EDITORIALE n. 3 - 6 giugno 2000

A PROPOSITO DI SOLDI…

Sono sempre stato convinto - e continuo a pensare - che essere sia più importante che avere e che nella vita l'essenziale non sia il denaro. Sono consapevole che gli aumenti retributivi che alla fine scaturiranno dal Contratto - pochi o tanti che siano - non cambieranno significativamente né la nostra vita personale né la nostra condizione sociale. Non è, quindi, lo spirito di venalità, che non mi appartiene, che ispira queste considerazioni, ma il principio di equità. Eh sì, perché temo che stia per consumarsi nei prossimi mesi una grande ingiustizia a danno dei dirigenti scolastici.

Il pericolo è che al riconoscimento della dirigenza sul piano giuridico, che significa sicuramente impegni, doveri e responsabilità, non corrisponda affatto un adeguato riconoscimento sul piano economico. Il rischio, in altri termini, è che gli aumenti retributivi vengano rapportati agli stipendi dei docenti e non agli stipendi degli altri dirigenti del pubblico impiego, come è logico e legittimo. Se così fosse verrebbe vulnerato un principio elementare, quello sinallagmatico, che regola il rapporto tra pubblica amministrazione e dipendenti: a parità di quantità e qualità della prestazione professionale spetta un determinato compenso. Chi potrebbe spiegare ad un preside o a un direttore didattico e con quali motivazioni che è giusto che percepisca uno stipendio inferiore di due milioni al mese rispetto all'omologo dirigente degli Enti Locali?

Sembra addirittura banale porre queste argomentazioni, eppure non è così. "Voi chiedete la luna" ha esclamato in un'assemblea pubblica di dirigenti scolastici un sindacalista docente, quando ha ascoltato la rivendicazione dell'equiparazione con le altre dirigenze pubbliche. Altri sindacalisti sostengono, a mezza voce, che esistono le famose compatibilità con i conti pubblici ancora da tenere sotto controllo… Così si è diffuso, di fatto, un doppio canale: uno fatto di proclami e di linee rivendicative, di documenti formali e ufficiali, l'altro costituito dalle voci di corridoio, dagli echi informali delle indiscrezioni sindacali. Secondo queste voci, insistenti e ripetute, alla fine avremo poche centinaia (due - tre) di mila lire di aumento.

Questo significherebbe, in concreto:

  1. Con l'autonomia abbiamo scherzato, ragazzi!
  2. Per quanto riguarda la dirigenza ce la caviamo con una bella patacca di latta da ostentare sul petto.
  3. Basteranno quattro soldi e un profilo giuridico privo di reali facoltà operative per una figura di dirigente dimezzato…

Da qualsiasi prospettiva si osservi il problema, attualmente resta evidente lo scarto tra la quantità e la qualità del servizio erogato dai dirigenti scolastici e la misura della retribuzione attribuita.

Nella sezione "retribuzioni" di questo sito ci si potrà rendere conto, in primo luogo, che un direttore didattico percepisce un compenso tabellare orario lordo di molto inferiore rispetto a quello del docente di scuola elementare e che lo stesso compenso di un preside è assai inferiore a quello del docente di scuola superiore (si veda, in proposito, la tabella comparativa delle retribuzioni del personale scolastico).

Va riconosciuto, però, che questa comparazione è puramente teorica e di segno accademico e che nulla toglie alle legittime aspirazioni dei docenti e, soprattutto, dei responsabili amministrativi di ricevere un trattamento economico più dignitoso e consono alle importanti funzioni che svolgono. Ma è ovvio, tuttavia, che nel momento in cui i presidi e i direttori didattici acquisiscono giuridicamente il ruolo di dirigenti il raffronto retributivo non va più operato con il restante personale scolastico ma con le omologhe figure della dirigenza pubblica. Al riguardo ci soccorre una tabella comparativa tra le retribuzioni dei Capi d'Istituto e dei dirigenti del pubblico impiego particolarmente istruttiva, condotta sui dati ufficiali del Ministero del Tesoro. Ci consolerà il sapere che ci dividono 24 milioni annui dai dirigenti degli Enti Locali, 26 milioni dagli altri dirigenti dei ministeri, 29 milioni dai dirigenti delle aziende autonome, 43 milioni dai medici, dai 35 ai 55 dai dirigenti degli Enti di ricerca, 60 milioni dai dirigenti dell'Università? Non possono esserci dubbi. E' su questi valori che va legittimamente misurata l'entità delle nostre rivendicazioni.

I fatti non sono opinioni, eppure un Sindacato come lo SNALS, ad esempio, che pure rivendica a parole l'equiparazione con le altre dirigenze afferma, in un documento presente nel suo sito web: " L'ANP riguardo all'inquadramento dirigenziale, lancia solo un messaggio: - ci dividono 25.000.000 dai dirigenti - . Ci spieghi una volta per tutte i termini precisi della questione che pone: chi sono i dirigenti con i quali si confrontano, qual è la loro retribuzione, qual è il loro sviluppo di carriera .....". Se si mettono in discussione i fatti, si prevede una brutta parata per le opinioni…

Ho parlato con molti colleghi di questi problemi. Tutti avvertono il disagio ed esprimono il malcontento sia per l'attuale situazione sia per le prospettive poco gratificanti che dovremo affrontare. Molti avvertono un clima generalizzato di sfiducia, un vuoto di rappresentanza sia degli interessi legittimi sia delle attribuzioni di ruolo. Molti temono che saremo trattati come dirigenti dimezzati e paventano che la cartina di tornasole di questo processo sarà proprio la scarsa retribuzione. Siamo tutti perplessi sul fatto che, dopo tanti mesi di ritardo nell'avvio delle trattative e dopo tante dispute ideologiche sul problema della collocazione, i sindacati confederali e lo SNALS non si siano ancora decisi a quantificare l'entità degli aumenti retributivi da rivendicare.

Eppure, in questo momento, nel "quanto" consiste il problema fondamentale, il cuore della questione. Semplicemente perché dopo avere esercitato di fatto per anni la funzione dirigenziale, senza riconoscimento né giuridico né economico, ora siamo stanchi di chiacchiere e di dispute sulle magnifiche e progressive sorti della scuola italiana.

Attenzione, però! Se qualcuno pensa di chiudere il contratto poco prima o poco dopo Ferragosto con accordi mortificanti e punitivi, confidando sul fatto che una categoria già dispersa in undicimila posti di lavoro lo è in quel periodo ancora di più nei luoghi di vacanza, la manovra non passerebbe e prevederei, in questo caso, una stagione involutiva di fermenti non molto utili per la scuola italiana.

Attenzione anche a non usare un argomento già spuntato prima di nascere che, pure, circola in questo periodo. Non ci sarebbero i soldi. Il Governo non saprebbe dove trovarli. Ma non diciamo sciocchezze! Forse non sapevano i nostri amati governanti che attribuendoci la dirigenza avrebbero dovuto aumentare di conseguenza le retribuzioni? O pensavano di fare le nozze con i fichi secchi?

Non chiediamo la luna. Vogliamo semplicemente essere riconosciuti come dirigenti a pieno titolo, con tutto ciò che ne consegue. Saremo perciò tutti molto vigili affinché non si svendano le ragioni della categoria, tutti molto attenti a non lasciarci né imbrigliare né sacrificare sull'altare delle compatibilità economiche.

Paolo Quintavalla

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