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Emidio Di Cicco

 

Emidio di Cicco  è nato il  13 Gennaio del 1915  ad Ortona dei Marsi ed è  un cugino del mio bisnonno.

Il giorno in cui è nato c’è stato il terribile terremoto che ha distrutto la Marsica.

Zio Emidio mi ha raccontato che anche la sua levatrice durante la forte scossa di terremoto scappò via per lo spavento e lo lasciò da solo con la mamma dentro una stalla. Da quel giorno, l’ostetrica che lo aveva fatto nascere, lo ha sempre chiamato “Tarramutino”.

Ancora oggi mio zio Emidio vive ad Ortona con sua figlia e i suoi nipoti.

Racconta che da bambino andava sempre a lavorare nei campi e a pascolare gli animali, apparteneva ad una famiglia molto povera e all’età di quindici anni ha anche perso sua madre.

Ha frequentato la scuola fino alla quarta elementare e mi dice che aveva un maestro molto severo, che addirittura lo picchiava.

Ha fatto il militare nei Bersaglieri in Friuli Venezia Giulia, poi, quando è scoppiata la guerra, anche lui  è dovuto andare a combattere.

E’ stato prima in Jugoslavia e poi, a piedi, è partito dall’Albania  per andare in Grecia.

Il periodo della guerra è stato molto duro: ha sofferto davvero molto, ha visto morire tante persone, ha patito la fame ed il freddo ed è stato anche prigioniero in un campo di concentramento.

Dormiva in rifugi di fortuna, anche sotto gli alberi al freddo, è tornato a dormire in un letto dopo tantissimo tempo.

Durante la guerra gli davano da mangiare solamente tre patate crude al giorno e lui aveva talmente tanta fame che mangiava perfino la terra.

In Albania ha visto e riconosciuto anche un suo amico, il fratello della mia bisnonna: era vicino ad una fontanella dove lui era andato a bere, gli avevano sparato ed era morto in guerra.

Quando è tornato dalla guerra stava molto male, era malato di malaria, così lo hanno ricoverato in ospedale a Chieti.

Dopo la guarigione è finalmente ritornato al suo paese da sua moglie Assunta, da cui ha avuto due figli e in seguito è diventato nonno di cinque nipoti e bisnonno di due pronipoti.

Durante la sua vita ha sempre fatto il contadino, ancora vanga l’orto e pota le piante salendo sugli alberi.

Adesso che è anziano va a letto alle 17,00, ma non si addormenta subito, prima ascolta la radio (Radio Maria), legge la Bibbia e recita tante preghiere.

La domenica va sempre in chiesa e partecipa a tutte le attività religiose della parrocchia.

Non usa il bastone perché “Ancora non è ora”, dice, in effetti la sua schiena è ancora dritta come quella di un giovanotto.

Quando gli ho chiesto come si sentiva a festeggiare cento anni lui mi ha detto: “Mille anni sono come un giorno”!

Il 13 Gennaio sarà per lui, e per tutto il paese, un giorno importante, non solo perché si ricorderà il terribile terremoto del 1915, ma anche perché, zio Emidio, compirà cento anni e sua figlia gli preparerà una buonissima torta tradizionale come desidera lui.

 

Parlare con zio Emidio, è stato molto emozionante,  un’esperienza unica, ho capito quante difficoltà hanno dovuto affrontare e quante sofferenze hanno patito i nostri bisnonni durante la guerra.

Sono stata molto contenta di incontrare e conoscere questo zio, ascoltare le sue parole è stato tanto commovente e mi ha lasciato un grande insegnamento, che resterà per sempre nel mio cuore.

Lui mi ha detto: “Non devi arrenderti mai, anche quando non ti senti bene, devi sforzarti, tutto passa, ma non ti devi fermare mai, altrimenti si ammala anche la testa”!

 

Ortona dei Marsi, 13 gennaio 2015

 

                                                                                                                                 Aurora Zauri

 

 

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