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Un po' di storia

- Il Cinquecento -

 

Il '500 è stato un secolo pieno di avvenimenti che hanno inciso anche nella vita dei paesi della Valle del Giovenco. Le continue guerre tra Francesi e Spagnoli per il dominio nell'Italia meridionale, il consolidarsi della dominazione spagnola, " che in pochi anni provoca radicali trasformazioni in tutto l'Abruzzo [ ... ], che significa per tutti accentuata burocrazia, gravoso mantenimento di truppe, esasperato fiscalismo " (A. Melchiorre, Storia d'Abruzzo), il frequente cambiamento dei feudatari che vendevano, barattavano, si scambiavano le terre, come allora si chiamavano, con gli abitanti, gli animali, ecc.: tutto ciò ha movimentato anche le vicende di Ortona. Riferisce G. Buccella nell'" Introduzione " alla pubblicazione di un manoscritto del sec. XVIII del notaio Filippo Buccella, di cui diremo più avanti: " Nel 1454 il Re Alfonso investiva del Castello di Ortona e di Carrito Giampaolo Cantelmo a cui il 29 novembre 1461, succedeva Giovanni Cantelmo con il titolo di conte. [... ] Nel 1579 la Contea di Ortona veniva acquistata da Fabio degli Afflitti di Alfedena, venduta poi nel 1602 ad hasta nel Sacro Collegio ad istanza dei creditori passava al barone Giovanni Fibbioni dell'Aquila, il quale la rivendeva a Francesco Paolini di Magliano ... ". Bastano questi accenni per capire quanto fosse tormentata la vita di questi paesi in quei secoli. Ma l'avvenimento certamente più decisivo fu il Concilio di Trento e la conseguente riforma della Chiesa cattolica. Nel 1580 la sede vescovile della diocesi dei Marsi e la cattedrale furono definitivamente trasferite da Marsia (San Benedetto dei Marsi) a Pescina. Il vescovo Matteo Colli (1579-1596), nell'applicare i decreti del Concilio, tra l'altro, trasferì i benefici ecclesiastici delle chiese di S. Felice, di S. Agnese (Sulla Villa), di S. Abbondio, di S. Tommaso (Cesoli), di S. Angelo in Parasepe, di S. Croce in località " Codardo " all'erigendo seminario per la preparazione dei preti in Pescina.

Un'altra caratteristica delle vicende dei nostri paesi in questo secolo ci viene indicata dallo stesso vescovo Colli in una Relazione ad limina del 1594. Egli ha cominciato a fare la visita pastorale nelle parrocchie della diocesi, " ma poi ho dovuto desistere per il pericolo della grande quantità di briganti che infestano tutta la diocesi e la provincia e in qualche modo la dominano col ferro e col fuoco, hanno anche trucidato più di 50 uomini ". Nella relazione precedente, 1590, riferisce che, trovandosi egli malato, aveva dato l'incarico di andare ad amministrare la Cresima al suo Vicario, il quale volentieri era andato in tutti i paesi della diocesi " ad eccezione di quelle località poste tra i monti, da dove la gente si era rifiutata di scendere in posti più sicuri; né ci si poteva recare da loro a causa del grandissimo pericolo che si correva, difatti, mentre egli si trovava nel territorio di San Sebastiano, a Pescasseroli, distante cinque pietre miliari, sono stati trucidati sette uomini ".

Anche questi sono soltanto alcuni scorci di storia e di vicende di quell'epoca, ma abbastanza significativi per avere un'idea di come allora si svolgesse la vita nei nostri paesi. Nella stessa relazione del 1594 apprendiamo che a Ortona " esiste la colleggiata di S. Giovanni Battista con la prepositura e cinque canonicati, il cui reddito annuo non raggiunge i 20 ducati e per questo furono riuniti alcuni benefici semplici che si trovano nel territorio di quel luogo ". La notizia ci informa che ormai il centro del paese dalla parte alta di esso si è spostato verso i piedi del monte in direzione sud-est, seguendo l'espansione delle abitazioni, fino alla chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista. La cinta esterna delle mura, scendendo dalla torre, circondava l'attuale " Via Piano ", ed aveva all'altezza della piazza che oggi sta davanti al palazzo comunale la porta principale; i nostri vecchi, fino a qualche decennio fa, chiamavano quel posto " La Porta ".

Il titolo di " colleggiata ", di cui è insignita la chiesa di S. Giovanni, ci informa dell'importanza che il paese aveva raggiunto nei confronti degli altri. Difatti il vescovo Colli nella citata Relazione nomina solo otto colleggiate in tutta la diocesi: Celano, Avezzano, Cese, Scurcola, Magliano, Albe, Trasacco e Ortona. La colleggiata di Ortona aveva, come detto, un preposto e quattro canonici, nonostante la povertà delle rendite dei benefici, che aveva indotto lo stesso Vescovo a riunire ai canonicati altri benefici semplici, cioè che non erano legati ad un ufficio. Questa miseria non riguardava soltanto i preti, ma ne soffriva tutta la popolazione, ed era conseguenza delle guerre continue, dei ripetuti passaggi degli eserciti arruolati dai capitani di ventura, al soldo ora di un principe ora di un altro, i quali dove arrivavano saccheggiavano, rubavano, distruggevano i raccolti, razziavano, lasciando i paesi nella fame e nella disperazione. Gli sbandati, poi, i licenziati, i disertori, i rimasti senza niente ingrossavano le bande che si davano alla macchia e terrorizzavano le popolazioni, come ripetutamente testimoniano i Vescovi nelle loro relazioni.

 

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