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Un po' di storia

- Le poesie di Fulvio Asci: Inverno ortonese -

 

Dopo il sol di primavera
torna il vento e la bufera,
torna l'aria a farsi nera
e la neve ad albeggiar.

Ardon stufe e caminetti,
si riscaldan case e letti,
si ristorano i vecchietti
al tepor del focolar.

Vien l'inverno a fioccherelli:
teste calve o coi capelli,
tutte portano cappelli
verdi, neri, rossi e blu.

Chi va in giro pel paese
può trovare in questo mese
chi si veste all'esquimese
fino al collo e ancor più su.

Tra i men giovani e gli anziani
puoi trovar dei tipi strani,
che si scaldan piedi e mani
in un angolo del bar.

Chi la sera alla cantina
si ripara dalla strina
passa poi la mattina
con la moglie a litigar.

Ma l'inverno piace a tutti,
specie i giorni che son brutti:
quei son tempi di... prosciutti,
di salsicce e salamin.

Perciò venga bene accolto,
venga presto e duri molto,
ché per questo, sol chi è stolto,
va cercando la sua fin.

Ma nell'intima allegria
dell'inverno in compagnia,
c'è qualcun che per la via
pensa a farci rattristar:

con la rata bimestrale
passa il messo comunale
e ci butta per le scale
la cartella da pagar.

 

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