IL
VIZIO DELL’IDEOLOGIA POLITICA SUL CONTRATTO
Editoriale
n. 27 del 17 giugno 2001
di
Paolo Quintavalla
Desidero uscire dalla polemica contingente, anche se numerose posizioni e molti comportamenti negativi per il nostro contratto meriterebbero di essere segnalati e stigmatizzati, per riflettere su alcuni vizi di fondo che permangono all’interno del sistema delle relazioni sindacali e politiche che ne costituiscono l’inevitabile cornice.
Numerose sono le prove, ormai, a suffragio
dell’ipotesi che il vizio fondamentale che inquina e rischia di penalizzare
pesantemente l’evoluzione del contratto sia rappresentato dall’ideologia. In
precedenti interventi (Cfr: “Un Contratto sotto ipoteca”
e “Le cifre della vergogna. Un equivoco fondamentale da
chiarire”) avevo messo in rilievo che i ritardi, le omissioni e le
contraddizioni del Contratto dei DD.SS. erano il frutto del pesante
condizionamento derivante dall’evoluzione e dall’esito del Contratto dei
docenti. Nei testi segnalavo, contestualmente, la necessità di uscire
dall’equivoco di comparare gli aumenti retributivi proposti per i dirigenti con
gli aumenti concessi agli insegnanti.
Continuando sulla stessa linea argomentativa si può
affermare che il nostro Contratto è in stallo da mesi e mesi perché è viziato
da due forme intrecciate di ideologia: quella politica e quella sindacale.
L’influenza dell’ideologia politica è senz’altro
ravvisabile nei comportamenti di quelle
forze sindacali e associative che dopo la svolta di Palazzo Vidoni del 28 marzo
scorso non solo non hanno protestato sul tradimento delle istanze della
categoria ma si sono subito affrettate ad esprimere soddisfazione e a cercare
di siglare a tutti i costi un contratto al ribasso. Evidentemente bisognava
firmare subito un accordo incondizionato per favorire un “Governo amico” il cui
mandato stava per scadere. Ragionando al contrario, sarebbe stata possibile
quella svolta se le OO.SS. avessero tenuto un comportamento comune di fermo
rifiuto, proclamando magari uno sciopero unitario?
Dopo le elezioni, invece, le motivazioni si sono
rovesciate. Il Contratto non sarà più firmato da un Governo di centrosinistra e
le stesse forze sindacali e associative devono impedire che vengano mantenute
le promesse avanzate durante la campagna elettorale dallo schieramento di
centrodestra. Questo è attualmente il loro impegno esplicito e dichiarato (Cfr.
“Il tradimento delle istanze della categoria. Duro attacco
della Cgil agli interessi dei dirigenti delle scuole”). La settimana
scorsa, quindi, hanno reiterato la richiesta di “firma immediata” alle vecchie
condizioni per fermare l’ipotesi di un riconoscimento pieno, anche sul piano
economico, del ruolo dei DD.SS. che potrebbe provenire da un Esecutivo di
diverso colore politico.
In sostanza, prima hanno sostenuto di fatto il vecchio Governo che aveva smentito il proprio Atto di indirizzo sul tema centrale e decisivo dell’allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche. Ora, dopo aver accettato la violazione di quanto sancito in quell’Atto, dal nuovo Governo non solo non accettano neppure di verificare le promesse e gli impegni pubblicamente espressi due mesi fa durante la campagna elettorale ma minacciano ritorsioni nel caso sia coerente. Da notare, incidentalmente, che l’eventuale coerenza del nuovo Esecutivo, nel nostro caso, si tradurrebbe nel pieno riconoscimento di quel principio dell’allineamento retributivo che, almeno a parole, anche queste forze sindacali e associative hanno sempre professato.
E allora? Credo che ci si trovi di fronte ad una
sorte di perversione di natura sindacale. Il vizio dell’ideologia sindacale
appare, nel nostro caso, ancora più grave ed è sicuramente una conseguenza del
vizio dell’ideologia politica prima segnalato.
Nella comune dialettica sindacale, infatti, ogni
sindacato cerca normalmente – o, almeno, dovrebbe cercare - di conseguire in tutte le fasi della
contrattazione con il Governo (indipendentemente dal suo colore politico)
sempre e comunque il massimo vantaggio e i massimi benefici per la categoria di
cui intende rappresentare gli interessi legittimi. Nel caso del nostro
contratto, invece:
·
la
linea di una ben precisa parte sindacale e associativa punta non a chiedere di
più ma a rivendicare di meno rispetto a
quanto gli stessi responsabili scuola dei partiti che compongono il nuovo
Esecutivo hanno dichiarato pubblicamente di voler concedere;
·
questa
stessa parte sindacale minaccia, in modo gravissimo, di aprire un conflitto tra
le diverse categorie che compongono il comparto scuola, se il nuovo Governo concederà
aumenti ai DD.SS.;
·
lo
stesso sindacato che chiede il massimo per i docenti (cioè
l’equiparazione con i livelli retributivi europei) non chiede nemmeno -
e non riconosce, quindi, come legittimo – il
minimo per i dirigenti, cioè l’allineamento retributivo con gli
altri dirigenti pubblici italiani.
Riconoscere il dovuto in
rapporto alla funzione esercitata ai DD.SS. non implica in alcun modo
sottrazione di risorse per i docenti. Anzi, un buon contratto per i Capi
d’istituto potrà avere sicuramente un effetto di trascinamento per quello dei
docenti. L’obiettivo è quello di riconoscere e valorizzare tutte le
professionalità della scuola e non di far “battere il passo” a tutte le
categorie, secondo l’espressione ormai proverbiale del segretario Cgil Panini.
Meno che mai l’obiettivo potrà essere di metterle in contrapposizione, come è
stato minacciato esplicitamente durante la
conferenza stampa di questo sindacato del 7 giugno scorso a Roma.
I guasti delle differenti e
contrapposte posizioni dei due schieramenti sindacali, confederali e ANP, che
abbiamo sotto gli occhi inducono a
desiderare che vengano superati i vizi dell’ideologia sul contratto dei DD.SS.
I sindacati devono
semplicemente fare buon sindacalismo, cioè svolgere il loro ruolo di rappresentanza
degli interessi fondamentali delle categorie che dichiarano di tutelare,
sgombrando il campo da ogni ipoteca o zavorra di carattere ideologico o
politico.
Purtroppo da una precisa
parte sindacale proviene l’esempio di cosa non dovrebbe essere e non dovrebbe
fare un sindacato!