Avea già preventivamente scritto al signor don Carlo Ginami (Cividate 1778 - Malegno 1831) in Malegno perchè proccurasse spedirmi quelle notizie che avesse in Malegno potuto rinvenire circa la tumulazione del corpo di San Glisente, ma mi fece rispondere che niente vi sapeva in proposito, nè in allora poteva farne ricerca per esser impegnato nella assistenza a due persone in punto di morte, ma che disimpegnato da sì rilevante occupazione avrebbe fatte le opportune ricerche. E poichè io avea con lettera prevenuti li due vicari foranei di Bienno e di Darfo perchè favorissero tosto recarsi in Berzo per assister ad un'affar di rilievo, s'immaginarono di che carattere egli fosse, tanto più che lettera venuta da Brescia diretta al signor rettor Verzi di Lovere avea prevenuto con la notizia che io era stato delegato da Sua Eccellenza monsignor Vescovo all'esame della da alcuni supposta spoglia di San Glisente, ond'è che da molti in Lovere ed altrove con mia sorpresa e senza che dalla mia bocca si fosse detto ad alcuno l'oggetto del mio viaggio, era complimentato sul motivo dello stesso. Arrivati adunque in Berzo i due vicari foranei e altresì il signor commissario civile di Breno invitatovi dal deputato maggiore di Berzo (quale però, comechè pieno di religione, si è protestato che era venuto non mai per associarsi nell' esame del noto cadavere, essendo questa mansione ecclesiastica dacchè trattavasi della ricognizione di ben o mal supposte reliquie di un Santo, ma unicamente per ordinare che il commesso di monsignor Vescovo non fosse impedito in alcun conto dal far estrarre il suddetto cadavere, farne i rilievi con tutta libertà ed a ciò fossero somministrati gli opportuni mezzi e tenuto in freno il popolo dall'affollarsi ed impedirmi la libera revisione del cadavere predetto, avendo a questo fine fatto venire due guardie con i loro fucili oltre altri uomini d'armi a ciò commessi da signori deputati di quella comune. Portatomi adunque al locale ove chiuso con muro da ogni parte trovavasi il deposito del cadavere osservai che lo stesso era appoggiato a grosso muro esterno ed orientele della chiesa sopra accennata di San Lorenzo martire e poggiato sul piano parallelo al rimanente della base del piano attorniante la detta chiesa, diffeso in facciata da un muro perpendicolare di cinque oncie circa, che al di sopra dell'altezza di due braccia circa si piega alzandosi verso il muro della chiesa unito con malta allo stesso. Erasi ivi radunato molto popolo trattovi dalla curiosità di poter veder il cadavere quale però si è contenuto con tutta moderazione lasciando libero il locale a me, a signori predetti vicarii foranei, signor arciprete di Berzo e signor don Domenico Martinelli professor nel seminario di Lovere, onde liberamente fare le opportune osservazioni. Prima adunque di far scavar esso deposito si è fatta un esatta osservazione nell'estemo muro e sopraposto arco (quale ad altro non si vede servire se non a sostenere un praposta scala che va in cantoria e sul pulpito) tutto rozzo e senza alcun ornato o distinzione dal rimanente de muri; anzi meno degli altri o poichè sotto un altro arco vicino a quello del deposito e simile nella forma vi è dipinto un crocefisso e nella facciata della chiesa vi è dipinto in figura colossale San Cristoforo, e altresì sotto e fuori di esso arco vi è un urna in alto semimarmorea, che tiene un iscrizione del (1580) indicante esservi ivi il cadavere di persona benefattrice de poveri, che avea disposto santa somme di biada per formare un monte di pietà il cui deposito con iscrizione in marno si osserva chiuso da muro ed in pian terreno al di sotto. Si è pure fatta attenta osservazione che vi fosse qualche principio di iscrizione, ma non si è trovata in alcun luogo. Si è quindi cominciato ad atterrar il muro che formava il parapetto del deposito e tosto è apparsa la cassa di questo fatta in asse comune, sembra di paghera, rozza e simile affatto nel lavoriere alle casse de' morti che di presente si fanno per collocarvi in esse il cadavere de trapassati. Sopra la cassa stessa vi era due pezzi d'asse sìmile parte quasi consonta e parte in essere, quale convien dire sia stata levata da primi scopritori onde poter osservare il cadavere. Esso cadavere è posto con il capo verso sera, i piedi a mattina. Il capo è staccato, non so poi come, dal collo. Ha la bocca estremamente aperta, manca però di quasi tutti i denti, statili come si dice derubati; la lunghezza di tutto il cadavere è di circa braccia cinque ed oncie quattro. Il volto è quasi tutto coperto di pelle indurita a segno che sembra un vero cuoio e lo stesso si dica della maggior parte del corpo, quale pelle è discretamente bianca; manca in una mano, che è la destra, di quattro dita ed alcuni altri ossi massime di costole, statele come si dice derubate. Anco l'abito e mantello nella parte anteriore è stato levato da mano rapace; solo si vede una camiccia, o dirò meglio una porzione di essa, di tela fina e lavorata alla maniera con cui soglionsi ora lavorare le camiccie. Al di sotto della schena rimane una porzione del mantello fatto come di fustagno quasi nero e foderato di tela bianca ancor sussistente e che non cede se non al taglio della forbice. Anco della sottana rimane nella parte posteriore qualche rimasuglio e sembra fatta di fina lana; e delli bottoncini non ve n'è alcuno, stati come si dice levati dalle furtive mani del popolo. Ha una gamba ossia osso della tibia in parte corrosa e cariata; nel petto è scomposto forsi per le violenze pratticateli, manca del naso, lingua ed occhi, nel resto le giunture sono tutte unite. Fatte le suddette osservazioni, mi sono fatta premura di ricercare se o nelle parti nascoste del cadavere, o di sotto di esso vi fosse qualche pezzo di piombo, metallo o pergamena che potesse dare qualche indizio della persona di cui fu quel cadavere, ma niente si è rinvenuto; e poichè sperava una qualche memoria rinvenirla nel locale ove quella cassa esisteva ho fatta estrarre con diligenza la cassa medesima, ho fatto ripulire il piano sopra cui quella esisteva, indi mi sono abbassato ed ho esaminato per minuto in ogni parte l'interno di quella perfettamente rozza tomba e non ho potuto rinvenire alcuna memoria scolpita, nè dipinta, nè in alcuna maniera espressa relativa a quel cadavere ivi riposto; quindi nella fatta estrazione della cassa di esso cadavere non essendosi potuto occultare a quel popolo, che era presente, senza però che alcuno fuori di noi vi si sia avvicinato, e senza alcun tumulto, vi ho riflesso che a riserva di una donna che è parsa recitar sotto voce qualche orazione niun'altro ha dimostrato per quella qualunque spoglia segni di divozione, ma solo di curiosità. Compiuto il sud detto esame ho fatto rimetter il deposito e cada vere al suo antico luogo facendolo bene murare come lo era avanti. Quindi portatomi nell'interno di essa chiesa di San Lorenzo vi ho osservato due ritratti di San Glisente uno antico sul muro...