segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

 

 

1813

 

16 [gennaio 1813]

Dai 25 del decorso in cui si ebbe il famoso ventinovesimo bollettino e l’annunzio dell’arrivo in Parigi di Napoleone, altro non si seppe giamai. Non si può aver notizie da Germania. Milano la vice regina non ha altre nuove che di salute del vice re. Pare che il grand’esercito sia massacrato, che i Russi avvanzino, ma mai si può penetrar nulla. Ora si vuol suppor pace, i Russi alla Vistola e i Francesi a Chenisberga. Gran reclute vanno di qua in Prussia vestiti del proprio e senza qualsisia esercizio. Chi vuol gran guerra in primavera, chi impossibilità per il mal umor delle truppe. Il colonello Varese giunto qui con ferite da Mosca esaggera il freddo e i Cosacchi ma null’altro; esso è partito ai 19 da Mosca, ed è giunto ai 12 costì, e non può essere al fatto dei fatti posteriori. Veramente ancora non si penetra dove sia il Quartier generale e tutti sono ansiosi di notizie. Chi ha individui colà non può saperne nulla affatto.

 

 

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5 [febbraio 1813]

Ai 24 venendo i 25 del decorso passò da Verona impensatamente il re di Napoli. Questa notizia sbalordì e non si volle crederla finché non si vide sul giornale. Ora il generalissimo il vice re, e il Quartier generale è a Prien. Se ne sentono tante fra il vero e il falso che s’immattisce. Ora si parla di cavalli montati con cavaliere, di offerte in denaro, e l’impero, e il regno vanno a gara per tributare spontaneità. È stata sopressa la guardia d’onore, e vi sarà in cambio la truppa scielta. Pare gran guerra in primavera: altri non può immaginarla con tante cose che occorrono a rimontare un grand’esercito. Non si sa cosa creder, non si sente che disgrazie, non vi è che le braccia della Providenza che ci assicuri. Il Concordato è stato firmato fra Sua Santità e Napoleone ai 25 gennaro 1813 a Fontainebleau.

 

15 [febbraio 1813]

Il Quartier generale è a Posen. Il re di Prussia è partito con la tutta sua famiglia per Breslavia ai 22 del decorso. Sempre si ode l’orrida catastrofe della ritirata atteso il freddo. Quanti infelici periti! quante lagrime, ma si vuole perduto tutto il materiale dell’esercito, ma salvata molta gente. Ora i Russi sono verso Varsavia, e verso Danzica e pare che abbiano rallentata la loro marcia. S’essi son scarsi di numero, senza l’occorrente per la guerra, in paesi desolati si fermeranno, ma se mai è al contrario qual quadro si presenta all’imaginazione: essi promettono tutto ai loro paesi conquistati se a loro aderiscono, ovvero il destino di Mosca.

Nulla si rileva del Concordato solo si teme che la sede debba essere in Avignone. Dio che conduce la cosa consolerà i fedeli!

Napoleone fa una legge solenne col Corpo Legislativo ec. per la regenza l’incoronazione dell’imperatrice e quella del figlio.

Tutte le coorti dell’Impero desiderano di marciare al grand’esercito. Gran offerte di cavalli bardati, cavalieri, e danari.

Per la pace non v’è che dei sospiri. Si è sbalorditi di tanti impensati avvenimenti, e riescono vane le congetture.

 

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16 [marzo 1813]

I giornali fanno impazzire, le lettere mercantili dicono avvanzamenti dei Russi Varsavia e Berlino in loro potere. Qui si vede un gran numero di reclute. La pace non è nemmeno imaginabile. L’imperatore va all’armata, e stabilisce ora il suo Quartier generale a Maddeburgo.

Non si parla che della catastrofe del grand’esercito, ogni giorno arriva qualche fortunato avvanzo. E fra la grandezza delle perdite, e la grandezza delle rissorse si vede un fosco avvenire. Realmente noi non sappiamo nulla. Ma pare che se i Russi non hanno scatenate le antiche orde che hanno devastato il mezzodì, i Francesi possano ancora rimettersi. In qualunque modo la misera umanità e i popoli non possono che tremare e soffrire e implorar solo dal Cielo soccorso e pietà.

 

28 [marzo 1813]

I Russi avvanzano, e si dicono a Dresda. Il Giornale Italiano solo ieri l’altro ha confermato le vociferazioni e le lettere di Germania colle notizie della ritirata fino ai 10 di marzo e la presa di Varsavia, Pillan, Berlino. Ora si dice che Napoleone sia andato all’armata e che l’esercito da lui riunito sia maggiore in numero di quello dell’anno scorso. Si spera inutilmente la pace a quel che apparisce. Qual debba esser l’esito di questi formidabili apparecchi la sola Provvidenza lo sa.

 

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9 [aprile 1813]

Non si vede che immense reclute che si esercitano senza divisa e senza schioppo.

I Francesi sono all’Elba e a Magdeborgo col Quartier generale. Non si capisce qual figura farà l’Austria essa sembra alleata.

Si parla dei Turchi. I Russi sembrano alleati della Prussia.

Amburgo e Lubecca a se stessi. Di Danzica e altre piazze si dice, ma non si può saper realmente se sieno vicine a prendersi. Infine noi vediamo un immenso spettacolo di due innumerevoli armate che ognuna prende il pensiero di formar il destino del mondo. La Providenza suprema si ricordi dei popoli. Tutti i nostri voti sono rivolti ad essa sola.

 

12 [aprile 1813]

Gran discorsi. Gran lettere: chi vuole i Russi innumerevoli e invincibili colla Prussia e la Danimarca di nuovo alleate e l’Austria neutrale Turchi in moto, adesione e insurrezione di popoli. Progetti di equità di dare a tutti il suo, proclami invitanti a liberare il mondo dal giogo francese. Ecco per il Nord.

Per il mezzodì si dice: gran fallo quello di Mosca: il freddo ha distrutto un esercito di 500 mille uomini: vittorioso cogli uomini, ma vinto dal Cielo. Napoleone in 4 mesi ha radunato un esercito nuovo ancora più numeroso del primo, l’Austria gli è fedele alleata, il turco non si moverà. I Russi non son numerosi ne invincibili. Le piazze resistono tutte: si dà il regno di Prussia in benemarenza al vice re d’Italia. Si è fatta regente l’imperatrice Maria Luigia. L’imperatore va alla testa de’ suoi eserciti, e Pietrobourg verrà conquistato. Del Papa si vocifera delle cose, che dopo il mal stampato concordato negando esso di scomunicare i preti spagnoli, di promulgar la crociata contro i principi non cristiani, di acceder al matrimonio di Maria Luigia, e d’incoronar il re di Roma sia stato rilegato a Valenciennes.

Tutto questo quadro spaventoso esiste ai nostri sguardi. I nostri deboli ingegni non possono scoprire né la verità ne la menzogna, solo titubanti e confusi si prostrano umilmente dinanzi a quel Dio conoscitor de cuori, punitor de malvaggi, e pieno di clemenza verso la misera umanità innocente, e verso il peccator pentito.

 

19 [aprile 1813]

Discorsi e lettere, che dicono i Russi passata l’Elba e il basso Reno, minaccia dell’Olanda, e Baviera e sopratutto gran turbolenze e insurrezioni dapertutto.

Il tradimento deciso del re di Prussia contro la Francia. Gran marcie e truppe francesi che vanno al nuovo grand’esercito. Napoleone partito ai 15 da Parigi per Magonza. Ora le nuove non ponno esser che decisive.

Qui si paga; si cruccia per le coscrizioni, si smania di tante vicende, e si attende con ansietà delle nuove, il di cui risultato sarà o continuazione o congerie di mali. Dio solo può provedere ai gemiti universali.

 

29 [aprile 1813]

L’imperatore è a Magonza, si dice gran battaglia e gran cose. Il vice re ha lasciato Magdeburgo. I fogli dicono e non dicono, le lettere parlano, certo è che tutti sono sospesi.

Qui coscrizioni compassionnevoli, sospiri e miseria, non v’è di buono che la tranquillità, ma si teme gli evventi.

 

 

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1 [maggio 1813]

Nel mentre che si diceva Russi, e insurrezioni, dubbio dell’alleanza austriaca, debolezza individuale dele immense truppe della Francia: si sente che il vice re con una battaglia abbia fatto ripassar l’Elba in tre punti ai Russi, e che sia giunto a Dresda. Questa fortuna Napoleonica reca doppia sorpresa dopo le catastrofi inaudite di 7 mesi dalla sua ritirata dalla celebre Mosca.

Si dice ancora che sieno passate da Verona 6 carrozze con il re di Sassonia, altri dicono questo re con quello di Baviera.

I discorsi umani sono interminabili, ma la veduta da cristiani come siamo si è. Che Dio è grande e tutto il resto debole e meschino. Noi abbiamo veduto nascere nel 1789 una imprevveduta e funesta rivoluzione nata per così dire come un fungo ai nostri occhi. Noi l’abbiamo veduta a trasmutarsi da popolare in monarchica, da un uomo perdente, venuto solo dall’Egitto, Bonaparte Napoleone divenuto imperator e re vinse e battaglie e regni. Dio fece vedere che Inglesi, Francesi, Tedeschi, Spagnoli, e Russi son nomi vani, e di niun soccorso ai popoli. Si scorge nella fermezza inglese la lotta funesta che consuma l’Europa, e ch’essa stessa non li felicita; nei Tedeschi leali, che sempre perdenti ebbero tre o quattro raggi, che Dio dimostrò ch’esso solo è arbitro delle vittorie, e degli evventi. I Spagnuoli nella loro desolazione distruggono la Francia, e si diffendono straordinariamente a segno, che la Francia non può mai dire di aver conquistata la Spagna. I Russi mai vinti in fondo nemmeno per il passato; la guerra del 1812 sarà in perpetuo memorabile perché gli storici la descriveranno di già umanamente, ma il cristiano dirà, non Russi, non Cosacchi vinsero e distrussero il grand’esercito francese ma Dio solo col freddo. Dio dunque fa vedere apertamente, che da Lui solo dipende ogni cosa, però rassegnati confidiamo in lui certi di esser salvati anche impensatamente.

 

7 [maggio 1813]

Si vocifera vittorie francesi, ma le gazzette le minorano, e le sorde voci dicono viceversa. L’armata francese è immensa. Si esaggera la scarsezza della Russa, e la loro situazione per non aver mai preso alcuna fortezza. L’Austria finora par neutrale. Qui devono venir all’Adige 48 mille uomini di riserva. Questo tragico quadro, che abbiamo in prospetto fa credere la superiorità dei Francesi, e sospettare l’astuzia russa.

 

22 [maggio 1813]

Mentre si leggeva appena ai 17 i dettagli della battaglia di Lutzen ai 2 di maggio. Si sente l’arrivo in Milano assolutamente improvviso del vice re: si fa infinite congetture. I Francesi furono a Dresda gli 11, ora si vocifera in Berlino. Le voci d’un armistizio, d’un’armata che si raduna in Italia, e cento altre cose, danno motivo ai discorsi; ma si è come sbalorditi da tante e così complicate e immense vicende.

 

 

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Primo [giugno 1813]

I Francesi han vinto due o tre battaglie, e son 60 miglia al di là da Dresda. Non si capisce la direzione dei Russi ma l’anno 1812 fa credere un qualche piano inusitato. Napoleone esibisce la pace generale, non si sa se per guadagnar tempo, o per circostanza, o astretto dall’Austria. Sembra impossibile tal conclusione per le pretese dei due cardini principali. Qui si vede un’immensità di coscrit ti, son mesi che piovono da tutti i versi, senza abiti militari, senza schioppi ec. Il vice re è a Milano per una missione speciale, tutti sono curiosissimi, chi lo vuol alla testa d’un’armata d’Italia contro l’Austria, o il Turco, altri per cessioni, altri per altro. Ogni giorno succede cose inaspettate. Sembra che in Spagna, minorate le truppe per il Nord le cose non vadino bene. Qui si sente gran fallisioni di banchieri, e gran dite mercantili. Non v’è più numerario, né speranze.

 

4 [giugno 1813]

Nel mentre che i Francesi a Dresda e dopo due battaglie complette, si legge proposizioni di pace di Napoleone con un congresso a Praga dove esibisce tutte le parti contraenti, e quel ch’è rimarcabile accetta a trattare con gl’insorgenti spagnoli, e la Prussia.

Ogni giorno battaglie complette, ma sempre disputato a palmo a palmo il terreno dai Russi. Questa sera si ode con stupore che il telegrafo porta armistizio, e sospension d’armi. Interminabili discorsi sulla posizione e situazione dei Francesi sulle forze irritamento impossibilità Russa. Sentiremo il risultato, e dalla mano di Dio attendiamo cessazione di tragedie, pace e prosperità.

Qui si dice ora campo a Udine, ora a Chiari, il vice re oggi a Venezia, la vice regina a Strà. Ancora non si comprende la venuta del vice re imprevedutamente da Dresda, e la sua missione speciale.

 

11 [giugno 1813]

Gran vittorie a Bautzen, tutto colla compieta. Si dice l’imperator d’Austria che vadi come mediatore ai confini della Slesia. Gli uffiziali dicono che se si vince così fino alla Vistola, le perdite di uomini son tali che non ne esisterà più. Dio ajuti le cose!

 

18 [giugno 1813]

Dopo le vittorie di Lutzen Bautzen e Winchen si ode un armistizio fatto ai 4, e solo oggi si legge gli articoli. Questi fan riflettere perché di nuovo e ristretto conio. La nostra esperienza ci fa più dubbiosi e solo l’aspiro alla providenza ci conforta. Ce n’è per tutti. Le speranze di pace ora pajono fondate, ora incerte, ai 20 di luglio si sentirà qualche sviluppo. Intanto sul Moncenis un monumento di riconoscenza alla Francia, e all’Italia del valore di 25 millioni, chi muore di spada chi di fame; si dice che la venuta improvvisa del vice re fu per andare contro l’Austria, cosa cangiata coll’armistizio. Si dice i Turchi che abbiano superato una fortezza nell’Illirico. La vice regina è a Abano. La pace è in tutti i cuori, e in tutte le bocche, ma gl’intelletti non ponno raffigurarla, tanto tutti gli aspetti confondono. Mare, e terra son due elementi diversi, e chi li domina eguali in pretese.

 

 

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7 [agosto 1813]

Gran preparativi, e sempre pace. Pace sulla lingua e apparati formidabili. Tenebroso armistizio e prollungato sino ai 15 di questo mese. Aperto il congresso a Praga, arrivo dell’inviato inglese, quasi lusinga di pace, e in oggi ordine alla truppa di portarsi a Udine per i movimenti dell’Austria, e ciò per telegrafo. Lo smarimento è sommo. Non si sa ne sperar la pace, ne averla con discernimento. La guerra spaventa tutti gli animi. Lo sguardo alla Providenza fa vivere umanamente non si vede che il nostro eccidio, o la fine del mondo. Una caterva di giovani soldati, di fresche montature, di rimontamento magico, ma poca persuasione e idee aeree; alla perfine un fatto si affaccia all’immaginazione, e il pensiero della pace rifugge a tante rissorse, a tante pretese, a tanta ambizione fra la terra, e il mare.

 

9 [agosto 1813]

Questa notte ha terminato di partir tutta la truppa per Castelfranco molto discorsiva. Si dice che verrano altri 8 mille uomini. Il vice re è passato alle 10 della sera. Ancora si spera la pace.

 

16 [agosto 1813]

Dopo la furia dell’armata tutta partita per Lubiana si teneva imancabile la guerra. La gente osservando la somma diserzione, la poca cavalleria, il poco coraggio, e l’inabilità teneva per certo un ritorno almeno all’Adige e perciò tutte le strade maestre sogette a passaggi portarono biade, averi in città. Il termine dell’armistizio era ai 15 perciò chi credeva la guerra certa, chi attendeva nella giornata napoleonica lettera, e pubblicazioni, ma nulla fu, solo si sparse sulla sera dei 15 prolungazione d’armistizio, cessioni preliminari all’Adige ma niente con fondamento. Ieri doveva essere re d’Italia Giuseppe che è in Spagna. Quel che è apparente si è il Congresso di Praga l’inviarsi colà i maggiori negozziatori d’Europa, e il vedere non si sa qual tono di pace generale. Si dice Suchet prigioniero in Inghilterra e gran perdite in Spagna. Noi siamo qui ansanti e meschini ad attender solo dalla Providenza qualche ristoro.

 

26 [agosto 1813]

La sera dei 24 venne venne il giornale di mercordì che sbalordì tutto il mondo per la rottura dell’armistizio ai 17 del corrente e per la dichiarazione di guerra dell’Austria. Tutti erano incerti; i più credevano la guerra, altri appoggiavano sul Congresso, sulla prolungazione dell’armistizio, e sul non approvviggionamento di Legnago Peschiera e Mantova. Fino ad oggi nulla si traspira delle operazioni militari, solo si trema, e vengono in città tutti i generi ed effetti degli abitatori delle strade per cui possono passare armate.

 

28 [agosto 1813]

Mentre tutto era sbalordito intimorito e che si credeva coll’anderivieni di tutti i effetti delle abitazioni delle strade la venuta dei Tedeschi si sente la sera dei 26 le vitorie dei Francesi in Baviera, e l’avvanzamento del vice re a Villaco. I 27 il professor Francesconi portò la notizia telegrafica proveniente da Venezia, di simili vittorie, cosa che elettrizzò, ma in oggi si trovò una mera voce sparsa in Venezia, solo si sa che il vice re è andato al Tarvis.

 

30 [agosto 1813]

Gran allegrie per il telegraphe foglio di Lubiana dei 22 corrente. Vi si dice circuiti i Tedeschi da tutte le parti, tenuti a bada i Russi e i Prussiani all’Elba: Napoleone in Baviera con 200 mille uomini qui dalla parte nostra i Francesi a Villaco. Si vuole il Congresso di Praga ancora aperto per la pace.

Domani parte il segretario Dalla Vecchia Vicentino dopo 6 anni di questa carica e passa in Ancona. La sua capacità, e onestà formano gli elogi universali.

 

 

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3 [settembre 1813]

Ogni giorno telegrafi antecipati e venuti di vittorie complette sopra i tre sovrani russo-prusso-austriaco, con una strepitosa del vice re di cui non si sa d’alcuna il loco e si attende i dettagli. Curioso l’aspetto della società nell’avvilimento e trionfo vicendevole. A ragion di paura e di speranze si alterano le fisonomie. Ma la sostanza si è che la tragedia è immensa, gli animi lacerati, l’umanità gemente e sacrificata e le finanze comuni al verde. Dio vede e pazienta, la sua providenza salverà le sue creature: mentre egli solo, è grande, e tutto il resto debole e meschino.

 

7 [settembre 1813]

È arrivato il nostro Segrettario generale Rossi che portò vittorie sopra vittorie ogni giorno impiegati, dilettanti, telegrafi precisi o spigazzati portano l’annichilamento dei Tedeschi a segno, che se non ritornano a nascere non sentiremo più finalmente a parlar di loro. I altri due sovrani russo, prusso a due dita del loro eccidio. Il millione di soldati napoleonici, e più di tutto le misure d’una testa e d’un individuo che polverizza, ed è presente a tutto, e in tutti i luoghi, fa oltre il fatto poetizzar tutte le teste. I magici avvenimenti non danno luogo a molti di considerar ne vite ne finanze ne altri umani crepacuori purché l’Europa si scorga il teatro dei trionfi, delle opinioni, e vadi incontro a quell’età d’oro promessa ad ogni evvento, e che la providenza potrà sola donare.

 

12 [settembre 1813]

Vittorie meravigliose, e la lettera del duca di Bassano sola classica non si diffonde gran fatto.

Questa sera vociferazioni di coalizzati a Dresda e a Trieste.

L’ex generale Moreau famoso, il giornale lo dà consigliere presso l’imperator russo; ma le nuove del governo lo danno al momento morto da una palla di cannone nelle gambe.

Questa combustione dell’Europa di 2 millioni di armati la fa esser tutta gemente e desiderosa di pace. Le nuove si alternano, e si perde anche le suste morali.

 

14 [settembre 1813]

Dai movimenti dell’armata d’Italia, il di cui Quartier generale è a Crembourg, e la presa di Trieste (non verificata) fa creder che le vittorie all’Elba non sieno di conseguenza, e le voci sono che Dresda sia caduta in potere degli alleati. Veramente siam soliti che i chiaroscuri precedono qualche gran colpo napoleonico. Ma tutto tace. Quei dei carrettoni dicono che, che sarà questa l’ultima volta che veniranno, che il bombace verrà per bastimento, che i Francesi sono spossati. Quei dai bovi dicono li conduciamo non si sa chi li mangierà. Infine si ciarla, si pettegola, ma si trema.

 

17 [settembre 1813]

Dopo le gran vittorie francesi alla diffesa di Dresda che li condussero ai 23 a Berlino e progressi in Boemia e il vice re al di là della Drava e ciò fino ai 30 agosto. Di poi il più alto silenzio regna dapertutto. Tacciono i telegrafi, i giornali, e si fa tacer tutto. Cosa ciò significhi non si sa. Si sparse che l’Italia sarà consolata. Ma finora la più alta sospizione e l’ansietà delle notizie fin tra l’infima plebe si scorge in ogni luogo. Gli uomini di senno credono ciò foriero d’un vicino sviluppo. Quello che fa pensare si è, se con simili ritardi si potrà ben mantener le armate di viveri in inverno.

 

18 [settembre 1813]

Gran silenzio; in prefettura si dice ripreso Fiume dai Francesi. Molte persone chiamate urbanamente per non discorrere di politica.

Giungono carra di feriti. Si dice 4000 Francesi a Bassano col generale Bonfanti. Smania di nuove. Milano molto sospeso. Mustacchina andato a Milano senza dir nulla. Requisizione di formento.

 

19 [settembre 1813]

Gran carra di feriti non si sa più dove metterli. Si dice gran cose il silenzio è sommo. Il giornale di domani dirà qualche cosa. Si vuol Dresda presa, e ritirata per la Svizzera. I movimentti dell’armata d’osservazione del vice-re dinoteranno le cose.

 

20 [settembre 1813]

Di 800 feriti che si dice amalati giunsero, ed ebbero la marcia il giorno appresso se ne attende degli altri. Ma sulla sera giunse allo Scudo di Francia il generale Pino con due ajutanti si dice per salute, vide il cavalier prefetto, e si sparge la voce della Guardia Nazionale di 4 mille, dai 20 ai 50. L’ajutante Cima dice d’esser stato parlamentario dai Tedeschi e di aver letto sulle loro gazzette delle sconfitte francesi sull’Elba.

 

22 [settembre 1813]

Gran discorsi di sconfitte, e di discese. L’aspetto delle cose non è turbato, solo le gazzette son di date vecchie, i telegrafi, e le vociferazioni tacciono, e si vedono gran malati, o feriti. La guardia nazionale dev’essere attivata il giorno 26 andante. Molti senatori vengono tranquillamente come il solito da Milano. Si dice Pino sotto processo.

 

25 [settembre 1813]

Vociferazioni di un Fabris da Milano da Bardella. Quartier generale a Vina. La Baviera coi coalizzati. Gran silenzio, e continuazione di carri di feriti o amallati.

 

31 [sic] [settembre 1813]

Ieri il giornale tutto sconfitte dei principali generali francesi. L’imperatore ritornato gli 11 a Dresda. Qui non si dice nulla, si carcera, si sente il cannone, e si dice il quartier generale sul giornale senza specificar il luogo. Gran carri di feriti tutti i giorni. Dio assisti il sviluppo di tanta tragedia.

 

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1 [ottobre 1813]

Quartier generale a Lubiana gran malati gran feriti e gran penuria di tutto e freddo. Niente si penetra: il cannone che si diceva per il Tirolo non porta effetti. Tutto è in una stalia riflessibile. Chi dice che l’armata si va consumando a poco a poco, e che gli alleati guerreggiano alla Vellington. Chi dice Narbonne a Vienna per trattar una pace separata. Infine niente si sa e la cosa è compassionevole. Il general Moreau è tanto morto sui fogli e il suo cadavere di poi gira tanto, che fa sospettare al contrario. Certo l’ombra e la figura di questo generale diviene un iperbole. Mantova non è approvvigionata. Venezia par di si! I generi sono a vil prezzo e si muore da fame due passi vicini. Discorsi immensi, avidità di nuove, e apparenza di gran sciagure.

 

5 [ottobre 1813]

Gran sospensione di notizie e silenzio. Qualcuno borbotta vittorie ma telegrafi non si sentono e Gazette non confermano. Oggi si vocifera preso il castello di Trieste e battuta la divison Palombini. Richiamo di tutti i parrochi di città e di villa per formar dei Bersaglieri. Si è agitati nel veder tante vicende, e di non saperne il fine. I caretti di malati feriti continuamente. I depositi di truppe a Venezia per i 7. Si parla di Guardia Nazionale.

 

9 [ottobre 1813]

Gran feriti notte e giorno. Intimato ai 6 il blocco a Venezia. Ritirata al Lisonzo, coscrizione dai 22 anni ai 35 di N.o 48 in città, e 200 nel dipartimento. requisizioni di legna bovi biada miele e susini. Qui non si sa dove piomberà la cosa: par a Malghera, altri a Padova, ma già noi siamo dai 17 anni il zimbello delle cose. Si approvvigiona Mantova ec. Si dice che venghi Massena dalla Spagna con gran cavalleria, e che il concentramento dell’armata di Napoleone produrrà delle cose.

 

10 [ottobre 1813]

Gran requisizioni. La ritirata va lentamente. Ai 7 il quartier generale era a Verza, il vice re a Romans, l’armata sull’Isonzo e Gradisca. Chi crede la lentezza proveniente dall’armata di Baviera mossa per Brixen; chi l’attribuisce all’aspettativa di notizie migliori dell’Elba. Chi li vuol morti, chi li vuol vivi. Le Gazette in fondo non dicono nulla. Qui immensi carri di feriti, e di bagagli. L’approvvigionamento di Venezia e di Mantova sollecito. Tutto è agitato. Il quadro attuale immerge l’animo nel stupore e nel timore. Sarà 17 anni e mezzo che noi siamo il zimbello di tutti. Dio protegga la giustizia e l’umanità e dia fine a tante vicende luttuose.

 

12 [ottobre 1813]

In mezzo alle mal riviste grandiose requisizioni di formento, legna, e bovi si vede a quasi terminar la ritirata. Qualche carro di feriti. Il governator di Trieste Fresia furono i soli che si videro in oggi. Si sparge ripresa Dresda dai Francesi. Molti dicono gran feriti a Verona, cannonamento continuo, presa di Bolzano dai Tedeschi, Trento pien di Francesi, e movimenti alla Chiusa. Non si sa cosa credere e si teme mille guai.

 

13 [ottobre 1813]

Oggi gran quantità d’infermi feriti. Gli uni dicono rinforzi di Napoletani, Massena, fortificazioni sull’Isonzo, e fermezza di difendere quella linea sino all’ultimo sangue. Altri che la ritirata è decisa, che la Baviera si unisce agli alleati, ch’essi s’inoltrano fino a Trento, e che Grenier si è tratto in Venezia. Il Cielo ce la mandi buona. Non si vede che feriti e carri di requisizione e una curiosità generale non più veduta. La tranquillità è somma.

15 [ottobre 1813]

Tutto ieri secondo i Francesi è ripristinato: il vice re ai 12 ha avuto ordine di ripassare il l’Isonzo verso Trieste. Le misure dell’approvvigionamento di Venezia e di Mantova va con lentezza e sembrano semplici cure di prevvidenza. Le coscrizioni in Francia sono di 280 mille uomini. In Italia Bonfanti a Verona fa gente. Le cose di Dresda sono in miglior aspetto il primo ottobre c’era l’imperatore in somma salute. Altri dicono l’armata del vice re viene tutta sui carri ferita e inferma la gente nuova e rinforzi non è atta e non si vede. Non v’è ne bollettini ne telegrafi di niuna spezie, neppure una sillaba, solo vi son delle lettere d’uffiziali di ripresa di Trieste di ripresa di Dresda, ed altri trionfi. A momenti si sentirà delle cose, o altrimenti. Il sistema di Vellington in Spagna sembra di realizzarsi all’Elba, ed in Italia.

 

17 [ottobre 1813]

Ieri correva gran vittorie all’Elba e ritorno dei Francesi a Trieste. Dopo pranzo dalmati 300 dalla porta di Santa Lucia e 700 da Padova, bagagli del generale Grenier, molti bagagli, donne e uffiziali e molti feriti. Si ha ordinato finalmente i filacci per i così detti infermi. Infine non si sa nulla, e l’imbroglio è sommo, requisizioni immense. Questioni fra i proprietari e i affittuali decisa e non decisa in stampa dal prefetto.

Qui è un porto di mare, ma finora la tranquillità non può esser maggiore. Gazzette e telegrafi tutto tace dai primi di settembre in quà.

 

19 [ottobre 1813]

Ai 17 di mezza notte venne ordine di mandare 400 Dalmati a Schio, questi non volevano andarvi. Si dice che vadino per la strada di Vallarsa verso Roveredo. Ieri si diceva per certo i Tedeschi a Trento. Qui regna gran ciarle, e dalla porta di Santa Lucia è cessato totalmente l’arrivo di feriti e bagagli. Si dice che la direzione possa essere per le basse: gettar in Venezia gente e progredire lungi da noi. Non si sà altro dell’Elba senonché Napoleone era a Dresda ai 3 ottobre. È giunto il commissario italiano Giunone, perché il prefetto dice che non può far da prefetto e da commissario. Coscrizione di 15 mille uomini degli anni 1808, 9, 10, 11, 12, 13. Trenta mille razioni di carne, 30 mille staja di farine. Si vive angustiatamente, e si spera solo nella Provvidenza.

 

20 [ottobre 1813]

Mentre ieri si si lusingava che l’armata prendesse altre direzioni, si sente che in oggi il generale Palombini sarà a Bassano con 9 mille uomini e già il pane è qui ordinato. Oggi tutta la giandarmeria dev’essere all’Adige. Pare che i Tedeschi piombino dapertutto anche in Bresciana. Noi siamo qui tremanti solo sperando nella Providenza e nella Beata Vergine di Monte. Le ciarle sono immense.

 

21 [ottobre 1813]

Si sente i Tedeschi al Casotto, e a Cismon; si ode il cannone. La divison Palombini sarà ai 22 a Bassano. La gazzetta non dice il Quartier generale ne di Napoleone, ne del vice re. Imbrogli nelle casse e arresti e fallisioni. Tempi piovosi e tetri.

 

22 [ottobre 1813]

Mentre la sera chi diceva i Tedeschi a Bellun, chi allontanati da Trento e Trieste, e la divison Palombini a Bassano si ode che passato il Cismon i Tedeschi vengono a Bassano. Tutti i cavalli di Posta in requisizione per le cariche, e quei dei privati per il governo. Il senator Thiene è partito, e legni carri e bagagli formicolano sul Corso. Sulla sera si sente che due mille Tedeschi son arrivati a Bassano. Angelini prigioniero e la sua compagnia. Pare che i Francesi prendino la direzion delle Basse. Altri temono anderivieni. È sparso che l’armata dell’Elba si ritiri al Reno che la Baviera, e la Svizzera abbiano camgiato. Dio provvedi a tanti inaspettati avvenimenti, alla sua maggior gloria, e al vero bene dell’umanità sono diretti i desideri universali.

 

23 [ottobre 1813]

Ieri gran popolo allegro fuori della porta di Santa Lucia: gran legni, e bagagli per Verona e Padova. Il prefetto il commissario Simpion partiti e non partiti. Il buon comandante di piazza ai caffè diceva se mi tirano dei pomi io li metterò in saccoccia perché non ho più gente da diffendermi. Alla prefettura incassato fin le grilie scuri e porte. Si seppe verso sera che un picchetto del comandante d’Ausberg era entrato a Marostica. Tutti credevano l’ingresso tedesco nella notte. Il Ponte degli Angeli con 20 soldati. Tutte le contrade un giandarme. Quiete immensa. Non si sa dove vadi l’armata francese si crede per le Basse ma si teme. Serio tumulto a Desenzano per l’ultima coscrizione. Molti impiegati che per ciò vengono da Verona e ripiegano per Padova. Niente si sa. Sulla sera si diceva 900 Tedeschi a Thiene, e discese da pertutto. Si tratenne il terzo giornale perché vi era una grossa contribuzione. Tutti sono sbalorditi. L’anno scorso a Mosca e quest’anno alle porte di Vicenza. Si tien per certo che Napoleone siasi concentrato al Reno e si dice la Baviera cogli alleati, forse la Svizzera, e qualche altro. I bozzoli e le ciarle sono immense. Ma la tranquillità la più estrema.

 

24 [ottobre 1813]

Ier mattino mentre si credeva tutto partito e i Tedeschi; si sente la ricomparsa del prefetto e tutte le cose in suo luogo. Gran partenza però d’impiegati e bagagli. I Tedeschi spariti da Bassano. Gran inghietta di magazzini e bagagli dalla comune. Sulla sera si sente i Tedeschi in forza a Bassano e Cittadella, e la ritirata dal Lisonzo del vice re cominciata ai 21. Si spera per le Basse e Venezia. Tutte le porte chiuse, e pochi giandarmi. Gran confusione per spie poco pagate. Gli malati passati finora da Vicenza sono 10,800.

 

25 [ottobre 1813]

La mattina il prefetto e tutto è a suo luogo, commissario Simpson e finanza dal Senno ritornati. Pare che i Tedeschi vadino alla Piave, niente si comprende. I geniali Francesi dicono che gli alleati veniranno giocati. Il foglio annunzia l’alleanza della Baviera con l’Austria, e la partenza di Napoleone da Dresda. Quì gran confusione perché le spie sono cattive. Per una porta serrata corsero tutti i giandarmi, e cariche, e la diligenza di Venezia ritornò dalla stanga a Padova. V’è chi dice che i Francesi giocano i Tedeschi, che non vi sarà blocco di Venezia, e che Pino ritrovò la divison Bonfanti sulle montagne che si credeva smarrita, infine ad onta d’una decisa ritirata si vuol discorrere. Sulla sera si notava il gran cannonamento del giorno, si diceva conflitti alla Piave: Tedeschi volti per colà, Francesi a Castelfranco infine ora si teme al solito il passaggio di qui di ambo gli eserciti. Questa notte si aspetta da Verona 500 uomini, e si teme per la coscrizione. Infine le angustie son grandi e Dio ci assisti. I discorsi poi son tanti e falsi che nauseano, e tutti ricercano tanto, e tanto per l’estremo interesse universale.

Quest’oggi un croato smarrito diede l’allarme, e già giandarmi e cariche fugivano. comedie ordinarie d’ogni giorno, e le pusillanimità non è solamente dei nostri vecchi veneti. Dopo pranzo gran cannonamento. Sulla sera si sente vincitori i Francesi, ed entrati in Bassano domani si saprà meglio: si vuole che i Tedeschi siano pochi e che il vice re sia ancora al Lisonzo. Veramente senza l’alleanza della Baviera non si saprebbe ancora cosa credere. I Tedeschi si fanno discendere in tutti i punti, e finora nnon sono discesi che pochi a Belluno, a Bassano, a Trento.

 

27 [ottobre 1813]

Si raccontava l’esito del cannonamento di Bassano, e si diceva vincitori i Francesi. Il governo non ne sapeva l’esito, cioè non si cerca efficacemente di saperlo. La cosa fu al contrario i Tedeschi fecero il fatto vittorioso e si mantennero in Bassano, e i Francesi sono in Castelfranco. I Tedeschi attendono rinforzi, e i Francesi quello del conte Grenier. Non si capisce nulla come anderà la cosa, e si spera la ritirata per le basse, ma non si stà per anche tranquilli. Il velatino porta ai 8 del corrente la partenza da Dresda dell’imperatore, e quel Quartier generale al Wultze. Di Udine si sa ai 23 la guardiad’onore colà ritirata, sicché la ritirata è ormai decisa, trattasi di sapere qui come, e dove. Noi siamo tremanti; i tempi son piovosi. Qui Magenta, Simpson ed altri imballano magazzini, fanno venire giandarmi, presentini, uffiziali e si teme la minacciata coscrizione, ogni remora fa tremare per ogni rapporto. Si dice che i Tedeschi abbiano proclamato a Bassano la carta monetata, e il rame. Questo giorno è stato tranquillissimo, ma la calma fa spezie.

 

28 [ottobre 1813]

Tutto è tranquillissimo, alcuni sentono al solito il cannone. Cagnoto fu a rimettere il ponte a Fontaniva. I Tedeschi sono ancora in Bassano. Pare che i Francesi meditino una diffesa alla Piave. Da Verona i senatori Thiene e Barison scrivono chi un attacco forse in Tirolo, chi ritrocessione di Pino ferito ed essi volanti a Milano. Si vocifera dei alti bagagli in Milano, qui pare però che la cosa andrà in lungo, e si vede a magazzinare, a inventar espilazioni militari e civili. Pare veramente che la morale del secolo sia la rapina, e ad essa unicamente si tributa stima, omaggi, e considerazione, tanto in grande, quanto in privato.

 

29 [ottobre 1813]

Questa mattina si pensava ai cannonamenti, e all’incertezza di tutto, mentre nella notte cominciò il tragitto degli ultimi feriti, treno d’artiglieria, bagagli di generali e decisa ritirata. Tutto andò in Campo Marzo uomini bagagli e artiglieria tale era l’ordine. Un immenso temporale con grandine replicata, e scrosci di pioggia durarono tutto il giorno, e la sera. Non si vide le truppe che si aspettavano, e gli ordini non capitarono mai. La comune deve provedere a sue spese ed è avvertita che venirà avvisata 24 ore prima. Non si sa cosa credere. A Verona i Tedeschi paiono a Peri, a Volargne, alla Chiusa, in Bresciana se ciò fosse pare che i Francesi non avessero altra ritirata che a Legnago. Non si sa propriamente nulla dove sia il vice re, né si capisce cosa ne sia di Venezia, e di Mantova.

 

30 [ottobre 1813]

I generali Grenier, Palombini, e Smith non vennero, e i loro equipaggi stettero in Campo Marzo: andò tutta l’artiglieria dettrato due cannoni, fuori della porta di Santa Lucia; colà a San Pietro Engù e a Spessa vi è dei Francesi. È venuto lo scudiere Frangipani, che dice di aver lasciato il vice re a Conegliano. Chi vuol sentir il cannone, chi no. A Verona i Francesi stanno nella campagnola. Si vuole discese universali di Tedeschi. Si vuol la ritirata ora per le basse, ora per qui. Cento pazzie e confusioni. Sulla sera si mandò acquavite fuori della porta di Santa Lucia si vuol il vice re a Castelfranco a visitare punti, e si vuole gran battaglia per riavver Bassano. Qui si trema e non si sa cosa credere. Gran ritirata lenta, e moltissimi non la credono ancora ritirata. La bavara alleanza può far cangiar le cose col suo taglio di comunicazione. Sulla sera si sente i Tedeschi in 200 da Valarsa in Schio.

 

31 [ottobre 1813]

Gran confusione di lingue questa mattina. Frangipane avea detto battaglia grande per ricuperar Bassano. Qui si tremava. Quando non si sente il cannone e si vede comparir da Santa Lucia 4 mile squallidi uomini coi generali Palombini, e Galimberti, e molta uffizialità. Questi parvero di fissarsi per sempre a Vicenza. I soldati dormirono al coperto sotto il Palazzo della Ragione. Molti uffiziali col generale Galimberti furono allegri al Teatro Berga. Sulla sera si sente nuova telegrafica di vittorie all’Elba. Non si sa più cosa credere. Si vede una ritirata lenta di nuovo conio, e idee di tutt’altro. I picchetti tedeschi giungono più in quà di Villaverla. Alle porta sentinelle francesi replicatissime. La tranquillità somma.

 

 

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1 [novembre 1813]

Questa mattina la truppa che doveva qui perpetuarsi è partita alle 7. Dipoi si sente che i Francesi sono entrati in Bassano. Si ode la solita truppa di Spagna che viene col maresciallo Soult in Italia. E già col passo di Bassano faceva credere a diversi alto di ritirata, e offensiva. Quando truppe, bagagli, guardia d’onore ingolfano la città, e ci danno a momenti il vice re in Vicenza. Vi saran 10 mille uomini tutti fuori delle porte. Il vice re non si vide gran disciplina e quiete. La ritirata è nel miglior ordine possibile. Gran uffizialità e scarsa armata.

 

2 [novembre 1813]

Partita tutta la truppa ne giunse dell’altra con bagagli ed equipaggi degni di Xerse. Quantità di uffiziali, e generali, e alle 11 giunse il vice-re sempre a cavallo da Gorizia in poi. Vide il prefetto, il buon comandante, e il podestà Anguissola, a questo disse: questo dipartimento ha molto sofferto ed è un assai buon dipartimeno e lo avremo in considerazione. Io devo cangiar di posizione attesa la Baviera. Per la presentazione dei corpi diede ora per riceverli, poi disse ch’era troppo occupato di affari militari, e li licenziò. Al ciambellano Carcano che lo serve avendo ricercato a Sua Altezza se doveva andare o restare, gli rispose fate quel che volete, e ciò si disse anche del podestà, ma non par probabile, attesa la sua diversa figura. La città piena di andirivieni e di gente godé una tranquillità sorprendente. Le dirotte pioggie, lo squallore della truppa, e la sua disciplina formano nei nostri circoli il discorso generale. Tutto è a nostre spese, ma pare che la voce di contribuzione straordinaria si dilegui. Gli alloggi gravosi si rendono tollerabili per la bontà dei soldati e dei uffiziali, un paglione e un focolare questo è quello che anche i colonelli ricercano. Tutta la truppa dovrebbe star fuori delle porte: ma il borgo di Santa Lucia e le volte del Palazzo della Ragione vengono occupati militarmente, ma generalmente buonissimi.

 

3 [novembre 1813]

La truppa è tutta partita, e sopravenne la retroguardia. Il vice-re che si diceva fermarsi tre giorni partì a cavallo molto pensieroso alle 11 della mattina. La truppa venne posta fuori della Porta del Castello. Il generale Bonnemain si dice inquieto. Ma in fatto la disciplina, e la bontà della truppa è somma. Pioggie interminabili fanno compassione si dice i tedeschi alla porta barricata di Santa Lucia. Si sparge, e dal canto di Milano, e alla prefettura una strepitosa vittoria degli alleati dei 19 del decorso a Lipsia, che si paragona a un’altra Mosca. Si dice prigioniero il re di Sassonia, molti marescialli, e per il taglio precipitoso del ponte, la dimenticanza del corpo polacco il qual si batté da disperato, ma venne fatto prigioniero e morto il principe Poniatoski che lo comandava.

 

4 [novembre 1813]

Il generale della retroguardia Bonnemain era cattivo, e voleva dal podestà triple razioni ec. Anguissola negò il di più, al che il generale disse io ho una divisone per far saccheggiar la città. Ed io ho dei corrieri disse il podestà da farne partecipe il principe il quale non è lontano. La cosa però caminò con tal quiete e buon ordine che alle 11 tutta Vicenza era sgombrata dai Francesi. Qui convien esaltar la Provvidenza mentre la cosa passò in tutti i generi con una tranquillità prodigiosa. Magenta nostro perpetuo prefetto da 8 anni e due mesi ci lascierà una perpetua memoria di talenti, e guadagni, e d’una civica urbanità. Esso partì col commissario Simpson e altri addetti immediatente ai Francesi. Tutti attendevano i Tedeschi, ma propriamente in tutto il giorno non si seppe nulla di loro, essi si attendevano da tutte le porte della città. Il nostro buon popolo diede saggi prodigiosi della sua morigeratezza, la gioja era somma, ma il giudizio parimente eguale. Sulla sera si sentì che veniva ordinato dal generale tedesco il riffacimento del ponte di Lisiera, mentre tutti i ponti vennero tagliati o brucciati dai Francesi. Si leggeva il manifesto di Bernadotte, le vittorie di Lipsia ec.

 

5 [novembre 1813]

Si suppone che il brucciamento dei ponti, anche il celebre Ferracinesco di Bassano, e il tardo rifacimento produchino la lenta venuta dei Tedeschi. A terza giunse all’improvviso 5 Ulani in piazza, il popolo tripudiò egli fece a migliaja corona e trasporti. Dopo pranzo vennero 30 Ussari con alla testa il conte Luigi Banca in fiochi e sciarpa gialla. Tutto il mondo in attenzione di vedere la truppa, ma invano, alle 11 della sera vennero 70 di cavalleria e si posero sull’Isola, e sotto i portici di Santa Corona. Si sparse questa sera il passaggio rapido dell’Adige di Francesi, senza sparar fucile. Tutti sono sbalorditi di questa inusitata ritirata. Chi la tiene per una stregheria fulminata dal Cielo: chi la suppone proveniente dagli affari di Germania. Certo è che ai nostri occhi finora i Tedeschi son dapertutto, nei monti, ma non discendono in forza da nissun luogo. V’è chi crede qualche concerto di alleanza.

 

6 [novembre 1813]

Con gran lentezza d’arrivo più per piani che per ponti da riffarsi giunse il generale L’Ecarcke e altri. Questo generale fu molto energico, e disse alla nostra Municipalità s’erano creati dai Francesi, o no. Non voleva abitare in casa di padrone contrario d’opinione, e disse che l’Europa sarà salva, e che si avrà figli e proprietà sicure, e che Dio protegge la liberazione del mondo. Il conte Banca sembra temuto solo per opinioni, per altro il generale non lo riconosce che come vittima del passato governo, e non ha altre ispezioni. Sulla tarda sera giunse, e cavalleria, e fanteria e gran confusione. Tutti andarono in alloggio senza viglietti, gran confusione, gran fuochi; però tuto quieto. I soldati mangiano nelle case, e sono indiscretti. Una dirotta pioggia li accompagna sempre. Si dice che i Francesi siano sfilati da Verona per Monte Chiari; ma niente si sa di preciso. Non si sa se il generale comandante Hiller verrà da questa parte, e dove sia. Le requisizioni finora sono moderate, scarpe, stivalli, panno mischio ec. Si rimarca nella truppa una bellezza e un vigore straordinario. Le botteghe son tutte chiuse per la carta monetata, alcun ordine non si scorge per riceverla. Il generale dice ch’egli non è che per le operazioni militari. Non v’è comandante di piazza, ne nulla di polizia, ma il popolo veramente allegro giubila, ed è tranquillissimo.

 

7 [novembre 1813]

Siamo in Affrica, e con poca gente. Danni sommi nelle campagne dove giungono i Tedeschi. La Lingua, la carta monetata imbroglia tutti. La Deputazione non rimedia e provede. Le botteghe son tutte chiuse ad onta dell’ordine del podestà, e d’un oscuro manifesto per la carta monetata. I bottegai donerebbero i comestibili piuttosto di cangiar e dar moneta per due soldi di spesa a una cedula. Questo è un flagello di nuovo conio. Noi non siamo che presi dalle truppe alleate, e il nostro veneto governo è morto, dunque non sistema ne appiglio nessuno nel nostro governo interno. Chi dice che siamo alla disposizione di chi vorrebbe renderci odiosi i Tedeschi. Certo veniamo bersagliati dagli esteri e dai nostri. Una ritirata poi incomprensibile. I Francesi corrono, e i Tedeschi stanno immobili. Con tuttociò di preciso non si sa nulla ne di Verona ne di Padova, se qui giungano altri Tedeschi dal canto di Santa Lucia. Noi siam qui con degli omenoni che sibillano, dei generali che contano prodigi del Reno dove gli alleati han ridotto Napoleone a 50 mille uomini e alla pace già prefissa da dettarsi al Reno dall’imperator della Russia e alleati. Vedremo come le cose si appianeranno, finora non vediamo che una barbarica confusione. Il generale Exarthe fu al Teatrin Berga con tutta l’uffizialità e si eseguì il suo ordine di non veder nella notte nemmen un soldato per città. In fondo i danni sono per alcuni sfortunati. Le misure della Deputazione pare che sieno per farsi nascere maggiori perché non provvedimenti necessari, non spiegazione energica e giusta per l’aprimento delle botteghe. Per il complesso del paese non c’è male. I geniali poi delle diverse opinioni o godono, ed esaggerano i mali, e gli altri li minorano, e non li credono. Per i Francesi c’era tutto essi dicono, i saccheggi assoluti delle campagna li arricchivano, c’erano tutte le provisioni in abbondanza: le case erano locande, e la contribuzione militare di diversi millioni li provedeva di denaro di vero corso della piazza. Ecco quel ch’è assolutamente innegabile. La distruzione dei ponti è una cosa terribile. I Francesi ne hanno distrutto 70 dalla Sava sino a Verona.

 

8 [novembre 1813]

La città sembra in lutto tutte le porte chiuse dei caffè e le botteghe. Il podestà prese consulto con Niccolò Bissari, e l’avvocato Zuccato per le cedule, e si prese di mandar persona per prender norma da Bassano: così la cosa è inquietante.

Gli Ulani in numero di 600 erano alle torri e si aspettavano all’alba in città, ma andarono per Montegalda a Legnago, altri dicono che per le cattive strade presero la via di Padova.

Qui la truppa si dice che vadi domani a Schio per passar da Valarsa in Roveredo. Frattanto si dice picchetti francesi a Lonigo, e truppa a Caldiero. Si vocifera che i Francesi si fortifichino a Verona, e che sieno rinforzati da Napoletani, e Romani. Qui non c’è truppa, e non si vede apparato di sopravvenienze, sicché non si capisce nulla, e si trema. Si dice che 170 soldati vennero mandati alla Costa per vendette private, e che in cambio fecero dei danni a Serbelloni ex vice prefetto di Schio, e alla Motta, ma tutto questo vien cresciuto, esaggerato, e minorato a piacere. Mentre si si tratteneva di queste tetre idee alle una della notte si ode una tromba con ordine di illuminar la città. Il generale Exarthe andò da Pigozzo e partecipò all’uffizialità una gran vittoria a Hanau li 27 decorso coll’inseguimento del regimento Giuseppe per prendere prigioniero il cesare francese. Mille bocche lo dissero di già prigioniero, e il popolo commosso e sbalordito echeggiò di voci. Questa cosa fece l’impressione che doveva fare alle diverse opinioni. I più non la credettero anche per il gran sbalzo geografico.

 

9 [novembre 1813]

Gran confusione di lingue, gran barbara situazione. Dopo la sulfurea illuminazione della sera, e la gioja popolare colla falsa voce della prigionia di Napoleone, la cosa si determina a una vittoria del 27 di cui si ha il manifesto stampato, e che sembra immensa. Ma tutto il paese è in allarme, perché si vede a sfilare 1500 uomini per Schio, e ritroceder dalla strada di Verona la cavalleria pesante.

Si dice i Francesi rinforzati, e si trema. Non si sapeva cosa credere, quando qualche bagaglio e truppa s’incamina sulla strada di Verona e si dice arrivi di truppa, ciò tranquillò. Dopo pranzo vennero gli Ulani che andarono verso Padova ieri, e dopo le 10 pomeridiane giunse tutta la Germania di fanteria. Ma le Botteghe chiuse per le cedule e inquietudine; l’inquietezza, e poca allegria del militare. I danni, una condotta vandalica, arrivi di truppe sempre di notte fanno tremare.

Si ode che i Francesi sfillano alla volta di Mantova: ci pare che i Tedeschi sien pochi, confusi di marcie, e poca artiglieria. Almeno i geniali Francesi dicono, che il vice re sforzi per Verona e Legnago, si ponghi sull’offensiva per le differenti notizie del Reno.

 

10 [novembre 1813]

Gran ciarle alcuni insistono ancora nell’offensiva ripresa dal vice-re per i suoi rinforzi, e l’oscurità, lentezza, contromarcie la fecero sospettare. Ma nella mattina sfilano delle truppe sulla strada di Verona, e il generale Exarthe è partito finalmente per quella volta. Gran soldati dei danni, ma molto esaggerati. Il mantenimento generale e privato delle truppe è gravoso, ma l’idea di una verace permanenza di pace ce lo rende quasi gradito. Gran uffizialità al casino deve venir gran truppa; par tutta la Germania in Vicenza, ma per il grande oggetto a me sembra poca, e quasi privazione totale d’artiglieria. Tutto verrà, ma non è venuto. Temo che i Bavari, e dei Tedeschi sieno andati per rinforzare le armate del Reno oggetto principale e vero, ma che può esponer noi a delle vicende dolorose.

11 [novembre 1813]

Gran discorsi si dice Napoleone passato il Reno con 70 mille uomini; fuoco e fiamma ai paesi che si ritira. Qui i Tedeschi s’incaminano verso Verona. I Francesi han tagliato l’Adige alle basse: si dice minata la chiusa: certo è che tutto vien per di qui, e si vede granatieri, il Quartier generale che si prepara per ricever domani. Qui un sparpigliamento di truppa che danneggia le campagne. Si dà da mangiare all’uffizialità ed ai soldati nelle case oltre la razione. Siamo in un bivio indiffinibile. Pare che la truppa non sia bastante per conquistar l’Italia. Il vice-re va da tutti i versi, e pare si voglia diffender a Verona. La situazione del nostro paese è affidata alla provvidenza. Continua la chiusura delle botteghe, e un certo tremore non più usitato in tutti. La truppa tedesca ben pasciuta sembra la francese d’una volta. Vedo nel giro delle cose un esito quasi sicuro, ma le vicende intermedie mi fanno timore. Le comunicazioni in Germania e all’estero sono totalmente troncate. I Svizzeri sembrano neutrali.

 

12 [novembre 1813]

Tutti scoraggiti, e disanimati. Pare decisa la diffesa dell’Adige. Si tien per certo che i Francesi abbiano battuto i Tedeschi a Peri e respinti fino a Ala di Trento colle divisoni Grenier e Palombini. Tutto per ciò regurgita qui da Roveredo e anche il Quartier generale oggi qui arrivato; il generalissimo Hiller dice di andar a pranzo domenica a Verona. Sono arrivati dei superbi granatieri. Tutto s’incammina sulla strada di Verona. Non si sa cosa credere ne cosa sperare. Dio ci ajuterà. Le botteghe stan sempre chiuse gli uffiziali e soldati mangiano come se mai non avessero mangiato; panno, legne e fieno fin che ce n’è. A calcolo fatto questi ospiti costano alla città 30 mille ducati al giorno. Gran imbroglio per l’organizzazione provvisoria, v’era in ciò destinato per commissario civile il conte Antonio Porcia, tutto ad un tratto l’organizzazione sarà militare. Si esige giuramento, ma coi Francesi all’Adige documentati della prigionia del 1709 per giuramenti tutti si scansano.

 

13 [novembre 1813]

Si ode che a Peri e verso la Chiusa i Tedeschi abbiano ripigliati i loro posti, e ciò per lettera di Somariva. Tutto s’incamina verso la strada di Verona. I Tedeschi fanno fortini a Caldiero ed hanno le alture. Le truppe che si aspettavano non sono venute il Quartier generale si crede trasportato a Lonigo. Qui veramente si trema per l’alternativa della ritrocessione, all’apparenza momentanea ma fatale per noi. Noi calcoliamo 16 mille Tedeschi sulla strada di Verona. Si parla di prediale, di organizzione provvisoria militare. Le spese eccedono le nostre forze. I partiti poi son fortissimi chi esaggera per un conto, chi per l’altro la verità si è che Napoleone è in ritirata al Reno, e che le cose debbono prendere una qualche piega generale.

 

14 [novembre 1813]

Il Quartier generale va, e si ferma sempre. Deve sempre giungere gran truppa, e non ne arriva sennonqualche poca, che il giorno dopo si avviano verso Verona. Molti tremano di tutto, e alcuni malignamente lo bramano. Il solo affare del mantenimento pubblico e privato, oltre i guasti nelle campagne fanno impazzire con queste remore, oltre una certa esperienza e oscurità che non ci conforta per l’esito.

In oggi sono entrati i poveri nell’Albergo di San Pietro, ma solamente gli orbi.

Gli organizzatori Porcia e militare commissario non vanno d’accordo. Gl’impiegati cercano una formula gesuitica di giuramento. Pare che noi saremo per rasar le botti, per conseguenza mangiati da tutti, e provisoriamente governati.

Non v’è gazzette, e le notizie sono esagerate. Il generalissimo Hiller dice di non aver avuto ufficialmente la notizia del passaggio del Reno di Napoleone. Qui ogni giorno o muore Pino o Berthier, o altre dicerie, Grenier ferito ec. Pare che s’apri la porta di Germania. Si vive cogli occhi rivolti alla Providenza, e si prova un indifinibile sentimento sulla situazione nostra, e quella dell’Europa. La Francia rivoluzionata, la Francia monarchica alla foggia di Alessandro il Grande, e la Francia attuale sono riflessi, che per la sua geografica situazione non si può adeguatamente calcolare.

Ma Iddio che sa reggere le sue creature, e che solo grande per eccellenza potrà solo ricondur nel mondo religione, tranquillità, e ordine.

 

15 [novembre 1813]

I timori per l’intersecamento delle due armate all’Adige. Si sente il cannone. Il ragionamento regge in favor dei Tedeschi, ma la loro lentezza, la falsità delle notizie, le rissorse e solecitudini francesi fanno tremare.

Le remore sono fatali per mantener le truppe a nostre spese. La ritrocessione poi oh Dio! Infine si vive male. Giungono truppe ier sera e oggi fino a 7 mille e partono nella notte dopo che giungono. Gran fortini a Caldiero. Pontoni per passar l’Adige ad Albaredo ec. Non si sa come la cosa vadi alla Chiusa.

Si vocifera morto il colonello degli Ulani. Siamo nel mondo della luna per notizie tutto chiuso intorno a noi. Qualche generale dà delle gazzette che tradotte malamente dal Tedesco vengono stampate dal Parise. L’organizazione Porcia è formata. Si giurerà colla minaccia di deportazione. prefetto il podestà Anguissola, il tutto mosaico francese Tedesco colla solita prospettiva di pagamenti. Fiori di retorica per esprimer prosperità che Dio faccia una volta fruir in fatto. Il generalissimo Hiller pare un po’ raddolcito: si lagnava perché la deputazione non gli andò incontro, perché Leonardi trattò male un suo dello Stato Maggiore, scacciò i savi, e si mostrò aspro ec.: ora va cangiando, e disse ancora per 8 giorni il mantenimento poi misure di sollievo, ma 8 giorni sarebbero importabili. Sulla strada di Verona si calcola 26 mille Tedeschi tutti a sinistra della strada verso Lonigo.

 

16 [novembre 1813]

Gran smarrimento questa mattina. Fin da ier sera si diceva, che i Francesi avevano attaccato. Tutta la notte gran movimenti di gente munizioni carri, ec. verso Verona. Hiller partito alle 3 dopo mezzanotte. Ma si vede un colonello, e il generale Merville feriti, i loro bagagli, e qualche cosa del generale l’Ekarte e qualche indizio fatale. Si ode di poi che i Francesi sorpresero i Tedeschi dai monti di Colognola, e che si perdé 500 uomini, e che ritrocessero fin verso Villanova. Gli uni volevano i Francesi sull’offensiva con 20 mille uomini, gran rinforzi di Spagna, e di Napoli, e il re di Napoli a Verona. Sulla sera si trovò che la perdita fu scarsa, e che si ripigliò i posti primieri. Ma la gente le munizioni e i cannoni vanno colla posta. Hiller giura di cangiar nome se non sarà a Verona dopo domani. Alcuni vogliono che questa negligenza servi ai Tedeschi di svegliarino per elettrizzarli. Domani si attende una battaglia decisiva. Non si vuol più cedule in pagamento pubblico, perché si lasciò le casse sale ec. con sole cedule. Si ordina un imprestito di 400 mille lire italiane da imputarsi nella prima imposta. Gran forze sulla strada di Verona, se sono eguali alla Chiusa e a Legnago non si potrebbe temere. Niente si sa del Reno, solo non si ode principio ne di armistizio, ne di pace. Hiller organizza si bramerebbe di vederlo occupato nelle operazioni militari. Il corpo municipale è composto di quelli del passato governo: questa mattina erano renitenti a giurare ad onta della combinata deportazione. Sulla sera chi attendeva i Francesi rimasero ingannati, e chi mera smarrito si rinfrancò. Ma il tutto è nelle mani della Providenza, e assolutamente ignoto al generale degli uomini.

 

17 [novembre 1813]

Il fatto, ossia la sorpresa dei 15 a Caldiero, chi lo vuol leggiero chi significante. I primi dicono che vennero sorpresi che gli Ulani soffersero un poco ma che gli Ussari fecero strage presero i viveri e la banda e ripresero il terreno: gli altri dicono che vennero sorpresi a mangiare, che tagliarono a pezzi due interi regimenti, chi i feriti sono 400 senz’alcun francese, e niuno di prigioniero, e smontato 6 cannoni, e acquistate le alture di Caldiero. Qui si resta sorpresi della quantità di gente, e di cose che va sulla strada di Verona, e della somma immobilità. Si dice gran cose di Germania e passato il Reno da Napoleone il 2 di novembre. Ma l’Italia sembra un affare a parte, e non si sa a qual catastrofe sia destinata sennonsi progredisce.

 

18 [novembre 1813]

Dai timori di ritirata si sente che l’armata tedesca si avvanza quasi tutta sino sotto le mura di Verona e si parla di Santa Lucia, di Perona dove sia disceso Somariva, e di Rocca d’Anfo in Brescia, quest’ultima sola è notizia ufficiale. Il generale Hiller va a visitare i posti alla notte, e si ordina qui un buon pranzo e delle molte polpette. Questa uffizialità, e questa truppa mangia a dismisura a spese private, oltre al pubblico, non si sa più cosa sarà per legne e altro. Nelle campagne l’affare è totalmente vandalico, e son in oggi 15 giorni che si gravita in una maniera avida, scortese, o barbara, e veramente non si conosce precisamente il movimento di liberazione. Il rimedio è più violento del male, e sennonsi sperasse passeggero saressimo in poco distruti. L’organizzazione è commediosa. Anche gli aspiranti hanno alloggi militari. Pajono Ebrei tutti che si saziano nella terra promessa. Povera Italia finora fra i ladroni. Dio assisti tanti infortuni e faccia fiorire la religione, la civilizzazione, e un viver onesto, e tranquillo.

 

19 [novembre 1813]

Oggi tutto va innanzi, e si dice Verona Verona, ma tutto finisce a San Martino, e a San Michele. Tutto discende, e tutto sta immobile. Danni, pesi, requisizioni inauditi, eguali ai decorsi guai, ma meglio esaggerati. Hiller va di notte al campo, e torna sulla sera a pranzo. Oggi mandò a dire di dormire a Villanova, e di aver avuto buone nuove di Verona. Son 15 giorni che abbiamo i Tedeschi e si sospira ancora Verona. Si sente gran nuove di Germania, ma si si avilisce coi pochi progressi in Italia. Ora si figura trionfi immensi, ora si trema di qualche inaspettata vicenda. Non si avrebbe creduto la quantità di geniali francesi di tutte le classi, questi si lusingano di tutto, e sperano al di là della speranza, ed esagerano i dei mali sofferti con più estensione in passato, e che hanno si può dir prodotto veramente i danni presenti. Dio assisti le sue creature di mente, e di finanze, e faccia cessare i crepacuori d’ogni specie. V’era nei giorni scorsi a Schio 400 briganti collo schioppo, che esigevano requisizioni di panno e viveri. Hiller li ha tansati o di venir all’ubbidienza o di partire, lo che fecero.

 

20 [novembre 1813]

Verona Verona tutti esclamano ma tutti i giorni niente si conclude. Le truppe tedesche sono a San Martino e a San Michele, succede dei fattarelli, ma niente si avvanza. Chi dice che Hiller essendo venuta dalla Drava in tal guisa la ritirata sarà immancabile appoggiandosi alle vittorie del passaggio del Reno di Napoleone. Ma questa stazione riesce un eccidio per le nostre campagne, le nostre case, e i nostri estimi. I Vandali non potrebbero esser differenti, si mangia a crepapancia, si consuma fieni legna senza risparmio, si distrugge le case campestri, si dà cedule per un soldo di spesa per ricavar numerario. Hiller non vuol veder nessuno per non venir importunato. Giugne ogni giorno organizzatori con alloggio militare e trattamento familiare. Finora Porcia, Meronzi, Latour o dalla torre per farla più formale. Infine pare che l’Italia sia il pascolo di tutte le bestie della Germania.

Quando la Providenza non provvedi davvero noi siamo distrutti. Le giornate sono bellissime.

 

21 [novembre 1813]

Gran eccidio del nostro dipartimento. requisizioni immense anche di quello che non si ha. Il continuo mantenimento anche delizioso degli alloggiati. Le parziali disgrazie e danni nelle campagne. L’incaglio e il pretesto per non riscuotere il proprio. Prestanze in denaro tutto forma in tutti più orrore che altro, atteso il contegno, e linguaggio barbaro dei nostri ospiti. Il non avvanzare, il veder Verona innacessibile, il scoprir la scarsezza delle truppe per la conquista dell’Italia fanno delirare. Sempre cose grandi al Reno, ma mal scritte, qualche volta esagerate e non vere, e sempre sospirate in regola. Ier sera il conte della torre organizzatore disse di dar per nuova uffiziale la resa di Danzica, e di Dresda e borbotò Wellington a Bordeaux. Tutto sarà vero, ma l’Adige ci confonde dal canto nostro. Giungono molti feriti, 60 carri la notte scorsa, e molti in oggi. Dei fattarelli accadono a San Martino, e pare che sieno sfavorevoli ai Tedeschi. Si vuol per certo l’ingresso dei Tedeschi a Ferrara col generale Nugent. Il generale Hiller ricevette per la prima volta il suo padrone di casa. L’urbanità è bandita, e ciò rincresce perché si agisce senza volere rimostranze.

 

22 [novembre 1813]

Gran discorsi del flagello della situazione nostra attuale. Non si domanda nemmen più di Verona. Hiller si va raddolcindo di maniere, non di esigenze. Oggi venne elletto prefetto il bravo Andrea Tornieri. Si tratta continuamente di organizzare un paese che non si affretta di assicurarlo. Gli avvenimenti poi son tali, se sono veri, che si anderà innanzi a porte aperte dovunque, senza qualsisia resistenza, la qual pare farebbe rinculare se se ne trovasse la più menoma possibile. Si accerta dei gran geniali Francesi più di quello che si poteva supponere persino nella classe dei servitori, e pitocchi. Il conte della torre diede per nuova uffiziale al creato intendente Nicolò Bissari, l’abbandono della Chiusa fatto dai Francesi. Sennoné un aguato ciò comprova la vicina evacuazione di Verona. Si spera l’adesione dei Svizzeri.

 

23 [novembre 1813]

La Stalia all’Adige è assoluta, non si sente cannone, solo danni su quella strada e requisizioni immense. Si bisbiglia cannonamento per due mesi, ciò formerebbe il nostro eccidio. Le nuove del Reno sono sempreppiù grandiose, ma poco si credono per il contegno del vice re. Ier l’altro capitò da Bassano un uffiziale del genio che pareva un generale o almeno un Colonnello, questo passava da casa Trissino Baston, e vedendo gran bagagli ricercò in tedesco qualche cosa alla sentinella; sorpreso e non contento di ciò vide il conte Lodovico Trissino che pipava nel suo cortile lo richiamò, e in bastantemente colto italiano gli ricercò di quei bagagli rispose il Trissino ch’erano del tenente maresciallo Ritter: questi diss’egli accompagna il Quartier generale che è attualmente a Villafranca e saranno qui i suoi bagagli. No disse il Trissino egli è qui ed Hiller si trova nell’ultimo palazzo del corso a man destra. Jezus! cos’ella mi dice rispose stordito l’uffiziale. Ecco come si sanno da tutti le cose. È venuto Fornaretto Soranzo coll’Albrizzi da Milano partito da colà i 5 del corrente dice gran confusione, e la vice regina che va e viene da Monza. Esprime la descrizione della battaglia di Lipsia del 19 ottobre fatta dal governo assai più forte della nostra tedesca ed eguale al famoso bollettino ventinovesimo. Passò a Brescia, colà dalla Rocca d’Anfo uscirono dei Tedeschi, che si azzufarono coi Francesi in città. Vi andò un regimento francese e i Tedeschi si ritirarono. Passò a Verona dove coscrizioni, requisizioni, e squallore, e vide il vice-re alla testa della truppa che fece dalla gola di Colognola la sorpresa ai Tedeschi, poi per strade impraticabili, e 11 giorni di viaggio giunse a Rovigo, e ai 21 a Padova. Di Venezia si sente una gran contribuzione, e principio di molte privazioni, e squallore: finora molti trovarono il modo di sortire, pochi per entrarvi, ma ora l’ingresso dei Tedeschi in numero di 7 mille a Ferrara toglie ogni comunicazione e di Milano, e di Venezia. Non si comprende tanta dispersione della truppa tedesca. Si vuole un sbarco d’Inglesi a Roma. Di queste nuove cento al giorno, che nascono la mattina, e muoiono la sera, e che qualcuna si verifica forse al momento che è nata. Qui si è istallato Tornieri prefetto, e Bissaro alle finanze: l’Anguissola, Testa e Bonioli, non ricusano gl’impieghi, ma ricercano 20 giorni per oggetto di salute, il basso ministero deve giurare colla minaccia di deportazione. I discorsi poi sono interminabili sulla Vandalica spedizione di truppe, sui danni privati e pubblici. Qui i partiti si sfogano. Sicché a sentir gli uni pare che abbiano perduto la memoria di 17 anni e mezzo di orridi devastamenti, e di danni radicali. Altri minorano le cose al di là del vero. Gli uomini son tutti sotto il flagello di Dio, e se la prendono qua e là senza proposito. L’Italia è confitta in croce fra i ladroni. Quando spunterà l’alba del bene noi saremo contenti; quando la Providenza col ristabilimento della religione non ridoni a noi una prodigiosa prosperità e tranquillità. Molti assassini van formicolando nelle campagne che sono esenti dal passaggio di truppe.

 

24 [novembre 1813]

Oggi si dice che Bellegarde fra pochi giorni rimpiazzerà Hiller, che si disseminerà truppe per l’Italia come fu all’Elba onde interromper comunicazioni, e ridur il nemico a ritirata. Questa lunga misura ci fa tremare per l’eccidio delle nostre finanze, e disordini, che ne susseguirano. Il governo non vuol società secrete, e si dice una perquisizione alle case dei Framaçons. Si stà lavorando per un piccolo prediale, e per un gettito nel quale s’includerà le somministrazioni immense ordinate, e anche arbitrarie. Va cessando la credenza del ritorno dei Francesi, ma cresce con ragione e molto spirito di partito l’enumerazione delle rovine del dipartimento. Non si può pensare allo stato dell’Europa senza rivolgere gli occhi al nostro pietoso Iddio, e ringraziarlo che siamo ben lungi dalla situazione della Spagna, da quella di Mosca e da quella della Sassonia ec., e scongiurarlo di dare a tutti soccorso, conversione e pace.

 

25 [novembre 1813]

Gran discorsi per il giuramento al sovrano degl’impiegati Probati e Pradella Giudici sgridati, scene eguali dei professori del Liceo. Chi vuol pane deve sottostare. L’Adige è il nodo gordiano dell’Italia, niuno non può scioglierlo. Si sente mari e mondi di precipizij per i Francesi, e di avanzamenti per gli alleati, ma per noi gemiamo sotto la pesante somma, e non sappiamo più altro che danni, requisizioni, e imprestanze di denaro.

 

26 [novembre 1813]

Oggi tutti gl’impiegati han giurato, Giudici, Liceo ec. detratto Pradella, e Probati. La minaccia dell’Ungheria era inutile se alle titubanze fosse stato eletto altro sogetto. Ma la lealtà tedesca è singolare. Non so vedere come chi paga per farsi servire trovi una delicatezza inusitata, e che infine non resiste mai alla sostanza. Noi avremo i soliti sogetti, il prediale, la carta bollata. Si vuole scorgere in ciò un maneggio per far discendere il vice re ai principi alleati promettendogli uno stato. La discesa di pochi Tedeschi a invader l’Italia meridionale coll’arciduca Massimiliano, e il generale Nugent. La venuta del diplomatico generale Bellegarde. L’andata in Svizzera di Hiller. Le vociferazioni della venuta della vice regina in Verona, tutto fa credere che frappoco sentiremo qualche cosa. Certo l’affar dell’Adige non è comprensibile, particolarmente se son vere le notizie della Germania. Qui un orrore di requisizioni, un disperdimento di fieni e biade, un mangiamentto militare nelle case a dismisura, sgarbo, e ruvidezza del soldato, fulminata la strada di Verona. Infine eccidij tanto più eccedenti, e tormentosi, che veniva sperato assai altrimenti. Dio solo può dar fine a tanto flagello, e sterminio.

 

27 [novembre 1813]

Oggi gran cannonamento per 8 ore continue, chi volle per Legnago, chi su tutti i punti. Discorsi allarmanti di venuta di tutti i principi alleati in Italia con forze corrispondenti atteso che Napoleone ai 15 di gennaro verrà in Italia per cercar in essa la fortuna perduta in Germania. Dio solo può preservarci da ulteriori eccidi.

Qui non si vede che fieni, biade, bovi cadenti soldati, pare un emporio. I discorsi son desolanti di danni, e requisizioni: chi ne soffre realmente è più discretto di parlarne, ma i geniali non proprietari, son quelli che sfoggiano tutti i fiori della rettorica per comovere col quadro dei disastri della popolazione. Questi pretesi amanti dell’umanità e delle proprietà erano ben diversi nel loro andato regno. Ora i mali son grandi, ma mostrano un qualche termine. Anteriormente tutto era a un calcolo crudele, e sempiterno.

Sulla sera si diceva che i Tedeschi abbiano fatto un ponte sull’Adige.

Bellegarde viene ogni momento, ma non giugne mai.

 

28 [novembre 1813]

Son venuti i 4 principali possidenti di Udine a reclamar pietà per la spesa dei blochi di Palma e Osopo, Merenzi organizzator militare è un cane e non può soffrir i nobili. Noi siamo radicalente rovinati Magenta scrive, e le voci sono che spera di ritornar per Natale, ma veramente o con lui o Marenzi come capitan del circolo il dipartimento starebbe bene. Riesce impossibile il descrivere la nostra situazione. L’uffizialità che mangia incontentabilmente nelle nostre case senza speranza di termine a 4 ganascie. Generi che ingombrano, e si sparpagliano anche per le strade, dei ceffi, e una lingua barbara, degli organizzatori intedescati, la truppa in più di 26 mille sulla strada di Verona che stà lì imobile, qualche cannonamento che fa tremare, e non si risolve che a discapito, pochi prigionieri nemici, molti feriti Tedeschi. Dicerie senza fine dicente gazzette parabolane, e il tutto col nemico lontano 20 miglia. Geniali immensi che ridono, e sperano, altri che vivono nei spazi immaginari, che creano, e amplificano le cose. L’uomo di buon senso, e che per esperienza scorge tutto possibile si vede a metter sulla paglia coi partiti francesi che ciò calcolano un nulla, o coi partiti tedeschi che lo vogliono un mal passaggiero, e non vi è che l’aspiro alla Providenza che faccia passar i giorni, i mesi, gli anni in una perpetua calamità sperando in lei sola qualche stabile situazione al men male.

Ora si dice trattative del Bavaro col vice-re per allearlo, ora che Napoleone rivolga tutti i suoi piani verso l’Italia, e tutta l’Europa in cammino per terminar la tragedia in Italia.

 

29 [novembre 1813]

Sempre si aspetta Bellegarde, e truppa. I Svizzeri sono per decidersi. L’armata d’osservazione non potrà giammai passar l’Adige, noi manteniamo e siamo distrutti. I discorsi logorano l’anima. Il Cielo solo può sedare e terminare tanti mali: lo spirito di partito non è atto che a far disperare. Ora si pone in dubbio la accettazione della capitolazione di Dresda. Il conte della torre è a Padova e si chiama francescanamente Latour. Esso dice che se va a Ferrara farà rimettere le belle esenzioni del generale Nugent, tutto deve venire rimesso al mondo italico. Infine rimangono i mali, essi si sono accresciuti a dismisura, e si aspettano i soliti prosperosi destini. L’esempio della liberazione della Spagna, di Mosca, della Sassonia fa imbrividire.

 

30 [novembre 1813]

Generali e uffiziali che vengono a divertirsi a Vicenza, basta che si schivino la sorprese. Imbrogli sulla capitolazione di Dresda alcuni dubitano sulla sua resa e di quella di Danzica Si propallano le nuove uffiziali d’una falsità assoluta. I 40 i 50 mille uomini devono arrivare tutti i giorni, e mai non si vedono. La strada di Verona sembra incantata ed è realmente ivi rovinato ogni possesso. Dio assisti un nuovo giro di cose misterioso, oscuro, desolante. Il Dio che liberò la Germania è quelo che libererà l’Italia. Gli uomini incepano, incagliano a più poter. Si vuol locali per fieni. Magazzini immensi di tutto.

 

 

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1 [dicembre 1813]

Si dice i porti di Napoli aperti agl’Inglesi. Si dice i Francesi a Ferrara, e ritirati i pochi Tedeschi. Quadro compassionevole da Montebello fino a Caldiero dei poveri abitanti. Armata immobile che consuma e mangia a crepa pancia. Niuna notizia del mondo o delle cose false. Giamai progressi, giamai rinforzi. Non si sente che ricerche immense, e Hiller, e Merenzi due veri vandali. I geniali francesi hanno onde esagerare l’eccidio, e sempre trovano da paralizzare anche il futuro, nonché l’attual disperazione. Che se i Tedeschi non avvanzano, anche i Francesi si limitano alla difesa dell’Adige. I geniali Tedeschi vorrebbero trovare tutto bene e non ponno, e si disperano più per questo che per i danni; del futuro vantaggio poi quando non cade il mondo la cosa è poi certa. Si vivrà se si potrà sostener la malattia. Il Signore ascolti i gemiti universale, e ci apri il seno della sua misericordia.

 

2 [dicembre 1813]

Si dice la vice-regina partita per Parigi, e una spianata a Peschiera che indica che i Francesi abbandonino l’Adige, ma qui non v’è apparenza di movimento. Sembra uno stuolo di brachi insubordinati che facciano una guerra carnevalesca. Generali e uffiziali di ceffi vandalici senza urbanità e affamati. Tutti gridano flagello universale e fra tante metamorfosi si perde assolutamente l’idea dell’equità e della civilizzazione. Le due grandi nazioni che ci hanno a vicenda pascolato, ci hanno proclamato in iscritto delle cose belle, e abbaglianti, ma in fatto ci hanno fatto soffrire tutti i mali della malizia e iniquità umana. Providenza! Providenza!

 

3 [dicembre 1813]

Il prefetto Tornieri, e il F.F. di podestà Barbaran, sono andati a Padova dal dalla torre per gli orrori di requisizioni di Merenzi. I deputati di Padova Ferro, e Zuccato volevano esenzioni ridicole, al che Hiller dice voi in posizione tanto fortunata ricercate questo, vedete cosa fanno i poveri Vicentini, prima buona parola per noi per rassodar i mali altrui. Sempre discese, sempre passaggio all’Adige basso sempre prodigi in Germania, e sempre immobilità, requisizioni, e tutt’altro in Italia.

 

4 [dicembre 1813]

Il conte della torre si è mosso a pietà e disse al Tornieri di venir da Padova in oggi, ma sulla sera pretestò la febre. Si magazzina per 100 mille uomini. Merenzi ed Hiller faranno prodigi se saran tanto aspri e feroci in campo come lo sono coi popoli. Il mangiar ingordo ed eccessivo, l’eccesso delle legne per riscaldar nazioni agghiacciate, e fieno, e biade per cavalli son tre capi che sormontano ogni idea. I modi poi inurbani, e barbari, con lingue inintelligibili fanno veramente inquietare, e se l’ordine religioso e civile, e la prosperità futura non ci ajutassero a soffrire saressimo disperati. Per l’Adige convien scordarlo. Son venuti 300 soldati e se ne attende domani mille da Bassano, ci vorrebbero soldati delle altre due potenze russa prussa per andar avanti, questi sembrano divoratori, non conquistatori.

 

5 [dicembre 1813]

Discorsi sui fattarelli che succedono verso Legnago, chi vuol di nuovo ancora i Francesi di nuovo a Ferrara, e Rovigo, e tiene che i Tedeschi perdino sempre molta gente e che disperdino troppo la loro forza, certo è che si vede molti feriti Tedeschi, e si può dir nulla di prigionieri francesi, come le cose poi sieno non si può rilevarlo in mezzo a tante oscurità e falsità. Continue questioni per le immense requisizioni, lenzuoli, di gettiti, e di pagamenti, e riferte di parole aspre e fiere dei Hiller, dei Merenzi. È giunto da 500 soldati. Mille ne andò verso Padova. Si vocifera che il Quartier generale si trasporterà a Padova. Diversi vantano i fortini a Villanova, e le fortificazioni alla Piave. Noi siamo o alla fine del mondo o a qualche sviluppo decisivo. Dio ci assisti.

 

6 [dicembre 1813]

Oggi si sente la decisa neutralità della Svizzera cosa che gli esageratori non credevano. Napoleone è a Parigi e gli alleati al reno dopo i 27 ottobre non si sà altro. In Italia all’Adige per nostra rovina e tutto ora stà immutabile accompagnato dalla più rigida stagione. La Providenza ci assisti perché il cerotto duole quanto il male. Il ministero militare e civile fa disperare. Il sovrano è lontano ed ha ben altro in capo. La natura non si cangia nel soldato tedesco e tantopiù si rimarcherà il miracoloso della faccenda.

 

7 [dicembre 1813]

È venuto Laturne con Paolucci, si dice che terminerà il mangiamento a gratis di tutta la truppa nelle case oltre le razioni pubbliche che si vendono, ma ciò a nuovi arrivi. Si dice gente e Bellegarde ma si vede 3 o 400 uomini che al più rimpiazzano i feriti. Tutti dicono che il teatro della guerra sarà in Italia per la primavera. Si sente piccoli conflitti a Legnago, e non si sa altro; è dubbio se vi sieno Tedeschi a Rovigo, e a Ferrara. Si vuole il generale Nugent a Ravenna per qualche sbarco a Ancona ec. Infine l’imbroglio è sommo. Gli alleati al Reno fanno temere che poco curino il resto dopo aver salvata la loro Germania. Napoleone è a Parigi, e fa gente. Dio sa qual progetto di sua ultima perdizione e risorgimento egli macchini. I popoli non ponno star tranquilli dopo tante e così straordinarie esperienze. Non si ha mai lettere ne di Milano, ne di Venezia. Le continue pioggie precipitano i bovi, le biade, e i fieni, che miseramente ingombrano tutte le nostre strade.

 

8 [dicembre 1813]

Tutto allegro il paese perché i barconi giacenti da tanti giorni in Campo Marzo partirono sollecitamente questa mattina sulla strada di Verona. Si parla che a Rovigo i Tedeschi vennero sorpresi dai Francesi e ne vennero fatti prigionieri 800, ma dipoi i Tedeschi al solito si rinforzarono e riaquistarono Rovigo. Sulla sera il prefetto Tornieri diede per certo il passaggio dell’Adige all’Alpone fatto da 7 mille Tedeschi. Son tante le falsità che appena ciò viene creduto. Hiller fu ieri a quella volta. Merenzi magazzina per l’inverno o per il progredimento che imagina i paesi sproveduti. Dice se per l’inverno sarete rovinati, seper progredimento, avrete gran truppa. Dio ci assisti in mezzo a tanti ghetti.

 

9 [dicembre 1813]

Una pioggia perpetua che guasta bestie e generi, un Adige che mai si passa, rinforzi che mai non giungono, gazzette color di rosa, discorsi affligenti, pesi e danni incalcolabili, organizzatori cattivi e pattani, uffiziali e generali che vengono dal campo per divertirsi, e non fanno altro che star a letto, e mangiare eccessivamente, squallore comune, partiti sragionevoli, non si sa cosa pensare, e si trema per il futuro teatro della guerra in Italia. Questo giardino dell’Europa riesce riesce l’oggetto del desiderio dei potentati, e l’episodio delle loro pazzie. Qui c’è un pascolo più durevole, e quando tutto il mondo è infedele l’Italia offre i modelli della fedeltà nel vice-re, nei Svizzeri, e nel re di Napoli Murat. Questo ci fa credere che la primavera se ci sarà guerra essa verrà portata in Italia.

 

10 [dicembre 1813]

Si dice che tutta l’armata si ponga in movimento, ma non sarà niente. Sempre battaglioni e Bellegarde devono arrivare, e mai non giungono: qualche sei o settecento uomini staccati arrivano in cambio delle migliaja per cui sono ordinate le razioni. La città pare blocata assediata da carri di fieno, biade e carretti di provisioni. Sembra la Germania a goder la cuccagna: certo la fame tedesca è singolare. Gli organizzatori mangiano e ciarlatannano. Le lettere vengono di rado, e le poste non sono per anche ben stabilite. Dio ci ha posti in mano di gente a cui si fa notte innanzi sera in tutti i rapporti. Vedremo il fine: ma non si può a meno di non temere qualche gran catastrofe, quando l’unione dell’Europa intiera, e Dio sopra tutto non ci preservi.

 

11 [dicembre 1813]

È arrivata la cucina di Bellegarde. V’è questione se venga o no rinforzi. Nell’anagrafe si calcola dai 5 novembre tra feriti, malati, e prigionieri perduti 10 mille Tedeschi solo sulla strada di Verona. Nell’ospitale v’è qualche mal contaggioso detto tiffo. Le requisizioni si moltiplicano, si seguita a trattar in casa, e non si sa ne di Adige ne di Reno, ne di pace ne di guerra, solo s’impoverisce e si trema. Dio ci ajuti.

 

12 [dicembre 1813]

Dalle immense requisizioni si comprende apertamente che i Tedeschi si sono proveduti per tre mesi d’invernale accantonamento. A sentir gli uni l’arrivo di Bellegarde attiverà le cose. I rinforzi grandiosi. I principi alleati veniranno in Italia, e noi andiamo incontro all’età d’oro, a sentir gli altri Bellegarde rimarrà sorpreso delle perdite, e della posizione dell’armata. I rinforzi sono illusori perché cangiate le cose al Reno. I principi alleati figure inconseguenti, e per i nostri vantaggi pitochismo, e anarchia deplorabile. Dicono ancora che noi siamo in preda d’un branco di briganti, che non si sa dove esista un poter sovrano, che noi manteniamo vestiamo un’armata, e gli diamo il soldo, e gli si lascia col mantenimento nelle case le cedule e il poco rame che possede il soldato graduato. Si dice i Francesi a Ferrara, il generale Nugent al Comacchio, e molto imbroglio verso Legnago. Veramente non si sa cosa credere, ne cosa sperare dal canto delle posizioni dei Tedeschi in Italia. Se al Reno non si sente movimenti noi restiamo consunti. Ai 15 si pagherà un piccolo prediale, non supponibile con tanti carichi, e ora un gettito che pagherà le requisizioni di mano in mano e che si calcola finora a due rate Italiane. Un territorio aggravato come potrà riscuoter denaro il proprietario?

 

13 [dicembre 1813]

I granatieri si sono cangiati sulla strada di Verona.; gran emporio in città. Si vive gridando, sperando in grande, e tremando in dettaglio. Gazzetta di Roveredo che annuncia mari, e mondi, poi si smentisce l’ordinario dopo. Infine Reno e Adige, Francforte e Vicenza sono i due confini fra gli alleati e la Francia. Cosa si faccia nell’inverno, cosa si prepari in primavera il Cielo lo sa: noi questioniamo e restiamo sulla paglia. Tutti ci promettono i futuri bei destini, e tutti ci fanno passare il presente il più calamitoso del mondo. Vi sono ancora i partiti che angustiano, le poche suste che rimangono all’anima. Infine ludibri della nazione cerchiamo ancora di roderci tra noi.

 

14 [dicembre 1813]

Si aspetta ansiosamente Bellegarde per liberarsi di Hiller, e di Merenzi, ma Dio sa a cosa anderemo incontro. Il sfacello è universale, e la retorica con cui vien dipinto da una classe particolar di persone le quali una volta ponevano il loro studio a radolcir simili materie quantunque crudeli e desolatorie, finisce per renderci quasi insopportabile la vita. Dio ponghi termine al mal reale, e alla malizia e scelleragine degli uomini.

 

15 [dicembre 1813]

Quest’oggi è disceso dalle nuvole il generalissimo Bellegarde, ma senza truppa: tutti son felice del cangiamento di Hiller; a parer dei militari esso ha trascurato il sostenersi a Bassano, e piombar da Rivoli poi il ripiego dei 19 novembre colla colonna che doveva venir da Grezzana e che mancò per invader Verona dalla porta San Giorgio, falli che ridusse l’armata col solo partito di Legnago, oltre la dispersione della truppa a Brescia e a Ferrara. Bellegarde uomo di corte accolse molto gentilmente i corpi e disse al podestà: vi accorgerete del mio arrivo: si attende due generali Russi. Pare destinata l’Italia a degli avvenimenti importanti. Dio ce la mandi buona. Abbiamo tanti generali, e uffiziali che non si sa dove collocarli, mangiano a crepapancia, dormono fuor di misura, e la legna manca per riscaldarli. Veramente finora non si saprebbe caratterizzare questa gente indisciplinata e avida per soldati d’un sovrano tanto noto per le sue personali virtù.

 

16 [dicembre 1813]

Oggi formalità uffizialesche da Bellegarde per rimetter il comando d’Hiller destinato ad altre funzioni. Si crede che partirà ai 18 così lo accompagnasse il suo caro Merenzi. Bellegarde andrà domani al campo se sarà vero. Esso disse che gli alleati hanno con loro il re di Napoli, e che il vice re è un sudito e sarebbe fellonia il suo cangiamento. Cento notizie ma Adige e Reno sono due termini che ne gli entusiasmi, ne i geni non oltrepassano. Si parla di pace e pajono intavolate le cose dal duca di Vicenza. Ma questi sono i divertimenti dei Quartieri d’inverno, dei guadagna tempo, e non si sa supporre una limitazione d’idee in chi si crede superiore a tutto. I termini posti dalla natura non contentano l’ambizione. Intanto noi soffriamo e vediamo l’eccidio nostro in cento barbariche metamorfosi, gridiamo or con un fantasma or con l’altro, e l’italico genio in amene e inutili declamazioni. Dio assisti la miseria umana giunta al suo colmo!

 

17 [dicembre 1813]

Si dice gran cannonamento la notte scorsa, perché i Tedeschi hanno cercato di gettar un ponte alla boara, e i Francesi l’hanno impedito. In Italia l’armata perdente sembra l’armata vittoriosa. Si decanta le cose del Reno, ma quelle dell’Italia son ben diverse.

Tutti i militari spediscono gran cassette di guanti, calze di seta, tagli di abiti di sera, vini di Francia, cioccolata, caffe alle loro povere provincie. Essi rimangono sorpresi di ogni cosa in Italia. Ma noi in mezzo alle Arpie non si sa più cosa sperare. Si attende due generalissimi russi e il principe Reusi organizzatore. Gran uffiziali, gran generali, ma scarsa truppa. V’è sempre un commissario inglese.

 

18 [dicembre 1813]

È arrivato il principe Reis organizzatore, ma si ode ch’egli e il conte della Latour partino per Udine. Qui si dice avanzamenti per mercordì. Si sente che l’odioso Merenzi possa a organizzazione fatta a rimanere a Vicenza come capitano del circolo.

19 [dicembre 1813]

Gran quantità di biade, e fieni, di requisizioni e di Germania. L’emporio di cose, e la pacatezza tedesca mostrano una sicurezza la più assoluta dell’inimico. Sempre si evacua Verona, ma o questo deve seguire o qualche attacco in breve. Il principe Reis accolse tutti i corpi con una bonarietà, e facilità somma, disse di saper poco la lingua, che va a Udine, che ritornerà fra pochi giorni, e che si farà quel che si potrà. V’è il manifesto degli alleati alla nazion francese, esibindo la pace, lasciando intatto il territorio anticamente francese, e qualche cosa di più, lodando il valor delle truppe in tanti ardui eventi, e dicendo che vogliono vedere la Francia più florida di prima, ma ancor essi vogliono goder tranquilli i loro regni senza guerre, e giogo straniero. Prodigano gli elogi alla nazion francese, e lascia ad essa di governarsi, e da chi a lei piace. Pioggie continue. Oggi è cessato di dar da mangiare agli alloggiati dopo ben 45 giorni. L’arrivo di Bellegarde fa scoprire un miglior ordine in tutto. Hiller, e Merenzi son due amici molto detestati. Vi è la banda militare del Quartier generale la quale dà in teatro dei bellissimi trattenimenti musicali.

 

20 [dicembre 1813]

Per la sporcizia e incuria vi è nell’ospital tedesco il tiffo e alcuni malati della città vengono sequestrati. Il medico tedesco vuol stuffe, e fa mangiare oltre misura i suoi malati, geloso molto per ascoltar i nostri. Non si vede movimento nella truppa. Si gridava di Hiller, ma nulla si vede ancora di buono. Si legge gazzette di vittorie, di energia, e di ogni cosa elettrizzante al reno, ma l’Italia offre il quadro delle perdite, del torpore, e dell’abbandono. Non si sa cosa credere sennon quartieri d’inverno, e trattative di pace, perché i rinforzi Tedeschi al solito non giungono mai. Il quadro della nostra situazione è doloroso. Veniamo spupillati in bestiami, in generi, e in denari, alloggi sommi, una truppa barbara, e indisciplinata, le strade militari rese un deserto, e derubate le case, i medesimi soggetti ci governano, i medesimi pesi ci opprimono, e solo Dio può liberarci dal giogo dei multiformi stranieri che ci rodono, e c’insultano!

 

21 [dicembre 1813]

Bellegarde vuol di nuovo che si dia da mangiare agli alloggiati, dispendio rovinoso. Merenzi sostenne al contrario, e fu requisizioni inaudite. Latour peggio degli altri non si sa cosa credere d’una truppa tanto immobile, e di soggetti più atti a far odiar il loro sovrano, che ad adempire i loro doveri, e dar una idea di equità e nobiltà di procedere. Le idee moderne sono più propagate di quello che si creda, e i Francesi cessavano quel che gli altri scimiottano fino all’esterna montura.

Si ode che il re di Napoli sia a Bologna con 20 mille Napoletani e che ve ne sieno 9 mille a Turino, licenziati al Reno da Napoleone i 24 ottobre p.o. Se ciò è vero si scuoterà i torpori.

Altri dicono che Bellegarde ha spedito il generale conte di Naiber per intendersela col re di Napoli, il quale ha acceduto all’Alleanza dell’Europa. Qui si va sulla paglia, si teme gli eventi almeno parziali, e si sente i nostri governatori militari e civili a lagnarsi del nostro poco entusiasmo, e coll’occhio dell’invidia e dell’avidità ci strapperebbero fino il suolo se ci potessero pervenire. Oh stranieri quanto il vostro giogo è pesante e nauseoso! Se delle combinazioni, di cui i nostri tempi danno sempre la possibilità noi ritornassimo Veneziani non per altro che per vivere esenti dai stranieri credo che niun annimo italiano non dovesse anellarlo!

 

22 [dicembre 1813]

Tutta Vicenza trema delle sorprese dei Francesi, tale si è la lentezza, e la poca disciplina dell’uffizialità: essi son poco ai loro posti. Bellegarde era in casa Nievo, voleva andare da Anibale Thiene, e domani va dai Thiene ai Filippini, per il comodo, e la leggiadria della casa. È giunto il generale Russo. Si attende il commissario inglese. Luigi Bissaro è stato per la strada di Vallarsa a Roveredo a visitare il generale Somariva. Questo generale si sorprese del modo con cui veniamo trattati. In questi paesi non vi è più prediale, registro, ipoteche, dazi eccedenti e questi liberatori dell’Europa promettono di ritornare i popoli ai beni di prima, di essere esenti d’ambizionar conquiste. Ma noi siamo un esempio del solito turno di assicurar religione, proprietà, ec. Non vorrei che anche i piani in grande fossero goffamente eguali.

 

23 [dicembre 1813]

Son partiti gli organizzatori Reus e Latour per Udine. Non si sa nulla. Tutto è immobile. Il dipartimento si sfacella. Tutti i magazzini possibili sono vicini all’inimico e si vede in ognuno componente la truppa la più alta, e decisa sicurezza. Ciò però non conforta tutti.

 

24 [dicembre 1813]

È arrivato un generale inglese con gran denaro. Si attende un prussiano, un bavaro, un badese ec. La truppa è in movimento. Si dice Hoenzollern con 20 mille uomini di rinforzo, ma non si vedono. Il Bonioli alla pulizzia ha dimandato la sua dimissione. I Tedeschi si lagnano delle nuove allarmanti, che vengono sparse del re di Napoli ec. La tavola di Bellegarde era di 37 persone. Ieri ad esso paga la comun ma a Cedole piene. Nelle case gli uffiziali onesti non ricercano più di mangiare. Le requisizioni sono continue e immense. Questa stalia forma la nostra rovina. Non si sa come se ne sortirà. Si vuol teatro a qualunque costo questo carnevale. In città vi è una quantità somma di generali, e uffiziali. I nostri occhi sono rivolti alla Maddona di Monte, perché ci ottenghi da Dio una pronta liberazione.

 

25 [dicembre 1813]

Si ode che le potenze alleate esibiscono la pace alla nazion francese facendone grandi eloggi.

Dei generali han avuto lettere ai 19 da Vienna, che si forma un congresso di pace, e che in 15 giorni vedremo dei buoni risultati. Spira in tutto una certa aria di moderazione, un certo maneggio coi Svizzeri e il re di Napoli, una stima alla Francia, un’amirazione ai talenti di Napoleone che quando questo non indicasse una debolezza, o una privazione di piano per la perdita del celebre generale Moreau, potrebbe far sperare un tratto di provvidenza. Noi poi siamo flagellati in tutto, senza lusinghe di rimirar nemmeno a chi apparteniremo, coll’Adige impassabile, con alloggi triplicati, con spesa e sfacello, con vita che non è vita. I ragionamenti sull’Europa poi son quelle favole che le nonne raccontavano una volta ai fanciulli, e che a noi servono per schivar qualche sospiro, e qualche volta la discordia s’introduce in questo passatempo per renderlo eguale al resto insopportabile.

 

26 [dicembre 1813]

Ieri è partito il generale inglese per Trieste ed è rimasto il suo compagno colonello. Il generale russo nato olandese è sempre alle chiese e a sentir musiche. Oggi si sparge ch’è venuto un corrier napoletano coll’alleanza del suo re ai sovrani alleati. Bellegarde fa trattamenti di 37 e 40 persone e vuol pagare la comune a Cedole piene, cioè per la mettà. Domani esso va finalmente a veder la linea, e vuol tutti i generali al loro posto. Si spera ancora affar diplomatico non guerriero.

 

27 [dicembre 1813]

Oggi si dice che i famosi barconi abbiano retrocesso da Villanova a Montebello. Bellegarde con molti generali è andato di gran mattino a visitar la linea, e ritornerà si dice dopo 4 giorni per Padova. Oggi è arrivato un secondo corrier napolitano, che fa molto dire, chi lo vuole cogli alleati, chi corriere del re Ferdinando di Sicilia. Gran discorsi sulla neutralità della Svizzera. Domani anderà a Udine il prefetto Tornieri dal principe Reuss per la somma requisizione del Monte di 500 mille fiorini. Sono monopoli di poca speranza. Noi viviamo fra gli avoltoi, e le arpie.

A Padova la Marcolini; pocchi alloggi, pochi passaggi di truppe. Gran Veneziani. Il loro territorio immune, e non soffrono che le requisizioni. Ferrara è ancora dei Francesi.

Si dice che a Verona ci sia stata 15 giorni fa la vice-regina coi figli. Non si riceve mai lettere.

Di Venezia teatroni a San Benetto e a San Moisè, affollatissimi giardini, non si accorge di mancar di nulla. Moribondo l’odioso governatore Serras di cui si dice che il popolo faceva trabocchelli per farlo cadere. Si riceve a gran costo alcune lettere.

 

28 [dicembre 1813]

Stuteray che funge le veci di Bellegarde dice che è giunta al Quartier generale la notizia del passaggio del Reno delle truppe alleate, e il Quartier loro generale a Basilea. Se ciò è vero, e che il re di Napoli accedi all’Alleanza, l’Adige verrà frappoco superato. Ma pieni le orecchie di vittorie lontane noi non vediamo che sotto i nostri occhi il nostro sfacello: l’indisciplinamento del soldato, il torpore, il numero non bastante, e la poca speranza. Ma quando si pensa che gli alleati son giunti da Mosca a Basilea, che l’afare camina a passi di gigante, e qualche volta lenti e mai retrogradi fa scorgere, che i discorsi appunto che si fanno derivano da quella vertigine, e da quell’acciecamento che una volta dominava il partito non francese, il quale in oggi in suo luogo goffamente giudica la Francia e Napoleone sempre egualmente come prima degli affari di Mosca, e non dopo.

 

29 [dicembre 1813]

I barconi girano da Montebello a Lonigo. Bellegarde ha ordinato il suo pranzo per domani con 15 bottiglie. Si ha qui minorata la requisizione immensa in generi, non si sa poi se Reus a Udine farà minorare sull’istanza di Tornieri i 500 mille fiorini. Tutti gridano perché Padova, Treviso ec. pagano meno assai di Vicenza, perché vengono meglio serviti dai loro cittadini.

 

30 [dicembre 1813]

È ritornato Bellegarde dalla linea dell’Adige, e sembra l’affare più diplomatico che militare. Si discore se la Svizzera verrà riconosciuta per neutrale, o almeno se si rispetterà il suo territorio. Del re di Napoli Murat si sostiene per alleato. Ma tali sono le dicerie, le notizie uffiziali, non uffiziali, le gazzette ripiene di avvenimenti, che la gazzetta dopo smentisce, che non si sà in qual caos viviamo. Non v’è fieno, legna, biade, denaro, e palazzi che bastino ai nostri nuovi liberatori. Si teme tutti il gennaro venturo, ancora questo mese disse Bellegarde e in febraro sarete tutti consolati.

 

31 [dicembre 1813]

Oggi gran movimento al Quartier generale di corrieri, e lavori. Si son veduti 160 Francesi a San Giovanni Ilarione. S’incarcera, e incatena della gente che passa la linea dell’Adige. Tornieri prefetto tornato da Udine dice che quelle 100 miglia sono una fila perenne di carriaggi, boarie, e generi. Il principe Reuss Thaven governatore d’Italia vi è in gran magnificenza, e ogni giorno riceve decorazioni dagli alleati. Tornieri dice che era necessaria la sua andata, e che è rimasto contentissimo e null’altro. Il Latour si fa mantenere dalla comune.

Ecco terminato un anno memorabile, incominciato colla descrizione della spaventevole ritirata di Mosca, col magico riffacimento d’una nuova armata, con vantaggi nel maggio e un curioso armistizio, dopo di cui l’unione dell’Austria cogli alleati produsse in Italia una guerra. Il mondo è grande, ma da quasi 18 anni il nodo gordiano si scioglie nell’ex Stato Veneto. I nostri esaurimenti, le nostre angustie son giunte al colmo, la Providenza di Dio ci salvi dall’andirivieni, dai marenghi, e da tutto quello che la nostra posizione e spaventata fantasia ci fa temere. Il caos è grande, si tratta di troppo, l’Europa tutta vuol acquistar l’indipendenza e la quiete. Napoleone vuole riacquistar il perduto. Il mondo è stanco, ma la forza lo soggioga e veramente non v’è che Dio che possa miracolosamente salvarlo.

 

 

 

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