LE CIFRE DELLA VERGOGNA
UN
EQUIVOCO FONDAMENTALE DA CHIARIRE
di
Paolo Quintavalla
Con
l’incontro del 7 maggio scorso si è conclusa un’altra fase delle travagliate
vicende contrattuali.
Diciamo subito
che si tratta, purtroppo, di un nuovo capitolo umiliante per la nostra
categoria, come si evincerà dalle argomentazioni che seguono.
Da una parte è
stato contrastato con successo il tentativo di “firma immediata” operato con
accanimento e fino all’ultimo da parte di coloro che non avrebbero esitato ad
imporci quelle condizioni mortificanti che saranno illustrate nel dettaglio nel
seguito del discorso.
Dall’altra si
è registrato, per quanto riguarda la parte economica della trattativa, un
sostanziale arretramento in quanto i famosi 40 miliardi “aggiuntivi” del
secondo atto di indirizzo si sono rivelati un autentico “bluff”. Per questo
aspetto rimando alle stringenti e incontrovertibili – infatti nessuno le ha
smentite – argomentazioni e tesi dell’ANP e non credo che ci sia nulla da
aggiungere in proposito se non che si tratta, in sostanza, di uno scippo senza
che molti colleghi sindacalisti, di solito solerti, abbiano battuto ciglio.
Questo
significa che quando riprenderanno le trattative il “piatto retributivo” sarà,
in realtà più povero e la nuova base di partenza sarà collocata in un segmento
più lontano e non, come logica avrebbe richiesto, più vicino rispetto
all’obiettivo fondamentale del completo allineamento retributivo con le altre
dirigenze pubbliche.
A questo punto
della nostra storia occorre smetterla con la metafisica della dirigenza
scolastica, anche se non sono pochi ancora che preferiscono indulgere e
dedicarsi alle questioni filosofiche, con tutti i preponderanti riflessi
ideologici – e con incrostazioni più che venature – del caso, piuttosto che
attenersi ai fatti e ragionare sulle cifre.
Considerato
che sulla parte normativa si registra una sostanziale convergenza e si profila
un facile accordo tra le parti, occorre concentrare l’attenzione sulla parte
economica sulla quale, invece, il disaccordo e il conflitto sono radicali e
sostanziali.
Le cifre del
contendere e della discordia, inesplicabilmente e per molti aspetti grandi
assenti nella pubblica rappresentazione del contratto da un anno a questa
parte, sono contenute nella loro nuda oggettività in questa tabella (fonte
ANP):
Retribuzione |
AREA
I (fascia 2^) |
AREA
V |
DIFFERENZA |
Tabellare |
70.000.000 |
63.700.000 |
6.300.000 |
Posizione |
17.000.000 |
5.000.000 |
12.000.000 |
Totale |
87.000.000 |
68.700.000 |
18.300.000 |
Se
si confrontano le retribuzioni fondamentali (tabellari e di posizione) dei
dirigenti della seconda fascia dell’area 1^ della dirigenza pubblica
(Ministeri, ex Provveditori, Ispettori) e la dirigenza scolastica (collocata
nell’area 5^) la differenza, dopo l’incontro del 7 maggio, è di lire
18.300.000
Il recupero del differenziale retributivo tra Area I e Area
V, dopo l’incontro del 7 maggio è sceso
dal 57% al 44%.
Da
notare che per il periodo settembre-dicembre 2000 non è previsto
assolutamente niente. Ma ce lo siamo forse sognati che dal 1° settembre
2000 siamo stati riconosciuti dirigenti anche sul piano giuridico? Ma per quale
motivo dovremmo accettare o permettere che quattro mesi “se ne vadano sotto
l’uscio”, come si dice dalle mie parti?
Secondo
l’ANP, “sommando i diversi aumenti, si ha un aumento mensile lordo che va da
un minimo di 1.116.000 con zero anzianità ad un massimo di 1.158.000 a fine
carriera, cioè intorno alle 600.000 lire mensili nette.
Non ci sono altri aumenti ”veri”; LE
NOTIZIE APPARSE SULLA STAMPA CHE PARLANO DI 1.500.000 DI AUMENTO NON HANNO
FONDAMENTO.
Certo, qualcuno potrebbe dire che ci sono altri aumenti oltre quelli indicati, ma
si tratta solo di partite di giro, o di soldi già stanziati o già in godimento,
come vedremo più avanti; per capirci: se si passano 40 miliardi dei ratei
maturati dalla RIA al salario accessorio si può dire che ci sono altri aumenti,
ma questi non sono aumenti veri, ma una semplice partita di giro; in altre parole, una forma di autofinanziamento.”
Li
vogliamo, forse, contare due volte questi 40 miliardi? E vogliamo forse contare
due volte i 30 miliardi corrispondenti alle due annualità della valutazione dei
DD.SS non corrisposte negli anni 1999/2000 e 2000/2001? Vogliamo forse
accontentarci degli aumenti virtuali? Eppure, se notate bene, c’è qualcuno che
non parla nemmeno di questi dati evidentemente impertinenti e preferisce le
cifre assolute per poter “esprimere soddisfazione” per questi “aumenti
dignitosi”, per questi “incrementi significativi”, per questi
“avvicinamenti sostanziali”, naturalmente “per chiudere al meglio”
l’agognato contratto. Il paziente lettore potrà divertirsi a rintracciare
queste ed altre espressioni lusinghiere, in particolare nei recenti comunicati
di un preciso soggetto sindacale.
Lasciando
libero ciascuno di “soddisfarsi” con gli strumenti che ritiene più opportuni,
senza che ciò significhi -sia chiaro- il diritto di imporli anche agli altri
che non “godono affatto” in certe condizioni, cerchiamo di andare a vedere
insieme come stanno le cose e quale sia la realtà della trattativa che dura da
oltre un anno.
L’umile
cronista che ha pazientemente raccolto gli oltre 300 documenti, di varia fonte
e di tutte le sigle sindacali e associative, che compongono il corposo archivio
di questo sito ha, di fronte a tanta fatica, almeno un vantaggio: quello di
essere ben informato, se non altro per dovere d’ufficio. Sulla base della
conoscenza diretta dei testi e dei comunicati può ora affermare, senza timore
di smentite che;
·
sarebbe
vano cercare un solo documento pubblico
e ufficiale in cui SNALS, CISL, UIL e CGIL (con relativo satellite associativo)
abbiano quantificato con chiarezza la cifra della rivendicazione retributiva.
Un simile documento non esiste, con buona pace del diritto dei DD.SS. iscritti
e non iscritti di essere correttamente informati sui decisivi aspetti contrattuali
retributivi che li e ci riguardano. Essi preferiscono, infatti, parlare
genericamente - non troppo
frequentemente, per la verità, e con progressiva scarsa convinzione come ci
confermano i fatti - di “allineamento
retributivo”. Ma non essendo in
alcun modo quantificato questo dato, per i non addetti ai lavori gli aumenti
retributivi proposti ai dirigenti possono anche significare tanto oppure poco, a seconda
del punto di osservazione in cui ci si colloca. Se si paragonano, infatti, con
gli aumenti attribuiti ai docenti potrebbe sembrare “tanto”, se si raffrontano,
invece, con i parametri relativi agli altri dirigenti pubblici il dato volge sicuramente
al “poco”. Occorrerà, prima o poi, uscire da questo equivoco
penalizzante.
·
in
mancanza di tale cifra essenziale, che rappresenta il punto di riferimento di
base per valutare il grado di avvicinamento oppure di allontanamento rispetto
all’obiettivo dichiarato del completo
allineamento retributivo, il “gioco” della rivendicazione retributiva
rischia di diventare, di fatto, aleatorio. Si potrebbe scendere in un campo di
calcio senza accordarsi né dove sia l’area di rigore né dove siano collocate le
porte e pretendere di giocare la partita? Come si potrebbe decidere o
giudicare, in queste condizioni, se un tiro si è trasformato in goal o se un
altro sia calciato fuori rete? Come possono, quindi, i dirigenti scolastici
rendersi conto dello scarto retributivo con le altre dirigenze se non si
mettono a disposizione le eloquenti cifre corrispondenti?
·
sarebbe
parimenti del tutto vano, di conseguenza, effettuare un’analoga ricerca sui 300
documenti citati sperando di trovare la misura, sia in termini assoluti sia
in percentuale, di questo scarto che potremmo definire dello scandalo.
Eppure si tratta di un differenziale retributivo che ammonta, alla data dell’8
maggio, ad oltre 18 milioni in termini assoluti e a circa il 56% in misura
percentuale. Perché soltanto l’ANP rende pubblici questi dati? Si tratta forse
di pigrizia o noncuranza degli altri soggetti sindacali e associativi? O si
tratta, invece, di una scelta politica
a scapito degli interessi della categoria e del suo diritto di conoscenza sui
dati fondamentali che la riguardano? Queste cifre per alcuni soggetti sindacali
per ora esistono – se esistono - solo “in pectore”. Vorremmo tanto che fossero
rese pubbliche per poterle tutti quanti
confrontare e verificare. Per la chiarezza delle posizioni in campo – credo che
si possa e si voglia convenire – sarebbe tutto un altro conto!
L’unico documento disponibile che “informa”
sulle cifre è quello di ieri 11 maggio 2001 a firma CGIL che, però, è parziale
e incompleto.
·
Dice
che “l’incremento stipendiale annuo lordo per i Dirigenti scolastici si
aggira mediamente attorno ai 19 milioni” ma non dice che
l’incremento annuo lordo per realizzare l’allineamento ammonterebbe a
32.795.000 (sia pure al lordo stato e al lordo dipendente)
·
Dice
che sono conseguiti in termini assoluti 63.700.000 ma non dice nulla su
quale sia la cifra di riferimento per conseguire il completo allineamento, cioè
87.000.000. Peccato, perché i colleghi iscritti a tale sindacato si privano del
piacere certo di sapere che, fatti correttamente i calcoli, mancano ancora 18.300.000
all’obiettivo. E si privano anche, ovviamente, del piacere altrettanto certo di
sapere che siamo collocati in percentuale a poco meno della metà del
differenziale retributivo da colmare per conseguire il completo allineamento.
In compenso ci viene detto che “saranno
corrisposte 850 /900.000 lire nette per tredici mensilità” senza dire nulla
sullo scippo dei ratei di anzianità maturati e su altri aspetti (per i quali
rimando a quanto appena detto sopra).
Quanto a “glasnost”, non c’è proprio male!
Che cosa chiedono i dirigenti scolastici
Sembrerà paradossale, ma proprio perché siamo
moderati per “forma mentis” e ci accontentiamo, essendo il nostro primo
contratto e il contratto d’ingresso, chiediamo con atteggiamento di umiltà di
entrare almeno nella “serie B” delle dirigenze pubbliche.
·
Non chiediamo, infatti,
l’allineamento con i dirigenti delle altre Aree (Sanità, Enti Economici) che
con i loro 120 – 130 milioni sono collocati nella “serie A” e spesso
senza dirigere un bel nulla. Chiediamo di avere, almeno un po’ più della
metà del loro stipendio.
·
Non
chiediamo, almeno per ora,
l’allineamento completo (retribuzione fondamentale e retribuzione accessoria)
con i dirigenti della 2^ fascia dell’area 1 che sono collocati, come è noto, “in
serie B”. Chiediamo, più modestamente, di essere allineati rispetto
al loro stipendio fondamentale, pur sapendo che quello accessorio gioca
anch’esso a nostro sfavore. Quest’ultima sarà, invece, una legittima rivendicazione
da conseguire nel prossimo contratto 2002/2005. Chiediamo, in sostanza,
di non essere confinati in una umiliante condizione di “serie C”, visto
che siamo sul piano giuridico pari grado rispetto agli Ispettori (che tra
l’altro non svolgono di fatto un ruolo dirigenziale) e agli ex Provveditori dei
quali abbiamo ereditato, per giunta, tutte le funzioni di cui sono stati
recentemente esautorati. Ispettori ed ex Provveditori svolgono forse funzioni
superiori a quelle dei DD.SS. per avere diritto ad una retribuzione superiore
di oltre 20 milioni annui rispetto alla nostra? Oppure sono esclusivamente
baciati dalla fortuna di essere
collocati nell’area 1^ mentre noi scontiamo l’evidente sfortuna di essere
confinati nella 5^?
·
Non chiediamo, per carità, l’allineamento
con le retribuzioni dei Capi di Istituto europei, rivendicazione, peraltro,
ritenuta valida e legittima per i docenti nei documenti ufficiali di CGIL –
CISL – UIL e SNALS durante le recenti trattative contrattuali della categoria.
Non dovrebbe valere, forse, anche per i dirigenti? Questa sarà, in ogni caso,
una rivendicazione per i prossimi contratti. Chiediamo, per ora, molto
più sommessamente di essere trattati almeno come gli altri dirigenti pubblici
italiani, pur essendo consapevoli che aspiriamo, per ora, a conseguire l’aggancio
al minimo con essi.
·
Non chiediamo né la luna né le
elemosine. Chiediamo semplicemente ciò che ci spetta di diritto, sulla
base della funzione qualificata che ci è stata attribuita sul piano giuridico e
che di fatto esercitiamo. Chiediamo soltanto che il trattamento
economico sia coerente con questo profilo giuridico. Chiediamo, in
sostanza, di uscire dalla condizione di minorità, da questa “serie C”
dove una pervicace politica governativa e una pessima politica sindacale
confederale stanno facendo di tutto per confinarci. Non abbiamo certamente
dimenticato il recente, paradossale e minacciato ricorso allo “sciopero
contro”, sia pure agito solo sul piano simbolico, per costringere alla firma
del contratto. Se questa iniziativa avesse avuto successo sarebbe stato il
contratto della vergogna, con quel bel “potenziamento” del ruolo dirigenziale,
da tutti proclamato a parole ma negato nei fatti, che lascio ben immaginare.
Il diritto dei dirigenti scolastici ad avere
un contratto equo
Vogliamo
ricordare ai tanti che ancora spingono, contro ogni logica e contro ogni
evidenza, per chiudere il contratto al ribasso e a condizioni poco dignitose,
il nostro buon diritto a conseguire il pieno riconoscimento del nostro
ruolo e della nostra funzione anche attraverso una retribuzione di base equivalente
a parità di funzioni con quella degli altri dirigenti (e non quella poco più
che “dimezzata” che vorrebbero imporci ora).
Infatti:
Dovremmo,
dunque, sopportare una serie interminabile di nuovi doveri, nuovi impegni,
nuove responsabilità, carichi di lavoro sempre più gravosi, rischi e pericoli
sempre più rilevanti senza averne, di ritorno, alcun sostanziale vantaggio in
termini economici?
Eppure
le amare vicende di questi ultimi giorni ci hanno dimostrato che l’accanimento
e il masochismo sindacale di qualcuno ci avrebbe portato e ci porterebbe
proprio a questo bel risultato.
Se
si affrontano le vicende contrattuali dell’ultimo anno con uno sguardo
panoramico vediamo con chiarezza che le considerazioni di carattere politico
prevalgono sulle istanze, che invece dovrebbero essere preminenti, di carattere
sindacale. La dimensione politica ed ideologica si sovrappone pesantemente su
quella sindacale e la inquina, per certi versi la snatura. Perché è accaduto
questo? Perché sta accadendo questo?
Molto
semplicemente perché al tavolo delle trattative era seduto un “convitato di
pietra”, un interlocutore virtuale che ne ha condizionato, di fatto, tutta
l’evoluzione in senso negativo: il contratto dei docenti. Il suo fantasma, di
fatto, aleggia ancora nelle sale dell’ARAN.
Infatti:
·
I tempi
sono stati condizionati dall’evoluzione di quest’ultimo contratto e, come
conseguenza, abbiamo dovuto accettare l’evidente ma comunque ingiustificata
tattica dilatoria del Governo nell’emanazione dell’Atto di indirizzo. Il
ritardo di oltre un anno non rispondeva, ovviamente, ad alcuna ragione di
carattere tecnico. Bisognava aspettare la sigla del contratto dei docenti.
Ricordate che il nostro contratto avrebbe dovuto concludersi, per una precisa
norma del CCNL, entro il 31 marzo 2000? Invece siamo ancora qui…nella palude.
·
Le
rivendicazioni di carattere economico per molti soggetti sindacali sembrano
implicitamente essere assai più riferite, anche se ciò non è certamente
dichiarato, alle retribuzioni dei docenti che – come è invece certamente più
corretto – alle retribuzioni degli altri dirigenti pubblici. Altrimenti non si
comprenderebbe perché CGIL-CISL-UIL e SNALS non abbiano mai quantificato, in
modo preciso ed esplicito, il termine di riferimento della rivendicazione
economica e, di conseguenza, lo scarto retributivo da colmare per conseguire
l’allineamento con le altre dirigenze. Ancora oggi 12 maggio 2001 queste OO.SS.
non quantificano questo termine e questo scarto, anche se tutti
comprendiamo che si tratta di due dati non marginali ma assolutamente
essenziali per la corretta prosecuzione e per il positivo esito delle trattative.
·
E’ ovvio
che 600/700 mila lire nette mensili potrebbero sembrare un aumento consistente
se riferite agli stipendi dei docenti. Ma sono meno della metà del dovuto se
riferite agli stipendi degli altri dirigenti pubblici. Ed è quest’ultimo
l’unico riferimento corretto da fare. Si annida qui l’equivoco fondamentale da
chiarire e da sciogliere. Gli aumenti retributivi che rivendichiamo non sono a
scapito dei docenti. Non intendiamo rubare nulla agli insegnanti. Anzi siamo
tutti convinti del loro buon diritto di conseguire retribuzioni di livello
europeo. Visto che non siamo corporativi, vorremmo che anche i docenti,
specularmente, si convincessero del nostro buon diritto a conseguire prima
l’allineamento retributivo con gli altri dirigenti pubblici italiani e successivamente
quello con gli altri dirigenti scolastici europei.
Osservo,
certamente non di sfuggita, che non ci troveremmo in questo bel pasticcio se,
invece di essere collocati nell’Area V sotto le ali “protettrici” dei
sindacati dei docenti, fossimo collocati nell’area 1. Il nostro Contratto
sarebbe già concluso e sarebbe quello stesso siglato in febbraio per i
Ministeriali, per gli Ispettori, per gli ex Provveditori. Oggi avremmo già in
godimento il loro stesso trattamento retributivo fondamentale, cioè 87.000.000.
Per ora
dovremmo tenerci, secondo questi sindacati, l’anomalia di essere l’unica
dirigenza vistosamente maltrattata fra le dirigenze pubbliche proprio nel
momento in cui l’importanza del nostro ruolo è sotto gli occhi di tutti, anche
in rapporto alle prospettive di innovazione e di riforma del sistema
scolastico. Davvero avremmo pieno titolo e diritto certo “ad almeno 1 lira in
più” e non a 18 milioni in meno!
Osservo, certamente
non di sfuggita, che il nostro è l’unico caso in cui i Sindacati che
rappresentano i dipendenti (docenti e Ata) possono decidere dell’esito del
contratto dei dirigenti. Anche questa è sicuramente una bella anomalia da
sanare. E si potrà certamente sanare nel prossimo Contratto decidendo, come
molti colleghi stanno pensando e dicendo in numero sempre più crescente, di
uscire dall’Area V e di confluire nell’Area I, per evitare ogni commistione,
ogni equivoco, ogni fraintendimento.
Credo che
dovrà essere questo uno degli obiettivi strategici da conseguire
preliminarmente nella prossima tornata contrattuale, altrimenti ci troveremmo
invischiati nelle stesse contraddizioni dalle quali cerchiamo faticosamente di
sottrarci ora.