In questa pagina pubblichiamo luna selezione della posta ricevuta a maggio 2003. Il Comitato non assume nessuna responsabilità circa i contenuti dei testi. Scrivete all'indirizzo di posta elettronica pantanoripalta@libero.it.


MAGGIO 2003



Da: lavoce@medeainf.it

24 maggio 2003

Giornata Europea dei parchi

vivi la natura

vivi Portoselvaggio, un parco per la Puglia


COMUNICATO STAMPA LEGAMBIENTE PUGLIA

Bari, 19 maggio 2003

ACQUA E FORME DELL'ACQUA IN PUGLIA

Al via l'ottava edizione pugliese di Salvalarte di Legambiente

Domani conferenza stampa a Bari di presentazione del rapporto Puglia Acqua e forme dell'acqua in Puglia. E' questo il tema che Legambiente ha scelto per la campagna Salvalarte 2003, iniziativa nazionale che ogni anno si propone di individuare emergenze monumentali a rischio e promuovere campagne di sensibilizzazione per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali così
detti "minori", esclusi dagli itinerari tradizionali eppure non meno importanti.

Se è vero che già gli antichi, duemila anni fa, segnalavano la Puglia come arida terra sitibonda, vero è pure che nel corso dei secoli l'ingegno artigiano pugliese ha prodotto autentici gioielli di ingegneria idraulica: cisterne, piscine, norie e svariati altri meccanismi di raccolta e conservazione delle acque piovane costellano ancora oggi l'agro della nostra regione e i "sotterranei" di molte città pugliesi, purtroppo ancora ignoti al grande pubblico. "Si tratta di beni da recuperare e tutelare non solo per il loro valore storico-artistico - ha dichiarato Massimiliano Schiralli, presidente di Legambiente Puglia - ma anche per la loro efficace funzione di contrasto ai periodi di siccità, oggi sempre più frequenti soprattutto nelle nostre aree rurali". Del resto, se pensiamo al rapporto che la Puglia ha avuto in passato con l'acqua, non possiamo fare a meno di constatare che condizioni meteorologiche e caratteristiche geo-morfologiche del territorio (lame, gravine, fenomeni diffusi di carsismo) hanno determinato un'articolata strategia di captazione delle acque piovane (tetti piani, canali, cisterne) o di estrazione tramite pozzi di acque di falda dal suolo carsico. Né si può negare che l'importanza socio-economica dell'acqua nella storia della Puglia ha lasciato un segno forte nella storia della regione: per esempio, in alcuni toponimi di città (Acquaviva delle  Fonti, Francavilla Fontana, ecc.) o nella storia delle origini di alcune località, legate a racconti di fatti miracolosi che narravano di mitiche fonti divenute poi anche luoghi di culto.

In Puglia, tra le forme d'arte legate all'acqua, troviamo i ninfei della Lecce sotterranea, gli ipogei appartenenti ad epoche diverse, caratterizzati dalla presenza di acqua sorgiva raccolta in vasche o fontane variamente decorate, luoghi di diletto e raccoglimento, nascosti nel verde di cave, fossati e giardini, collegati a strutture epigee pure di grande interesse storico e monumentale.

"L'esperienza di Salvalarte è stata quest'anno decisamente interessante, poiché ha messo in luce luoghi ed opere che altrimenti sarebbero rimaste nel più completo anonimato e, talvolta, in stato di abbandono, in quanto spesso non considerate opere d'arte - ha aggiunto Giacinto Giglio, responsabile regionale del Settore Territorio di Legambiente -.Invece, questi monumenti acquistano un importanza superiore in relazione al fatto che la Puglia ha da sempre avuto un rapporto difficile con l'acqua".

Ogni fontana, pozzo, acquario, sorgente e ninfeo è strettamente legato ad un particolare evento storico o a degli uomini che lo hanno sfruttato, come ad esempio la Fontana De Torres sita nella città di Brindisi, la quale fu fatta costruire in seguito ad una serie di
epidemie che colpirono la città stessa. Mentre la Fontananuova di Torremaggiore, nel foggiano, rappresenta uno dei primi esempi di sfruttamento dell'acqua artesiana che veniva fatta defluire in un vascone, quello della fontana, per poter essere utilizzata dal popolo come acqua potabile. Invece, ci sono una serie di monumenti che rappresentano interventi di risanamento ad opera dell'uomo, come per esempio la vasca di Boccadoro a Trani (Bari), testimonianza del progetto di un acquedotto che avrebbe dovuto portare l'acqua dalla sorgente di Boccadoro fino a Trani. La Puglia, grazie al suo sottosuolo prevalentemente carsico, ospita una serie di sorgenti, ninfei e fonti naturali che rappresentano una potenzialità per la regione stessa, soprattutto dal punto di vistaturistico, queste, molto spesso, versano in un clima di totale abbandono, come anche le numerose fontane che decorano le piazze di tutti i paesi pugliesi, le quali, solitamente di maestranza locale, hanno una loro storia degna di essere conosciuta.

Molte le iniziative in campo. In particolare, martedì 20 maggio 2003 a partire dalle ore 10.30 sarà organizzata una CONFERENZA STAMPA REGIONALE presso la Sovrintendenza P.S.A.D. della Puglia all'interno del Chiostro ex Convento "S. Francesco della Scarpa" situato in via Pier dell'Eremita 25/b a Bari, durante la quale verrà presentato il dossier "Salvalarte 2003: le forme dell'acqua in Puglia", ossia il primo censimento condotto da Legambiente sul territorio pugliese teso a raccogliere informazioni sullo stato di salute dei beni strettamente legati all'uso e consumo dell'acqua nella nostra regione. La campagna continuerà a Gallipoli dove in Piazza Aldo Moro (accanto alla Fontana greca) il 21 maggio p.v. a partire dalle ore 9.30 si incontreranno le scuole coinvolte nell'iniziativa che avrà come tema conduttore "la Fontana greca e il suo rapporto con la città", e inoltre, verranno esposte mostre ed elaborati e si confronteranno gli studenti  con i rappresentanti dell'Amministrazione e della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici. Ancora, altre iniziative si svolgeranno in Puglia e, in particolare, il giorno 25 maggio p.v. sarà la volta di Molfetta, dove i volontari dell'Associazione presenteranno alla città un vademecum  per valorizzare le risorse artistiche locali legate alle "forme dell'acqua". In tutte questi momenti di incontro, Legambiente presenterà il Decalogo di Salvalarte, un vero e proprio "codice di comportamento per il turista responsabile", redatto sulla base di numerosi documenti autorevoli prodotti negli ultimi anni a livello nazionale ed internazionale, come la "Carta Italia" del turismo sostenibile stilata da AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile).

L'invito lanciato da Legambiente è quello visitare i musei e luoghi d'arte con responsabilità tenendo a mente che l'immensa ricchezza di arte, natura e cultura custodita dai nostri musei rappresenta per il nostro Paese una risorsa straordinaria, un irriproducibile "valore aggiunto" che dobbiamo garantire anche alle future generazioni. Sono ormai alcuni anni che Legambiente punta ad un tipo di turismo che sia al contempo naturalistico e culturale, prendendosi cura del patrimonio comune rappresentato anche da monumenti meno noti al di fuori dei normali itinerari del turismo di massa. Nell'anno internazionale dell'acqua, insomma, Legambiente chiama a raccolta i pugliesi intorno all'ormai irrevocabile necessità di elaborare soluzioni nuove all'emergenza idrica regionale e fa la sua proposta: "Cambiare rotta nella politica di gestione della questione idrica - ha concluso Schiralli - avviando una seria riflessione sulle strategie vecchie e nuove di tesaurizzazione e capitalizzazione della risorsa acqua".

Tiziana Ragno UFFICIO STAMPA LEGAMBIENTE PUGLIA

IL DECALOGO DI SALVALARTE

1. Prima di visitare un bene culturale, è importante richiedere e ricevere informazioni sulla storia del sito, sul suo contesto territoriale e antropologico e su tutte le emergenze note e meno note.

2. Quando si sceglie un accompagnatore preferire operatori e guide locali, considerandone i vari livelli di approccio.

3. I visitatori hanno diritto di conoscere preventivamente, attraverso appositi comunicati e avvisi, l'eventuale chiusura di sale e se una o più opere d'arte siano in prestito o in restauro; analogamente, il prezzo di ingresso e gli orari di apertura e chiusura devono essere affissi in modo chiaro e visibile. Se è prevista la consegna di zaini, borse, sacche, vanno evitate inutili opposizioni: tali regole rientrano a pieno titolo nelle azioni di tutela dei beni.

4. Graffiti e scritte su opere e su muri costituiscono danni gravi al patrimonio culturale e rappresentano gesti incivili e idioti.

5. Non usare mai il flash per fotografare opere d'arte. Prima di fotografare o di filmare, chiedere sempre l'autorizzazione al personale di vigilanza.

6. Qualsiasi problema riscontrato va segnalato alle autorità competenti (Direttore del Museo, Conservatore, Sindaco...). Ogni segnalazione è un contributo alla salvaguardia ed alla corretta fruizione dei beni culturali.

7. Tutte le volte che si visita un sito culturale bisogna tenere a mente che questo stesso diritto alla fruizione appartiene ai "compagni" di visita e, soprattutto, alle future generazioni. Evitare, dunque, qualsiasi azione "molesta" (schiamazzi, movimenti inadatti, vociare eccessivo) o inidonea al luogo.

8. La gastronomia di un luogo è parte integrante della sua storia. Scegliere sempre prodotti locali e piatti tipici. Non consumare i pasti nei luoghi d'arte (Musei, Chiese, Complessi monumentali.). Non gettare mai a terra cartacce, cicche di sigaretta o gomme da masticare: molte delle macchie nere che si possono osservare su marmi e pietre sono i segni indelebili di tale incivile abitudine.

9. Per raggiungere i siti culturali preferire i percorsi pedonali o i mezzi pubblici: il traffico automobilistico è una delle fonti principale di degrado dei beni culturali.

10. Dopo la visita diventare "Ambasciatori del luogo": riferire a parenti, amici, conoscenti sulle opere e le architetture visitate, nonché sulla cultura, le abitudini, gli aspetti naturali, storici, antropologici, enogastronomici della realtà in cui è inserito il sito


  >>> www.vigilanzambientale.it <<<

L'ONU PREMIA LE GUARDIE ECOLOGICHE VOLONTARIE DI LUCERA (FG)

LUCERA (FG) - Con una semplice quanto raccolta cerimonia, tenutasi a palazzo Mozzagrugno, Vincenzo Trivisonne, comandante delle Guardie Ecologiche Volontarie, ha ricevuto direttamente dalle mani del Sindaco Giuseppe Labbate, la medaglia commemorativa per il cinquantesimo anniversario dell’Onu (1945 – 1995).
L’ambito riconoscimento giunge al termine di un’intesa attività svolta da Trivisonne nell’ambito della Polizia Ambientale, della Protezione Civile e soprattutto per il contributo prestato, in qualità di volontario, in diverse missioni di pace, organizzate dalle Nazioni Unite nelle aree più calde dello scacchiere geopolitico attuale (Balcani, Iraq, Afghanistan).
Nell’appuntare la medaglia al petto al premiato, il primo cittadino è intervenuto rimarcando l’impegno appalesato dal comandante da Trivisonne nel condurre sul territorio azioni di prevenzione e repressione a difesa e tutela del patrimonio boschivo, delle monumentalità e contro ogni forma di vandalismo e turbativa, perpetrate a detrimento del bene pubblico.
“Sono orgoglioso di poter consegnare ad un mio amico come Vincenzo”, ha dichiarato Labbate, “questa non comune attestazione di stima, dispensata da un’Ente sopranazionale che ha inteso iscrivere il nome di un nostro concittadino tra quelli più meritevoli del nostro apprezzamento.
Ciò che fa essere speciale una persona è la dedizione dimostrata verso il prossimo e lo spirito di abnegazione e la nobiltà d’animo nel proprio campo lavorativo.
Qualità, queste, da tutti riconosciute alla persona insignita di una così alta onorificenza.
Fare volontariato non è impresa di poco conto.
Eppure il Corpo delle Guardie Ecologiche, dislocato su tutto il suolo nazionale, ha dimostrato di essere una risorsa di indubbio valore per la comunità lucerina e non solo, attraverso l’impiego dei suoi dieci volontari, in servizio giorno dopo giorno, sulle nostre strade e per la nostra sicurezza.
Visibilmente commosso, Trivisonne, superando ogni forma di vacua retorica, ha ricordato il suo impegno nel sociale.
“Credo che oggi non ci si debba interrogare poi tanto sulle ragioni della mia premiazione”, ha affermato Trivisonne, “quanto sulle origini di un servizio, che non trova esaurimento in questo pur lieto evento, ma si sostanzia nell’attaccamento alla divisa, cosa testimoniata, giorno dopo giorno, con una sempre più assidua presenza a fianco delle istituzioni”.

Continua la guerra al bracconaggio: azione sul campo del WWF e del Corpo Forestale dello Stato con smantellamento di numerose postazioni illegali!!

E' di questi giorni la notizia di ulteriori blitz a 360° gradi in Penisola Sorrentina da parte del Corpo Forestale dello Stato di Castellammare di Stabia che ha portato all'individuazione ed allo smantellamento di numerose postazioni per il bracconaggio.

Le operazioni hanno preso il via dalle numerose segnalazioni che continuavano a pervenire alla segreteria S.O.S. Ambiente (081/8072533) del WWF Penisola Sorrentina ed al C.F.S. di Castellammare (081/3941622) e spesso proprio da parte di escursionisti o turisti che nel percorrere in lungo e in largo i sentieri della nostra Terra delle Sirene si sono imbattuti attoniti in tali "postazioni" di sedicenti cacciatori. Tali segnalazioni (a cui ha fatto seguito un lavoro di "intelligence" che dura ormai da mesi) hanno portato, la mattina del 3 maggio e quella del 12 maggio, ad interventi operativi che si sono conclusi dopo estenuanti nottate col sequestro di decine di impianti elettronici, fonofili, altoparlanti, cassette multitraccia per riprodurre il verso degli uccelli , trappole e svariati metri di reti in nylon che issate su alti pali venivano usate per catturare gli uccelli.

Una morte atroce quella dei volatili impigliati nelle reti…Le reti da posta, oltre ad essere illegali, sono un modo barbaro e crudele di catturare gli uccelli: esse non sono selettive e vi si può impigliare di tutto…poi gli uccelli, a volte, vengono lasciati così, incastrati tra quei mortali fili di nylon, per giorni disidratati ed agonizzanti e spesso quando il vigliacco bracconiere giunge sul posto a recuperare il "bottino" quel che tira giù dalla rete sono solo cadaveri!!!

Il fenomeno investe ormai l'intera penisola. Le zone più calde? Quelle strategiche per il passaggio degli uccelli migratori, sulla cima delle colline di fronte al mare: Punta Campanella, S. Costanzo, Termini, Casa, Le Tore, Torca, Massa, Priora, ed ancora Vicalvano, Casanocillo, Alberi, Arola , La Sperlonga, il Faito….(solo per citarne alcuni).
Ed intanto proprio nelle aree dell'intervento e dove per l'ennesima volta si sono smantellate le postazioni per la caccia alla quaglia, si sono verificati i primi INCENDI BOSCHIVI!!!

Il responsabile del settore Flora & Fauna del WWF Penisola Sorrentina Claudio d'Esposito: "Non si può più pensare che sia solo un caso, ma in alcuni punti del nostro territorio e della nostra costa, spesso difficilmente accessibili, puntualmente e con una precisione quasi svizzera, pochi giorni dopo le "fiamme" spuntano i fonofili e gli apparecchi acustici per attirare le quaglie, o peggio ancora, si odono gli spari dei cacciatori armati di doppietta anche se la caccia è chiusa. E dire che è solo una coincidenza e quanto meno azzardato, dal momento che proprio nella zona dalla macchia bruciata si creano poi le condizioni idonee ai bracconieri per attirare gli uccelli; ed intanto, dopo il passaggio del fuoco, i danni alla macchia mediterranea (ormai estremamente frammentata e degradata) sono enormi ed incalcolabili".

Aggiunge il comandante del C.F.S. di C/mare di Stabia Gaspare Longi : "La nuova legge 353/2000, proprio nell'ottica di scoraggiare e contrastare la grossa percentuale di incendi dolosi (circa l'85%!!!) appiccati volontariamente tra gli altri da speculatori e bracconieri e per interessi personali, prevede, oltre a pene severe, l'obbligo da parte dei comuni di censire le aree percorse dalle fiamme, dove poi vigerà un periodo di circa 15 anni di divieto assoluto di ogni modifica del suolo, mentre per 10 anni sarà vietata in tale area la caccia e il pascolo".

Intanto continuano le indagini da parte dell'agguerrita squadra del C.F.S. di Castellammare. Dichiara l'agente del Corpo Forestale Raffaele Starace: "Il bracconaggio non solo è una piaga ed una seria minaccia per la nostra fauna, ma è anche un reato punito con sanzioni penali… Le indagini stanno proseguendo e siamo fiduciosi nel riuscire ad individuare e punire presto i responsabili."

Il WWF e i Forestali lanciano un appello: "Si invita chiunque noti o sia a conoscenza di impianti fissi per l'uccellagione (trappole, pali, reti, etc.) e di richiami acustici (che oramai da decenni, da aprile a settembre, costituiscono il monotono sottofondo sonoro delle nostre calde notti) a darne tempestiva comunicazione ai nostri numeri. Il WWF assieme al C.F.S. di Castellammare attuerà tutte le azioni immediate e necessarie per contrastare i reati in corso.
Dalle indagini in atto viene alla luce il business "bracconaggio": che fine fanno le centinaia di uccelli che finiscono nelle maglie dei bracconieri? Una parte minima finisce sulle tavole, altri (i più fortunati ?!) in anguste gabbie o malsane voliere ed altri ancora (i più rari) foraggiano il fiorente mercato di pseudo-amatori collezionisti o vengono venduti ad altri bracconieri. E' il caso, ad esempio, degli uccelli "accecati" che perdono la cognizione del giorno e della notte e cantano ininterrottamente venendo così usati come richiami vivi per altri uccelli.

Un cardellino "che canta bene" dopo essere stato ascoltato "dall' esperto"(!?!) può essere quotato più di un milione di vecchie lire!! Mentre un esemplare del rarissimo passero solitario (monticola solitarius), il "merlo" dal piumaggio azzurro conosciuto come "mierulo petrarulo", trafugato dal nido e "svezzato" fino alla muta, può essere acquistato per poco più di mezzo milione di vecchie lire!!!

E sempre più numerosi sono i rapaci (specie protetta) da noi recuperati, impallinati e feriti, che affollano i centri di riabilitazione delle oasi WWF.

Conclude Andrea Fienga, responsabile della locale sezione del WWF Penisola Sorrentina: "Tutto ciò ci preoccupa ma siamo fiduciosi che la presa di coscienza sempre maggiore da parte dei cittadini e la nuova cultura ambientalista ci aiuterà se non a sconfiggere del tutto, quantomeno a reprimere nel tempo tale aberrante fenomeno."

Carabiniere sorpreso a cacciare nel Parco.

L'uomo bloccato dalla Forestale.

San Sosti (CS) - Violazione alla legge sulla caccia ed introduzione di armi e munizioni all'interno di un'area protetta. Sono queste le ipotesi di reato a cui dovrà rispondere un carabiniere sorpreso dal personale del Comando Stazione di San Sosti a cacciare nel comune di San Sosti in località "Castello della Rocca", ricadente nel perimetro del Parco Nazionale del Pollino. Il militare bloccato nella tarda serata grazie anche all'ausilio di un visore notturno che ha dato la possibilità di seguirne i vari spostamenti, portava al seguito una carabina Winchester dotata di mirino ottico ad alta precisione, otto cartucce all'interno di esso ed una in canna pronta per l'uso. Continua quindi, l'opera di prevenzione e repressione del fenomeno di bracconaggio all'interno dell'area protetta. Sono 21 le persone deferite all'autorità dall'inizio dell'anno, sorprese dal personale del Cta all'interno del Parco.

SEQUESTRATI, DA GUARDIA DI FINANZA E GUARDIE ZOOFILE LAV, QUATTRO DAINI IN UN TERRENO PRIVATO.

Un'operazione congiunta dei militari della Guardia di Finanza di Licola (Napoli), unitamente alle guardie zoofile della LAV e al personale del servizio veterinario Asl Napoli 2, ha portato al sequestro di quattro daini. Gli animali erano tenuti in un appezzamento di terreno attiguo ad un'abitazione situata nell'agro di Licola sottoposta a controllo dai militari. I daini, tra cui una femmina incinta in fase ultima di gestazione, erano detenuti abusivamente da un uomo.

I daini sono animali appartenenti alla fauna selvatica e inclusi nell'elenco degli animali pericolosi per l'incolumità pubblica, di cui è vietata la detenzione da parte di privati. Inoltre in Campania, per una precisa scelta di politica faunistica della Regione, i daini da anni sono animali esclusi dall'elenco delle specie cacciabili e di conseguenza oltre all'abbattimento ne è vietata la detenzione e la vendita.

N.M. è stato denunciato in stato di libertà per detenzione di fauna protetta e detenzione di animali pericolosi, e gli atti sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, competente per territorio.

"Questo episodio è solo l'ultima dimostrazione di come la normativa sia facilmente violata - commenta Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV, che ha partecipato all'operazione - ed è inverosimile che la presenza di quattro daini detenuti da anni in una villa sia potuta sfuggire al controllo da parte degli organi competenti soprattutto se si considera il particolare periodo in cui gli animali selvatici e da allevamento sono soggetti a numerosi controlli per varie patologie, tra le quali la cosiddetta lingua blu di cui i daini sono animali "sentinella"."

La LAV esprime gratitudine nei confronti della Guardia di Finanza di Licola che, nonostante operi in un territorio ad altissima densità criminale, non manca di svolgere operazioni tese alla salvaguardia dell'ambiente e degli animali. 

QUANDO L’ILLEGALITÀ PALESE E PUBBLICA, DIVENTA UN DIRITTO ACQUISITO

E’ incredibile! E’ veramente incredibile come una illegalità nota, visibilissima, pubblica, palese, devastante, arrogante, annuale e ciclica possa essere esercitata in modo indisturbata sotto gli occhi di tutti e nessuno riesca a porvi fine… O meglio sarebbe dire: in pochi sembrano tentare di porvi fine! Per arginare il fenomeno, notissimo da anni, devono ogni anno arrivare ad Ischia i bravissimi ragazzi del WWF, le guardie volontarie, che organizzano un campo per contrastare lo scellerato e devastante fenomeno penalmente illecito! Con l’ausilio di poche forze di polizia volenterose. Punto e basta. Ma ci chiediamo: possibile che serve la vigilanza volontaria del WWF per arginare una illegalità storica, che si vede e si sente dovunque nell’isola? Brave, bravissime le guardie volontarie del WWF che ogni anno in questa ed altre zone con identici problemi di illegalità incontrollate svolgono un’azione coraggiosa rischiando la propria incolumità personale e conseguendo risultati eccezionali. Brave quelle (scarsissime ma significative) forze di polizia che si sono impegnate in modo analogo anche quest’anno in questa azione di repressione. Ma se non ci fosse il campo WWF? Perché non si interviene in modo sistematico, capillare, annuale e definitivo per sradicare questa impudente illegalità su questo ed altri territori? Lo Stato ha perso il controllo del territorio rispetto ai gravi reati ambientali?


apr questa è la pagina 17 giu