In questa pagina pubblichiamo luna selezione della posta ricevuta a luglio 2003. Il Comitato non assume nessuna responsabilità circa i contenuti dei testi. Scrivete all'indirizzo di posta elettronica pantanoripalta@libero.it.


LUGLIO 2003


ALTA MURGIA: Organizzazione Marcia "Un Parco di Pace"

L'incontro che si è tenuto il 28 giugno scorso presso la Masseria Martucci, sede del Centro Studi Torre di Nebbia, tra i vari rappresentanti dei CAM e di altri comitati di base della provincia, oltre ai rappresentanti dei Padri Comboniani, ha prodotto finalmente (dopo altri due incontri precedenti) alcune decisioni importanti.

La prima riguarda la data per la Marcia: L' 8 novembre 2003

il percorso individuato è lo stesso delle due manifestazioni tenute rispettivamente nel 1985 e nel 1987: Gravina -Altamura. La partenza è prevista per sabato 8 novembre, ore 12,00, da Gravina con arrivo ad Altamura presumibilmente intorno alle 16,00-17,00, dove sarà allestito un palco per consentire alcuni interventi e diverse animazioni artistiche (musica, teatro...).

La seconda riguarda le modalità e i tempi di organizzazione in vista della manifestazione. Si è deciso infatti di organizzare una serie di incontri da tenere in tutti i comuni dell'Alta Murgia, a Bari e in alcuni comuni del Nord-barese (Molfetta, Trani..) cui dovranno partecipare possibilmente personaggi "noti" in ambito nazionale oltre al gruppo di relatori locali appartenenti al Comitato Promotore della Marcia. Alcuni appuntamenti,

che dovranno tenersi a partire dalla seconda metà di settembre a fine ottobre, potranno svolgersi anche nelle stesse giornate.

Per sabato 6 settembre 2003 è previsto l'incontro tra tutti gli aderenti al Comitato Promotore, alle ore 16,00 presso la Masseria Martucci nell'agro di Altamura, per approvare la bozza del manifesto e dell'Appello che saranno perciò prontamente stampati e diffusi su tutto il territorio (Segnaliamo al riguardo che appena saranno pronte le bozze, entro una settimana circa, le invieremo tramite E-mail a tutti voi).

La mattina del Mercoledì 10 oppure del giovedì 11 settembre si terrà una conferenza stampa a Bari presso la casa della pace dei Padri comboniani cui parteciperanno per conto del Comitato Promotore diversi esponenti "noti" a livello nazionale.

(N. B. l'incontro previsto per il 12 luglio in cui si doveva rappresentare la piece teatrale di Michele Sinisi NON si terrà in quanto l'autore è già impegnato: probabilmente lo spettacolo si svolgerà nella Masseria Martucci il 24 agosto. Comunque appena saremo certi della data non mancheremo di avvisarvi prontamente)

Naturalmente occorrerà organizzare un servizio stampa, una segreteria (Torre di Nebbia lo sta facendo in questa fase), un servizio di raccolta di fondi per la stampa dei manifesti, contattare gruppi, associazioni, Enti a partire dai comuni dell'Alta Murgia, artisti in grado di animare il percorso (tutti hanno ribadito la necessità di fare un corteo vivace e molto colorato), personalità del mondo della politica, della cultura e dell'informazione che possono non solo essere presenti il giorno della marcia ma anche contribuire a svolgere il lavoro di sensibilizzazione e di coInvolgimento preventivo delle comunità e di quanti potranno partecipare. Insomma l'ambizione è quella di dare alla Marcia un significato forte e almeno "mediterraneo" e non solo "locale", sui temi della pace e della tutela degli ecosistemi di un'area destinata ad diventare presto (speriamo!) un Parco Nazionale).

Penso di aver detto l'essenziale. Il forum è aperto. Contattiamoci e, soprattutto, con i respiri delle "vacanze" cominciamo già a lavorare al fine di conseguire l'obiettivo che tutti ci proponiamo.

Buon lavoro.

Per Torre di Nebbia e il Comitato Promotore della Marcia "Un parco di Pace"

Piero Castoro


>>> www.vigilanzambientale.it <<<

LEGAMBIENTE A FAVORE DELLA CACCIA.

"Una buona caccia, regolata appunto da conoscenze scientifiche e inserita in una gestione complessiva della fauna non compromette le specie cacciate" sostiene Ermete Realacci, presidente di Legambiente, nel primo rapporto nazionale sulla gestione faunistica venatoria realizzato da Legambiente e Arcicaccia in collaborazione con l'Unione nazionale cacciatori dell'Appennino (Urca). Secondo Realacci, alla luce dell'inchiesta, "la caccia non è tra i principali problemi ambientali italiani".

(ANSA, 10 luglio)

NUCLEARE: REALACCI SI È DIMESSO DA AMBIENTALISTA

GREENPEACE reagisce duramente alle dichiarazioni del deputato della Margherita Ermete Realacci, secondo il quale le scorie nucleari dovrebbero andare all'estero, per esempio in Russia.

L'ex ambientalista Realacci ha forse dimenticato lo slogan "pensare globalmente, agire localmente" e non riesce a pensare al di fuori dei confini del collegio elettorale. Le scorie nucleari devono essere gestite dal paese che le produce, che deve assumersene la responsabilità: i trasporti di materiale nucleare sono rischiosissimi e non si vede poi, perché dobbiamo fare della Russia la pattumiera atomica mondiale - afferma Domitilla Senni (direttore generale di Greenpeace) -.

Tre anni fa la Russia ha eliminato, contro il volere del 90% della popolazione, il divieto d'importazione di scorie. L'Italia vorrebbe esportare le scorie nel Mayak, dove esiste un impianto di riprocessamento, una delle aree più contaminate da radioattività del pianeta. Oltre 124.000 persone sono state esposte a radiazioni di bassa e media intensità: nel 1957 un impianto esplose liberando in atmosfera metà della radioattività registrata nell'incidente di Chernobyl.

Regaleremo a Realacci un biglietto aereo per il Mayak, così vedrà di persona di quali e quante patologie soffrono gli abitanti della regione - commenta Senni - . Ma non era Legambiente l'associazione che ospita in Italia i bambini di Chernobyl per farli disintossicare dalla radioattività, che ancora li fa soffrire??

Gabriele Salari - Capo ufficio stampa Greenpeace Italia

 

Rifiuti, arresti a raffica. Indagati anche funzionari dell'Asl Ba/4.

L'inchiesta, coordinata dalla Procura di Trani e condotta dai Carabinieri, ha portato in carcere tre persone: il responsabile legale, il chimico e il dirigente tecnico della discarica di rifiuti speciali di contrada «Tufarelle». Indagati anche quattro funzionari dell'Asl Ba/4

TRANI (BA) - Sigilli, manette ed inquinamento. La discarica «Bleu» di Canosa finisce nell'occhio del ciclone e con sè investe anche alcuni dirigenti della Asl Ba/4. Nel giro di poche ore la discarica è finita e sotto sequestro, tre persone sono state arrestate dai carabinieri e quattro funzionari dell'Asl sono stati iscritti nel registro degli indagati della Procura della Repubblica.

L'ipotesi del sostituto procuratore Francesco Bretone è inquietante: nella discarica «Bleu» di Canosa, sita in contrada «Tufarelle», sarebbero stati conferiti rifiuti diversi da quelli consentiti. Risultato: la sottostante falda acquifera ed il fiume Locone sarebbero «fortemente inquinati dalla presenza di colibatteri e numerosi metalli». La discarica è ad appena centoquaranta metri dal Locone e, dunque, vicina alla relativa diga, in violazione, peraltro dei limiti di distanza previsti dalla Legge Galasso e dalle prescrizioni dei Putt.

La discarica è finita sotto sequestro, mentre le manette sono scattate ai polsi di Francesco Maio, 51 anni di Lanciano, legale responsabile della «Bleu srl» che gestisce la discarica, di Bruno Giordano, 51enne anch'egli abruzzese, chimico della discarica, e di Adriano Ostuni, 48enne tarantino, dirigente tecnico della discarica Bleu.

Quest'ultimo al momento dell'arresto è stato colto da malore ed è stato ricoverato in ospedale dove tuttavia non è piantonato. I tre sono accusati di associazione per delinquere e di un'altra serie di reati basati essenzialmente sulla la violazione della normativa in materia di discarica e ambiente.

Il loro arresto è stato chiesto dal sostituto procuratore della Repubblica di Trani Francesco Bretone, che ha iscritto nel registro degli indagati altre quattro persone, funzionari dell'Asl Ba/4 su cui ora aleggia il rischio d'interdizione dai pubblici uffici. Si tratta di due biologi e due chimici del Presidio Multizonale di Prevenzione della Regione Puglia ASL BA/4: per loro l'accusa è di falso ideologico. Avrebbero redatto certificati di analisi falsi. Stando alla loro certificazione l'acqua del fiume Locone sarebbe stata «lievemente inquinata».

In realtà non sarebbe stato così, il fiume sarebbe gravemente inquinato con tutti i connessi rischi. Inquinamento da batteri fecali: appena «17 coliformi totali» per i biologi dell'Asl; addirittura 30.000 per i periti nominati dal pubblico ministero. Né i chimici del Presidio Multizonale avrebbero segnalato la presenza di metalli. E, invece, secondo l'accusa, per anni, nella discarica «Blu» sarebbero stati conferiti rifiuti speciali e pericolosi come testimonierebbe la presenza di metalli come il cadmio, berillio, manganese e alluminio. Un'attività illecita che avrebbe fatto girare vorticosi interessi economici.

La discarica era abilitata a ricevere solamente rifiuti speciali non pericolosi. Con un provvedimento dello scorso febbraio la Provincia aveva, inoltre, stabilito il divieto di trattare rifiuti urbani o speciali assimilabili agli urbani, rifiuti allo stato liquido e residui di produzione di imballaggi. Ma in questi anni la discarica sarebbe stata l'illegittima pattumiera di mezz'Italia. Secondo quanto accertato dal Nucleo Operativo Ecologico (Noe) dei Carabinieri di Bari che unitamente ai militari della stazione di Canosa e quelli della Compagnia di Barletta hanno svolto le indagini, l'elenco delle società che si sono avvalse dell'impianto canosino conta 224 imprese. Rifiuti che per le loro caratteristiche non potevano essere smaltiti nella discarica. Tra questi anche reflui di raffinerie di petrolio di un polo industriale siciliano, imballaggi in plastica e metallo, carbonati e residui di pulizia delle strade. Tutto a due passi dal Locone, fiume importante per l'ecosistema della zona, ma apparentemente sano, o comunque non gravemente malato, secondo i funzionari della Asl.

Le indagini proseguono per accertare il nesso di causalità tra l'inquinamento e lo smaltimento di rifiuti diversi da quelli per cui la «Bleu» era autorizzata. La magistratura tranese ha rinunciato alla rogatoria e così lunedì il gip Nardi si trasferirà al Tribunale di Vasto per interrogare Maio e Giordano.

Antonello Norscia

CORTE COSTITUZIONALE: "INCOSTITUZIONALI LEGGI PUGLIA E TRENTO SUL CALENDARIO VENATORIO"

Le Regioni non possono allungare il periodo dell'attività venatoria oltre il 31 gennaio in deroga a quanto previsto dalla legge sulla caccia n.157 del 1992 perchè sulla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema la Costituzione (art. 117) ritiene necessario l'intervento in via esclusiva della potestà legislativa statale. Per questo la Corte Costituzionale, con due sentenze depositate oggi in cancelleria (n. 226 e n.227) ha dichiarato l'illegittimità di una legge della regione Puglia (e di una della provincia autonoma di Trento che prevedono l'allungamento del calendario venatorio e delle specie cacciabili.

Nelle due sentenze scritte dal giudice costituzionale Fernanda Contri, la Consulta si richiama alla sua precedente giurisprudenza, in particolare alla sentenza n.536 del 2002, ribadendo che ''allungare il termine della chiusura della stagione venatoria oltre quello previsto dalla legge statale equivale a incidere sul 'nucleo minimo di salvaguardia della fauna selvatica", mentre il termine fissato al 31 gennaio dalla legge del 1992 e' rivolto ad assicurare la sopravvivenza e la riproduzione delle specie cacciabili e quindi a rispondere all'esigenze di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, tema questo di competenza statale. La Consulta ha perciò dichiarato illegittimo l'art. 38 comma 2 della legge della Regione Puglia 21 maggio 2002, n.7 (bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 2002 e bilancio pluriennale 2002-2004).

Ma nel mirino della Corte e' finito anche l'art. 32 della legge della provincia autonoma di Trento n.3 del 1998 nella parte in cui prevede specie cacciabili diverse e periodi venatori più ampi di quelli fissati dalla legge sulla caccia del 1992 e bella parte in cui non prevede l'obbligatorietà del parere dell'Istituto nazionale di fauna selvatica preliminare all'adozione di provvedimenti sulla regolazione della caccia. Per la Consulta infatti il nucleo minimo di salvaguardia della fauna selvatica va ''ritenuto vincolate anche per le Regioni speciali e le Province autonome''. ''Anche in questo caso - si legge nelle sentenza 127 - alle disposizioni legislative statali può essere riconosciuto il carattere di norme fondamentali delle riforme economico-sociali, data la stretta connessione con le norme che individuano le specie ammesse al prelievo venatorio".


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