segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

 

 

 [segue 1805]

 

 

P.mo novembre [1805]

Sempre cariaggi, bagagli, e cavalli da maneggio dell’Arciduca ritrocedono per Bassano. Ma nessun regimento ritrocede, anzi molti cannoni vanno per Verona, e due regimenti si dice che venghino dal Tirolo per portarsi verso Verona. Venne sospesa la partenza delle cancellarie. Sulla sera tenevasi per certo una battaglia campale, mentre varie notizie e sorde voci dissero che i disastrosi avvenimenti del Reno costringono l’armata d’Italia vittoriosa in diffesa a ritirarsi.

La località nostra, lo stupore e spasimo universale non è descrivibile. Due armate dunque si divertiranno a nostre spese. Faccia la Provvidenza che almeno una volta restiamo tranquilli.

 

2 [novembre 1805]

Tutta la notte e tutto il giorno un passaggio sommo di truppa, disordinata ai nostri occhi, ma senza disordine alcuno. I ponti di Campo Marzo, ossia esterni diedero gran sfogo, mentre chiuse le tre porte del castello, Porta Nuova, e Santa Croce. L’arciduca Carlo coi fratelli passò da Campo Marzo e andò a Lisiera. Bellegarde a casa Scroffa.

Pare a sentir alcuno che i Francesi perseguitino la ritirata, ed eccitano in diversi molte paure. Ma fin ora la ritirata è tranquillissima. I Tedeschi han salvato il salvabile e una immensità di magazzini, dicono di ritornare fra tre settimane, e vanno a Clangenfurt. Delle nuove di Germania si sentono precipizj, ma niente di veramente preciso e similmente del Tirolo. La nosta città presenta un quadro compassionevole di tristezza, di timore e di danno. L’Avogaro ha avuto ordine di partire. Infine noi siamo nelle mani della Providenza.

 

3 [novembre 1805

Come descrivere la giornata di oggi? Vicenza venne bombardata. Tutta la mattina i Tedeschi continuavano pacatamente a ritirarsi, si vociferava che le due porte chiuse del castello, Santa Croce avevano dei cannoni e così il Ponte Furo e l’inquietudine era vaga ma somma, alle 3 e mezzo il canone cominciò, e si credette l’arrivo dei Francesi, ma i varj colpi, e le bombe che i Francesi rimandavano fece conoscere che i Tedeschi si battevano, o per delle nuove venute, per avanzare, o per proteggere la ritirata con più comodo. Noi altri poveri cittadini ignari di tutto eravamo tutti chiusi nelle nostre case e il complimento durò 4 ore. Si seppe dappoi che l’arciduca Carlo venne in persona per acquistar delle ore di tempo, e Massena da Martinati inviò 7 trombetti per salvar la città al che l’arciduca non volle ascoltare sennon l’ultimo, a quel momento cessò ogni turbamento. I Tedeschi levarono i cannoni, e si seppe che alle 7 della mattina entrerebbero pacificamente i Francesi. Lo spavento universale, i danni delle case, e alcuni morti fece veramente vedere a qual pericolo ci salvò la Providenza.

 

4 [novembre 1805]

Prima delle 7 entrarono in città i Francesi con Massena fra i picchetti, la cosa seguì pacificamente, e molto popolo vi concorse, ma non acclamò, ma fuggì tutto temendo il sacco. Massena, Gardan, Solignac, vennero alla testa di 20 milla uomini che passarono dalle 7 fino alle 6 della sera. Si affisse un proclama che ordinò di tener aperte tutte le botteghe dicendo che ogni soldato che rubasse sarebbe sul momento fucilato. Bei cavalli, e la truppa correva come dei lacché, e tutti partirono inseguendo i Tedeschi facendo continuamente una infinità di prigionieri. Si proibì l’alloggio a ogni uffiziale dovendo tutti continuar la marcia. Il paese è irritatissimo per il bombardamento succeduto, ma un uffiziale Francese disse l’arciduca per proteger la sua ritirata doveva sceglier altro locale, e Massena doveva avere meno fretta di entrar in città. Il fatto è che noi fra l’Austria e la Francia siamo stati quasi inceneriti, in riconoscenza di quanto si fa per loro. Fu ricercato un francese, come si mostravano tanto valorosi in guerra, ora che non la fanno più per se stessi, ma per un sovrano. Esso rispose noi non facciamo la guerra per il sovrano ec, ma per l’onor della nazion francese. In città vi fu somma quiete, ma la campagna offre uno spettacolo di desolazione e di orrore. I Francesi vanno per le strade interne, e precipitano ogni cosa. I Tedeschi tagliarono il ponte della Tesina e si batterono in ritirata, e si dice che così faranno alla Brenta. Le giornate sono superbe e tali come le han sempre avute i Francesi in tempi di guerra. Massena ricevette fuori della Porta la nostra deputazione con molta pulizia e dicendo sono stato un poco cattivo ma l’arciduca mi vi ha costretto. Dappertutto vediamo i segni delle bombe, e solo due obizzi ci offesero tanto. Simile antecedenza ci fece passar questa giornata come una liberazione dai barbari.

 

5 [novembre 1805]

Massena al suo ingresso disse: voi scorgerete qual differenza passi fra la mia armata e quella di Brune nel 1801. Ma in sostanza il sacco nella campagna, non è stato che più rippieno di parole di esser galantuomini, dando buoni, ma mangiando bevendo, prendendo fieno, gettando giù porte, e cercando bestiame, e mai si ha potuto ottener una guardia, col pretesto che ogni uffiziale aveva l’ordine in iscritto da Massena di fucilar subito chi rubava. In proposito di requisizione la cosa è fin ora molto minore. Ma questa mattina passò un regimento che pretendeva 10 mille paja di scarpe, e tutto per 10 mille cose. La deputazione si oppose, ma il Francese voleva in compenso 200 sovrane. Andrea Tornieri capo della deputazione si oppose e guadagnò in piazza da Serraj quattro bastonate d’insulto e la minaccia di condurlo in prigione: allora esso diede 15 sovrane e il vile Francese le prese e si contentò di simil guadagno. Tutto lo sforzo è che i commissarj vogliono far contratti per aver loro i danari, goderli, e niente proveder l’armata, mentre il soldato semplice è lacero e senza paga.

L’armata prosegue a inseguir l’inimico, e al Ponte di Lisiera, e alla Brenta trovò qualche resistenza, e si vede alcuni feriti francesi, e molti prigionieri tedeschi. Questa sera Massena sarà a Castelfranco.

Discendono dai monti molti Tedeschi tagliati fuori, e ancor questi saranno prigionieri, e Napoleone li manderà alle coste.

Si vocifera che Francesco II sia in Buda e Napoleone a Vienna.

Oggi da tutti i versi son partiti i Francesi, ossia la truppa italiana a circuir i Sette Comuni i quali avevano armato 1200 soldati a difesa del loro paese e sovrano, si vuole che i Francesi vogliono e questi soldati e li schioppi, e altre requisizioni. Ciò fa compassione, e pare che l’arciduca non li abbia avvertiti della sua ritirata.

 

6 [novembre 1805]

I Sette Comuni servono di pretesto per girar tutto il territorio e dei generalucci prendono e 20 sovrane da Isola, e 1000 zecchini da Schio e del bestiame e spaventano tutti.

In città la solita coda dell’armata saccheggia tutta la campagna e si va formando dei comandanti che ora vogliono 100 cavalli o altre requisizioni, e tutto finisce in delle somme che si pongono in saccoccia.

I provvisionieri i commissari vanno e vengono, vogliono far contratti a viva forza e con una astuzia propria dei Francesi, noi ce la vediamo di andare in fumo.

Le poste son disordinate e i corrieri temono di venir svaliggiati.

Del Reno e del Tirolo non si sa niente di dettagliato ne per lettere, ne per fogli, ma i Francesi dicono gran cose, e che Napoleone ha scritto a Francesco II carissimo fratello. Tutti gl’Imperi hanno il loro termine, e quello di Lorena è vicino ad averlo. Io v’offro non pertanto la pace la meno svantaggiosa per voi ec.

L’armata di Massena insegue gli Austriaci e fa un furor di prigionieri, e sembra ch’essi stessi sfuggano volontari, mentre dappertutto si vede a sbuccar Tedeschi, e ancor questi per monti e per campagne fanno dei gran guasti. Il lutto, il danno, e l’angustia per il futuro, tien oppressa tutta Vicenza.

 

7 [novembre 1805]

Non si parla che di saccheggi e rovine nella campagna, e oggi s’infierirono i soldati fino alle schioppetate.

Tutti i bovi e cavalli portati seco dai Tedeschi, e ciò ch’esiggono i Francesi, ci riducono senza nulla, e nissun azzarda di servirsene ai necessari usi per timor di perderli.

Oggi si va dicendo che i Tedeschi possano rinforzarsi, e dar una battaglia alla Piave, o Tagliamento. Poveri noi!

Non si sa niente dei Sette Comuni, anzi alcuni credono che i Francesi sieno passati per Vallarsa a Roveredo, che unitamente a Trento vien creduto rippieno di Tedeschi.

Si parla del blocco di Venezia, ma non si sa niente niente di preciso.

 

8 [novembre 1805]

Gran ciarle del Lintz e dei Tedeschi, ma tutto finora va certo, e non ritorna indietro niente di superfluo.

I Sette Comuni si son presentati e tutto è terminato pacificamente. Si crede però che i Francesi passeranno per quelle montagne a Bassano.

Non si sa nulla di questo mondo ne per fogli ne per lettere, solo si vede a proseguir l’armata francese e una coda di ladri formidabile alle campagne. In città mai più una stagione più bella, maggior quiete e pochi alloggi.

La confusione delle idee, li straordinari avvenimenti di questo memorabile decennio, fa che tutte le persone sensate si riposano solo in quella immensa Provvidenza, solo appoggio alla decifrazione e alla speranza delle cose future.

 

9 [novembre 1805]

Il signor Giacomo Braganze vicentino assai conoscente di Massena venne all’ingresso dell’armata e compose e ragirò la nuova deputazione, e Solignac in oggi l’installò. La contribuzione si è di due millioni di franchi, un millione a Napoleone, il resto ai altri generali. Solignac però ci compose una supplica, atteso i nostri immensi danni per minorazione. Oltre a questa bagattella si somministrerà all’armata altre requisizioni e si andrà a finir sulla paglia.

Non si sa niente delle armate, chi crede tutto possibile, certo è che Massena non va più in là di Treviso, e che pare che i Tedeschi si fermino al di là della Piave. Chi vuole armistizio, chi pace, chi una nordica immensa resistenza. La Providenza ci assisti, mentre un solo mese di guerra ci ha consunti.

In città c’è una quiete somma, in campagna desolazione e spavento, sembra che a quattro a quattro sieno le bande dei ladri che visitano la strada militare nell’interno.

Le giornate sono così divine che i Tedeschi e i Francesi sempre più s’innamoreranno dell’Italia, mentre giorni così sereni e clima così bello essi non hanno il vantaggio di goderlo nei loro rispettivi Imperi. Ma a noi sentimentalmente sembra ciò insultare all’intensità delle nostre disgrazie.

 

10 [novembre 1805]

Solignac è qui per la contribuzione, la quale riesce un secondo bombardamento attesi i danni e rovine in cui si troviamo. Il lutto è universale, non si parla che di saccheggi sofferti, di balle di 26 lire che furono per incenerirsi, e dei pagamenti eccessivi. Pare che le armate si allontanino, ma mai non cessa tutti i timori possibili. Siamo all’oscuro di tutto. Venezia par bloccata, ma si riceve sempre lettere.

Si dice che Saint Cyr sia arrivato a Padova con una colonna di 7 mille uomini. I Francesi son pochi a grado che non ve n’è nemmeno alle porte, e non si dà una guardia per oro, e i saccheggi continuano. La località nostra fa tremare al caso di una continuazione di guerra.

Treviso e Padova hanno maggior contribuzione di Vicenza per aver sofferto meno. Le parole son belle e si spera qualche minorazione nel pagamento. Si daran cambiali per Milano dai nostri mercanti, così invece di tre giorni se ne avrà 15 di respiro.

 

11 [novembre 1805]

Gran San Martino[=cambiamento di domicilio] e luttuoso, e costoso! Il quartier generale dei Francesi è a Conegliano, e passa a Pordenon. La ritirata tedesca sembra completta e senza contrasto. Le requisizioni sono immense. Sono arrivati 20 legni di uffiziali Tedeschi per il cambio, e dicono o tutto vincemmo, o tutto perdemmo e sono mortificatissimi per l’Austria, ma noi non abbiamo campo di pensare ad essa, tanto i pesi, le paure, le rovine sono aggravantissime per noi, è proibito ogni commercio per Venezia.

 

12 [novembre 1805]

Oggi si dice chiusa Venezia. Leonardo Thiene con Solignac è andato dovunque si trova il quartier generale di Massena per le requisizioni, e minorazione di contribuzione. Seguita il ladroneccio dei Francesi, ne vengono tutti i giorni due o tre cento, e mai finisce la scena del sacco per le campagne. Gran disgrazia, e gran distruzione per noi.

 

13 [novembre 1805]

Oggi impensatamente giunge un ordine di Massena che sequestra il Monte di Pietà e toglie il consueto giro. L’avvilimento e l’orrore è immenso. Subito il cavalier Enrico Bissari e Barbaran partirono per il quartier generale onde esponer che le proprietà verrebbero lese in tutti i sensi. Oggi si dice i Francesi al di là del Tagliamento. Molto oscure anzi alcuna non se ne può averne di certezza delle nuove del Reno e altro, tanto interessanti per noi. Non gira poste, e il mistero è al più alto grado. Il ladroneccio dei Francesi che continua, l’affar del Monte, la niuna esagerazione di notizie dal canto loro, fa dubitar di un ritorno, ma il proseguimento dell’inseguimento fa credere qualche armistizio, mentre al presente le cose vanno senza alcuna ostilità. Tutto va in fumo, e l’avidità francese non ha confini, qual delirio per questi un tempo così fortunati e pacifici paesi.

 

14 [novembre 1805]

Sempre si sente il cannone non si sa se a Brondolo o altrove. Si dice molte cose del Reno, e tutti tremano di ritorni, ma il mistero è sommo, e assolutamente non si rileva nulla, non lettere, non gazzette, non discorsi esaggerati dei Francesi, infine siamo consunti e poveri nelle mani della Providenza in tutti i sensi. Chi vuole i Francesi al di là del Tagliamento chi nò. I nostri deputati per colà non giungono mai. Di Venezia corre lettere, e non commercio ancor questo blocco diventa un enigma. Infine la guerra è appena incominciata, troppe potenze vi sono interessate, e i poveri popoli devono tremare.

 

15 [novembre 1805]

I deputati nostri scrivono che il quartier generale è a Udine. I fogli mettono i Francesi a Lintz. Si versa tesori nella cassa della contribuzione. I soldati seguitano a saccheggiar in campagna. Non si sa cosa credere per l’avvenire. Massena vuol veder i libri del Monte di Pietà, e si spera che sia solo, per le appartenenze tedesche, e veneziane. La città non ha più avuto tanta quiete. Si parla anche di pace, ma si teme i quartieri d’inverno. Le poste non hanno ripreso il loro corso. Si sente il cannone, ma Venezia non è bloccata che leggermente, non si lascia però sortire qualsisia effetti, e persone, lettere però e cambiali, e alcuno per strade ovie e a piedi. Quando mai si decifrerà fra tanti orrori un qualche buon destino futuro!

 

16 [novembre, 1805]

Leonardo Thiene, e il Pozzo ostaggio di Verona per le vivacità fatte per i Tedeschi raccontano che il quartier generale è a Passariano. Gran mistero delle nuove sul Reno, davvero non si può rilevar nulla, non si vede che la continuazione della ritirata, la qual non è precipitosissima.

Qui la contribuzione immensa, e le requisizioni ci tribolano. I Francesi hanno ricercato tanta China e tanto Reobarbaro [= rabarbaro] quanto non è possibile di ritrovar in tutta Italia, poi decadono per denaro. Pare impossibile di ritrovar un’armata di 50 mille uomini tutti senza cappellano, e d’un medesimo linguaggio. La sola truppa italiana ha cappellano. Il tesoriere non fa che riscuotere e mai pagare. Non sarà concepibile alle future età i dettagli tragici, comici, e desolatori della nostra situazione. Venezia par chiusa, ma i Francesi vien detto non hanno gente, avranno però quella che occorre alle loro operazioni, non v’è carriaggio, o attrezzi militari scortati da uomini che non sieno soldati. Gran cosa in un’armata la poca inutilità, e gran confronto con i Tedeschi.

 

17 [novembre 1805]

Si racconta un fatto a Brondolo per cui Padova risentì un gran spavento, e furono chiuse dai Francesi le porte. Si dice Tedeschi e Russi in Venezia, ma poi tutto ritornò al solito in calma. Frattanto noi manchiamo di oglio e di sale, e soffre il commercio fin che Venezia stà chiusa. Siamo dunque ridotti a desiderar i mali. Si dice l’arciduca Carlo passato in Ungheria e Napoleone a Vienna. Ma veramente non si sa precisamente nulla.

 

18 [novembre 1805]

Ai nostri deputati Massena rispose che di questi stati il destino è incerto, che però si governino in tutto provisoriamente, e che si attendi a pagar la contribuzione. Le notizie del mondo sono tanto varie che ora pare che la Francia sia la capitale del mondo, ora le nordiche potenze in armi, e speranze, il bello è che noi non sappiamo sennon il quartier generale verso Udine, e la situazione del circondario di Venezia tanto a noi vicino che confusamente o ignorantemente. Davvero che il mistero fa perder la tramontana a tutto il mondo. Si parla anche molto di pace, continua la solita intercettazione del corso delle lettere, che si credono trattenute appositamente. Gran smania universale di saper qualche cosa.

 

19 [novembre 1805]

Enrico Bissari manda un aviso, che il quartier generale francese è a Gorizia, e che la sua estrema rapidità gl’impedisce di seguirlo non essendovi cavalli.

Si dice che Napoleone abbia scritto a Massena: il cannone più forte per i Tedeschi si è d’inseguirli rapidamente. Ciò si fonda sulla tardanza nemica.

Qui si termina di pagare l’immensa contribuzione con minaccie forti in 24 ore di tempo.

Venezia è chiusa e non esce lettere da 5 giorni a questa parte.

Le nuove del mondo sono oscurissime, e si rimarca che quando vengono sparse notizie favorevolissime al Reno per i Tedeschi ciò prova evidentemente che la cosa è totalmente al contrario. Pare che sieno intieramente intercette tutte le lettere al di là del..... Di Germania poi non se ne parla neppure.

 

20 [novembre 1805]

Oggi è arrivato da Gorizia il cavalier Enrico Bissari il qual porta la liberazione del Monte di Pietà. Massena disse ch’esso voleva conoscer le cose tutte, ma al solito cavillò col dire che il suo ordine fu mal interpretato.

Il cavalier fece un viaggio disastroso fra gli orrori dei saccheggi e la mancanza di cavalli e di viveri, le osterie temevano di riceverlo col suo compagno Barbaran, ma esso diceva noi siamo dei poveri vicentini spaventati come voi, e venivano accolti a braccia aperte.

I discorsi poi di Massena son al solito propri dei Francesi. Scorse la camera furiosamente. Parbleu inseguo l’arciduca e lo manco sempre di 5 minuti, ier sera egli alloggiò qui, e tutti i giorni mi tocca l’istessa cosa. Ma gli ho fatti 25 milla prigionieri, ed io gliene ho perduto solo 3 milla fra morti e feriti. Mi contento di tre per 25 sempre. Voi altri sarete annessi al Regno d’Italia fino al Lisonzo certamente, di più non lo accerterei. Bonaparte è tre miglia da Vienna. Bella cosa una municipalità in Vienna! Io ho questi ordini, sono cugino dell’Elettor di Baviera, ma io calcolo il denaro, Cambaceres si contenta di essere coperto di ordini, ma a me questi non mi accontentano, altro uffiziale si desiderava l’ordine della Corona Ferrea Italiana: non so disse Massena se sarete degno di ottenerla. Goldoni tramanderebbe molto bene queste singolarità alla posterità, la qual riderebbe senza risentir il danno.

 

21 [novembre 1805]

I Tedeschi son dunque totalmente fuori d’Italia, e in tutta l’Italia non c’è che Venezia imbarazzata in un assedio. Noi siamo al bivio di tutto, tutto è possibile. Giunge dei Francesi continuamente, ma a piccole partite, tutto va però verso la Carintia. I Francesi son però di mal umore, e non esaggerano nulla.

 

22 [novembre 1805]

Oggi venne ordinato di affiggere ai cantoni i viglietti [=bollettini] uffiziali dell’armata, e il 21° accerta la vicinanza in Vienna dei Francesi in una abazia, e tutta Vienna spaventata e fuggitiva colla corte. Qui è cessata in oggi ogni spezie di ostilità, e il comandante della piazza assicurò che da qui innanzi il soldato sarebbe disciplinato. Sicché si vede evidentemente che in tempo di guerra i Francesi concedono alla truppa ogni licenza. Si crede la pace. I progressi dei Francesi in così poco spazio di tempo fanno stordire, e tengono del meraviglioso. Tutto il mondo è stanco di guerra e i uomini nordici depongono le armi, ed hanno dei sentimenti particolari ed uniformi. Venezia seguirà in conseguenza delle cose. Trieste è già occupata dai Francesi. Si dice un’armata di 50 mille che si unirà a quella di Massena. Si vuole che si vagghegi Costantinopoli. Tutto è possibile alla stella di Napoleone.

 

23 [novembre 1805]

La sorpresa d’oggi non si può descrivere: in mezzo ai guai d’ogni specie si godeva d’una somma tranquillità. Quand’ecco si vede dei Francesi a chiuder le Porte della città, a cercar cavalli e bovi, spedir verso Verona il danaro della contribuzione e tutti gli ospitali, e formar guardie e picchetti quà e là. La voce si è che una colonna di Tedeschi si è impadronita di Bassano, chi la vuole un corpo tagliato fuori dal Tirolo, chi una discesa per tutti i versi per prendere in mezzo i Francesi. La costernazione dei Francesi, il lungo silenzio di tutto, la persuasione che tante truppe tedesche non sieno sfumate così di leggieri formano una sensazione di turbamento in dei popoli tanto pacifici e anticamente felici. Sulla sera i Francesi consigliavano tutti di rimaner nelle proprie case, un incendio nella caserma di Santa Corona non contribuì a tranquillare; i picchetti fuori della Porta di Santa Lucia, sul Ponte dei Angeli, e la poca truppa tutta in piazza sdraiata facendo fuochi, fece passare una cattiva serata. I geniali Francesi ridevano, ma temevano, gli altri figuravano colonne, arciduchi, Russi e Prussiani in marcia. Il vero si è che non si sa mai nulla di vero fondamentalmente e che per conseguenza si può temer tutto.

 

24 [novembre 1805]

Un manifesto sui cantoni dice che 5 mille Tedeschi inseguiti dal gen.l Ney si rifugiarono a Bassano, Castelfranco ec. Un cannonamento li respinse, e Saint Cyr prendendoli in fianco dovranno capitolare o rifugiarsi in Venezia. Qui è ridotto tutto in calma. Li discorsi però son vari, certo è che Vicenza non sembra minacciata. Era ragionevole che Massena spingendo tanto l’inseguimento non si potesse temere che dei corpi tagliati fuori. Sulla sera si sentì gli encomi dei Francesi al general di Rohan che condusse il suddetto corpo di 9 mille uomini a salvamento in Venezia fu falso: la cavalleria di 500 era quella di Hoenzollern che avevamo noi, Arion, Roberti ec. I Francesi che in Vicenza erano 400 parevano conigli dalla paura. Non si sa se questo rinforzo a Venezia ci procurerà delle scorrerie. Il popolo credeva che i Tedeschi s’impadronissero di nuovo dell’Italia. Pare un sogno che sieno sfumate tante armate. Il foglio di Augusta dice Napoleone ai 11 in Vienna, le ciarle ai 13, e l’ultimo bollettino uffiziale in una fiorita abazia presso Vienna.

 

25 [novembre 1805]

Oggi in istampa si dice che i 4 mille Tedeschi furono fatti tutti prigionieri. Il mondo però vuol dire che 6 cento col generale Rohan siensi salvati a Venezia. I Francesi ebbero una gran paura, il loro poco numero, i loro saccheggi, i loro spogli li fecero rimordere. In fatto oggi proibirono armi di punta, di taglio e altro. Cosa consueta, ma che si aveva cangiato vedendo gl’Italiani tante pecore. Le requisizioni sono continue e grandiose.

Di Massena non se ne parla più tanto è lontano. Del Reno non si sa nulla di preciso, e il Tirolo sembra libero. Venezia è là, e non si sa nulla del suo destino, ma pare che la cessione sia più probabile della resistenza. Non si sa se questa guerra debba terminare in così rapide passeggiate, oppure che si troviamo sul principio. Pare che gli Ungheri che si batterono pro Rege nostro Maria Theresia, non vogliano battersi pro Regina nostra Francisco II. Ma noi si troviamo in un mondo nuovo, ignari delle vere suste, forze, e risorse delle potenze, e solo possiamo rimarcare i meravigliosi avvenimenti tanto fatali a noi, e quasi inconcepibili al pensiero.

 

26 [novembre 1805]

Pare che questa notte debbano passare i 4 mille prigionieri tedeschi. Già Vicenza sorbisce tutto. Termine 24 ore deve essere pagata tutta la contribuzione. Tornieri [si tratta forse di Andrea Tornieri, o di Lorenzo, incaricato di approvvigionamenti] sembra un francese nelle minaccie.

 

27 [novembre 1805]

Verso sera passarono i prigionieri tedeschi scortati pomposamente dai Francesi. Fra cavalleria e fantaria chi dice 2000, chi 300, i Francesi dicevano 4500.

Si sparge che Massena ritrocedi per uno sbarco di Russi a Napoli o a Genova. Altri dicono fatti i Preliminari della Pace, e che Massena distacchi un corpo per stringere il blocco di Venezia.

Mai si verifica se Napoleone sia veramente entrato in Vienna.

Le porte sono interrotte e le notizie del mondo assolutamente. Tutti i giorni si sente il cannone, ma mai un risultato, chi lo crede verso il Tirolo, chi verso Brondolo.

Le requisizioni e le nequizie sono estreme per estrar denaro. La povera città pone all’incanto le case di sua proprietà.

 

28 [novembre 1805]

A sentire i strepitosi avvanzamenti in Germania di Napoleone la cosa sembra magica. Contuttociò si attenuisce ogni cosa, non si vuol crederlo a Vienna. Si crede Venezia insuperabile. Una spedizione segreta e grandiosa dell’Inghilterra. La quantità di Russi che sbocca da ogni verso, e la Prussia in coalizzione per essere indispettita della violenta rottura della sua neutralità fatta dalla Francia, fa formare dei castelli in aria in modo, che al solito ora par la Francia annichilata, ora il mondo intiero soggetto alla Francia. In mezzo al vortice immenso delle cose noi si troviamo esausti, e quasi radicalmente distrutti, incerti di tutto, e in un delirio di ragionamenti inconcepibile. Però in mezzo ai strepiti delle armi odonsi voci di pace.

 

29 [novembre 1805]

Il 27° Bollettino Uffiziale pone Francesco II in Moravia e Napoleone a Presburgo. Questo annichilamento della casa d’Austria forma un soggetto meditabile delle vicende umane. Si vuole che simili bollettini sieno parziali e non sottoscritti da chicchesia. In fondo niente si sa. Si dice che Saint Cyr passi a Napoli per lo sbarco inglese-russo, e che Massena si porti a Padova per stringere il blocco di Venezia. Il pelago delle cose fa sbalordire, chi crede alla pace colla disoluzione dell’Impero Austriaco, chi il suo conservamento purché si faccia l’alleanza contro gl’Inglesi, la misera Italia sembra un episodio anche sacrificabile agl’immensi progetti di Napoleone, per poi di nuovo devastarla e conquiderla.

 

 
 
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