Molti millenni prima di Cristo l'Italia era abitata da popolazioni di razza bianca, che chiamiamo mediterranea, di cui ben poco sappiamo con precisione.
L'Italia era allora coperta di boschi e paludi, la terra non era per lo più coltivata. Gli uomini abitavano in capanne o in grotte, e vivevano di caccia e pesca.
Non conoscevano l'uso dei metalli; oggetti e arnesi erano di pietra rozzamente lavorata (età della pietra).
Tra questi antichi popoli vi erano i
liguri i quali, disseminati dapprima in quasi tutta la penisola, si restrinsero poi alla parte nord occidentale e diedero il nome all'attuale
Liguria.
Da reperti archeologici (punte di frecce, mazze, coltelli di pietra ed altro) risulta che i Liguri occupavano un territorio contenuto entro confini che iniziavano
dalla costa sul mare dell'attuale Provenza (Francia) poi proseguivano verso nord coi versanti occidentali delle Alpi Marittime e Cozie contenendo parte della Provenza, la Savoia e la Svizzera.
Poi proseguivano passando a Nord della Lombardia sino al lago di Garda (oltre c'erano i Veneti, etnia a sé proveniente dalla Jugoslavia).
Scendendo a Sud il limite scorreva su parte dell'Appennino Tosco-Emiliano, giungeva all'Arno (che divideva dagli Etruschi) e chiudeva il perimetro il Mar Ligure.
Gli appartenenti all'etnia (razza) ligure, a seconda delle località ove risiedevano, ebbero nomi diversi:
GALLI
- oggi Francesi, a ovest
CELTI
- in una fascia verticale formata dalle
attuali Piemonte, Lombardia e dal versante nord dell'Appennino ligure-piemontese
LIGURI - gli abitanti della costa da Nizza a oltre La Spezia.
Il nome della città Genova, secondo l'opinione non concorde degli studiosi deriverebbe da:
GENUA – dal celtico: entrata, andito;
GENUS – dal latino: ginocchio, perché è il punto più angolato della costa;
JANO – dal nome degli Alborigeni, antenati dei Romani e, pare, fondatori di Genova, che era già un grosso villaggio;
IANUA – dal latino: porta, passaggio;
JANUS – dal nome del dio latino con due volti il quale vede contemporaneamente davanti e dietro, vede il mare e la pianura.
Genova fu una delle prime città ad accogliere il Cristianesimo predicato, secondo tradizione, dai santi Nazario e Celso. Essi sbarcarono dove oggi c'è corso Italia.
Durante la prima guerra punica (265 a.C.), in un primo tempo Genova fu alleata dei Cartaginesi. Durante la seconda (219 a.C.) lo fu di Roma. Ciò le costò un terribile castigo:
Magone
(1), generale e cognato di Annibale, che era
sbarcato a Gibilterra, nel corso della sua marcia lungo la costa per giungere a Roma, per punire Genova diventata nemica di Cartagine, la distrusse completamente.
Roma poi la aiutò a ricostruirsi. Durante la terza guerra punica (149 a.C.) Genova mandò le sue navi a trasportare in Africa, nei pressi di Cartagine,
l'esercito romano comandato da Scipione l'Africano che distrusse totalmente quella città.
Le Crociate e i vantaggi per Genova
In Oriente, un arabo di nome Maometto, nel 610 d.C., istituì una nuova religione chiamata Islamica dalla parola araba
ISLÀM che significa
"sottomissione, obbedienza",
indicando il comportamento da tenere davanti a Dio e ai suoi precetti. Gli Islamiti (Mussulmani) credevano e credono nell'esistenza di un solo Dio chiamato Allah, mentre Maometto è
ritenuto il suo massimo Profeta. Gesù è rispettato da loro non come figlio di Dio (come pensiamo noi cristiani), ma perché considerato soltanto un Profeta.
Essi, volendo diffondere la loro religione, non avevano piacere che sui loro territori ce ne fosse una diversa: il Cristianesimo a Betlemme, Gerusalemme ecc; perciò avevano occupato quei territori.
Nel 1000 il monaco Pietro l'Eremita invitò i Cristiani europei ad andare a combattere contro gli Islamiti per riprendere il luogo dove Gesù era morto in croce: ebbero così inizio le
Crociate.
La prima Crociata (1096-1099) venne organizzata in Francia su invito del Papa. Il comandante di questa fu il duca francese
Goffredo di Buglione
(2). Vi parteciparono nobili, volontari, e soldati mercenari.
Giunti a Gerusalemme, posero l'assedio alla città ma, dopo 2 anni, non erano ancora riusciti a conquistarla. Questa notizia arrivò anche a Genova e due fratelli,
Guglielmo e Primo degli Embriaci, essendo proprietari di due navi decisero di partecipare all'impresa. Arrivati a Giaffa (Tel Aviv) sbarcarono tutto, anche i buoi che avevano in stiva.
Dai loro marinai fecero demolire le navi e ordinarono di costruire con una parte di quel legname alcuni carri sui quali fu caricato, insieme ad altre cose,
il legname messo da parte. Aggiogati i buoi si avviarono
(3) verso Gerusalemme.
Giunti a Gerusalemme, Guglielmo fece costruire, con il legname che aveva fatto caricare sui carri, due torri montate su robustissime ruote ed alte più delle mura della città.
Ne fece fasciare il davanti e i fianchi con le pelli dei buoi, ancora sanguinolente, affinchè le frecce e le palle di pece infuocate non le potessero incendiare.
L'ultimo piano aveva il frontale ribaltabile in avanti così da potersi appoggiare sopra il muro della città diventando un ponte levatoio. Su di esso passarono i Crociati,
occuparono le mura e conquistarono la città di Gerusalemme. Goffredo di Buglione, come ricompensa del preziosissimo aiuto ricevuto, offrì a Guglielmo il titolo di Principe,
ma egli lo rifiutò perché soltanto lui avrebbe avuto quell'onore, mentre desiderava che fosse onorata Genova. In cambio chiese, e lo ottenne, il "Sacro Catino" che
si riteneva fosse servito a Gesù durante l'ultima Cena. Esso attualmente si trova nella cattedrale genovese nel
Tesoro di S. Lorenzo.
Intorno al
1000 d.C. si costituirono le
città marinare: Venezia che era fuori dal Regno d'Italia,
Genova e Pisa che, pur facendo parte del Regno Italico,
cominciarono ad avere una propria organizzazione e a essere indipendenti col decadere del feudalesimo. Genova e Pisa furono centri di commercio
e di ricchezza di primaria importanza, si trovarono unite in una lotta che aveva motivi ideali (la difesa della cristianità contro i Saraceni)
e motivi pratici, commerciali. Esse lottarono contro gli Arabi ai quali riuscirono a togliere la Corsica e la Sardegna (1016).
Come Genova si avvia verso il Comune Verso la metà del 1000 Genova è appena uscita dal dominio dei feudatari, i marchesi Obertenghi,
e da quello del vescovo che era subentrato ai marchesi. Ora, vicino al vescovo, si vengono a formare speciali associazioni di cittadini dette Compagne (compagnie).
Esse sono associazioni di mercanti-guerrieri, che si uniscono col vincolo del giuramento, per attuare determinate imprese.
I mercanti genovesi, non adeguatamente protetti contro le continue scorrerie degli Arabi, sentono il bisogno di riunirsi in tali società per
dare la caccia ai pirati e proteggere quella attività marinara che è l'unica loro fonte di vita. Alla Compagna partecipa l'elemento nobiliare che
dà il denaro per l'armamento delle navi, e il popolare che dà gli uomini. Il bottino e i guadagni vengono divisi in proporzione.
Questa Compagna diventerà sempre più forte e presto avrà nelle sue mani l'intera organizzazione della città.
Genova prese ad estendere il suo dominio su tutta la Liguria mediante trattati, concessioni e guerre; così nel 1150 tutta la
Liguria divenne Dominio della Repubblica.
Nel 1138 la città ebbe da Corrado II, re di Germania e dei Romani, facoltà di "battere" moneta
(4)
il che significava che egli riconosceva Genova come uno Stato indipendente. La prima ad essere battuta fu il Denaro, poi Medaglia e Quartaro detto anche Grifone dall'animale (leone alato dalla testa d'aquila)
che vi era battuto (ripreso dall'antico sigillo del Comune), mentre al "verso" (dietro) era battuta una Croce; nel 1200 venne coniato il Genovino d'oro o Fiorino genovese.
Federico Barbarossa e Genova
Federico I di Svevia voleva avere uno sbocco sul Mediterraneo: arrivato in Italia convocò le città lombarde e anche Genova che mandò a Roncaglia (Pc)
ambasciatori con doni come era in uso a quei tempi (1158). L'Imperatore accolse i Genovesi astutamente con belle parole con le quali elogiava la forza della Repubblica,
l'abilità degli artigiani, la grande capacità dei suoi mercanti e dei suoi marinai, quella dei suoi Governanti ecc. Parlò anche del suo desiderio che Genova si sottomettesse al suo dominio.
A questa richiesta gli ambasciatori, che avevano ascoltato in silenzio tutto il suo dire precedente, risposero di no. Allora chiese di allearsi con lui contro il Re di Sicilia,
isola della quale intendeva impadronirsi. Ritornati a Genova riferirono ai Consoli e al popolo; dissero pure la minaccia fatta dal Barbarossa contro Milano che rifiutava di sottomettersi:
avrebbe ordinato la distruzione completa della città e l'uccisione di tutti gli abitanti. A questa notizia i Genovesi decisero di armarsi, di rinforzare le mura,
di costruirne di nuove per inglobare in un'unica cerchia tutte le case costruite per ultime. Tutto il popolo (uomini e donne, giovani e vecchi) lavorò giorno e notte per innalzarle;
i ricchi parteciparono con i loro denari per procurare materiali, attrezzi, cibo per quelli che lavoravano. Anche l'Arcivescovo, Siro II, diede in pegno agli usurai
gli arredi sacri d'oro e d'argento per ricavarne denaro e partecipare così allo sforzo comune. Nel giro di quasi 2 mesi l'opera fu conclusa. Inoltre furono mandati in Sicilia
Ambasciatori per informare il Re dell'intenzione del Barbarossa e per offrirgli l'aiuto della Repubblica. Egli accettò concedendo per ricompensa a Genova privilegi e franchigie per il suo commercio.
Federico avrebbe voluto venire contro Genova, ma le notizie portategli dalle sue spie circa i formidabili preparativi di guerra e la costruzione di poderose mura in brevissimo tempo,
lo costrinsero a rinunciare alla sua idea. In cambio della sua rinuncia chiese che la Repubblica gli fosse fedele perché egli era il capo dell'antico Impero Romano;
in questo fu accontentato (erano solo parole!), ma nello stesso tempo essa gli ricordò che non era obbligata a fornirgli né uomini, né denari.
Nel 1187 Gerusalemme cadde per opera di Salah Al Din (Saladino), sultano d'Egitto. Papa Clemente III pregò tutti di pacificarsi e unirsi contro i Saraceni
in una nuova crociata. I Genovesi, che comunque e sempre continuavano a curare i loro interessi, già da prima della crociata avevano preso contatti politici ed economici
col Sultano d'Egitto il quale aveva concesso loro benefici e privilegi; gli stessi vantaggi avevano ottenuto dall'imperatore greco. La Repubblica, inoltre,
noleggiava le sue navi per il trasporto di soldati, poi di Crociati, affittava le sue macchine da guerra e guadagnava ricchezza.
Repubblica di Genova (1200)
Genova era diventata da tempo un comune, come quasi tutte le città italiane liberatesi dai feudatari. Il comune di Genova non ebbe carattere popolare,
come per esempio quello di Firenze, ma similmente a quanto era avvenuto a Venezia, continuarono a dominare ristretti gruppi di famiglie.
Ciascuna di queste famiglie impediva alle altre d'imporre il proprio dominio sulla città, nella quale si mantenne perciò un equilibrio interno e non si ebbe mai una
Signoria,
come nei più importanti Comuni del nord. Per esempio, Simone Boccanegra tentò di farsi Signore della città ma il suo tentativo fallì completamente.
Egli aveva ottenuto il titolo di doge a vita della città (1339) col favore del popolo, ma era stato cacciato dai nobili 5 anni dopo. Più tardi potè riprendere il dogato con l'aiuto dei Visconti.
Ma i nobili non gli perdonarono di essersi fatto praticamente Signore della città; così durante un banchetto a Sturla, Boccanegra fu avvelenato (1363).
Nel 1220 venne incoronato Federico II imperatore di Germania e Italia e re di Sicilia, il quale aveva riconosciuto i diritti di Genova
su alcune località dell'Italia meridionale, a un certo momento ordinò di cancellare quegli editti perché era stato disobbedito in quanto aveva ordinato che non fossero elette
Podestà persone lombarde. Ne approfittarono Savona e Ventimiglia che si ribellarono. La Repubblica si trovò a combattere contro due fronti contemporaneamente;
nel frattempo anche Pisa attaccò. Sospesi i combattimenti in Liguria si rivolse contro i Pisani che sconfisse. Riprese poi contro i liguri ribelli che sottomise ancora.
Nel 1243 venne eletto Papa il nobile genovese Sinibaldo Fieschi dei Marchesi di Lavagna che prese il nome di
Innocenzo IV e che scomunicò Federico II.
Il Papa, che non si sentiva al sicuro a Roma, si recò a Sutri (a nord di Roma), dove fu assediato dai soldati dell'imperatore. Genova mandò
una flotta di 22 galere che portò il Papa al sicuro a Genova (luglio 1244). Federico II morì nel 1250 in seguito alla cattura di suo figlio Enzo.
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(1) Magone Nel parlare corrente in genovese viene pronunciata la frase "Me ven o magón" col significato di "Mi vien da piangere; Sono commosso".
Essa ha origine dal 260 a.C. dal nome del generale Magone quando col suo ordine fece distruggere Genova e uccidere tutti gli abitanti sui quali i suoi soldati riuscirono a mettere le mani. Da un po' di tempo questa frase è entrata a far parte dell'uso comune nella lingua italiana.
(2) Goffredo di Buglione Nella parlata genovese c'è una frase che si riferisce a quando il condottiero era a Genova con i suoi Crociati ed in attesa che ne giungessero altri provenienti da altre parti d'Europa, per imbarcarsi sulle navi genovesi e recarsi in Palestina.
I Crociati erano quasi ventimila e il cibo stava scarseggiando. Così molti, non avendo più moneta per comprarne, ma soprattutto non bastando per tutti quello che era possibile trovare in città (Centro Storico) andavano nei dintorni e dai contadini delle valli del Bisagno
(da cui il termine "Besagnin" – bisagnini, coltivatori di frutta e verdura) e del Polcevera, per avere in carità qualcosa da mangiare. Quelli davano ciò che potevano: patate, bietole, cavoli e un poco d'olio. I Crociati, nel domandare chiedevano "Per Buggiùn" (per i soldati di Buglione). Da qui nacque il nome, deformato, di Preboggión.
(3) Durante il viaggio via terra dei fratelli Embriaci Davanti al gruppo di marinai e soldati genovesi che marciavano verso Gerusalemme, c'era un uomo che portava una bandiera e un altro con un'asta su cui era posta una Croce con la statuina di Gesù crocefisso volta in avanti.
Ad un certo momento si videro in lontananza degli Arabi che venivano verso di loro con intenzioni non proprio amichevoli. Mentre continuando a camminare si preparavano per un eventuale attacco, si udì una voce gridare al "crucifero" (portatore di Croce): GiLu in deré, no son degni d'amiaLu! ("GiraLo indietro, non sono degni di guardarLo") e così fu fatto.
Quest'episodio venne a conoscenza del Papa che decretò di concedere all'Archidiocesi di Genova il privilegio di portare la Croce col Crocefisso voltato all'indietro. Privilegio che continua tutt'ora a ricordo di quell'atto di rispetto verso Gesù compiuto 900 anni fa da un genovese.
(4) Battere moneta Si dice così perché anticamente erano fatte a mano. Cioè venivano preparate delle piastrine rotonde di rame, altre d'argento, altre ancora d'oro a seconda del valore che avrebbe avuto la moneta.
Poi su di uno stampo ("punzone") appoggiato sopra una faccia del dischetto veniva battuto un colpo di martello così che sul dischetto restava impressa la forma dello stampo. Poi lo stesso si faceva sull'altra faccia dello stesso dischetto.