IL
RAGGIO DELLA MORTE
TRATTO DA
http://www.cun-italia.net/fasfile/gabinetto%20rs33.html
Gabinetto RS/33:
Proseguono le ricerche sui files fascisti.
Secondo questa documentazione, recentemente emersa ed inviata a più
riviste di settore, fra il 1933 ed il 1940 presso l'università La Sapienza
di Roma avrebbe segretamente operato un team di scienziati impegnati a
capire la natura di strani velivoli non convenzionali, dopo che uno
di essi sarebbe atterrato presumibilmente in Lombardia nel ‘33, recuperato
in tutta fretta dalla polizia segreta fascista e fatto sparire nel nulla.
Nel precedente numero di Notiziario abbiamo sottolineato come tali
documenti siano stati inviati in forma anonima sia al CUN che ad altre
associazioni da un misterioso personaggio che abbiamo ribattezzato ‘Mister
X’. É stato Mister X - il cui coraggio non possiamo non sottolineare - che
ha fatto conoscere alla comunità ufologica italiana l’esistenza del team
di studio fascista, noto come 'Gabinetto RS/33, che avrebbe avuto come
braccio armato la polizia politica segreta di Arturo Bocchini (l'O.V.R.A.),
incaricata di bloccare qualsiasi fuga di notizie; che avrebbe operato con
la copertura delle massime autorità del regime (Mussolini, Balbo e Ciano),
delle prefetture, dell'Agenzia di stampa Stefani; che sarebbe stato
fondato su proposta di Giovanni Gentile e capitanato nominalmente dal
fisico Guglielmo Marconi (peraltro sempre assente volontario) e de
facto da un certo dottor Ruggero Costanti Cavazzani (pseudonimo
probabilmente ricavato dal cognome di un noto politico popolare
filofascista) e dall’astronomo Gino Cecchini (in seguito direttore
dell’Osservatorio di Pino Torinese).
Sempre secondo Mister X, nel 1940 il
controllo pressoché totale sui dati raccolti dal Gabinetto, i cui membri
erano più propensi a credere alla tesi delle armi segrete Alleate, sarebbe
passato ai nazisti.
LA STORIA HA INIZIO
Nei limiti del possibile, abbiamo
verificato tutti gli elementi fornitici col contagocce da Mister X.
Impresa non facile, visto che l’anonimo dei componenti il Gabinetto aveva
fornito soltanto i cognomi (due dei quali scritti in maniera errata, per
di più). Ma ciò che abbiamo scoperto ci porta a ritenere le rivelazioni
altamente credibili. Vera è la storia che Marconi non partecipò mai alle
sedute del Gabinetto; il diario della figlia Degna (abbiamo cercato di
contattarla, ma i parenti ci hanno detto che si è spenta tre anni fa)
riferisce che nel ‘33 il fisico stava effettuando il giro del mondo, nel
corso di una serie di test sulla radiotelegrafia; dunque, non poteva certo
essere parte attiva nelle riunioni del Majestic 12 fascista.
Quanto al referente del Duce nel team
supersegreto, il conte Cozza di cui parla Mister X, è esistito ed
altri non era che il senatore Luigi Cozza, conte e presidente del
Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
Credibili anche gli altri membri del
Gabinetto RS/33, senatori i burocrati dirigenti, scienziati non troppo in
vista (e dunque con garanzia di maggiore riservatezza) i tecnici. Costoro,
per come li ho identificati, erano: il chirurgo e biologo sperimentale
Filippo Bottazzi dell'università di Napoli; l'ingegnere aeronautico
Gaetano Arturo Crocco, fondatore della Società Italiana Razzi e
teorizzatore della colonizzazione dello spazio; il botanico Romualdo
Pirotta della Sapienza di Roma (intimo amico di quel professor Filippo
Eredia che nel 1946 screditò un'ondata di avvistamenti di razzi
fantasma sull'Europa); il genio matematico Francesco Severi, che fu
insegnante alla Sapienza e, nel 1940, alla Pontificia Accademia delle
Scienze; Giancarlo Vallauri (che Mister X chiama erroneamente 'Dallauri'),
insegnante di elettrotecnica e ferromagnetismo ed Accademico dei Lincei;
il chimico Francesco Giordani dell'Università di Napoli; un certo Debbasi,
più probabilmente Dante De Blasi, medico igienista che insegnò alle
università di Napoli e Roma e che nel '42 divenne un accademico pontificio
(come Severi). Il fatto che Cecchini, l’unico astronomo, pare non fosse
poi parte attiva, sembra confermare quanto sostenuto da Mister X, cioè che
il team propendesse per una spiegazione convenzionale del fenomeno. O
quanto meno, una parte del team; non si spiegherebbe altrimenti la
presenza di un chimico, un biologo ed un medico (ma forse nuovi documenti,
magari riferiti ad IR-3, debbono ancora vedere la luce, riservando
ulteriori sorprese).
Elemento interessante di questa connection
è che il team presentasse esperti in campo spaziale, aeronautico,
chimico-biologico ed elettrotecnico; sette su sette legati all'Accademia
dei Lincei, tre in stretto rapporto col Vaticano, tre dipendenti de La
Sapienza di Roma, tre in seguito facenti parte del CNR, quel Comitato
Nazionale per le Ricerche fondato nel 1923 da Giovanni Gentile (membro del
Gabinetto RS/33) e riorganizzato a Roma nel '33 su un progetto del conte
Cozza (del Gabinetto RS) e diretto dal '27 al '37...da Guglielmo Marconi!
Il dato curioso è che a tutt’oggi il CNR, i
cui vertici forse qualcosa sanno, ha sempre espresso pareri negativi sul
fenomeno (cover up?), sia quando dopo l’ondata del 1978 l’allora Ministro
alla Difesa Spadolini cercò di incaricare il centro delle ricerche sui
dischi volanti, sia all’epoca del flap belga, sulla cui genuinità il CNR
espresse forti dubbi, nonostante l’accredito dei militari di Bruxelles.
L’insieme di coincidenze che legano tutti
questi personaggi è troppo corposa per essere casuale e gioca a favore
dell’autenticità dei fatti; in alternativa, avevo pensato ad un falso
molto ingegnoso ideato da persona particolarmente addentro
all’establishment citato, dunque membro egli stesso del CNR. Ma era
un’ipotesi assai remota, che la perizia sui documenti originali ha
allontanato definitivamente. In più, sapevo che di eventi nel ‘33 ve ne
furono effettivamente. Ne abbiamo trovato traccia in un libro di Pinotti
(1), che ha scritto: "É il 14 agosto 1933. Il sig. Elvano Ferrini, allora
sedicenne, osserva con molti altri testimoni un sigaro volante che
attraversa, apparendo e scomparendo fra le nuvole, tutta la volta del
cielo in una trentina di secondi, verso le 14.30, maestoso e velocissimo.
‘Né prima né dopo ho mai visto qualcosa di simile’, ci ha dichiarato il
testimone nel 1991". Il luogo dell’avvistamento? La città di Forlì,
curiosamente proprio uno dei luoghi da cui Mister X ha spedito parte dei
documenti.
IPOTETICI SCENARI
Un elemento che mi ha fatto molto
riflettere è stato il coinvolgimento di Marconi nel Gabinetto RS/33. Un
elemento curioso, che qui presento a mero titolo speculativo, è che costui
avrebbe - gli storici non sono concordi - costruito sul finire degli anni
Trenta un misterioso raggio della morte in grado di paralizzare
all’istante i sistemi elettrici dei motori. Sarà solo un caso ma oggi
sappiamo, col senno di poi, che questa è una prerogativa degli UFO! E
trovare proprio lo scopritore del raggio della morte in una commissione di
studio inevitabilmente adombra il sospetto che i fascisti studiassero...
retroingegneria aliena!
É solo un’ipotesi, per carità; ma in questa
indagine le combinazioni che stanno sostenendo queste ipotesi diventano
oggi giorno sempre più numerose.
Che dire, del raggio della morte? La
maggior parte degli storici e degli scienziati pensano fosse una bufala
propagandistica messa in giro da Mussolini; secondo lo storico Ugo Guspini
dietro questa leggenda si sarebbe celato in realtà il progetto segreto di
costruzione del radar (2); per Antonio Spinosa era invece un’arma in grado
di carbonizzare le persone (3); parzialmente scettico si è detto un altro
storico, Aurelio Lepre (4), ma un suo collega, Bruno Gatta (5) la pensa
diversamente: "Negli ultimi mesi, negli ultimi anni della vita di Marconi
ricorre più di una volta la voce della sua scoperta del cosiddetto raggio
della morte. L'incredibile invenzione è respinta da alcuni, ma trova
conferma in un ultimo documento mussoliniano del 20 marzo 1945, più che
un'intervista un soliloquio alla presenza di un giornalista, Ivanoe
Fossani, nell’isoletta di Trimefione, nel Garda, di fronte a Gargnano.
Quella sera, fra tante cose, si parlò anche di Marconi e dei suoi ultimi
esperimenti ai quali assistette il duce. ‘Sulla strada di Ostia, ad
Acilia, ha fermato i motori delle automobili, delle motociclette e dei
camion. Nessuno sapeva rendersi conto dell'improvviso guasto.
L'esperimento venne ripetuto sulla strada di Anzio con i medesimi
risultati. Ad Orbetello due apparecchi radiocomandati vennero incendiati
ad oltre duemila metri di altezza. Marconi aveva scoperto il raggio della
morte! Sennonché egli, che negli ultimi tempi era diventato
religiosissimo, ebbe uno scrupolo di carattere umanitario e chiese
consiglio al Papa ed il Papa lo sconsigliò di rivelare una scoperta così
micidiale. Marconi, turbatissimo, venne a riferirmi sul suo caso di
coscienza e sull’udienza papale. Io rimasi esterrefatto. Gli dissi che la
scoperta poteva essere fatta da altri ed usata contro di noi, contro il
suo popolo; per rasserenarlo lo assicurai che il raggio non sarebbe stato
usato se non come estrema risoluzione, avevo fiducia di poterlo convincere
gradatamente. Invece Marconi moriva improvvisamente. Da quel momento
temetti che la mia stella incominciasse a spegnersi’, disse il Duce".
Questa versione è stata confermata ad un
giornalista anche da Claretta Petacci, che del Duce fu amante e
confidente.
IL RAGGIO DELLA MORTE
Vero o falso? La leggenda vuole che
Marconi, in crisi esistenziale, rifiutò di cedere ai fascisti il brevetto
di un'arma così pericolosa; aveva il Papa dalla sua (e che i due fossero
amici è testimoniato dalla figlia, che ricorda una celebre udienza in
Vaticano nel '33. Non dimentichiamoci poi che fu Marconi l’ideatore della
Radio Vaticana. Con il Pontefice era dunque in strettissimo rapporto).
Pochi mesi dopo, prosegue la storia, il fisico moriva improvvisamente,
solo e dimenticato (in realtà non era affatto solo; al suo capezzale
c'erano il medico e la figlia Degna), portandosi nella tomba i segreti di
quest’ipotetica arma. In ogni caso, Mussolini qualcosa sapeva; ed anche i
nazisti, in conseguenza: forse per volere dello stesso Duce o, peggio
ancora, grazie ai maneggi della Gestapo. Solo l'anno scorso si è scoperto,
difatti, che Claretta Petacci, l'amante di Mussolini, spiava il Duce e
passava informazioni alla polizia segreta nazista (6); secondo uno studio
dello storico Marino Viganò, la Petacci avrebbe passato al Reich documenti
trafugati fra il 1944 ed il 1945, ma, aggiungiamo noi, non si può
escludere che le azioni spionistiche andassero avanti da anni. Non si
spiegherebbe altrimenti l'episodio che stiamo per raccontare.
Nel libro Situation red, the UFO siege!
(7) Leonard Stringfield, il primo fra gli ufologi a dare credito, vent'anni
fa, alle rivelazioni militari sui crashes, cita en passant un
episodio sbalorditivo. Scriveva Stringfield nel 1977: "Secondo una fonte
piuttosto attendibile, il figlio di un ex membro del Ministero degli
Interni degli Stati Uniti che lavorava per il servizio segreto in Germania
nell'estate del '39, un avvenimento estremamente insolito avvenne nella
città di Essen. Nell'ora di punta del traffico si fermò tutto ciò che era
elettrico e meccanico: automobili, autobus, tram, motociclette, orologi.
Il padre, che era ad Essen, ricordava che quando il momento di depressione
fu al culmine, durante una decina di minuti, le automobili non erano
nemmeno in grado di suonare il clacson". "A quei tempi", prosegue
Stringfield, optando però per la tesi ufologica, "la risposta era
scontata: una manovra sperimentale delle armi segrete di Hitler! I
giornali tedeschi non parlarono dell'episodio, ma i dati informativi che
descrivevano gli effetti dell'arma sospetta furono trasmessi a Washington
agli enti competenti". Conclude Stringfield: "Naturalmente il tempo a
dimostrato che i tedeschi non possedevano un'arma di tale potenza,
altrimenti la guerra avrebbe avuto un esito disastroso per gli Alleati".
Se questa storia non è una panzana, forse Stringfield si sbagliò: gli UFO
centravano solo indirettamente; il black out di Essen era stato realmente
causato dal raggio della morte che i nazisti avevano - forse - sottratto
ai fascisti. Cronologicamente, tornerebbero i conti con la progressiva
militarizzazione nazista del Gabinetto RS/33 sul finire del ‘39 e con
certi esperimenti di radiodisturbo effettuati dai tedeschi, i più
famosi dei quali videro la costruzione di dischi volanti infuocati e
radiocomandati (le feuerball o palle di fuoco), che interferivano
con i radar ed i motori degli aerei (8).
Certo, sappiamo che il raggio della morte,
se mai è esistito, non venne portato a termine; forse, come per le V-7, ci
volle troppo tempo per perfezionarlo, o fu impossibile gestire una simile
tecnologia avanzata.
IL GIORNO DOPO LA ROSWELL ITALIANA
Molto probabilmente, lo abbiamo già detto
nel precedente articolo, i files fascisti diedero un impulso alla
costruzione dei dischi volanti nazisti, le V-7. Che i tedeschi iniziassero
nel 1941 a costruire velivoli discoidali, è un dato di fatto confermato
pubblicamente, negli anni Cinquanta, da diversi personaggi che presero
parte a questi esperimenti, dal pilota Rudolph Schriever, la cui V-7 venne
testata a Praga il 14 febbraio 1945, all'ingegnere milanese Giuseppe
Belluzzo, che ammise di avere costruito i velivoli discoidali, ad Andrea
Epp, ingegnere del Reich che costruì un minidisco a Bremerhaven nel ‘43,
con il quale sognava addirittura di colonizzare la Luna e che nel maggio
del 1969 ne presentò la ricostruzione alla fiera di Padova (9).
I diversi autori, come pure gli storici che
si sono occupati della vicenda quali Rudolf Lusar (10), concordano nel
ritenere che lo sfondamento del fronte russo impedì al Reich di
perfezionare quella che oggi definiremmo retroingegneria aliena; i dischi
volanti nazisti vennero distrutti dai tedeschi o - in minima parte -
recuperati ed occultati dai russi (che negli ultimi cinquant'anni,
difatti, ne hanno costruito diverse versioni, dai modelli Rossyia all'Ekip,
tutte scarsamente funzionanti).
Ma il ricordo delle ricerche nazi-fasciste
in qualche modo rimase, presso i vertici militari Alleati. E certamente
contribuì a diffondere, presso certi strati dell’Intelligence
russo-americana, la credenza che fossero in realtà prototipi di brevetti
nazisti sviluppati dalla controparte, durante la Guerra Fredda. A
cominciare dall’avvistamento di Kenneth Arnold.
Già perché nel 1933 due ufficiali nazisti,
Walter e Reimar Horten, iniziavano a progettare degli ordigni triangolari.
Costruirono i primi prototipi nel 1936 a Cologna e ne testarono i
successivi sviluppi a Goettingen nel ‘44; erano degli UFO terrestri a
forma di V, detti ali volanti o modelli Horten (11).
Alla fine del conflitto, l’Horten cadde
nelle mani degli americani e venne nascosto nella base di Silver Hill, nel
Maryland. Grazie a quel modello, gli USA realizzarono nel 1947 l'ala
volante Northrop, e molti anni dopo lo Stealth. Quando, proprio nel 1947,
esplose la mania dei dischi volanti, quei pochi ufficiali
dell'Intelligence che erano al corrente di questi progetti, e fors’anche
dei files fascisti, pensarono che gli UFO altro non fossero che armi
segrete. Kenneth Arnold diceva di averne visti nove, di questi ordigni e,
sebbene la stampa li raffigurasse circolari e a coda di rondine, avevano
la forma di una mezzaluna (basti vedere i disegni originali del pilota
americano). Erano probabilmente i nove Northrop Flying Wing Bombers
costruiti nella celebre base di Muroc. L'US Aire Force in seguito fece
sparire ogni traccia di questo progetto (12). Ma c'è una prova, una
rarissima fotografia che mostra i nove ordigni tutti in fila.
Tutto ciò nulla toglie all'ipotesi
extraterrestre dei dischi, ma mi induce a riflettere su quanto poco si
sappia, a distanza di oltre mezzo secolo, dei maneggi dei governi sui
dischi volanti. Alieni e non.
TUTTI I MEMBRI,
MINUTO PER MINUTO
Alfredo: misterioso
personaggio cui è rivolta una lettera Stefani che fa riferimento al
Gabinetto RS/33. Potrebbe trattarsi del giornalista milanese Alfredo
Rizza, agente segreto dell’O.V.R.A. che agiva sotto uno pseudonimo
numerico (203), come presumibilmente le persone implicate nei files
fascisti.
De Santi: è
probabilmente il più inafferrabile e sfuggente degli 007 fascisti, uomo di
punta per i contatti con le spie naziste; per capire quanto fosse in gamba
si pensi che, dopo la guerra, riuscì a spacciarsi per antifascista e venne
persino premiato con una medaglia da De Gasperi in persona; per molti anni
si pensò che non esistesse nemmeno; la sua esistenza venne poi provata al
di là di ogni ragionevole dubbio solo l’anno scorso dallo storico Arrigo
Petacco, che ha identificato in De Santis, Nostromo, Luigi Grassi,
Grossi o David (tutti pseudonimi) un certo Tommaso David,
colonnello di Frosinone fondatore del gruppo spionistico Volpi Argentate
ed in seguito capo dei servizi segreti di Salò.
Marconi: credeva
negli extraterrestri, ed ha rilasciato al riguardo diverse dichiarazioni;
riteneva si potesse comunicare con loro via radio; inoltre, dopo i fatti
del ‘33, ebbe un misterioso incontro in America con David Sarnoff, persona
di spicco dell’Intelligence USA (coinvolto nell’ondata di razzi fantasmi
del ‘46 e nello studio di un celebre avvistamento filmato nel 1966).
L’O.V.R.A.: secondo
Mister X il Gabinetto avrebbe avuto il pieno sostegno dell’O.V.R.A. Tutto
ciò è plausibilissimo. Fra il 1931 ed il 1933 la polizia segreta di
Mussolini visse la sua fase di massimo attivismo. Nucleo portante di tutta
la struttura fu proprio la Lombardia, ove sarebbe stato recuperato il
disco; la sola Milano coordinava con 24 agenti la rete lombarda,
diretta da Francesco Nudi, dal commissario Tommaso Petrillo e dal
commissario aggiunto Giovanni Di Salvia. Forse era di Di Salvia (e non di
De Santi) la sigla ‘D.S.’ che appare in uno dei files fascisti.
Zerbino: è il nome
che appare, per esteso ed in sigla, in calce ad alcuni documenti fascisti
(la firma non è particolarmente leggibile e, paradossalmente, potrebbe
invece corrispondere a Foschini, capo dei servizi segreti SID durante la
Repubblica di Salò); ma è anche il nome di una villa ove Marconi era
solito trovarsi con alcuni suoi amici altolocati, quella dei marchesi
Gropallo di Genova. Zerbino era forse il nome in codice di Marconi? O il
nome di un covo del Gabinetto RS/33?
L’INCHIESTA
L’ORDINE DEL DUCE: ‘TACITARE’ I
TESTIMONI
Nuove ricerche d’archivio
dimostrano in maniera inequivocabile la connection fra Guglielmo Marconi
ed i professori del Gabinetto RS/33. Ed intanto si scopre che all’epoca
degli avvistamenti il Duce ordinò che sparissero tutti i testimoni. Con le
buone o con le cattive...
Autore: Alfredo Lissoni
A seguito del clamore suscitato dai files
fascisti su molti media nazionali, ai primi di maggio chi scrive riceveva
una richiesta di incontro da un pilota militare di Milano, incuriosito dai
carteggi del Gabinetto RS/33. Al colloquio partecipava anche il collega
Gigi Barone, mio braccio destro nella gestione della sezione milanese del
CUN. Il nostro interlocutore, del quale ovviamente rispettiamo la
richiesta di anonimato, era non solo un esperto di Intelligence militare,
ma anche un appassionato di storia contemporanea e collezionista di
documenti del Ventennio. Era dunque in grado di poterci fornire utili
indicazioni sui carteggi mussoliniani. Gli mostrammo i documenti e questi
ci confermò l’esattezza di alcune procedure, come ad esempio la dizione
lampo, realmente in vigore presso i militari, come indicazione
d’urgenza di un documento; ma rimase scettico sul grado di segretazione
dei telegrammi Stefani e della nota personale del Senato,
etichettati riservatissimi e riferiti all’atterraggio di un UFO in
Lombardia; il nostro interlocutore ci fece notare che per eventi di quel
tipo sarebbe stato più appropriato un grado di copertura assai più
severo, quali segreto o segretissimo, e ci fece presente
che, a tutt’oggi, queste classifiche non sono che le più basse, in quanto
ne seguono almeno altre dieci ancor più imperscrutabili.
LA RUOTA VOLANTE TEDESCA
Chi scrive, stimolato dalla considerazione,
ha deciso di puntare parte delle proprie indagini in quella direzione.
Appariva difatti palese, sulla falsariga di
quanto accadde molti anni dopo a Roswell, che le autorità governative
inizialmente non avessero valutato appieno l’importanza dell’evento. E,
pur operandone una pronta censura, non avevano adottato misure di
segretezza ancor più rigorose, come sarebbe stato invece militarmente
imponibile. In realtà questo atteggiamento un po’ contraddittorio, grazie
al quale vi sono state le fughe di notizie che ci hanno permesso di
ricostruire la faccenda seppure con 67 anni di ritardo, era stato
confermato anche dal fantomatico Mister X. Egli, in una lettera inviata ad
un’altra pubblicazione del settore, dichiaratasi scettica sui files, aveva
sottolineato che solo occasionalmente il Gabinetto RS/33 aveva sposato
l’oltremodo destabilizzante tesi degli UFO; la credenza dominante era che
i misteriosi velivoli non convenzionali altro non fossero che armi
segrete di qualche potenza straniera. Ma quale? Il fatto che nei
telegrammi Stefani sul recupero di un disco in Lombardia comparisse la
dicitura riservatissimo anziché segretissimo poteva essere
spiegato solo con la credenza che fosse stato scambiato per un’arma
sconosciuta, italiana oppure tedesca. Per avvallare questa tesi avevo
bisogno di prove, che, puntualmente, sono arrivate. Dopo una massacrante
ricerca libraria chi scrive ha rinvenuto un tomo del 1930, a firma E.
Roggiero ed edito per i tipi della milanese Hoepli, dal titolo "Enimmi
della scienza moderna". Il volume, che si occupa della tecnologia
all’epoca del Fascio, ad un certo momento accenna alla colonizzazione
dello spazio, che sarebbe stata resa possibile grazie... ad un disco
volante tedesco!
"Il tedesco Nordung propone in un suo libro
di impiegare la forza motrice del sole, catturata per mezzo di specchi
raccoglitori dei suoi raggi, per innalzare nelle regioni supreme una ruota
volante che potrà contenere nel suo interno viaggiatori aerei", commentava
brevemente il testo, che però presentava due disegni dell’ordigno, dalla
forma inequivocabile. Essendo il libro del 1930 era chiaro che il
prototipo tedesco, in tutto e per tutto simile ad un moderno UFO, fosse
antecedente a quella data. La Regia Aeronautica Militare italiana, che
della Germania era buona amica, era certamente al corrente dell’esistenza
di questo ordigno; è lecito dedurne che quando l’UFO lombardo atterrò sul
nostro suolo, le alte sfere del fascismo che ordinarono il recupero
pensassero a qualche prototipo proveniente dalla vicina Germania (in linea
d’aria nemmeno troppo distante dall’Alta Italia). Ciò spiegava le
procedure di segretezza non particolarmente restrittive, come pure le
fughe di notizie.
Non solo. Nello stesso periodo (per la
precisione il giorno precedente l’atterraggio lombardo) la rivista "Il
Balilla" aveva pubblicato le foto di un curioso prototipo nostrano,
l’aeroplano tubolare di un certo ingegner Stipa, dalla forma assai
dissimile dagli aerei tradizionali. Forse vi fu chi, trovandosi di fronte
al disco della Lombardia, pensò a qualche nuova diavoleria nostrana.
FAR SPARIRE I TESTIMONI
La disillusione sarebbe però arrivata da lì
a poco, quando i servizi segreti del Duce si sarebbero trovati dinanzi a
qualcosa di veramente alieno alla nostra cultura (mai termine fu più
appropriato). E lo si ricava dal violento cover up imposto subito dopo:
rifusione di piombi giornalistici; completa censura della notizia sulla
stampa nazionale; arresto dei testimoni, allerta di tutti gli uomini
dell’OVRA lungo tutta la penisola. E soprattutto, pesanti sanzioni e
procedimenti contro chi si fosse azzardato a spifferare qualcosa. E così
il prefetto Bruno di Milano veniva tutt’a un tratto "promosso e spostato"
e sostituito dal triestino Gaetano Laino; assai più sfortunato tale
Moretti, al quale si accenna in una missiva Stefani rilasciata da Mister X
ed indirizzata ad un certo Alfredo; Moretti presumibilmente fece una
brutta fine (nel testo si accenna anche ad un "caso analogo precedente
conclusosi col ricovero in manicomio"). Di quest’ultimo, possiamo dire di
averlo identificato con buona approssimazione. Si chiamava Ugo Moretti,
viveva a Roma, era un giornalista palesemente di regime (e questo spiega
come potesse essere al corrente dell’esistenza del Majestic 12 fascista);
scriveva per un giornale per ragazzi, intitolato "Anno XII" (poi "Anno
XIII"). Evidentemente, pensando di non combinare nulla di male, ebbe a
scrivere del Gabinetto RS/33 o degli avvistamenti UFO; che fine fece non
lo sappiamo, ma la lettera divulgata da Mister X adombra i sospetti più
cupi: se ne doleva, nella missiva, un cronista della Stefani (la cui firma
è peraltro la stessa dei telegrammi dell’atterraggio del ‘33 e della
lettera a Ciano circa gli avvistamenti veneti del ‘36) a quell’Alfredo,
probabilmente un collega di Milano, forse pure egli collaboratore di "Anno
XII".
Abbiamo controllato la lista degli
"Alfredo" collaboratori di "Anno XII": ne esistevano solo due, uno a
Milano, Alfredo Liotto; ed uno a Messina, Alfredo Occhio.
Una brutta fine deve aver fatto anche il
pilota francese che sulle Alpi Marittime ebbe a filmare o fotografare un
UFO (qui Mister X è stato evasivo). L’anonimo divulgatore dei files
fascisti ha difatti inviato ad altra pubblicazione, a mo’ di sfida, un
ritaglio di giornale senza data, che smentiva "ipotesi straniere sulla
scomparsa di un aviatore". "In seguito alla scomparsa di un sergente
aviatore francese, che non ha fatto ritorno da una gita sulle Alpi
Marittime, alcuni giornali stranieri hanno avanzato l’ipotesi che egli,
avendo sconfinato in territorio italiano, sia stato tratto in arresto
dalle nostre autorità confinarie", riferiva il quotidiano. Aggiungendo:
"Siamo in grado di smentire tali voci fantastiche, nessun arresto del
genere essendo stato operato dai nostri reparti di frontiera". Mister X
chiedeva all’ufologo di "dimostrare a sé qual è la sua stoffa di
ricercatore. Dia un’occhiata alla fotocopia dell’articoletto che le invio.
É dell’estate del 1933: riesce a scorgere l’anello che lo collega
all’affaire del Gabinetto RS/33? La risposta sarà tanto sbalorditiva,
inquietante ed intrigante che si complimenterà da solo per esserci
riuscito (se ci sarà riuscito...)". Non ci risulta che il collega
scettico ce l’abbia fatta. Ma noi del CUN, che siamo dei mastini, sì. Ed
abbiamo trovato copia della notizia, che altro non è che (guarda caso!)
un dispaccio Stefani, apparso sui giornali "L’Italia", "La sera" e "Regime
fascista", rispettivamente del 13, 14 e 15 agosto 1933. Avendo scoperto
poi che nel dossier che Mister X aveva inviato nel 1996 al "Resto del
Carlino" erano elencati tutti gli avvistamenti fra il ‘33 ed il ‘40,
compresi i casi fotografici sulle Alpi, era stato sin troppo facile capire
quale fosse la colpa del misterioso gitante francese scomparso nel
nulla: avere documentato il passaggio di un UFO.
A titolo di mera curiosità riporterò infine
il fatto che quando Italo Balbo, uno dei vertici del Gabinetto RS/33,
venne per sbaglio abbattuto dalla contraerea italiana durante un volo, vi
fu chi insinuò che si fosse trattato di un evento premeditato ordinato
segretamente dal Duce, in quanto il pilota italiano era palesemente
antigermanico. Curiosamente nei files fascisti si accenna, con rammarico,
proprio alla progressiva germanizzazione del Gabinetto RS, con tanto di
esclusione degli italiani, a cominciare dai cronisti Stefani. Altra
curiosità, Balbo, sin dal 1932, collaborava gomito a gomito con il
professor Filippo Eredia, direttore dell’Ufficio Presagi della Regia
Aeronautica (ovvero l’Ufficio Meteo); curiosamente quest’ultimo nel
dopoguerra divenne uno dei classici UFOscettici d’ufficio...
LA CAMPAGNA STAMPA
Ma nelle mie ricerche d’archivio non ho
trovato solo traccia delle sparizioni dei testimoni e dei giornalisti
coinvolti negli eventi di quella travagliata epoca; ho trovato anche molte
affermazioni che oggi si potrebbero rileggere come un ben preciso progetto
di cover up portato avanti di pari passo con un apparentemente
contraddittorio training, ovvero una progressiva acculturazione
delle masse verso l’accettazione dell’idea dell’esistenza degli
extraterrestri. Questo tentativo, messo in atto in questi ultimi anni
dagli americani, era forse stato attuato a casa nostra già negli anni
Trenta! Segno forse che la fazione extraterrestrialista del Gabinetto RS/33
premesse per una rivelazione diretta, pur se controllata e centellinata,
mentre altri si opponevano. Non fu soltanto la "Cronaca prealpina" del 20
giugno del ‘33 a riferire, pochi giorni dopo il recupero del disco in
Lombardia, dell’esistenza dei marziani; la notizia era stata riportata, in
maniera assai più circostanziata, anche sul quotidiano cattolico
"L’Italia" del 21 giugno ed era palesemente un press release, un dispaccio
stampa; dunque ripreso da più giornali per ordine del Duce! Nello stesso
periodo diverse pubblicazioni allineate (e quali non lo erano?) avevano
cominciato a bombardare i lettori con notizie astronomiche e di vita sugli
altri pianeti, come la rivista "Il Balilla" che fra giugno e luglio del
‘33 dedicò all’argomento diversi servizi (e nel numero del 20-7-33 accennò
chiaramente all’esistenza di "uomini su altri mondi"); o come
"L’italiano", che nel settembre dello stesso anno pubblicò la notizia che
Marte era abitato. Ma, quasi a voler creare a bell’apposta confusione, da
altre parti fioccarono anche le smentite (la rivista "L’Illustrazione
italiana" del 3-9-33 pubblicò un romanzo di Lucio D’Ambra, "Angioli della
fine di giornata", che derideva la vita negli altri pianeti) e le
insinuazioni sull’esistenza di armi segrete, custodite in hangar
altrettanto occulti, come il pezzo apparso a pagina tre de "La Stampa" del
17 giugno del 1933 ed intitolato "I rifugi degli aerei, hangars nascosti".
Questa era certamente la fazione militarista (Balbo in testa?) che
propagandava il mantenimento della credenza della supremazia aerea
dell’Italia fascista; ed esultava nel leggere titoli quali "L’ammirazione
francese pel successo delle Ali fasciste", apparso su "La Stampa" due
giorni dopo la scomparsa nel nulla del pilota testimone. Essi non potevano
certo tollerare che si mettesse in discussione la nostra supremazia aerea.
Qualsiasi evento contrario andava negato, i testimoni fatti scomparire.
Ma a sparire in quegli anni furono anche i
carteggi.
OCCULTARE I DOCUMENTI
Nei diari di Ciano, che peraltro vanno dal
1939 al 1943, non vi è traccia del Gabinetto RS/33. Comprensibile,
trattandosi di una commissione segreta. Più facile invece che ve ne fosse
accenno in quelli della Petacci, che era solita annotare fedelmente il
contenuto di tutte le conversazioni avute con il suo amante, Mussolini.
Tale materiale (due scatoloni contenenti duecento lettere del Duce ed un
diario comprendente eventi storici dal ‘33 al ‘45) è stato sequestrato nel
1950 dai carabinieri e tutti gli incartamenti sono stati segretati dal
governo dell’epoca; nonostante le vibrate proteste degli storici (Luciano
Garibaldi ed Alessandro Zanella in testa) nonché degli eredi della
famiglia Petacci, su quelle carte è calato un incomprensibile velo di
segretezza; una sentenza della Corte di Cassazione del 12 aprile 1956 ha
attribuito le carte allo Stato "in quanto contengono riferimenti alla
politica estera ed interna in Italia" (e dunque anche alla commissioni
segrete!) ed un decreto (dpr) del Presidente della Repubblica, datato 30
settembre 1963, ha stabilito in 50 anni la durata dei "segreti di stato".
In realtà quel lasso di tempo è già trascorso ed ora sarebbe possibile
visionare queste carte interessantissime, che potrebbero forse fornire
ulteriori indizi anche a questa intricata vicenda; ma sfortunatamente
quando gli storici Garibaldi e Zanella il 18 aprile 1995 hanno rivolto
istanze all’Archivio di Stato ed ai ministeri dei Beni Culturali e
dell’Interno, si sono sentiti rispondere dall’allora ministro dell’Interno
Giorgio Napolitano (PDS) che "le carte contenevano situazioni puramente
private di persone, per le quali il dpr stabilisce una segretazione ancor
più severa: 70 anni" (avevo avuto conferma dell’esistenza di queste
procedure all’epoca delle mie ricerche presso l’Archivio di Stato di
Milano). Garibaldi e Zanella non si sono arresi ed hanno chiesto
ripetutamente di visionare dunque i soli diari, rivolgendo ulteriori
richieste ai ministri del governo Dini, ma la risposta è stata sempre
negativa, l’ultima volta con il pretesto che, a seguito di un’istruttoria
(condotta da chi? e quando?) "non erano state individuate notizie
attinenti al campo di ricerca degli studiosi"! (Palese bugia. Fonti
indipendenti quali lo storico Ricciotti Lazzero confermano che nei diari
si trattava addirittura degli accordi segreti con Winston Churchill).
L’esistenza del Gabinetto RS/33 è probabilmente documentata in quelle
carte, la cui derubricazione in passato venne caldeggiata, invano, anche
dal celebre Enzo Tortora. Garibaldi e Zanella, che peraltro non si
occupano di UFO, hanno dichiarato che "Claretta Petacci era una meticolosa
annotatrice di ogni frase, di ogni parola del suo uomo; confidava al suo
diario ciò di cui via via veniva a conoscenza" (e lo passava alla Gestapo,
si è poi scoperto...). Facile che si parlasse anche degli UFO.
Sfortunatamente la ricerca di documenti dell’epoca, indipendenti dai files
di Mister X, è oltremodo spinosa; molti carteggi sono stati confiscati dai
vari governi (nazista, americano, italiano del Dopoguerra); il resto è
andato distrutto nei bombardamenti aerei (come i registri della questura
di Milano o dell’aeroporto milanese di Bresso, presumibilmente coinvolti
nel recupero del ‘33).
IL MAJESTIC FASCISTA
Ulteriori ricerche, più fortunatamente, mi
hanno però permesso di provare in maniera inequivocabile il legame fra
Marconi ed il clan dei professori che studiavano gli X-files fascisti. Di
questa insolita connection, occorre dirlo, Mister X non ha sinora fornito
prove, non ha esibito alcun carteggio dell’epoca; semplicemente, nel
settembre dell’anno scorso, aveva inviato all’ufologo scettico - reo di
averlo stroncato sulla stampa - una memoria battuta al computer,
contenente i nomi dei membri del Gabinetto RS/33. Nel foglio si leggeva:
"Altri componenti furono, nel corso del tempo, i professori Dallauri,
Pirotta, Crocco, Debbasi, Severi, Bottazzi e Giordani". Bisognava credere
alla parola dello scrivente, non esistendo veline dell’epoca. Nei numeri
di marzo e aprile avevo poi sottolineato il fatto che due di questi nomi
fossero stati scritti in maniera errata: Dallauri per Vallauri e Debbasi
per De Blasi (segno che la memoria storica di Mister X non era
infallibile). Nuove scoperte mi hanno dato ragione, dimostrando in più che
Marconi era effettivamente in relazione con questi personaggi. Vediamo
cosa è emerso dalle ricerche sui giornali dell’epoca. Il 14 agosto 1933,
subito dopo la misteriosa scomparsa dell’aviatore francese testimone, il
Gabinetto RS/33 aveva convocato una riunione straordinaria a Roma. La
versione ufficiale data alla stampa per quell’incontro al vertice fu di
una riunione dei "membri dell’Accademia d’Italia per la divulgazione di
una memoria sulla propagazione di microonde a notevole distanza" (ovvero,
sulla radiotelegrafia). Ma si parlò, probabilmente, anche del caso
fotografico delle Alpi Marittime (non si spiegherebbe altrimenti l’urgenza
della riunione, proprio il giorno dopo il fatto). A riprova che Marconi
fosse in stretto contatto con il clan dei professori c’erano gli articoli
apparsi sui quotidiani "Il mattino" e "L’Italia" del 15 agosto, che
titolavano: "Si è riunita in seduta straordinaria la classe di scienze
fisiche, matematiche e naturali della Reale Accademia d’Italia. Erano
presenti le LL. EE. Vallauri, vicepresidente, Pirotta, Bottazzi, Severi,
De Blasi, Giordani e Crocco. Assistevano anche il vicepresidente anziano
Formichi ed il segretario generale Volpe. Presiedeva S.E. Marconi...".
A quali conclusioni giunse, dopo sette anni
di studi segreti, il Gabinetto RS/33 non ci è dato di saperlo. Se fosse
ancora vivo il colonnello Corso forse ci parlerebbe di retroingegneria
aliena del Ventennio; certo, un’esagerazione, ma comunque stupisce il
fatto che uno dei Majestic fascisti, Gaetano Arturo Crocco, caldeggiasse
in quegli anni e nell’immediato dopoguerra la possibilità fattiva e a suo
dire dimostrata di volare nello spazio; come cosa fatta. Con un sin
troppo sospetto ottimismo egli, secondo quanto riferisce lo storico della
scienza Franco Fiorio, "dimostrò sin dal 1950 (!) come, mediante uno
sfruttamento più efficiente della fusione nucleare, fosse possibile
raggiungere velocità quasi-luce e varcare i confini del nostro sistema
solare; fino a distanze equivalenti a 34 anni-luce, contenenti circa 480
stelle come il nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema
comprendente molti pianeti". Prima ancora che esplodesse il fenomeno dei
dischi volanti, Crocco ne conosceva già un plausibile funzionamento. Solo
per coincidenza? Ne dubito...
Ed i caccia del Regno inseguirono gli UFO
FILES FASCISTI: NUOVE EVIDENZE
La ricerca sui files fascisti non smette
mai di stupire. Le indagini CUN stanno ancora andando avanti, ed i
risultati che ogni giorno ricaviamo dimostrano come si sia appena scalfita
la punta di un iceberg. In primo luogo, l’esame chimico degli unici
originali in possesso degli ufologi - i files veneti del ‘36, recapitati
anonimamente a Roberto Pinotti - ha dato esito positivo: i documenti sono
autentici; abbiamo così lavorato molto anche in questa direzione, cercando
di rintracciare i testimoni coinvolti. Non abbiamo avuto fortuna, in
quanto, dai nominativi forniti nei carteggi del ‘36, non vi è più alcun
Tolmini a Venezia-Mestre; quanto ai Venanzi (altro nome che appare citato
nei files), delle uniche due famiglie rimaste, una non viveva in Veneto
negli anni Trenta e l’altra non ha mai avuto a che fare con avvistamenti
di alcun tipo. Un testimone indipendente, non citato cioè nei documenti,
che aveva assistito a quell’evento pubblico e plateale - la comparsa di un
sigaro e di due sfere nel cielo veneziano il 22 agosto 1936 - il nostro
Pinotti lo ha comunque rintracciato; un secondo spettatore potrebbe essere
il misterioso "C.H. di Mestre" che, nel dicembre del ‘43, scrisse alla
rivista teosofica "Arcobaleno" (diretta dal gruppo contattista milanese
che oggigiorno edita "Nuove albe, nuovi tramonti") chiedendo lumi
sull’esistenza di forme di vita extraterrestre sugli altri pianeti. É solo
un’illazione, ma il fatto che proprio un cittadino di Mestre - la città
degli avvistamenti del ‘36 - decidesse di ricorrere ad una rivista
specialistica e così a circuito chiuso quale "Arcobaleno" (che era
stata messa fuori legge dal Regime per certe tematiche che oggi
definiremmo contattistiche), adombra più di un sospetto.
CERCANDO NUOVE PROVE
Ho poi indagato sui presunti "bollettini
ufficiosi meteorologici" che il Gabinetto RS/33 inviava alla Stefani di
Milano (secondo quanto scritto in uno degli ultimi documenti divulgati da
Mister X), presumibilmente tra il 1933, anno dell’atterraggio lombardo, al
1940, periodo in cui tutta la documentazione sarebbe stata acquisita in
toto dai nazisti. Nella "nota personale riservatissima" che riferiva
dell’atterraggio del ‘33 si citava espressamente l’Osservatorio
astronomico di Milano Brera; esso era incaricato della diffusione di
versioni tranquillizzanti (passaggi di meteore), atte a coprire gli
avvistamenti. É stato là che chi scrive ha indirizzato parte delle proprie
indagini. Presso la Biblioteca di Brera, una delle due più fornite di
Milano, quel bollettino però non risultava. La possibilità di trovarlo era
peraltro minima, trattandosi di documenti non ufficiali, quindi coperti
dal segreto; certo, sarebbe stato un colpaccio. C’erano invece: il
bollettino dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geotermica di Roma (nel
‘36 attivo come Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geofisica);
quello degli Atti Ufficiali Prefettura di Milano; il Bollettino
parlamentare; quello dell’Aviazione Civile, quello della Specola Vaticana;
il Bollettino Ufficiale del CNR. Parte di questi documenti non erano
disponibili alla consultazione, parte si riferivano a periodi storici
precedenti o posteriori la durata del Gabinetto fascista. Dopo questo buco
nell’acqua indirizzai le ricerche presso la Biblioteca dell’Osservatorio
Astronomico di Brera. Anche là non risultava alcun bollettino o
bullettino, né astronomico né meteorico, riferibile ai files
fascisti. C’erano invece gli "Atti della Reale Accademia delle Scienze di
Torino", che documentavano le condizioni meteo del giorno dell’atterraggio
del ‘33: una giornata piovosa, preceduta, il giorno prima, da un
temporale. Un po’ poco per ipotizzare, come hanno fatto altri, un
UFO-crash stile Roswell (che alcuni vogliono causato da un fulmine che
avrebbe colpito l'oggetto volante).
Non venivano riferiti eventi strani
(passaggio di bolidi, sismi, globi nel cielo) nel "Bollettino Sismico
Macrosismi" del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geofisica di
Roma; né, circa i fatti del ‘36, nell’Estratto del "Bollettino del
Comitato per la Geodesia e la Geofisica del CNR" (contenente i risultati
delle 164 osservazioni del cielo e del sole condotte da alcuni scienziati
nel ‘36 sul Monte Rosa, durante i test per misurare la radiazione solare
diretta, diffusa e globale). Insomma, sulle pubblicazioni interne di
astronomia non vi era alcun riscontro circa i fatti del ‘33.
Maggior fortuna abbiamo avuto invece con
Marconi, grazie al rinvenimento di un rarissimo volume, scritto durante il
fascismo dal giornalista di regime Mario La Stella, che documenta
dati alla mano la passione del premio Nobel per gli extraterrestri. Il
testo in questione si intitola "Marconi - mago dell’invisibile, dominatore
degli spazi" ed è stato pubblicato dalle edizioni sarde Aurora nel 1937,
poco prima della scomparsa del fisico.
In realtà, la voce che Marconi credesse
negli alieni circolò in Italia anche negli anni Sessanta (l’11 maggio 1966
il giornalista Pietro Cimatti ne accennò molto brevemente sulla "Settimana
Incom"); La Stella riporta invece due dichiarazioni dello scienziato,
apparse rispettivamente sul "Daily Mail" del 26-1-20 e sullo "Evening
Standard" del 15-12-31, con cui si riferiva e della ricezione di
radiomessaggi alieni, alcuni dei quali simili a lettere dell’alfabeto,
dallo spazio esterno; e dell’effettiva possibilità di comunicare "tramite
le onde hertziane" con altre intelligenze.
Alla luce di queste prese di posizione, non
stupisce dunque che Mussolini pensasse proprio a Marconi, come vertice del
Gabinetto RS/33.
Proseguendo nella ricerca storica, abbiamo
avuto ulteriori conferme anche dell’interesse strategico dei
servizi segreti fascisti per le misteriose aeronavi; non solo l’Italia
rivestiva un ruolo prioritario nella conquista degli spazi aerei,
all’epoca; era in realtà dal secolo precedente che il nostro Paese tentava
di potenziare il proprio apparato aereo, come ribadiva la Domenica del
Corriere del 29 gennaio 1899, inneggiando ad un siluro volante costruito
dal tenente Giampietro Vialardi, dell’Università di Pavia, nel tentativo
di "gettare le basi per una Società aeronautica italiana". Vialardi
custodiva a Milano un prototipo in alluminio a metà strada tra un
dirigibile ed un aereo; ideale continuatore delle sue opere fu, agli inizi
del Ventennio, quel Gaetano Arturo Crocco della Società Italiana Razzi,
scelto per merito come membro effettivo del Gabinetto RS/33.
E GLI ARCHIVI BRUCIATI
Riferimenti più precisi verso
un’organizzazione così bene articolata ed efficiente, quale si andava
configurando ogni giorno di più il Gabinetto RS/33, dovevano essere
rimasti nei vari archivi storici. Decisi così di concentrare le mie
ricerche sugli archivi delle strutture coinvolte
nel recupero lombardo del disco del ‘33.
Copia dei documenti, o dei registri che annotavano la presenza degli
stessi, dovevano esistere, per legge e per regolamento bibliotecario. La
ricerca si restringeva così a tre strutture ben precise: gli archivi della
Prefettura, dei Carabinieri, della Questura. In Prefettura, ove legalmente
il segreto di Stato decade dopo cinquant’anni (settanta in caso di
privacy) non trovai nulla, probabilmente perché i files fascisti (che
presumibilmente avvisavano il prefetto del recupero del disco, come è
riferito nella "nota personale riservatissima") erano stati spediti
all’archivio ministeriale di Roma, da prassi. Quanto ai Carabinieri, un
maresciallo, che ho agganciato casualmente durante le ricerche, per poco
non mi è scoppiato a ridere in faccia quando gli ho chiesto come arrivare
alla documentazione (prudentemente, avevo evitato di dire che si trattava
di avvistamenti, preferendo parlare di aerei spia Alleati...). "Su questi
fatti c'è sempre il segreto militare", è stata la prevedibile risposta.
Quanto alla Questura, una laconica nota sui registri prefettizi avvisava,
stile X-files, che "tutti i carteggi dal 1900 al 1943 erano andati
distrutti in un incendio". Ma alla fine la costanza è stata premiata e,
sempre dagli archivi della Prefettura, sono emersi due dossier dalla
dicitura assai intrigante: "Aeroplani sospetti - Segnalazioni 1931 - 1933
- 1934 - 1935" (ma si arrivava sino al 1938). Erano tutti documenti
originali che, pur non menzionando in alcun modo i files milanesi del
Gabinetto RS/33, riferivano di alcune centinaia di sorvoli anomali
nell’arco di sette anni, in tutta Italia. Ovviamente all’epoca si parlava
di "velivoli non identificati". Nei circa 500 telegrammi alla Prefettura
da me visionati, riferibili ad altrettanti casi, vi erano avvistamenti
(nel senso lato del termine) di ogni genere: aerei di contrabbandieri,
aerei spia o velivoli da turismo che sovente, a causa della quota, delle
condizioni meteo o della velocità, non si riuscivano ad identificare; in
molti casi, dunque, partiva l'allarme aereo, per le intrusione non
autorizzate. Le violazioni del nostro spazio aereo venivano immediatamente
segnalate ad una rete di sorveglianza ben precisa (che anticipò di anni
quella del Project Twinkle americano); la stessa che, molto probabilmente,
venne utilizzata dal Gabinetto RS/33, in quanto attiva ed operativa.
VELIVOLI NON IDENTIFICATI
Per quanto riguardava il capoluogo
lombardo, venivano immediatamente allertati la Regia Prefettura (per
"Intelligenza Milano", con coinvolgimento cioè dei servizi segreti), gli
Uffici di milanesi di Cinisello, Piazza Napoli, Ghisolfa e Arena, il
Comando Difesa, gli aeroporti di Taliedo (centro radiotelegrafico) e
Bresso, la Questura. Talvolta i telegrammi venivano inoltrati in copia
anche al Centro di Raccolta Notizie del Viminale a Roma (con la dicitura "cta
precdnz asslt", consigliata precedenza assoluta). Ovviamente mi resi
subito conto che in larga parte gli avvistamenti si riferivano a
violazioni aeree ben terrestri (spesso gli aerei in seguito venivano
identificati e bloccati; molti erano svizzeri), giudicate particolarmente
allarmanti nel clima dittatoriale dell’epoca. Non tutti i telegrammi erano
però identici, ed i toni e gli allarmi erano tali da lasciare supporre che
la "mancata identificazione" dipendesse a volte da ben altro motivo. Una
minima ma consistente parte dei telegrammi inviati ai servizi segreti
descrivevano velivoli decisamente atipici (da qui, probabilmente, la
richiesta formale dell’inoltro all'Intelligence). Facciamo alcuni esempi:
"24 luglio del '34 - Precedenza assoluta su tutte le precedenze - Allarme
aereo - Comando aeroporto presso prefetti Lombardia - Centro raccolta
notizie Viminale Roma". Sondrio segnalava l’avvistamento di un "velivolo
non potuto identificare", a quota altissima, apparso sopra la città alle
8.55; venivano allertati gli Uffici milanesi dell’Arena, gli aeroporti di
Bresso e Taliedo e la Questura. Altro caso: 5 aprile 1934, telegramma
urgente da Genova. Il Semaforo (cioè il punto di osservazione
aerea) di Portofino segnalava alle 16.15, sulla rotta aerea di Genova tre
ordigni sconosciuti diretti a nordovest. Un minuto dopo gli ordigni
diventavano due e venivano avvistati da diversi punti d'osservazione della
città: Punto Mesco e Semaforo Genova. 18 maggio 1933; era la volta di un
ordigno a quota "altissima", che proveniva dalla Svizzera e si dirigeva
verso Como e Milano. 3 giugno del '33: la camicia nera milanese Agosti
inviava un fonogramma dal posto di osservazione Solferino chiedendo
l'allarme aereo. 8 luglio 1933; erano le 10.55 e due "velivoli
sconosciuti", che si differenziavano dai comuni aerei perché invertivano
di botto la rotta, sorvolavano Valona. Il 17 agosto 1933 il console Pagani
avvisava del sorvolo di un ordigno, su Milano. "Per misure precauzionali
ho fatto alzare la pattuglia di allarme", concludeva il fonogramma.
Dall’esame dei files più propriamente
ufologici (69 su 500) emergeva innanzitutto il fatto che a Milano, come
del resto nelle prefetture di tutta Italia, arrivavano in copia i
telegrammi contenenti gli avvistamenti; ciò significa che non esistono 500
telegrammi per la sola Milano, ma per tutta Italia. Di questi, sono una
ridottissima parte poteva essere a sfondo ufologico, per un periodo
compreso fra il 1933 ed il 1937. Non vi erano files degni di rilievo
nell’annata 1931; non appariva dunque casuale che le prime schedature
risalissero al 1933, anno della nascita del Gabinetto RS/33.
I punti di osservazione (i Semafori) da cui
provenivano principalmente le segnalazioni erano Capo Noli, Capo Mele,
Portofino, Genova per la Liguria; l’aeroporto Mirafiori di Torino; quello
di Ghedi a Brescia; Campoformido (UD); altre segnalazioni provenivano da
Imperia, La Spezia, Savona, Ravenna, Varese, Aosta, Cuneo, Chiasso,
Sondrio, Chiavenna, Littoria, Napoli, Palermo, Trapani. Tutta l’Italia era
dunque rappresentata, ma solo 69 volte gli allarmi aerei furono tali da
essere considerati decisamente anomali (e solo 9, secondo questa ricerca,
potrebbero essere definiti credibili in senso stretto). Questi 69
documenti sono sostanzialmente ben diversi dalle centinaia di altri da me
visionati (ove ad esempio seguiva il riconoscimento degli aerei; a volte
Genova confermava l'identificazione di velivoli francesi, Ciampino-Torre
Orlando dei tedeschi e olandesi, Varese-Porto Ceresio degli svizzeri,
ecc...).
In ogni caso quando i velivoli erano
chiaramente identificabili, veniva segnalato a chiare lettere. Tranne in
69 casi. L'indagine dunque prosegue...
NON POSSIBILE IDENTIFICARE
Qui di seguito abbiamo raccolto tutte le
segnalazioni anomale indirizzate all’Intelligence fascista. Sono 68
fra telegrammi e fonogrammi, sugli oltre cinquecento inviati alla
Prefettura di Milano (ed in alcuni casi anche ai servizi segreti) da tutta
Italia. Alcuni di esse si riferiscono ad episodi decisamente anomali, per
i quali è stato necessario il coinvolgimento di più enti; per altre è
assai più semplice ipotizzare una spiegazione convenzionale (da noi
proposta a margine, per dare la dimensione statistica della
documentazione). Sfortunatamente l’abuso dei termini "velivolo" ed "aereo"
(in mancanza dell’allora inesistente sigla UFO) non facilita
l’identificazione di taluni episodi. Circa la documentazione raccolta,
abbiamo indicato con la sigla "fon" i fonogrammi, con "tel" i telegrammi.
I fonogrammi non risultano inviati ai servizi segreti. Le voci in corsivo
si riferisco ai casi più anomali, presumibilmente ufologici in senso
stretto.
16-4-33 ore 10.10 (fon). Apparecchio "non
possibile identificare" fa scattare l’allarme aereo su Milano. Il fenomeno
si ripete alle 16.20, facendo nuovamente alzare la pattuglia aerea
d’allarme.
13-5-33 ore 18.20 (tel). Ordigno dallo
Spluga verso Milano e Como. Il fenomeno si ripete esattamente alla stessa
ora, cinque giorni dopo. Probabile aereo.
19-5-33 ore 10.20 (tel). "Aeroplano
sospetto" dalla Svizzera a Brescia. Allertati Sondrio, Milano, Brescia e
Bresso.
3-6-33. Raffica di telegrammi per un
"velivolo sconosciuto" che sfreccia a grande velocità e a quota altissima,
attraversando in pochi minuti lo spazio aereo che dalla Svizzera porta a
Como e Milano, descrivendo una rotta alquanto anomala; viene intercettato
da terra alle 10.00 (da Sondrio), alle 10.10 (da Montespluga), alle 10.22
(da Milano Termine), alle 10.30 (Portoceresio). Alle 11.50 lo stesso
ordigno (o uno analogo) punta verso la Svizzera (tornando dunque
indietro). Lo spiegamento di forze è notevole. Alle "ore 5" un fonogramma
della camicia nera Agosti avvisa che è stato decretato l’allarme aereo
dalla postazione milanese di via Solferino.
8-6-33 ore 12.27 (tel). Portofino segnala
"aeroplano sconosciuto" diretto a nordovest.
13-6-33 (due diversi tel). In mattinata un
velivolo proveniente dallo Spluga si dirige verso Milano.
23-6-33 ore 9.20 (tel). Il brigadiere CC
Pleavano segnala velivolo proveniente dalla Svizzera e diretto verso Como
e Milano. Alle 20.25 un altro telegramma segnala un velivolo da
Pontechiasso a Milano.
28-6-33 (fon). Il Console Soati del
Comando Legione Antiaerea di Milano smentisce il passaggio di velivoli
sospetti sulla città, a seguito di due fonogrammi di allarme inviatigli
alle 10.45 e alle 11.13. Dov’è finito il "velivolo" misterioso?
1-7-33 ore 3 (fon). La camicia nera
Giovanni Erri avvisa di un "allarme aereo". Nessun altro dettaglio
disponibile.
8-7-33 ore 10.55 (tel). Velivoli che
invertono la rotta su Valona (Albania, sotto tutela italiana).
17-8-33 ore 17.25 (fon). Apparecchio "non
ben identificato" su Milano. Alzata la pattuglia aerea.
8-9-33 ore 10.10 (tel). Velivolo ad alta
quota sopra Varese e Luino.
23-9-33 ore 17.45 (fon). Velivolo su
Milano, che viaggia da nord ad est. Il Console Pagani (IIº Legione Milano)
ordina il decollo della pattuglia d’allarme.
3-4-34 ore 14.00 (ben
sette telegrammi). Velivolo su Imperia. L’ordigno viene segnalato alle
14.12 su Savona, mentre inverte improvvisamente la rotta e sparisce alla
vista dietro il monte Madonna del Rio. Alle 14.20 viene segnalato un
ordigno che evoluisce sopra Genova e poi sparisce alla vista. Si apprende
che alle 13.32 il Semaforo di Genova ha avvistato "tre idrovolanti
sconosciuti". Altri apparecchi ignoti avevano sorvolato il capoluogo
ligure alle 11.28. Ancora avvistamenti alle 9.29 e alle 18.58 da Capo Mele
(IM). Allertati tutti gli Uffici milanesi.
4-4-34 ore 13.26 (tel).
Ordigno su Savona che inverte la rotta e sparisce.
18-10-35 ore 10.45 (tel).
Il "Distaccamento Boccio Pellice" segnala un aereo ad alta quota diretto
al Colle della Gianna (TO).
5-4-34 ore 16.15 (tel). Tre
aerei sconosciuti su Genova. Alle 16.30 su Imperia.
12-4-34 ore 17.52 (tel).
Velivolo sconosciuto su Imperia.
16-4-34 ore 10.23 (tel).
Velivolo su Capo Mele. Alle 16.40 i carabinieri di Milano segnalano un
ordigno su Varese.
20-6-34 ore 16.49 (tel).
Velivolo sconosciuto su Capo Mele.
24-7-34 ore 8.55 (tel).
Ordigno "non potuto identificare" ad altissima quota su Sondrio. Non viene
allertata l’Intelligenza ma direttamente il Centro Raccolta Notizie del
Viminale a Roma.
16-5-36 ore 15.30 (ben
cinque diversi telegrammi). Aereo sconosciuto su Savona, notato da Capo
Mele. Improvvisamente inverte la rotta e sparisce alla vista. Lo stesso
ordigno, o un altro, era stato segnalato alle 15.10 a Punto Mortola, alle
15.16 a Capo Arma e alle 15.18 a Bordighera. Il telegramma
dell’avvistamento delle 15.30 viene inviato due volte dal prefetto
savonese Oliveri alla prefettura di Milano, all’Intelligenza, agli
aeroporti di Taliedo e Lonate Pozzuolo; quindi, a tutti i prefetti del
Regno.
17-5-36 ore 9.09 (tel).
Aereo sconosciuto su Bordighera; altro avvistamento alle 9.18 su Imperia.
Prob. aerei.
22-6-36 ore 12.09 (tel).
Ordigno a quota altissima sopra Varese. Intelligenza non allertata.
28-6-36 ore 8.43 (tel).
Ben sei "aerei sconosciuti" da Punto Mortola (IM) diretti a est.
2-7-36 ore 22.43 (tel).
Aereo sconosciuto su Monte Circello, Littoria (oggi Latina). Intelligenza
non allertata; avvisato Ministero dell’Interno.
17-7-36 ore 15.20 (tel).
Aereo sconosciuto su Punto Mortola (IM). Fenomeno analogo alle 15.50 su
Capo Noli. Prob. aerei.
29-7-36 ore 15.00 (tel).
Un "aereo" proveniente dalla Francia sorvola Ventimiglia a quota
bassissima (600 metri); poi viola la zona militare di Gouta e Baiardo.
Nonostante la bassa quota, nessuno degli osservatori militari riesce ad
identificare l’ordigno; per una strana "mancanza mezzi di comunicazione"
(per un black-out?) la Centuria della Milizia Confinaria può avvisare solo
in notevole ritardo le prefetture di La Spezia ed Imperia. Scatta
l’allarme aereo.
3-8-36 ore 18.34 (tel).
Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola (IM).
10-8-36 ore 17.08 (tel).
Aeroplano sconosciuto a Punta Mortola (IM).
19-8-36 ore 16 (tel). Aereo
sconosciuto notato da Capo Mele. Prob. aereo.
27-8-36 ore 9.45 (tel).
Aereo sconosciuto notato da Capo Mele. Prob. aereo.
30-8-36 ore 12.34 (tel).
Aereo sconosciuto notato da Capo Noli. Prob. aereo.
31-8-36 ore 10.35 (tel).
Aereo sconosciuto su Capo Mele. Volo regolare. Altra segnalazione da
Genova alle 11.08 (Intelligenza non allertata).
1-9-36 ore 8.25 (tel).
Ordigno su Bordighera diretto a nordest. Volo regolare.
8-9-36 ore 11.19 (tel.
cifrato). Oggetto su Portofino. Intelligenza non allertata.
22-9-36 ore 15.37 (tel).
Aereo sconosciuto su Capo Noli.
13-10-36 ore 8.17 (tel).
Aereo "indistinto"; allertato il Ministero degli Interni e la Sicurezza di
Roma.
30-10-36 ore 12.25 (tel).
Ordigno su Capo Noli. Prob. aereo.
22-1-37 ore 10.45 (tel).
Aeroplano sconosciuto sorvola Bordighera. Prob. aereo.
13-2-37 ore 13.03 (tel).
"Aero (sic) sconosciuto" su Savona.
18-2-37 ore 12.42 (tel). "Idro
sconosciuto" visto dall’Osservatorio di Capo Noli.
13-3-37 ore 10.16 (tel).
Aereo sconosciuto su Bordighera. Prob. aereo.
1-5-37 ore 11.10 (tel).
Misterioso "rumore aereo" sopra Torino.
10-5-37 ore 9.33 (tel).
Misterioso "rumore aereo" sopra Capo Mele.
19-8-37 ore 15.55 (tel).
Ordigno proveniente dalla Francia diretto verso Torino; volava a quota
altissima.
12-11-37 ore 14.55 (tel).
Ordigno su Nuoro. Vengono allertate tutte le prefetture d’Italia ed il
Comando Aeroporto Mirafiori di Torino.
Le ricerche sugli X-files di Mussolini
vanno avanti ed ogni giorno nuovi elementi confermano l’autenticità dei
documenti, delineando parimenti un quadro sempre più completo ed
intrigante, composto da insabbiamenti, azioni di guerriglia e trame
tessute per mettere a tacere una scomoda verità. Oggi i mass media,
brutalmente censurati negli anni Trenta, si sono presi una rivincita
"morale" dando ampio risalto a questo giallo del Ventennio: i documenti
fascisti sono stati mostrati dal nostro Roberto Pinotti nello Speciale
Tg1 andato in onda sabato 30 settembre ed interamente dedicato agli
UFO, durante il quale, fra l’altro, l’Aeronautica Militare ha aperto i
propri dossier. E la rubrica Tentazioni de "Il Giorno" ai files
fascisti ha dedicato un’intera pagina il 7 settembre scorso, con una
dettagliata inchiesta del giornalista Gabriele Moroni.
L’UFO NASCOSTO A VERGIATE
É stato proprio "Il Giorno" il primo ad
ipotizzare, su mia indicazione, che il disco volante recuperato dai
fascisti all’alba del 13 giugno del ‘33 fosse stato nascosto negli
stabilimenti della Siai Marchetti di Vergiate o Sesto Calende, due
località confinanti in provincia di Varese. Sono giunto
all’identificazione del posto grazie ad una serie di elementi combacianti.
In primo luogo, la zona dell’atterraggio doveva essere nel milanese o in
Lombardia; lo dimostrava il fatto che le veline Stefani che riferivano del
recupero partissero dall’Ufficio Telegrafico di Milano e non, ad esempio,
da Roma o da una sede giornalistica periferica; Vergiate si trova in
provincia di Varese; a cinque minuti di macchina c’è Sesto Calende, sul
fiume Ticino, al confine con Novara. A Sesto Calende e a Vergiate (e nella
vicina S.Anna) la Siai Marchetti aveva i propri stabilimenti ove venivano
costruiti gli aerei militari. A Sesto vi erano gli uffici dirigenziali, a
Vergiate gli stabilimenti veri e propri, a S.Anna i cantieri che in
seguito ospiteranno la Decima Mas. A Sesto e Vergiate erano di casa Italo
Balbo e Filippo Eredia, suo braccio destro. Balbo, lo apprendiamo dai
documenti fascisti, era uno dei vertici del Gabinetto RS/33 (ed era in
stretto contatto con Marconi, come dimostra un articolo su "La Sera" del
15-7-33, circa alcuni telegrammi amichevoli fra i due personaggi). La
storia ufficiale ci dice che Balbo "era solito partire per le sue imprese
aviatorie proprio da Sesto Calende" (meglio ancora: dal campo di volo
dell’adiacente Vergiate). Filippo Eredia, responsabile dell’Ufficio
Meteorologico di Stato (forniva a Balbo le condizioni atmosferiche per le
trasvolate oceaniche) era di casa negli stabilimenti della Marchetti (vi
sono foto che lo ritraggono a S.Anna). Dopo la guerra quest’ultimo
divenne, curiosamente, uno dei più strenui scettici d’ufficio del
fenomeno UFO. Ancora, altre indicazioni spingevano la mia attenzione nella
zona di Varese. In primo luogo, il fatto che, dopo il recupero del disco,
era stato proprio un giornale varesino, la "Cronaca Prealpina" del 20
giugno, a dare notizia con enfasi dell’esistenza di forme di vita su Marte
in contatto con uomini della Terra; in secondo luogo il fatto che negli
anni immediatamente successivi il dopoguerra continuasse a circolare nella
zona la voce che a Vergiate fossero custoditi dischi volanti
terrestri. Ho personalmente reinchiestato il caso di Tradate di Varese.
Nel 1950 l’operaio Bruno Facchini di Abbiate Guazzone s’imbatté, in un
bosco, in un disco volante sceso al suolo e nei suoi occupanti. A ricordo
di quell’esperienza, Facchini portò sempre sull’addome gli effetti (da
scossa elettrica) provocatigli da un fascio di luce sparatogli contro
dagli alieni; conservò inoltre frammenti del disco volante, lasciati a
terra dagli extraterrestri, intenti ad effettuare sul disco un lavoro di
saldatura. Ciò che pochi sanno è che quando Facchini si imbatté nel disco,
pensò subito fosse un prototipo americano
custodito a Vergiate. Proprio gli
americani, che durante la guerra bombardarono ben nove volte lo
stabilimento Marchetti di Vergiate tentando di distruggere qualcosa a
tutti i costi, risparmiarono Sesto Calende, sebbene sorgesse accanto ad
uno strategico ponte in ferro sul Ticino. Forse gli americani, venuti a
conoscenza del fatto che negli uffici della Marchetti vi erano preziosi
incartamenti, decisero di risparmiare Sesto. E a guerra finita, negli anni
Cinquanta, l’US Air Force si affrettò a mettere le mani sugli stabilimenti
di Vergiate, improvvisamente adibiti ad hangar manutentivi per gli aerei
americani.
Altri elementi ancora mi spingevano ad
investigare in questa direzione. Va detto che negli ultimi mesi diverse
teorie sui files fascisti sono state veicolate su pubblicazioni varie;
riguardavano in parte il crash (sebbene nei documenti si parlasse solo di
atterraggio) del disco volante del ‘33; veniva avanzata l’ipotesi di un
guasto causato da un fulmine, chiaramente ispirandosi al crash di Roswell.
Sin dall’inizio della mia indagine era bastato controllare il bollettino
meteo dell’Osservatorio di Milano Brera per escludere a priori questa
ipotesi: quel giorno il cielo era semicoperto, occasionalmente piovoso.
Non vi erano stati furiosi temporali. Ma proprio per questo motivo saltava
subito agli occhi come una forzatura, una bugia male orchestrata, la
notizia che un misterioso lampo di luce schiantatosi nella notte
sullo "stradale tra Magenta e Novara" fosse un banale fulmine. L’unica
pubblicazione che si azzardava a riportare la notizia (con un certo
ritardo) era la Domenica del Corriere del 9 luglio; riferiva assai
stringatamente di ben cinque operai, uno dei quali ferito molto
gravemente, colpiti... da un unico fulmine!. Non poteva sfuggirmi la
connessione con il documento senatoriale del Gabinetto RS/33 che imponeva
di ricondurre il "fenomeno" ad una spiegazione astronomica. Non ho mai
scritto prima di questa scoperta perché volevo esserne sicuro (in fondo,
nei giorni immediatamente precedenti o successivi l’atterraggio dell’UFO
vi erano state diverse convenzionalissime cadute di fulmini).
IL CASO MORETTI
Solo qualche mese fa ho potuto finalmente
avere le prove definitive che da tempo cercavo. Un amico militare mi aveva
fornito una mappa dell’Aeronautica americana che indicava la dislocazione
tattica dei principali aeroporti italiani negli anni Quaranta. Nel Nord
Italia la più grande concentrazione era proprio attorno al milanese. Era
evidente che qualunque ordigno fosse stato recuperato in zona, sarebbe
stato occultato nel più vicino hangar aeronautico di fiducia. Vergiate era
legato a doppio filo con il Gabinetto RS/33. Non solo. Grazie ad una
preziosa collaborazione potei scoprire che negli uffici dirigenziali di
Sesto Calende lavorava un funzionario a nome Aldo Moretti. Ricordate il
misterioso "caso Moretti" del quale i carteggi fascisti dicevano che "non
si poteva parlare se non a quattr’occhi data la delicatezza e la
particolarità della vicenda"? Moretti veniva citato in una velina Stefani
indirizzata ad un misterioso Alfredo (ipotizzai potesse essere un
giornalista di "Anno XIII"). "Se mi chiedi un consiglio, eccolo: non dire
a nessuno, ripeto a nessuno e ciò comprende i parenti più stretti, quanto
hai visto", consigliava la missiva. Un Moretti è tra i funzionari della
Siai Marchetti. Il suo nome viene indicato in un bollettino parasatirico
del dopolavoro della Siai Marchetti, lo Zic (1). Viene indicato come
"funzionario della D.O.", probabilmente della Direzione Operativa. Cosa
aveva mai combinato questo Moretti per diventare un innominato? Aveva
incendiato l’hangar che custodiva il disco volante (o quanto ne restava)!
Negli archivi dei repubblichini il solerte e fedele funzionario veniva
improvvisamente disegnato come un pericoloso partigiano; i carteggi che lo
riguardavano erano però volutamente fumosi, quasi si stesse cercando di
cancellarne per sempre l’identità (come consigliavano le veline Stefani).
Lapidaria la citazione nei documenti della Guardia Nazionale Repubblicana
di Varese, circa "alcuni elementi entrati nella clandestinità, certi
Moretti e Tiferi da Sesto Calende".
La conversione di Moretti dovette
avvenire dopo il 1940. Sino al 6 settembre di quell’anno Aldo Moretti era
ancora uno stimato dirigente di regime; sembra collegato il fatto che
proprio nel 1940 il Gabinetto RS/33 terminasse le investigazioni sugli UFO
e passasse l’intera documentazione ai nazisti. Tre anni dopo Moretti
decise di ribellarsi. L’incendio del capannone della Siai di Vergiate è
datato 17 marzo 1943. Quanto danno fece quell’incendio doloso non è dato
di saperlo. Non è detto, nei carteggi RS/33, quanta documentazione (o
reperti) le avide mani dei nazisti ci abbiano lasciato dopo il 1940. Non
possiamo quindi stabilire se a Vergiate, all’epoca dell’incendio, vi fosse
ancora il disco, o semplici frammenti di UFO, o ancor più banalmente
carteggi segreti, fotografie e schizzi del velivolo. Questo materiale è
probabilmente andato distrutto per sempre, sebbene vi sia una speranza che
ne possa esistere copia. Un nostro collaboratore ricorda una mostra di
disegni del dopoguerra, realizzati (prima del 1947) da "malati di mente"
d’Italia. Fra i tanti bizzarri schizzi, alcuni raffiguravano chiaramente
lo spaccato di un disco volante, disegnato da un matto prima che si
cominciasse a parlare di UFO. Li aveva realizzati il misterioso
personaggio citato nei carteggi fascisti come "il caso analogo conclusosi
con il ricovero in manicomio"?
IL TRIANGOLO DEL TICINO
Identificare nella zona di Sesto e Vergiate
i luoghi del primo cover up UFO dell’età contemporanea ci spinge ad alcune
riflessioni. In primo luogo, Sesto Calende si trova sul Ticino. Ed i
nostri lettori sanno che da tempo immemorabile il "triangolo" che va dal
Ticino pavese a quello novarese e comprendente la punta varesina è zona di
intensissima attività ufologica. Il dossier al riguardo è voluminosissimo.
É solo un caso? O c’è un legame con i fatti del 13 giugno del ‘33? Una
teoria analoga è stata proposta per Hessdalen; anche in quell’occasione le
ripetute e continuate apparizioni UFO sono state spiegate da alcuni con un
incidente alieno. Siamo nel campo delle supposizioni; sappiamo però che
nei giorni successivi il recupero la vita dei funzionari delle località
coinvolte venne improvvisamente stravolta. I dirigenti della Macchi
varesina, l’altra società che costruiva aerei militari assieme alla
Marchetti, venivano spostati e sostituiti da tale ingegner Paolo Foresio,
un fedelissimo che proveniva dal Genio Navale (2); a Milano il questore
Pietro Bruno veniva rimosso e rimpiazzato dal questore di Trieste Gaetano
Laino; il 26, "alla presenza di S.E il Prefetto, gr. uff. Fornaciari", il
Segretario Federale del Fascio console Erminio Brusa (che evidentemente
sapeva troppo) veniva trasferito e sostituito "dal nuovo segretario
federale Rino Parenti (3)". Non solo. Probabilmente la milizia fascista
aveva rastrellato tutta la zona incriminata; non si spiegherebbe
altrimenti l’improvvisa mobilitazione di fedelissimi da Cuggiono (VA), da
Como e dalla Brianza. Cercavano qualcosa? O nascondevano qualcosa? Fatto
sta che la stampa dell’epoca
riferisce che il 17 giugno venivano
allertati "i Comandanti di Fascio, i Capi Centurie e gli aiutanti in
seconda dei Fasci Giovanili di Combattimento" della cittadina di Cuggiono,
che guarda caso è proprio tra Varese e Milano; e veniva messa in
allarme la sede del Fascio di Carate in Brianza (4); la mobilitazione si
estendeva sino a Como, ove il 23 giugno si approntava un imponente raduno
di camice nere (5). E ancora, pochi giorni dopo l’atterraggio UFO, si
precipitava a Milano, inaspettatamente, nientemeno che la Regina (6). La
versione ufficiale fornita dalla stampa fu che intendesse all’improvviso
semplicemente visitare l’Ospedale Maggiore di Milano. Forse per
incontrare i cinque viandanti feriti dalla caduta del disco volante?
Alla luce di questi nuovi elementi assume
un diverso significato il martellante bombardamento mediatico con cui il
Regime cercava, a mezzo stampa, di convincere e di convincersi che la
propria Aeronautica fosse ancora la migliore del mondo. Ciò avveniva
persino sulle riviste femminili, solitamente interessate a ben altri
argomenti; anche là il lavaggio del cervello era continuo, da "Eva" alla
cattolicissima "Alba" (che il 16 luglio ‘33 dedicava la copertina alle
"Ali d’Italia") a "Lei" (con un pezzo sulle "aviatrici"). Il regime temeva
chiaramente una perdita di autorità (7), tant’è che Mussolini in persona
dovette ribadire, in prima pagina dalle colonne dal fedelissimo
quotidiano "La Sera" pochi giorni dopo l’atterraggio, che lo Stato
fascista non era soltanto "un guardiano notturno che si occupava della
sicurezza personale dei cittadini..." (8). Eppure, proprio in quelle prime
ore dell’alba la polizia segreta fascista aveva lavorato da guardiano
notturno, non per la sicurezza dei cittadini, ma per la salvaguardia delle
proprie istituzioni.
DOCUMENTI CHE SCOMPAIONO
Sfortunatamente, hanno lavorato bene. La
caccia ai documenti è un’impresa disperata. In primo luogo, questa ricerca
è una lotta contro il tempo; i pochi testimoni che ricordano qualcosa si
stanno spegnendo lentamente (e recentemente è deceduto, a 73 anni per un
cancro al pancreas, il soldato italiano che collaborò con i servizi
segreti inglesi nello studio delle foto di foo-fighters). Ancor più
drammatica la ricerca di memoriali di membri del Gabinetto RS/33. Non è
noto se Mussolini abbia mai parlato della commissione UFO ai suoi più
stretti collaboratori o alle persone che gli furono vicine negli ultimi
istanti di vita. La logica lo escluderebbe; in ogni caso, lo scorrere
inclemente del tempo non ci favorisce: l’estate scorsa si è spento
monsignor Salvatore Capula, per sessant’anni parroco della Maddalena a
Cagliari, la persona che raccolse le ultime confessioni del Duce (9) e dal
quale avrebbe avuto in custodia certi misteriosi diari, la cui esistenza
continuò peraltro a negare. Ed è morto a Brescia, nel ‘96, forse l’unico
partigiano che potesse saperne qualcosa, il professor Aldo Gamba di
Gargnano (BS), che dopo la Liberazione fu responsabile della polizia
militare per il Nord Italia. I giornalisti arrivavano a Gargnano da tutto
il mondo per intervistarlo sulle casse segrete che Mussolini cercò di
trarre in salvo prima della fucilazione. E Gamba rispondeva: "Non dirò
niente a nessuno sull’impiego e sulla fine di quelle casse". Ma quando era
assieme agli amici toccava spesso l’argomento. "Il 29 aprile del ‘45",
diceva, "in qualità di capo della polizia militare feci sequestrare una
delle casse con l’archivio segreto di Mussolini e la consegnai
regolarmente alle autorità del nascente Stato Repubblicano". Fu forse
grazie a ciò che fu possibile scoprire - come abbiamo già scritto nel
numero di marzo di "UFO notiziario" - che la Repubblica Sociale Italiana
aveva un suo Gabinetto RS (di cui parla lo scettico Marcello
Coppetti nel volume "UFO arma segreta"). "C’erano altre quattro casse
contenenti atti e scritture della segretaria Mussolini", confessava Gamba.
"Due furono affondate nel lago di Garda. Per ottenere una sicura e rapida
immersione, erano state zavorrate da grosse pietre. Le altre due, il 18
aprile a Gargnano, furono caricate su un camioncino con altro materiale
della segreteria. Lo stesso giorno, di pomeriggio, anche Mussolini
abbandonò Gargnano. Le due casse vennero abbandonate nella prefettura di
Milano, ove si svolse l’ultimo breve Consiglio dei ministri. Il 29 aprile
riuscii a far recuperare anche una di queste due casse. La seconda era
sparita. Un giallo. Qualcosa era stato presumibilmente prelevato dal
segretario particolare del Duce (10)". "Ma", informa lo storico Federico
Pelizzari, "bisogna anche tenere presente che la sera del 26 aprile il
Comitato di Liberazione Nazionale aveva occupato la prefettura milanese di
Corso Monforte, dove il 27 si era insediato Riccardo Lombardi, prefetto
della Liberazione. Con lui arrivarono partigiani, patrioti improvvisati e
guardie di finanza, che avranno rovistato nelle casse zincate aperte
(11)". Le attuali veline del Gabinetto RS/33 finirono così nelle mani di
un partigiano? "Abbandonati sul pavimento", continua Pelizzari, "furono
trovati documenti di Mussolini degli anni ‘21, ‘25, ‘27, ‘36, ‘40.
Dell’altra cassa neppure l’ombra. Aldo Gamba supponeva che il materiale
fosse finito nelle mani dei servizi segreti americani o sovietici". É
forse casuale che dopo la guerra proprio americani e russi iniziarono a
costruite velivoli discoidali (l’Avro-car statunitense, il Galonska
russo)?
"Infine", conclude Pelizzari, "la cassa che
era stata recuperata scomparve durante il trasferimento verso Roma. Ma non
conteneva tuttavia rivelazioni storiche dirompenti, solo un pot-pourri di
atti pubblici, di relazioni sui Consigli dei ministri, documenti su
biografie fasciste...".
Il 13 agosto scorso è morto anche Franco
Campetti, l’artigiano che aveva ricevuto l’ordine dai fascisti di
costruire le celebri casse. Fu lui che, nel 1993, smentì pubblicamente che
le casse ritrovate nei fondali del lago di Gargnano (aperte con grande
enfasi alla presenza dell’on. Alessandra Mussolini) fossero quelle
contenenti i documenti più segreti del Duce (12). Tali casse non vanno
confuse con l’oro di Dongo, che secondo il settimanale elvetico "L’Hebdo"
sarebbero state nascoste non lontano dal lago di Ginevra, e non sarebbero
invece finite nelle mani dei partigiani che fucilarono il Duce (13). Le
casse di Dongo contenevano l’oro sottratto dai fascisti alla popolazione,
e dovevano servire per la nascita di un piccolo feudo mussoliniano in
Svizzera, in Spagna o in America; le casse di Gargnano custodivano invece
i dossier top secret del Fascio. Facile dunque che vi fossero anche i
files UFO (ma sul come Mister X abbia potuto mettere le mani sui carteggi
originali ho una mia teoria assai precisa, che spero presto di
avvalorare...).
Quanto sopra riportato è ciò che ci dice la
cronaca. Da fonti ufficiali non vi è modo di avere risposta alcuna
(sebbene i files fascisti dovrebbero essere custoditi alla Farnesina); non
è questa una novità, peraltro: ad esempio i carteggi fra Winston Churchill
e Mussolini sono stati cercato invano a Palazzo Chigi e non vi è traccia
del loro passaggio negli archivi riservati della Presidenza del Consiglio
all’epoca dei governi de Gasperi (14). Nulla si sa anche dal fronte
partigiano. Del Gabinetto RS/33 non vi è traccia negli archivi
dell’Associazione Nazionale Resistenza Partigiana (15) e la Fondazione
Marconi di Bologna neanche risponde. Qualche altro documento segreto sarà
sfuggito alla censura? Mistero. Casa Feltrinelli, la villa di Gargnano da
cui Mussolini governò la Repubblica Sociale e ove potrebbero essere stati
occultati altri documenti, è stata improvvisamente acquistata da un
magnate, guarda caso americano... (16).
IL SETI FASCISTA
Relativamente più semplice è stato indagare
sui membri del Gabinetto RS/33. Ne sono emerse convinzioni folli! Nel 1973
nella sala della Caxton Hall di Londra l’astronomo scozzese Duncan Lunan
presentava ai colleghi un diagramma di echi radio (LDE) captati nel 1928
dal professor C. Stoermer in Norvegia. Gli echi erano, secondo Lunan (e
secondo l’astronomo Bracewell, che li aveva studiati nel 1960) delle
radiofrequenze terrestri che erano state captate dagli alieni e reinviate
sulla Terra con una serie precisa di pause ("ritardi") a mo’ di messaggio
intelligente, un po’ come nel film "Contact".
Secondo Lunan gli echi erano stati
rispediti ritardati sulla Terra da una sonda extraterrestre partita
tredicimila anni fa da Epsilon di Boote. Al di là della bontà di queste
conclusioni, ciò che mi ha molto meravigliato è stato scoprire che Marconi
- capo del Gabinetto RS/33 e convinto assertore dell’esistenza di
comunicazioni aliene - fosse assolutamente al corrente dell’esistenza di
questi radiomessaggi! Ciò spiegherebbe perché proprio lui sarebbe stato
incaricato di guidare il Gabinetto RS/33; e spiegherebbe perché assieme ad
un altro membro del team fascista, Giancarlo Vallauri, studiasse il radar
per intercettare gli intrusi dallo spazio (17)! E si chiarirebbe il ruolo
del progettista Gaetano Arturo Crocco, altro membro del Gabinetto RS/33,
il primo in Italia a studiare, sin dal 1906, l’autorotazione - mediante
eliche - dei velivoli. Chi meglio di lui poteva capire il funzionamento di
un disco volante?
Di lui il giornalista aeronautico Cesare
Falessi, che fu suo grande amico, mi confermò l’improvvisa fissazione per
i viaggi nello spazio. Tale affermazione è documentata anche dallo
studioso Franco Fiorio: "Il grande scienziato e pioniere astronautico
italiano Crocco ha dimostrato fin dal 1950 come, mediante uno sfruttamento
più efficiente dell’energia di fusione nucleare, il raggiungimento di
velocità quasi-luce sia possibile e come ciò consenta di varcare, entro i
limiti di tempo della vita umana, i confini del nostro sistema solare fino
a distanze equivalenti a 34 anni luce, contenenti circa 480 stelle fisse
della classe del nostro sole, ciascuna delle quali rappresenta un sistema
solare indipendente comprendente molti pianeti di svariate caratteristiche
(18)".
Quanto a Marconi, citò gli echi di Stoermer
in uno scritto inviato alla Reale Accademia d’Italia (di cui fecero in
seguito parte i membri del Gabinetto RS/33) e letto a Trento il 7
settembre 1930. "Nel 1928", dichiarò il fisico, "il prof. Stoermer di Oslo
annunziò di aver potuto confermare delle osservazioni fatte dall’ing. Hals,
riguardo all’esistenza di radio-echi ricevuti parecchi secondi dopo la
trasmissione di ciascun segnale. Dato che la velocità delle onde
elettriche è di circa 300.000 km al secondo, è necessario supporre che le
onde causanti l’eco percorrano in certi casi centinaia di migliaia di
chilometri. Infatti, nel corso di una conferenza tenuta ad Edimburgo nel
febbraio di questo anno, il prof. Stoermer espresse il dubbio che alcune
onde adoperate nelle varie trasmissioni, fossero riflesse dall’orbita
della luna (19)". Guarda caso, proprio Crocco insisteva in quegli che si
dovesse colonizzare il nostro satellite. Il Majestic 12 fascista era
convinto che vi fosse qualcun altro sulla Luna?
Note:
1. "Zic" del 6-9-40. Cfr anche E. Varalli -
Sesto Calende porto di cielo, Gruppo Lavoratori Siai Marchetti, Varese
1979.
2. AA.VV - Ali a Varese, Provincia di
Varese, Varese-Milano 1997.
3. "Il cambio della guardia alla
Federazione" in "La Sera" 26-6-33. "Il nuovo Segretario Federale di
Milano" ne "Il Sole" 25-6-33. "Il saluto del nuovo Segretario Federale" ne
"Il Sole" 28-6-33.
4. "Convocazioni di zone" in "La Sera"
17-6-33 p.4.
5. "Raduni fascisti nel Comasco" in "La
Sera" 23-6-33 p.2.
6. "Improvvisa visita di Sua Maestà la
Regina" ne "Il Sole" 19-6-33.
7. Qualcosa di analogo accadde anche in
occasione dei sorvoli UFO di Venezia e Mestre nel ‘36. Dopo che un sigaro
volante e due dischi vennero invano inseguiti da un caccia la rivista "Il
Politecnico", che evidentemente ne era al corrente, prese ad insistere
sulla necessità dei rifugi antiaerei.
8. "La Sera" del 17-6-33.
9. "Morto monsignor Capula" in "Giorno"
25-7-00.
10. "Vi racconto che fine hanno fatto le
casse del Duce", di F.Pelizzari in "Giorno" 22-8-00.
11. Id.
12. "Il falegname che nascose i segreti del
Duce" in "Giorno" 17-8-00.
13. "Mussolini, in Svizzera l’oro di Dongo?"
in "Giornale di Bergamo" 1-9-00.
14 "Carteggio Churchill-Mussolini: a
Palazzo Chigi non c’è", in "Giorno" 29-7-00.
15. Comunicazione personale dell’ANRP
all’autore in data 23-6-00.
16. "Stelle e strisce nella villa del Duce"
in "Corriere della sera" 7-7-00.
17. A.Mondini - Storia della tecnica.
L’epoca contemporanea, Editrice Torinese, Torino 1980.
18. F. Fiorio - L’aviazione moderna e il
suo futuro spaziale, Vallardi Milano 1967.
19. Scritti di Guglielmo Marconi, a cura
della R. Accademia d’Italia, Roma 1941.
Fra le tante leggende urbane veicolate
dalla stampa in questi mesi, quella che del Gabinetto RS/33 fece parte un
noto massone italiano, che ha lasciato ai suoi adepti carteggi contenenti
alfabeti extraterrestri. ma è noto che i fascisti combattessero in tutti i
modi la Massoneria (cfr. S.Bertoldi - Camicia nera, Rizzoli, Milano 1994);
mai e poi mai un massone dichiarato avrebbe potuto far parte del Gabinetto
RS/33.
Bibliografia:
G. Ciano - Diario di Ciano, Rizzoli, Milano
1963.
C. Falessi - Balbo aviatore, Mondadori,
Milano 1983.
F. Fiorio - L’aviazione moderna e il suo
futuro spaziale, Vallardi, Milano 1967.
L. Garibaldi - I diari top-secret di
Claretta Petacci, in "Storia illustrata" 10/99.
R. Zangrandi - Il lungo viaggio attraverso
il fascismo, Feltrinelli, Milano 1962.
R. Pinotti - UFO scacchiere Italia,
Mondadori Milano 1992.
U.Guspini - L'orecchio del regime, le
intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo, Mursia, Milano 1973.
A.Spinosa - Mussolini, il fascino di un
dittatore, Mondadori, Milano 1989.
A.Lepre - Mussolini l’italiano, Mondadori,
Milano 1995.
B.Gatta - Mussolini, Rusconi, Milano 1988.
La Petacci spiava Mussolini per la Gestapo,
in Giorno 12-12-99.
Assedio UFO, Assedio UFO, SIAD Milano 1978
R.Vesco - Intercettateli senza sparare,
Mursia Milano 1968.
Gazzettino del lunedì 29-5-69.
R.Lusar - Die Deutschen Waffen und
Geheimwaffen des 2.Weltkrieges und ihre Weiterentwicklung, J.F.Lehmanns
Verlag Monaco 1965; German secret weapons of the Second World War, Neville
Spearman Londra 1959.
H.P.Dabrowski - The Horten flying wing,
Schiffer, USA 1991.
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