TROVATO L'HANGAR DEL DISCO
Articolo di Alfredo Lissoni
Le ricerche sugli X-files di Mussolini vanno avanti ed ogni giorno
nuovi elementi confermano l'autenticità dei documenti, delineando
parimenti un quadro sempre più completo ed intrigante, composto da
insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame tessute per mettere a
tacere una scomoda verità. Oggi i mass media, brutalmente censurati
negli anni Trenta, si sono presi una rivincita "morale" dando ampio
risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti fascisti sono stati
mostrati dal nostro Roberto Pinotti nello Speciale Tg1
andato in onda sabato 30 settembre ed interamente dedicato agli UFO,
durante il quale, fra l'altro, l'Aeronautica Militare ha aperto i
propri dossier. E la rubrica Tentazioni de
"Il Giorno" ai files fascisti ha
dedicato un'intera pagina il 7 settembre scorso, con una dettagliata
inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.
É stato proprio "Il Giorno" il primo ad ipotizzare, su mia
indicazione, che il disco volante recuperato dai fascisti all'alba del
13 giugno del '33 fosse stato nascosto negli stabilimenti della Siai
Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due località confinanti in
provincia di Varese. Sono giunto all'identificazione del posto grazie
ad una serie di elementi combacianti. In primo luogo, la zona
dell'atterraggio doveva essere nel milanese o in Lombardia; lo
dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del recupero
partissero dall'Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio, da
Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in
provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c'è Sesto Calende,
sul fiume Ticino, al confine con Novara. A Sesto Calende e a Vergiate
(e nella vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti
ove venivano costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici
dirigenziali, a Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i
cantieri che in seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate
erano di casa Italo Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro. Balbo,
lo apprendiamo dai documenti fascisti, era uno dei vertici del
Gabinetto RS/33 (ed era in stretto contatto con Marconi, come dimostra
un articolo su "La Sera" del 15-7-33, circa alcuni telegrammi
amichevoli fra i due personaggi). La storia ufficiale ci dice che
Balbo "era solito partire per le sue imprese aviatorie proprio da
Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo dell'adiacente
Vergiate). Filippo Eredia, responsabile dell'Ufficio Meteorologico di
Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le trasvolate
oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi sono
foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest'ultimo divenne,
curiosamente, uno dei più strenui scettici
d'ufficio del fenomeno UFO. Ancora, altre indicazioni spingevano la
mia attenzione nella zona di Varese. In primo luogo, il fatto che,
dopo il recupero del disco, era stato proprio un giornale varesino, la
"Cronaca Prealpina" del 20
giugno, a dare notizia con enfasi dell'esistenza di forme di vita su
Marte in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto
che negli anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a
circolare nella zona la voce che a Vergiate fossero custoditi dischi
volanti terrestri.
Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese. Nel 1950
l'operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s'imbatté, in un bosco,
in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo di
quell'esperienza, Facchini portò sempre sull'addome gli effetti (da
scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro
dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a
terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro
di saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel
disco, pensò subito fosse un prototipo americano custodito a Vergiate.
Proprio gli americani, che durante la guerra bombardarono ben nove
volte lo stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere
qualcosa a tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene
sorgesse accanto ad uno strategico ponte in ferro sul Ticino. Forse
gli americani, venuti a conoscenza del fatto che negli uffici della
Marchetti vi erano preziosi incartamenti, decisero di risparmiare
Sesto. E a guerra finita, negli anni Cinquanta, l'US Air Force si
affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti di Vergiate,
improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad investigare in questa
direzione. Va detto che negli ultimi mesi diverse teorie sui files
fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie; riguardavano in
parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di atterraggio)
del disco volante del '33; veniva avanzata l'ipotesi di un guasto
causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell.
Sin dall'inizio della mia indagine era bastato controllare il
bollettino meteo dell'Osservatorio di Milano Brera per escludere a
priori questa ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto,
occasionalmente piovoso. Non vi erano stati furiosi temporali. Ma
proprio per questo motivo saltava subito agli occhi come una
forzatura, una bugia male orchestrata, la notizia che un misterioso
lampo di luce schiantatosi nella notte sullo
"stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine. L'unica
pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo
ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai
stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto
gravemente, colpiti... da un unico fulmine!. Non poteva sfuggirmi la
connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che
imponeva di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica.
Non ho mai scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne
sicuro (in fondo, nei giorni immediatamente precedenti o successivi
l'atterraggio dell'UFO vi erano state diverse convenzionalissime
cadute di fulmini).
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente avere le prove definitive
che da tempo cercavo. Un amico militare mi aveva fornito una mappa
dell'Aeronautica americana che indicava la dislocazione tattica dei
principali aeroporti italiani negli anni Quaranta. Nel Nord Italia la
più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era
evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe
stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia. Vergiate
era legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo. Grazie ad
una preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici
dirigenziali di Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo
Moretti. Ricordate il misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi
fascisti dicevano che "non si poteva parlare se non a quattr'occhi
data la delicatezza e la particolarità della vicenda"? Moretti veniva
citato in una velina Stefani indirizzata ad un misterioso Alfredo
(ipotizzai potesse essere un giornalista di "Anno XIII"). "Se mi
chiedi un consiglio, eccolo: non dire a nessuno, ripeto a nessuno e
ciò comprende i parenti più stretti, quanto hai visto", consigliava la
missiva. Un Moretti è tra i funzionari della Siai Marchetti. Il suo
nome viene indicato in un bollettino parasatirico del dopolavoro della
Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come "funzionario della
D.O.", probabilmente della Direzione Operativa. Cosa aveva mai
combinato questo Moretti per diventare un innominato? Aveva incendiato
l'hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)! Negli
archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva
improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi
che lo riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse
cercando di cancellarne per sempre l'identità (come consigliavano le
veline Stefani). Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia
Nazionale Repubblicana di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella
clandestinità, certi Moretti e Tiferi da Sesto Calende".
La conversione di Moretti dovette avvenire dopo
il 1940. Sino al 6 settembre di quell'anno Aldo Moretti era ancora uno
stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che proprio nel
1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO e
passasse l'intera documentazione ai nazisti. Tre anni dopo Moretti
decise di ribellarsi. L'incendio del capannone della Siai di Vergiate
è datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell'incendio doloso non è
dato di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta
documentazione (o reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano
lasciato dopo il 1940. Non possiamo quindi stabilire se a Vergiate,
all'epoca dell'incendio, vi fosse ancora il disco, o semplici
frammenti di UFO, o ancor più banalmente carteggi segreti, fotografie
e schizzi del velivolo. Questo materiale è probabilmente andato
distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che ne possa
esistere copia. Un nostro collaboratore ricorda una mostra di disegni
del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente"
d'Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano
chiaramente lo spaccato di un disco volante, disegnato da un matto
prima che si cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il
misterioso personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso
analogo conclusosi con il ricovero in manicomio"?
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate i luoghi del primo cover
up UFO dell'età contemporanea ci spinge ad alcune riflessioni. In
primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i nostri lettori
sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal Ticino
pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di
intensissima attività ufologica. Il dossier al riguardo è
voluminosissimo. É solo un caso? O c'è un legame con i fatti del 13
giugno del '33? Una teoria analoga è stata proposta per Hessdalen;
anche in quell'occasione le ripetute e continuate apparizioni UFO sono
state spiegate da alcuni con un incidente alieno. Siamo nel campo
delle supposizioni; sappiamo però che nei giorni successivi il
recupero la vita dei funzionari delle località coinvolte venne
improvvisamente stravolta. I dirigenti della Macchi varesina, l'altra
società che costruiva aerei militari assieme alla Marchetti, venivano
spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio, un fedelissimo
che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore Pietro Bruno
veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano Laino; il
26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il
Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che
evidentemente sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo
segretario federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la
milizia fascista aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si
spiegherebbe altrimenti l'improvvisa mobilitazione di fedelissimi da
Cuggiono (VA), da Como e dalla Brianza. Cercavano qualcosa? O
nascondevano qualcosa? Fatto sta che la stampa dell'epoca riferisce
che il 17 giugno venivano allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi
Centurie e gli aiutanti in seconda dei Fasci Giovanili di
Combattimento" della cittadina di Cuggiono, che guarda caso è proprio
tra Varese e Milano; e veniva messa in allarme la sede del Fascio di
Carate in Brianza (4); la mobilitazione si estendeva sino a Como, ove
il 23 giugno si approntava un imponente raduno di camice nere (5). E
ancora, pochi giorni dopo l'atterraggio UFO, si precipitava a Milano,
inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La versione ufficiale
fornita dalla stampa fu che intendesse all'improvviso
semplicemente visitare l'Ospedale Maggiore di Milano. Forse
per incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco
volante? Alla luce di questi nuovi elementi assume un diverso
significato il martellante bombardamento mediatico con cui il Regime
cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la propria
Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva persino
sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri
argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva"
alla cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio '33 dedicava la copertina
alle "Ali d'Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici"). Il
regime temeva chiaramente una perdita di autorità (7), tant'è che
Mussolini in persona dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne
dal fedelissimo quotidiano "La Sera" pochi giorni
dopo l'atterraggio, che lo Stato fascista non era soltanto "un
guardiano notturno che si occupava della sicurezza personale dei
cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime ore dell'alba la
polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano notturno, non per
la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle proprie
istituzioni.
Sfortunatamente, hanno lavorato bene. La caccia ai documenti è
un'impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca è una lotta
contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si stanno
spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un
cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi
segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters). Ancor più
drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33. Non
è noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi
più stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli
ultimi istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo
scorrere inclemente del tempo non ci favorisce: l'estate scorsa si è
spento monsignor Salvatore Capula, per sessant'anni parroco della
Maddalena a Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni
del Duce (9) e dal quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi
diari, la cui esistenza continuò peraltro a negare. Ed è morto a
Brescia, nel '96, forse l'unico partigiano che potesse saperne
qualcosa, il professor Aldo Gamba di Gargnano (BS), che dopo la
Liberazione fu responsabile della polizia militare per il Nord Italia.
I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto il mondo per
intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di trarre in
salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò niente a
nessuno sull'impiego e sulla fine di quelle casse". Ma quando era
assieme agli amici toccava spesso l'argomento. "Il 29 aprile del '45",
diceva, "in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare
una delle casse con l'archivio segreto di Mussolini e la consegnai
regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano". Fu forse
grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto nel
numero di marzo di "UFO notiziario" - che la Repubblica Sociale
Italiana aveva un suo RS (di cui parla lo
scettico Marcello Coppetti nel volume "UFO arma segreta"). "C'erano
altre quattro casse contenenti atti e scritture della segretaria
Mussolini", confessava Gamba. "Due furono affondate nel lago di Garda.
Per ottenere una sicura e rapida immersione, erano state zavorrate da
grosse pietre. Le altre due, il 18 aprile a Gargnano, furono caricate
su un camioncino con altro materiale della segreteria. Lo stesso
giorno, di pomeriggio, anche Mussolini abbandonò Gargnano. Le due
casse vennero abbandonate nella prefettura di Milano, ove si svolse
l'ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile riuscii a far
recuperare anche una di queste due casse. La seconda era sparita. Un
giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal segretario
particolare del Duce (10)". "Ma", informa lo storico Federico
Pelizzari, "bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il
Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura
milanese di Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo
Lombardi, prefetto della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani,
patrioti improvvisati e guardie di finanza, che avranno rovistato
nelle casse zincate aperte (11)". Le attuali veline del Gabinetto RS/33
finirono così nelle mani di un partigiano? "Abbandonati sul
pavimento", continua Pelizzari, "furono trovati documenti di Mussolini
degli anni '21, '25, '27, '36, '40. Dell'altra cassa neppure l'ombra.
Aldo Gamba supponeva che il materiale fosse finito nelle mani dei
servizi segreti americani o sovietici". É forse casuale che dopo la
guerra proprio americani e russi iniziarono a costruite velivoli
discoidali (l'Avro-car statunitense, il Galonska russo)? "Infine",
conclude Pelizzari, "la cassa che era stata recuperata scomparve
durante il trasferimento verso Roma. Ma non conteneva tuttavia
rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di atti pubblici,
di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su biografie
fasciste...". Il 13 agosto scorso è morto anche Franco Campetti,
l'artigiano che aveva ricevuto l'ordine dai fascisti di costruire le
celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che le casse
ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande enfasi
alla presenza dell'on. Alessandra Mussolini) fossero quelle contenenti
i documenti più segreti del Duce (12). Tali casse non vanno confuse
con l'oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L'Hebdo"
sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non
sarebbero invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il
Duce (13). Le casse di Dongo contenevano l'oro sottratto dai fascisti
alla popolazione, e dovevano servire per la nascita di un piccolo
feudo mussoliniano in Svizzera, in Spagna o in America; le casse di
Gargnano custodivano invece i dossier top secret del Fascio. Facile
dunque che vi fossero anche i files UFO (ma sul come Mister X abbia
potuto mettere le mani sui carteggi originali ho una mia teoria assai
precisa, che spero presto di avvalorare...). Quanto sopra riportato è
ciò che ci dice la cronaca. Da fonti ufficiali non vi è modo di avere
risposta alcuna (sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi
alla Farnesina); non è questa una novità, peraltro: ad esempio i
carteggi fra Winston Churchill e Mussolini sono stati cercato invano a
Palazzo Chigi e non vi è traccia del loro passaggio negli archivi
riservati della Presidenza del Consiglio all'epoca dei governi de
Gasperi (14). Nulla si sa anche dal fronte partigiano. Del Gabinetto
RS/33 non vi è traccia negli archivi dell'Associazione Nazionale
Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione Marconi di Bologna neanche
risponde. Qualche altro documento segreto sarà sfuggito alla censura?
Mistero. Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da cui Mussolini
governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati occultati
altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un magnate,
guarda caso americano... (16).
Relativamente più semplice è stato indagare sui membri del Gabinetto
RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli! Nel 1973 nella sala della
Caxton Hall di Londra l'astronomo scozzese Duncan Lunan presentava ai
colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928 dal
professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e
secondo l'astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle
radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e
reinviate sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo'
di messaggio intelligente, un po' come nel film "Contact".
Secondo Lunan gli echi erano stati rispediti ritardati sulla Terra da
una sonda extraterrestre partita tredicimila anni fa da Epsilon di
Boote. Al di là della bontà di queste conclusioni, ciò che mi ha molto
meravigliato è stato scoprire che Marconi - capo del Gabinetto RS/33 e
convinto assertore dell'esistenza di comunicazioni aliene - fosse
assolutamente al corrente dell'esistenza di questi radiomessaggi! Ciò
spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato incaricato di guidare il
Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad un altro membro del
team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar per intercettare
gli intrusi dallo spazio (17)! E si chiarirebbe il ruolo del
progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33,
il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l'autorotazione -
mediante eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il
funzionamento di un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare Falessi, che fu suo grande
amico, mi confermò l'improvvisa fissazione per i viaggi nello spazio.
Tale affermazione è documentata anche dallo studioso Franco Fiorio:
"Il grande scienziato e pioniere astronautico italiano Crocco ha
dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento più efficiente
dell'energia di fusione nucleare, il raggiungimento di velocità
quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i
limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare
fino a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480
stelle fisse della classe del nostro sole, ciascuna delle quali
rappresenta un sistema solare indipendente comprendente molti pianeti
di svariate caratteristiche (18)".
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer in uno scritto inviato
alla Reale Accademia d'Italia (di cui fecero in seguito parte i membri
del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7 settembre 1930. "Nel 1928",
dichiarò il fisico, "il prof. Stoermer di Oslo annunziò di aver potuto
confermare delle osservazioni fatte dall'ing. Hals, riguardo
all'esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la
trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde
elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che
le onde causanti l'eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia
di chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad
Edimburgo nel febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il
dubbio che alcune onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero
riflesse dall'orbita della luna (19)". Guarda caso, proprio Crocco
insisteva in quegli che si dovesse colonizzare il nostro satellite. Il
Majestic 12 fascista era convinto che vi fosse qualcun altro sulla
Luna?
Note:
1. "Zic" del 6-9-40. Cfr anche E. Varalli - Sesto Calende porto di
cielo, Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese 1979.
2. AA.VV - Ali a Varese, Provincia di Varese, Varese-Milano 1997.
3. "Il cambio della guardia alla Federazione" in "La Sera" 26-6-33.
"Il nuovo Segretario Federale di Milano" ne "Il Sole" 25-6-33. "Il
saluto del nuovo Segretario Federale" ne "Il Sole" 28-6-33.
4. "Convocazioni di zone" in "La Sera" 17-6-33 p.4.
5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La Sera" 23-6-33 p.2.
6. "Improvvisa visita di Sua Maestà la Regina" ne "Il Sole" 19-6-33.
7. Qualcosa di analogo accadde anche in occasione dei sorvoli UFO di
Venezia e Mestre nel '36. Dopo che un sigaro volante e due dischi
vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il Politecnico", che
evidentemente ne era al corrente, prese ad insistere sulla necessità
dei rifugi antiaerei.
8. "La Sera" del 17-6-33.
9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno" 25-7-00.
10. "Vi racconto che fine hanno fatto le casse del Duce", di
F.Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.
11. Id.
12. "Il falegname che nascose i segreti del Duce" in "Giorno" 17-8-00.
13. "Mussolini, in Svizzera l'oro di Dongo?" in "Giornale di Bergamo"
1-9-00.
14 "Carteggio Churchill-Mussolini: a Palazzo Chigi non c'è", in
"Giorno" 29-7-00.
15. Comunicazione personale dell'ANRP all'autore in data 23-6-00.
16. "Stelle e strisce nella villa del Duce" in "Corriere della sera"
7-7-00.
17. A.Mondini - Storia della tecnica. L'epoca contemporanea, Editrice
Torinese, Torino 1980.
18. F. Fiorio - L'aviazione moderna e il suo futuro spaziale, Vallardi
Milano 1967.
19. Scritti di Guglielmo Marconi, a cura della R. Accademia d'Italia,
Roma 1941.
Fra le tante leggende urbane veicolate dalla stampa in questi mesi,
quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un noto massone italiano,
che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti alfabeti
extraterrestri. ma è noto che i fascisti combattessero in tutti i modi
la Massoneria (cfr. S.Bertoldi - Camicia nera, Rizzoli, Milano 1994);
mai e poi mai un massone dichiarato avrebbe potuto far parte del
Gabinetto RS/33.
Un particolare ringraziamento va al collega Antonio Manzoni del CUN
Lecco, per il suo coinvolgimento nella perizia dei files fascisti, ed
ai giornalisti Dario Angelibusi della Provincia di Lecco e Gabriele
Moroni, per il grande aiuto fornito nell'opera di divulgazione del
materiale fascista.
TRATTO DA
http://www.cun-italia.net/fasfile/hangar.html |
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