivolgere lo sguardo al
nostro interno per misurare le condizioni di salute della nostra categoria, il
suo stato di consapevolezza e di reattività. L’occasione è offerta dalla
recente e incredibile lettera, pubblicata sul sito Pavone Risorse (Cfr. “Ma c’è anche chi condivide il richiamo confederale di Panini”),
con cui il collega Pasquale D’Avolio, in contrasto con il dissenso manifestato dai 15 D.S. torinesi
sulla politica contrattuale della Cgilscuola, sostiene invece le tesi del
segretario nazionale.
Confesso
che il mio timore di fondo durante quest’ultimo anno non è stato soltanto
riferito al tradimento delle istanze della categoria da parte di una buona
parte delle forze sindacali e associative ma è stato anche - e forse
soprattutto – legato al rischio di affioramento di un basso grado interno di
maturazione dell’identità professionale e della tenuta psicologica della nostra
categoria. Il primo fenomeno si è, purtroppo, puntualmente verificato ma era
implicito ed inscritto nelle premesse di essere collocati nel comparto scuola e
nel fatto che ad essere delegati alla trattativa relativa ai dirigenti erano e
sono, paradossalmente, sia pure per la metà della rappresentanza complessiva, i
sindacati dei docenti. Il secondo
aspetto, invece, è tutto da indagare e verificare ma trova nella lettera citata
inquietanti conferme. Essa può essere assunta, infatti, come una specie di
manifesto teorico della pratica della “mezza dirigenza” che ha ispirato la Cgil
Scuola e più in generale il sindacalismo confederale in questi ultimi mesi ed è
totalmente ispirata ad una logica dello sguardo retroverso.
Il
collega, con un mirabolante funambolismo della razionalità che rasenta quella
che Edgar Morin definisce “infermità cognitiva” sostiene che:
·
è “realistica” la
conduzione delle trattative da parte della Cgil che punta ad acquisire la metà
delle risorse economiche rispetto al dovuto. E come sono cattivi e fuori dalla
realtà i colleghi dell’ANP che vogliono, immodesti, “tutto e subito” (purtroppo
anche per lui)!
·
nega addirittura che
nell’Atto di indirizzo sia contenuto il principio dell’allineamento retributivo
con le altre dirigenze. Forse i DD.SS. italiani hanno solo sognato questo
esplicito passaggio, nero su bianco: “La disciplina del rapporto di lavoro e
la regolamentazione del trattamento economico dettati per la dirigenza pubblica
vengono estesi, con gli opportuni adattamenti, ai dirigenti scolastici. Il
trattamento economico del dirigente scolastico sarà modellato sulla disciplina
generale di riferimento per le altre dirigenze pubbliche con applicazione dei
principi della onnicomprensività” O, forse, è solo il collega D’Avolio che
ha problemi di miopia o di lettura o di comprensione?
·
ritiene che sia un
illudersi e un illudere pensare di poter conseguire un aumento di “30
milioni (seppure lordi)”, in un solo contratto e non lo attraversa neppure
il sospetto che quella sia soltanto la misura impietosa di quanto siamo stati
fino ad ora malpagati. Lo impressiona la cifra - che evidentemente crede di non
meritare individualmente - ma non lo impressiona il vistoso e rilevante scarto
retributivo con gli standard di quella dirigenza pubblica, di cui – malgrado
lui – è entrato a far parte
·
chiama addirittura a giudici
i docenti, i quali non starebbero zitti “di fronte ad aumenti di tale
entità” dimenticando che essi non hanno proprio alcun titolo ad interferire
con aumenti contrattuali di altre categorie e dimenticando che gli aumenti
concessi ai dirigenti non significano sottrazione di risorse per i docenti né
la negazione del loro diritto ad avere aumenti adeguati, pari ad esempio a
quelli dei colleghi europei
·
non contento chiama a
giudice anche l’opinione pubblica, “notoriamente poco ben disposta verso il
personale scolastico di cui facciamo parte che naturalmente “non avrebbe
accettato un tale incremento tutto in una volta”
·
accusa di corporativismo
coloro che pretendono l’equiparazione retributiva con gli altri dirigenti
pubblici, a parità di funzione esercitata, (naturalmente salvando l’eroico
Panini per aver preservato da questo rischio con i suoi “dati indiscutibili
per chi fa sindacato”)
·
invita a non prendere troppo sul serio i
“nuovi” compiti, gli impegni, i doveri, le responsabilità derivanti dall’Autonomia
e conseguenti all’attribuzione della dirigenza perché “dirigere una
Scuola è stato sempre difficile e il sovraccarico è un dato che riguarda tutti
gli operatori scolastici (con la differenza che le nostre retribuzioni di qui a
qualche mese saranno certamente adeguate, mentre per gli altri .. non si sa.” Il fatto che
dal settembre 2000 ai DD.SS. siano state attribuite tutte le funzioni che prima
erano esercitate dai Provveditori agli Studi, il fatto che dalla medesima data
le istituzioni scolastiche abbiano conseguito una nuova configurazione
giuridica diventando autonome, il fatto che il personale direttivo abbia
acquisito una nuova funzione dirigenziale sembra non turbare il collega ma, in
ogni caso, determina la seguente alternativa:
A)
nonostante questi tre grossi nuclei di innovazione e cambiamento
non è in realtà successo niente e tutto nelle scuole scorre come prima. Ma
questa, sicuramente, non è la percezione prevalente da parte dei DD.SS.
italiani
B)
oppure il collega non ha maturato la consapevolezza di quanto sia
profondamente mutato il quadro giuridico e organizzativo in cui va ad operare
il dirigente scolastico, salvo poi rendersi conto, in extremis, nel suo
postscriptum, che, solo per fare un esempio, i rapporti con le neoistituite RSU
lo pongono oggettivamente in una posizione di controparte e in condizione
inedite di complessità rispetto al ruolo esercitato nel passato.
·
Al termine
dell’intervento arriva una vera “perla”: il collega, coerente con le sue
premesse, si augura che il nuovo esecutivo non trovi le risorse e non possa far
fronte ai propri impegni verso i dirigenti per assistere naturalmente a questo
bello spettacolo: “attendere le reazioni di Rembado e degli iscritti
all’ANP!”. Si rassicuri il collega D’Avolio: non avrà questa ottusa soddisfazione.
Trascrivo, al riguardo, la nota pubblicata dal collega Reginaldo Palermo
direttore di Pavone Risorse, solitamente bene informato: “Secondo
alcune fonti, il Governo avrebbe deciso di mettere a disposizione del contratto
ulteriori risorse economiche, anche se - per il momento - non è ancora stata
individuata la soluzione tecnica corretta (si parla di una ipotesi di
"trascinamento" degli oneri contrattuali ma c'è anche chi lascia
intendere che potrebbe arrivare persino una "manovrina" di bilancio
preannunciata nello stesso DPEF). Conoscendo l’autorevolezza di tali fonti
credo si possa fare riferimento, finalmente, all’introduzione di elementi di
ragionevole ottimismo circa l’esito del nostro primo Contratto. Sta circolando informalmente anche l’entità della
cifra degli aumenti retributivi prospettati e sono sinceramente preoccupato per
l’impressione che farebbe – se fosse confermata - nella mente ristretta di
certi colleghi! In questo caso coerenza vorrebbe che D’Avolio e chi la pensa
come lui devolvessero in beneficenza ogni lira in più eventualmente acquisita
anche per loro da quegli “irresponsabili” che sono gli iscritti all’ANP!
E’ appena il
caso di rammentare, infine, la macroscopica contraddizione finale contenuta al
termine della lettera: il collega dopo aver sostenuto egregiamente, in tutto e
per tutto, le tesi della “mezza dirigenza” del suo segretario nazionale Panini
nei modi sopra descritti annuncia, con un perfetto e imprevisto “colpo di
teatro”: “da qualche mese mi sono
"autosospeso" dal Sindacato Scuola CGIL, nel quale milito dal 1970,
in attesa che il Congresso definisca una organizzazione "autonoma e
distinta" per i DS rispetto ai Docenti”. Si è autosospeso esattamente
per le ragioni contrarie rispetto a quelle che lo hanno indotto poco prima a
sostenere strenuamente – e sfidando ogni logica - la linea del segretario
nazionale del proprio sindacato!
Nella posta elettronica di questi giorni ho ricevuto dal collega
Fernando D'Alfonso il seguente messaggio: “Non avere ancora lo
stipendio adeguato con l'aria che tira è veramente "una tromba
d'aria".Si cominci a pensare alle responsabilità di chi non ha firmato.
Saluti da un dirigente senza soldi”. Anche il collega pensa evidentemente
che percepire oltre 20 milioni annui in meno rispetto ad un ex Provveditore
(privato tra l’altro delle sue passate funzioni e a noi “devolute”) o ad un
Ispettore (che tra l’altro non dirige nulla) sarà ricevere lo stipendio
“adeguato”. Anche il collega, evidentemente, ritiene trascurabile il fatto che
siamo dirigenti pari grado sul piano giuridico e che, anzi, di fatto ci sono
stati attribuiti oneri professionali, competenze e responsabilità per molti
aspetti ben superiori. Anche il collega, evidentemente, si esercita nella poco
nobile arte del rovesciamento delle responsabilità, pur di difendere la sua
bella idea della “mezza dirigenza: naturalmente le colpe ricadono su chi “non
firma” il contratto della vergogna e del ribasso!
Si
potrebbe pensare che tali posizioni
siano solo di retroguardia, espresse da colleghi inconsapevoli del loro
nuovo ruolo dirigenziale. Ma non sono solo punti di vista individuali: sono il
frutto deteriorato di una visione strategica errata che abbiamo ultimamente
definito della “mezza dirigenza”, espressa e sostenuta in questi ultimi mesi
dai sindacati confederali. Anche in questi ultimi giorni non cessano di
spingere per la conclusione al ribasso del nostro primo contratto (Cfr. la lettera all’Aran del 18.7.01)
Il
contratto si chiuderà, per fortuna, con vantaggi economici ben superiori
rispetto alla misera misura reclamata, contro i propri interessi, da una parte
consistente della categoria e che la Cgil vorrebbe imporre a tutti. Non è
questo che preoccupa. Preoccupano, invece, lo sguardo retroverso e il ventre
molle che si sono manifestati e si stanno manifestando nella categoria,
ipotecandone seriamente le potenzialità di crescita, di identità professionale
e le future possibilità di affermazione di un profilo dirigenziale alto
socialmente riconosciuto.
Credo che sia indispensabile anche per i
dirigenti scolastici riformare il pensiero, guardare avanti e camminare eretti!