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Un po' di storia
- Ortona medioevale -
Dopo i fatti fin qui narrati non sappiamo più niente delle vicende dei paesi della Valle del Giovenco per più di mille anni. Da quello che è avvenuto in seguito si può arguire, molto verosimilmente, che si siano formati gli agglomerati di abitazioni, che conosceremo dopo il Mille. Vanno ricordati in particolare Fondo Grande (" Fundus Magnus "), suppergiù l'attuale via Roma, via Aia, La Pincera, Tra i Cancelli, Prato Barone ... ; Vado Albone, fra San Felice e Santa Maria; Fumegna, l'attuale Sulla Villa; Carreto, Carrito; Melogne, Rivoli e dintorni; Cesule, Cesoli; Parasepe, Valle Sant'Angelo sul monte Parasano ai confini con Pescina; Fonticella, sulla strada di Santa Maria; Codardo, che conserva la stessa denominazione, così come Fondittoli. Probabilmente queste contrade erano centri abitati fin dai tempi di Roma, ed hanno subito piccole variazioni nei secoli del silenzio.
Ortona, come è oggi localizzata, è sorta nel Medio Evo. Già nei secoli XI e XII si presentava come un paese fornito di mura di cinta, ben organizzato, con propria personalità giuridica ecclesiastica. Intorno al 1100 le bolle papali di Pasquale II e di Clemente III parlano di benefici intitolati a S. Giovanni, S. Onofrio e S. Abbondio in Ortona. Ciò induce a pensare realisticamente che il primo nucleo del paese, dopo le vicende dell'impero romano, si sia ricostituito sulla sommità del monte, dove oggi si vedono i resti della torre medioevale e la chiesa di S. Onofrio. In una pubblicazione della Sovrintendenza ai Beni Culturali dell'Aquila, dal titolo Architettura e Arte nella Marsica, vol. 1, viene cosi descritto il primo nucleo dell'abitato di Ortona dei Marsi:
" Il borgo medioevale, di origine militare, si sviluppa linearmente su un crinale con l'asse principale orientato alla torre; successivamente l'abitato si è esteso sul versante Nord Ovest del rilievo, sempre con percorsi paralleli alle isoipse. Il nucleo storico, contenuto da una doppia cinta fortificata di differente epoca, è costituito da un tessuto edilizio serrato ma frastagliato, caratterizzato da strutture medioevali a cui si sovrappongono tipologie più tarde, con prevalenza di edifici a due, tre livelli " (pag. 49).
Precedentemente è iniziata anche la storia religiosa cristiana del paese, che certamente risale, se non proprio all'inizio della nostra era, ai secoli immediatamente seguenti. Le chiese di S. Onofrio e di S. Giovanni con i relativi benefici non sono certo sorte improvvisamente, ma presuppongono il formarsi di una mentalità, di una tradizione e di una cultura, che, per quei tempi, richiedevano secoli di maturazione. I resti delle mura delle abitazioni nella parte più vecchia del paese, con le tracce di iscrizioni che ancora oggi si possono vedere - nonostante la distruzione operata dal tempo, dall'abbandono e dal cemento - stanno a testimoniare che, spuntata l'aurora di rinascita sociale, economica, demografica e religiosa dopo il Mille, ci troviamo di fronte a un popolo ben preparato e disposto a seguire l'evolversi della storia e della società. In un Catalogo dei baroni dell'anno 1187, redatto per ordine del re Guglielmo II il Buono - secondo quanto riportato dal Brogi - è nominato Ortona quale paese di confine del Principato de' Marsi; lo stesso Ortona faceva parte dei territori tenuti in demanio dal Conte Rainaldo De Celano. Nei secoli XIII e XIV Ortona è già un centro di tutto rispetto nella Valle. In questi anni si erigono le due chiese più antiche: S. Onofrio e S. Giovanni Battista, e la torre per la guarnigione militare con funzione anche di vedetta di segnalazione. La chiesa di S. Onofrio è stata certamente la prima e la più importante, poiché sorgeva entro la cinta, delle mura interne del paese, e doveva un tributo superiore alle altre: venti braccia di candele e due coppie di piccioni. Importante era anche la chiesa di S. Abbondio, il cui beneficio è esistito fino al 1580, quando il vescovo Colli lo aggregò al Seminario di Pescina.
Certamente ci si chiederà: " Ma dove stava questa chiesa di S. Abbondio? ". Sinceramente, non ne abbiamo idea, ma possiamo azzardare un'ipotesi: può darsi che essa sorgesse dove oggi c'è la chiesa di S. Antonio abate. Col passare dei secoli, venuto a cadere il culto popolare di S. Abbondio e trasformato il titolo del beneficio, i fedeli hanno ricostruito il, piccolo tempio tra il 1600 e il 1700, dedicandolo a S. Antonio abate. Di questa chiesa accenneremo in seguito. Nella prima metà del 1300 fu eretta fra la cinta interna e quella esterna delle mura la parte centrale della chiesa di S. Giovanni Battista con il campanile, su cui, ancora oggi, c'è la campana grande, lesionata, che porta incisa la data 1342. L'edificio, come tutta la parte più antica di Ortona, non ha fondamenta, ma sorge direttamente sulla roccia compatta e conserva ancora la struttura fondamentale delle colonne in pietra squadrate del romanico delle nostre zone; originale del '300 è anche la facciata con il rosone, che è un esempio tipico dell'arte abruzzese. In seguito essa diventerà la parrocchiale e subirà diversi rifacimenti e aggiunte. In particolare sul finire del '400 e all’inizio del '500 fu ampliata con l'aggiunta delle due navate laterali e furono eseguiti gli affreschi, di cui resta solo qualche traccia, sufficiente però per mostrarci due date, leggibili nella prima colonna a destra: 1484 (in cifre arabe) e 1500 (caratteri latini). Questi affreschi raffigurano i Santi più popolari della tradizione cristiana: S. Lucia, S. Caterina m., S. Antonio abate, ecc. Essi sono stati riscoperti recentemente, nel togliere l'intonaco fatiscente che li ricopriva. La torre medioevale di Ortona dei Marsi è da far risalire alla prima metà del '200. La terra di Ortona faceva parte della Contea di Celano e " nella prima metà del XIII secolo l'incalzare degli eventi politici nel regno comportò un nuovo eccezionale sforzo per adeguare lo scacchiere comitale agli scontri che si annunciavano imminenti " (Soprintendenza Belle Arti dell'Aquila, Architettura e Arte nella Marsica, vol. I).
Questo fu il motivo per erigere a Ortona la torre, la quale è così descritta nell'opera testé citata: " Ortona dei Marsi - Torre Cintata. - La torre, completamente interna al recinto, domina il passo che collega la conca del Fucino a Sulmona e alla Valle del Sagittario. Il recinto, realizzato con forte scarpatura esterna, ma privo di redondone e di sistemi per il fiancheggiamento, conserva ancora all'interno tracce di setti murari, di una rampa di salita agli spalti, di ambienti coperti con volte a botte. Gli elementi di pietra lavorata sono di essenziale semplicità, come era uso corrente negli apprestamenti ossidionali dell'epoca. La torre cilindrica presenta caratteri comuni alla torre di Bominaco ed ai recinti delle rocche di Calascio e di Oricola, in partico- lare per la conformazione del basamento cilindro-conico a forte scarpatura " (pag. 166).
Nei secoli di cui abbiamo detto fino adesso, la vita nei piccoli centri della Valle doveva essere piuttosto tranquilla. L'isolamento dovuto alla posizione geografica della zona, praticamente chiusa a tutti i lati dalle montagne, entro le quali il fiume Giovenco si è scavato il sinuoso percorso in centinaia di milioni di anni, teneva lontano gli abitanti dai tumultuosi avvenimenti che si sono succeduti dalla caduta dell'impero romano all'avvento dell’era carolingia e alla conquista normanna e sveva. Certamente hanno esercitato su Ortona la loro signoria i conti Berardi di Celano e più tardi gli altri Signorotti non solo di Celano. ma anche di altri feudi, come Avezzano, Corfinio e Alfedena. Dal punto di vista religioso, Ortona ha fatto sempre parte della diocesi dei Marsi, che aveva la sede a Marsia (nome medioevale di San Benedetto dei Marsi), ed avrà certamente risentito, anche se in modo marginale, le conseguenze degli avvenimenti, a volte tumultuosi, che hanno caratterizzato la storia della chiesa diocesana specialmente nel Medio Evo. Basti pensare allo scisma che ha spaccato la diocesi in due intorno all'anno Mille ad opera del vescovo Attone, sanato da S. Berardo. La gente viveva di pastorizia e di agricoltura e non doveva essere molto povera, poiché il clima e la fertilità delle campagne risentivano dei vantaggi delle acque del lago Fucino. Certamente a questo punto sarà sorta nel lettore un'altra domanda: " Perché Ortona si chiama così? ". Non è facile rispondere. Probabilmente la sua posizione rispetto al lago Fucino, a Oriente ne ha suggerito il nome, Oriens, Ortus Solis, in latino, appunto. Di più è difficile dire, almeno per noi.
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