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STORIA DI UN UOMO (Una storia vera - Luglio 2004)
La racconta lui stesso, con un tono di voce malinconico. Con la gravità e l’enfasi di un sopravvissuto. A volte per la commozione gli occhi brillano di un velo impercettibile di lacrime, un emozione contagiosa che ci coinvolge per l’umiltà delle sue parole. E’ un uomo semplice, un normale lavoratore che per il suo ideale di integrazione dell’uomo con la natura preferisce riscaldarsi dal freddo invernale con la legna da ardere. Per questo ogni primavera, appena si scioglie la neve, a fine aprile – maggio, segue la guardia forestale per segnarsi i 6 – 7 alberi da tagliare; quelli caduti per il peso della neve o per il vento delle bufere. Sono sempre le piante più vecchie a soccombere, quelle cresciute sul terreno più impervio le cui radici non hanno più terreno per sostenerle. Sono piante che a guardarle sembrano possedere una personalità, una dignità, quasi una vergogna per non avercela fatta. Il vuoto che lasceranno darà luce a nuove piante giovani che rinnovano il bosco mantenendo intatta la sua funzione e utilità per l’uomo e l’ambiente. Aveva tagliato a “bore” i tronchi di tutte le piante ripulendoli dai rami. Era già stanco, ma in cuor suo soddisfatto di arrivare all’ultima pianta. Un abete di almeno trenta metri, disteso lungo il ripido pendio, sradicato dal vento e caduto con tutta l’enorme zolla di terra aggrappata alle radici. Cominciò a “sramare” cioè a ripulire il tronco dai grossi rami e a tagliare il tronco a pezzi di 3 – 4 metri incominciando dalla punta, come gli aveva consigliato la guardia forestale. L'albero, cadendo, trascinò con sé il terreno legato alle radici creando una piccola frana dalla quale rotolarono alcune grosse pietre instabili. Taglio dopo taglio finalmente giunse alla base, dove il possente tronco poggiava per 3 – 4 metri su quelle pietre mobili. Per tagliare alla base, vicino alle radici, si dovette posizionare al di sotto della grossa zolla di terra che aveva prudentemente fissato ad un albero soprastante con delle corde agganciandola dalle radici che emergevano dal terreno. Si sentiva sicuro, poiché la stessa manovra l'aveva compiuta con altri tre alberi che erano in condizioni simili, e li aveva potuti lavorare in totale sicurezza. Ma per quell’ultimo albero, quel giorno, il diavolo ci mise la coda; così accadde che quando la lama della motosega separò il tronco dalle radici nonostante fossero ben legate, a causa del loro peso si disarcionarono dalle corde seppellendo l’uomo. D’improvviso il buio. “Cosa è successo?” si domandò sorpreso. Non aveva avuto il tempo di rendersi conto! Capì che era sepolto quando cominciò a mancargli il respiro. “Calma! Ragioniamo!” Cercava di fare il punto della situazione e prendersi tempo, per allontanare il panico e scegliere la soluzione più efficace e rapida. A volte ci sono situazioni in cui solo un'azione rapida può determinare la tua vita o la tua morte: e questa era una di quelle! Cominciava ad annebbiarsi la mente per l’asfissia, soprattutto perché i polmoni erano compressi contro qualcosa; le braccia e le gambe imprigionate in posizione rannicchiata. Non capiva in che posizione si trovava, ma sapeva che una abbondante coltre di terra e una fitta rete di grosse radici lo separava … dalla Luce … “Luce, Luce della mia Vita, a Te la volontà di prendermi o lasciarmi” fu la sua preghiera. Un rimorso lo colse: “avrò compiuto ciò che lo scopo della mia Vita richiedeva che compissi?” – Pensò a sua Mamma: “Con me sarebbe il secondo che perde, chissà se sopporterebbe questo dolore?” I secondi scorrevano rapidi ma lui dice che ogni secondo pareva fosse lungo un minuto. Mentre nella sua Coscienza si svolgeva questa verifica, nel buio vide come in una radiografia, la posizione del corpo; nel buio quella Luce gli suggeriva la soluzione. Con un piede cominciò a spingere e scalciare fino ad aprire un varco e scivolare un poco indietro, movimento che gli permise di liberare le braccia e scavare ancora fino a rivedere la luce del sole e respirare un poco. L’aria sembrava densa e fresca; così bella da inspirare da mettere gioia! Con uno sforzo separò le radici fino ad aprire un varco. Uscire da quella tomba gli diede la sensazione di fare un secondo parto una nuova nascita, un cambiamento interiore radicale. La Gioia di aver salva la Vita non gli fece dimenticare i momenti di paura; i pensieri struggenti; la preghiera disperata; le sensazioni ed emozioni e la consapevolezza di essere nulla, anzi spacciato: morto. Senza quella Luce che gli diede forza e illuminazione per uscire dalla sepoltura delle tenebre non ce l'avrebbe fatta. Per questo incise nella sua Anima, in modo indelebile, il suo "Grazie Luce"! Te lo racconta guardando nei tuoi occhi fino a penetrarti nell'Anima. Con uno sguardo profondo come un abisso senza fondo; che non riesci a reggere a lungo perché inquietante e ignoto. Te lo dice con umiltà ma determinazione: “Non è stata la mia abilità, la mia forza, a salvarmi! Ero bloccato, non respiravo; il panico mi confondeva la mente e già sapevo che avrei resistito non più che una decina di secondi nell’apnea mortale. Solo dopo la preghiera di salvezza, nella paura, mi sentii rinvigorito. Solo quella Luce consentì di avere la salvezza della Vita!” Lo vedi muoversi nelle sue faccende con il volto senza espressione, quasi imbronciato, quasi severo. D’improvviso si ferma; guarda l’orizzonte con la sua espressione abissale che pare ti risucchi anche quando si è distanti; inspira profondamente come se l’aria fosse liquida socchiudendo gli occhi; la trattiene un poco nei polmoni rivivendo quella rinascita, e poi espira soddisfatto con il volto pieno di gioia. Se in quel momento lo incontri, condividerai con la sua Anima il suo istante di Vita, senza capire come.
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Storia di un Uomo
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