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Un po' di storia

- Il Seicento -

 

Lo stato di miseria provocato dagli avvenimenti degli ultimi decenni del sec. XVI si protrae e si aggrava nel secolo seguente, il '600. Al forte decadimento economico si aggiungono le epidemie, specialmente la peste, che fa strage anche nei nostri paesi, un accentuato calo demografico, e il persistere delle bande di brigantaggio costringe le popolazioni a vivere nel terrore e nell'incertezza. Tutti i Vescovi di Pescina - da Bartolomeo Peretti (1596-1628) a Lorenzo Massimi (1635-1647) ad Ascanio De Gasperis (1650-1664) - si lamentano, nelle loro Relazioni, della povertà della gente e del clero. Nella Relazione ad limina del 1647 il vescovo Massimi dice: " Il numero delle anime è diminuito fortemente a causa della grande povertà della maggior parte di esse e, poiché è diminuita per la miseria la gente, i terreni dei benefici parrocchiali restano incolti, e i parroci insistono nel dare le dimissioni non riuscendo a vivere nelle parrocchie ". Nella stessa relazione si legge ancora: " I redditi di tutte le chiese sono così miseri che tutti i beneficiari sono quasi costretti a mendicare. [ ... ]. Le chiese che l'attuale vescovo ha visitato sono molto povere ed hanno bisogno di tutte le cose più necessarie e, ciò che è peggio, gli abitanti non possono offrire alcun aiuto per la loro estrema povertà ". Lo stesso Vescovo aggiunge che per il contagio della peste nel 1656 in diocesi sono morte 4080 persone, soprattutto nella Valle Roveto. A Ortona la situazione non era diversa dagli altri paesi, anche se non si verificò il flagello della peste. La conseguenza di questo stato di cose portò ad un decadimento generale del paese. Molte chiese e cappelle furono abbandonate e scomparvero proprio in questo periodo: S. Agnese presso le Fonticelle, S. Abbondio, S. Croce in contrada Codardo, S. Cristoforo a Fondittoli.

Anche la chiesa di S. Onofrio andò diroccata e la parrocchiale di S. Giovanni Battista subì danni molto gravi per l'abbandono. I vescovi cercavano in qualche modo di porre rimedio a questo stato di cose. Uno dei tentativi fatti dal vescovo Massimi (1635-1647) fu di riunire i vari benefici delle chiese distrutte alla prepositura ed ai canonicati di s. Giovanni. Secondo la testimonianza dello storico Andrea Di Pietro del secolo scorso, il vescovo con una bolla del 14 ottobre 1639 riunì a S. Giovanni i benefici di S. Tommaso, S. Cristoforo, S. Onofrio, S. Agnese, S. Croce. Da questa operazione ebbero origine i quattro canonicati, come sono stati denominati i terreni posseduti dalla chiesa a Ortona, appellativo che conservano ancora oggi e con il quale sono descritti in catasto. Da queste iniziative si ebbe qualche effetto positivo, almeno per quanto riguarda la vita e l'organizzazione religiosa del paese. Ma le conseguenze della grave crisi continuarono fino agli ultimi decenni del secolo, quando cominciò lentamente la ripresa.

Per chiudere questo paragrafo sul Seicento citiamo a titolo di curiosità tre documenti conservati nell'Archivio diocesano di Avezzano, che riguardano la vita tipica di un piccolo centro agricolo come Ortona. In uno di essi, del 1683, si parla di una lite scoppiata fra contadini durante la vendemmia in un altro del 1698 è denunciata la relazione " peccaminosa " di una certa Santa del Roscio con Carlo D'Ascanio; nel terzo, dello stesso anno, si torna a parlare di un'altra lite scoppiata " alla cornice della muraglia " della Porta, cioè proprio dove oggi c'è il piazzale del Comune. Sono degli autentici quadretti di vita paesana, che ci dicono anche la vivacità di un popolo che andava uscendo da un incubo.

 

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