LE CIFRE DELLA VERGOGNA

UN EQUIVOCO FONDAMENTALE DA CHIARIRE

 

Editoriale n. 24 del 12 maggio 2001

 

di Paolo Quintavalla

 

 

Con l’incontro del 7 maggio scorso si è conclusa un’altra fase delle travagliate vicende contrattuali.

Diciamo subito che si tratta, purtroppo, di un nuovo capitolo umiliante per la nostra categoria, come si evincerà dalle argomentazioni che seguono.

Da una parte è stato contrastato con successo il tentativo di “firma immediata” operato con accanimento e fino all’ultimo da parte di coloro che non avrebbero esitato ad imporci quelle condizioni mortificanti che saranno illustrate nel dettaglio nel seguito del discorso.

Dall’altra si è registrato, per quanto riguarda la parte economica della trattativa, un sostanziale arretramento in quanto i famosi 40 miliardi “aggiuntivi” del secondo atto di indirizzo si sono rivelati un autentico “bluff”. Per questo aspetto rimando alle stringenti e incontrovertibili – infatti nessuno le ha smentite – argomentazioni e tesi dell’ANP e non credo che ci sia nulla da aggiungere in proposito se non che si tratta, in sostanza, di uno scippo senza che molti colleghi sindacalisti, di solito solerti, abbiano battuto ciglio.

Questo significa che quando riprenderanno le trattative il “piatto retributivo” sarà, in realtà più povero e la nuova base di partenza sarà collocata in un segmento più lontano e non, come logica avrebbe richiesto, più vicino rispetto all’obiettivo fondamentale del completo allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche.

A questo punto della nostra storia occorre smetterla con la metafisica della dirigenza scolastica, anche se non sono pochi ancora che preferiscono indulgere e dedicarsi alle questioni filosofiche, con tutti i preponderanti riflessi ideologici – e con incrostazioni più che venature – del caso, piuttosto che attenersi ai fatti e ragionare sulle cifre.

Considerato che sulla parte normativa si registra una sostanziale convergenza e si profila un facile accordo tra le parti, occorre concentrare l’attenzione sulla parte economica sulla quale, invece, il disaccordo e il conflitto sono radicali e sostanziali.

 

Le cifre

 

Le cifre del contendere e della discordia, inesplicabilmente e per molti aspetti grandi assenti nella pubblica rappresentazione del contratto da un anno a questa parte, sono contenute nella loro nuda oggettività in questa tabella (fonte ANP):

 

Retribuzione

AREA I (fascia 2^)

AREA V

DIFFERENZA

Tabellare

70.000.000

63.700.000

6.300.000

Posizione

17.000.000

5.000.000

12.000.000

Totale        

87.000.000

68.700.000

18.300.000

 

Se si confrontano le retribuzioni fondamentali (tabellari e di posizione) dei dirigenti della seconda fascia dell’area 1^ della dirigenza pubblica (Ministeri, ex Provveditori, Ispettori) e la dirigenza scolastica (collocata nell’area 5^) la differenza, dopo l’incontro del 7 maggio, è di lire 18.300.000

Il recupero del differenziale retributivo tra Area I e Area V,  dopo l’incontro del 7 maggio è sceso dal 57%  al 44%.

Da notare che per il periodo settembre-dicembre 2000 non è previsto assolutamente niente. Ma ce lo siamo forse sognati che dal 1° settembre 2000 siamo stati riconosciuti dirigenti anche sul piano giuridico? Ma per quale motivo dovremmo accettare o permettere che quattro mesi “se ne vadano sotto l’uscio”, come si dice dalle mie parti?

 

Secondo l’ANP, “sommando i diversi aumenti, si ha un aumento mensile lordo che va da un minimo di 1.116.000 con zero anzianità ad un massimo di 1.158.000 a fine carriera, cioè intorno alle 600.000 lire mensili nette.

Non ci sono altri aumenti ”veri”; LE NOTIZIE APPARSE SULLA STAMPA CHE PARLANO DI 1.500.000 DI AUMENTO NON HANNO FONDAMENTO. Certo, qualcuno potrebbe dire che ci sono altri aumenti oltre quelli indicati, ma si tratta solo di partite di giro, o di soldi già stanziati o già in godimento, come vedremo più avanti; per capirci: se si passano 40 miliardi dei ratei maturati dalla RIA al salario accessorio si può dire che ci sono altri aumenti, ma questi non sono aumenti veri, ma una semplice partita di giro; in altre parole, una forma di autofinanziamento.

Li vogliamo, forse, contare due volte questi 40 miliardi? E vogliamo forse contare due volte i 30 miliardi corrispondenti alle due annualità della valutazione dei DD.SS non corrisposte negli anni 1999/2000 e 2000/2001? Vogliamo forse accontentarci degli aumenti virtuali? Eppure, se notate bene, c’è qualcuno che non parla nemmeno di questi dati evidentemente impertinenti e preferisce le cifre assolute per poter “esprimere soddisfazione” per questi “aumenti dignitosi”, per questi “incrementi significativi”, per questi “avvicinamenti sostanziali”, naturalmente “per chiudere al meglio” l’agognato contratto. Il paziente lettore potrà divertirsi a rintracciare queste ed altre espressioni lusinghiere, in particolare nei recenti comunicati di un preciso soggetto sindacale.

Lasciando libero ciascuno di “soddisfarsi” con gli strumenti che ritiene più opportuni, senza che ciò significhi -sia chiaro- il diritto di imporli anche agli altri che non “godono affatto” in certe condizioni, cerchiamo di andare a vedere insieme come stanno le cose e quale sia la realtà della trattativa che dura da oltre un anno.

L’umile cronista che ha pazientemente raccolto gli oltre 300 documenti, di varia fonte e di tutte le sigle sindacali e associative, che compongono il corposo archivio di questo sito ha, di fronte a tanta fatica, almeno un vantaggio: quello di essere ben informato, se non altro per dovere d’ufficio. Sulla base della conoscenza diretta dei testi e dei comunicati può ora affermare, senza timore di smentite che;

·        sarebbe vano cercare un solo documento  pubblico e ufficiale in cui SNALS, CISL, UIL e CGIL (con relativo satellite associativo) abbiano quantificato con chiarezza la cifra della rivendicazione retributiva. Un simile documento non esiste, con buona pace del diritto dei DD.SS. iscritti e non iscritti di essere correttamente informati sui decisivi aspetti contrattuali retributivi che li e ci riguardano. Essi preferiscono, infatti, parlare genericamente -  non troppo frequentemente, per la verità, e con progressiva scarsa convinzione come ci confermano i fatti -  di “allineamento retributivo”. Ma  non essendo in alcun modo quantificato questo dato, per i non addetti ai lavori gli aumenti retributivi proposti ai dirigenti possono anche significare  tanto oppure poco, a seconda del punto di osservazione in cui ci si colloca. Se si paragonano, infatti, con gli aumenti attribuiti ai docenti potrebbe sembrare “tanto”, se si raffrontano, invece, con i parametri relativi agli altri dirigenti pubblici il dato volge sicuramente al “poco”. Occorrerà, prima o poi, uscire da questo equivoco penalizzante.

·        in mancanza di tale cifra essenziale, che rappresenta il punto di riferimento di base per valutare il grado di avvicinamento oppure di allontanamento rispetto all’obiettivo dichiarato del completo  allineamento retributivo, il “gioco” della rivendicazione retributiva rischia di diventare, di fatto, aleatorio. Si potrebbe scendere in un campo di calcio senza accordarsi né dove sia l’area di rigore né dove siano collocate le porte e pretendere di giocare la partita? Come si potrebbe decidere o giudicare, in queste condizioni, se un tiro si è trasformato in goal o se un altro sia calciato fuori rete? Come possono, quindi, i dirigenti scolastici rendersi conto dello scarto retributivo con le altre dirigenze se non si mettono a disposizione le eloquenti cifre corrispondenti?

·        sarebbe parimenti del tutto vano, di conseguenza, effettuare un’analoga ricerca sui 300 documenti citati sperando di trovare la misura, sia in termini assoluti sia in percentuale, di questo scarto che potremmo definire dello scandalo. Eppure si tratta di un differenziale retributivo che ammonta, alla data dell’8 maggio, ad oltre 18 milioni in termini assoluti e a circa il 56% in misura percentuale. Perché soltanto l’ANP rende pubblici questi dati? Si tratta forse di pigrizia o noncuranza degli altri soggetti sindacali e associativi? O si tratta, invece,  di una scelta politica a scapito degli interessi della categoria e del suo diritto di conoscenza sui dati fondamentali che la riguardano? Queste cifre per alcuni soggetti sindacali per ora esistono – se esistono - solo “in pectore”. Vorremmo tanto che fossero rese pubbliche  per poterle tutti quanti confrontare e verificare. Per la chiarezza delle posizioni in campo – credo che si possa e si voglia convenire – sarebbe tutto un altro conto!

 

L’unico documento disponibile che “informa” sulle cifre è quello di ieri 11 maggio 2001 a firma CGIL che, però, è parziale e incompleto.

·        Dice che “l’incremento stipendiale annuo lordo per i Dirigenti scolastici si aggira mediamente attorno ai 19 milioni” ma non dice che l’incremento annuo lordo per realizzare l’allineamento ammonterebbe a 32.795.000 (sia pure al lordo stato e al lordo dipendente)

·        Dice che sono conseguiti in termini assoluti 63.700.000 ma non dice nulla su quale sia la cifra di riferimento per conseguire il completo allineamento, cioè 87.000.000. Peccato, perché i colleghi iscritti a tale sindacato si privano del piacere certo di sapere che, fatti correttamente i calcoli, mancano ancora 18.300.000 all’obiettivo. E si privano anche, ovviamente, del piacere altrettanto certo di sapere che siamo collocati in percentuale a poco meno della metà del differenziale retributivo da colmare per conseguire il completo allineamento.

In compenso ci viene detto che “saranno corrisposte 850 /900.000 lire nette per tredici mensilità” senza dire nulla sullo scippo dei ratei di anzianità maturati e su altri aspetti (per i quali rimando a quanto appena detto sopra).

Quanto a “glasnost”, non c’è proprio male!

 

Che cosa chiedono i dirigenti scolastici

 

Sembrerà paradossale, ma proprio perché siamo moderati per “forma mentis” e ci accontentiamo, essendo il nostro primo contratto e il contratto d’ingresso, chiediamo con atteggiamento di umiltà di entrare almeno nella “serie B” delle dirigenze pubbliche.

·        Non chiediamo, infatti, l’allineamento con i dirigenti delle altre Aree (Sanità, Enti Economici) che con i loro 120 – 130 milioni sono collocati nella “serie A” e spesso senza dirigere un bel nulla. Chiediamo di avere, almeno un po’ più della metà del loro stipendio.

·        Non chiediamo, almeno per ora, l’allineamento completo (retribuzione fondamentale e retribuzione accessoria) con i dirigenti della 2^ fascia dell’area 1 che sono collocati, come è noto, “in serie B”. Chiediamo, più modestamente, di essere allineati rispetto al loro stipendio fondamentale, pur sapendo che quello accessorio gioca anch’esso a nostro sfavore. Quest’ultima sarà, invece, una legittima rivendicazione da conseguire nel prossimo contratto 2002/2005. Chiediamo, in sostanza, di non essere confinati in una umiliante condizione di “serie C”, visto che siamo sul piano giuridico pari grado rispetto agli Ispettori (che tra l’altro non svolgono di fatto un ruolo dirigenziale) e agli ex Provveditori dei quali abbiamo ereditato, per giunta, tutte le funzioni di cui sono stati recentemente esautorati. Ispettori ed ex Provveditori svolgono forse funzioni superiori a quelle dei DD.SS. per avere diritto ad una retribuzione superiore di oltre 20 milioni annui rispetto alla nostra? Oppure sono esclusivamente baciati  dalla fortuna di essere collocati nell’area 1^ mentre noi scontiamo l’evidente sfortuna di essere confinati nella 5^?

·        Non chiediamo, per carità, l’allineamento con le retribuzioni dei Capi di Istituto europei, rivendicazione, peraltro, ritenuta valida e legittima per i docenti nei documenti ufficiali di CGIL – CISL – UIL e SNALS durante le recenti trattative contrattuali della categoria. Non dovrebbe valere, forse, anche per i dirigenti? Questa sarà, in ogni caso, una rivendicazione per i prossimi contratti. Chiediamo, per ora, molto più sommessamente di essere trattati almeno come gli altri dirigenti pubblici italiani, pur essendo consapevoli che aspiriamo, per ora, a conseguire l’aggancio al minimo con essi.

·        Non chiediamo né la luna né le elemosine. Chiediamo semplicemente ciò che ci spetta di diritto, sulla base della funzione qualificata che ci è stata attribuita sul piano giuridico e che di fatto esercitiamo. Chiediamo soltanto che il trattamento economico sia coerente con questo profilo giuridico. Chiediamo, in sostanza, di uscire dalla condizione di minorità, da questa “serie C” dove una pervicace politica governativa e una pessima politica sindacale confederale stanno facendo di tutto per confinarci. Non abbiamo certamente dimenticato il recente, paradossale e minacciato ricorso allo “sciopero contro”, sia pure agito solo sul piano simbolico, per costringere alla firma del contratto. Se questa iniziativa avesse avuto successo sarebbe stato il contratto della vergogna, con quel bel “potenziamento” del ruolo dirigenziale, da tutti proclamato a parole ma negato nei fatti, che lascio ben immaginare.

 

Il diritto dei dirigenti scolastici ad avere un contratto equo

 

Vogliamo ricordare ai tanti che ancora spingono, contro ogni logica e contro ogni evidenza, per chiudere il contratto al ribasso e a condizioni poco dignitose, il nostro buon diritto a conseguire il pieno riconoscimento del nostro ruolo e della nostra funzione anche attraverso una retribuzione di base equivalente a parità di funzioni con quella degli altri dirigenti (e non quella poco più che “dimezzata” che vorrebbero imporci ora).

Infatti:

Dovremmo, dunque, sopportare una serie interminabile di nuovi doveri, nuovi impegni, nuove responsabilità, carichi di lavoro sempre più gravosi, rischi e pericoli sempre più rilevanti senza averne, di ritorno, alcun sostanziale vantaggio in termini economici?

Eppure le amare vicende di questi ultimi giorni ci hanno dimostrato che l’accanimento e il masochismo sindacale di qualcuno ci avrebbe portato e ci porterebbe proprio a questo bel risultato.

 

Un equivoco fondamentale da sciogliere

 

Se si affrontano le vicende contrattuali dell’ultimo anno con uno sguardo panoramico vediamo con chiarezza che le considerazioni di carattere politico prevalgono sulle istanze, che invece dovrebbero essere preminenti, di carattere sindacale. La dimensione politica ed ideologica si sovrappone pesantemente su quella sindacale e la inquina, per certi versi la snatura. Perché è accaduto questo? Perché sta accadendo questo?

Molto semplicemente perché al tavolo delle trattative era seduto un “convitato di pietra”, un interlocutore virtuale che ne ha condizionato, di fatto, tutta l’evoluzione in senso negativo: il contratto dei docenti. Il suo fantasma, di fatto, aleggia ancora nelle sale dell’ARAN.

Infatti:

·        I tempi sono stati condizionati dall’evoluzione di quest’ultimo contratto e, come conseguenza, abbiamo dovuto accettare l’evidente ma comunque ingiustificata tattica dilatoria del Governo nell’emanazione dell’Atto di indirizzo. Il ritardo di oltre un anno non rispondeva, ovviamente, ad alcuna ragione di carattere tecnico. Bisognava aspettare la sigla del contratto dei docenti. Ricordate che il nostro contratto avrebbe dovuto concludersi, per una precisa norma del CCNL, entro il 31 marzo 2000? Invece siamo ancora qui…nella palude.

·        Le rivendicazioni di carattere economico per molti soggetti sindacali sembrano implicitamente essere assai più riferite, anche se ciò non è certamente dichiarato, alle retribuzioni dei docenti che – come è invece certamente più corretto – alle retribuzioni degli altri dirigenti pubblici. Altrimenti non si comprenderebbe perché CGIL-CISL-UIL e SNALS non abbiano mai quantificato, in modo preciso ed esplicito, il termine di riferimento della rivendicazione economica e, di conseguenza, lo scarto retributivo da colmare per conseguire l’allineamento con le altre dirigenze. Ancora oggi 12 maggio 2001 queste OO.SS. non quantificano questo termine e questo scarto, anche se tutti comprendiamo che si tratta di due dati non marginali ma assolutamente essenziali per la corretta prosecuzione e per il positivo esito delle trattative.

·        E’ ovvio che 600/700 mila lire nette mensili potrebbero sembrare un aumento consistente se riferite agli stipendi dei docenti. Ma sono meno della metà del dovuto se riferite agli stipendi degli altri dirigenti pubblici. Ed è quest’ultimo l’unico riferimento corretto da fare. Si annida qui l’equivoco fondamentale da chiarire e da sciogliere. Gli aumenti retributivi che rivendichiamo non sono a scapito dei docenti. Non intendiamo rubare nulla agli insegnanti. Anzi siamo tutti convinti del loro buon diritto di conseguire retribuzioni di livello europeo. Visto che non siamo corporativi, vorremmo che anche i docenti, specularmente, si convincessero del nostro buon diritto a conseguire prima l’allineamento retributivo con gli altri dirigenti pubblici italiani e successivamente quello con gli altri dirigenti scolastici europei.

 

Considerazioni finali: uscire dall’Area V

 

Osservo, certamente non di sfuggita, che non ci troveremmo in questo bel pasticcio se, invece di essere collocati nell’Area V sotto le ali “protettrici” dei sindacati dei docenti, fossimo collocati nell’area 1. Il nostro Contratto sarebbe già concluso e sarebbe quello stesso siglato in febbraio per i Ministeriali, per gli Ispettori, per gli ex Provveditori. Oggi avremmo già in godimento il loro stesso trattamento retributivo fondamentale, cioè 87.000.000.

Per ora dovremmo tenerci, secondo questi sindacati, l’anomalia di essere l’unica dirigenza vistosamente maltrattata fra le dirigenze pubbliche proprio nel momento in cui l’importanza del nostro ruolo è sotto gli occhi di tutti, anche in rapporto alle prospettive di innovazione e di riforma del sistema scolastico. Davvero avremmo pieno titolo e diritto certo “ad almeno 1 lira in più” e non a 18 milioni in meno!

Osservo, certamente non di sfuggita, che il nostro è l’unico caso in cui i Sindacati che rappresentano i dipendenti (docenti e Ata) possono decidere dell’esito del contratto dei dirigenti. Anche questa è sicuramente una bella anomalia da sanare. E si potrà certamente sanare nel prossimo Contratto decidendo, come molti colleghi stanno pensando e dicendo in numero sempre più crescente, di uscire dall’Area V e di confluire nell’Area I, per evitare ogni commistione, ogni equivoco, ogni fraintendimento.

Credo che dovrà essere questo uno degli obiettivi strategici da conseguire preliminarmente nella prossima tornata contrattuale, altrimenti ci troveremmo invischiati nelle stesse contraddizioni dalle quali cerchiamo faticosamente di sottrarci ora.