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Un po' di storia
- Le poesie di Fulvio Asci: L'Orologio della piazza -
Fino a non molti anni fa l'orologio di Ortona funzionava con un macchinario meccanico, a cui si fidava la corda con dei pesi che scendevano lungo il campanile L'addetto a ritirare i pesi era un artigiano fabbro ferraio, Bruno Silvagni. La precisione dell'orario non era proprio ineccepibile. Fulvio ci scherza su.
Che dice l'orologio
che cammina mogio mogio?
L'orologio della piazza,
che, suonando, il tempo ammazza?
Batte l'ore ed i minuti,
quando i quarti son compiuti,
quando invece non funziona,
sono guai per Ortona.
Giustamente poi si lagna
chi lavora alla campagna:
benché spesso sia pretesto
per tornarsene più presto.
Sempre intento con l'orecchio
conta i tocchi qualche vecchio,
ma, se sbaglia, può avvenire
che a merenda va a dormire.
Qualche mamma dalla torre
all'Asilo in fretta corre:
fa ritardo, ma si scusa,
che quei tocchi l'han confusa.
Gli scolari agl'insegnanti
dicon sempre che va avanti,
sol per l'unica ragione
d'uscir prima dal portone.
C'è poi quei che più lo guarda
più è convinto che ritarda
se per caso lì impalato
sta ad attender l'impiegato.
Ma il pericolo maggiore
tocca al prete ed alle suore,
confondendo alla lontana
l'orologio e la campana.
Né men bella se la vede
chi, partendo, l'ora chiede:
la riceve proprio in pieno:
fa il biglietto e ... perde il treno.
E che dice la lancetta
che cammina in fretta in fretta?
Dice, infine, che l'addetto,
che si chiama ser Brunetto,
qualche volta se ne scorda
di ridare un po' di corda.
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