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Un po' di storia

- I centri abitati -

 

Attorno ad Ortona dei Marsi che ne è capoluogo, gravitano vari centri: RIVOLI - COLLECAVALLO sui resti di Milionia con 32 abitanti; CESOLI, con 176 abitanti e con una chiesa parrocchiale dedicata al Sacro Cuore di Gesù, ebbe, nel passato, stando alla bolla di Clemente III, la chiesa di S. Tommaso; FONTE GIUSTA prossima ad estinguersi perché non resta che una soltanto delle quattro famiglie che vi vivevano negli scorsi anni; SANTA MARIA MADDALENA un tempo Vado-Albone che, per i suoi 133 abitanti ha voluto arricchirsi di una chiesa dedicata all'Immacolata Concezione e che serba memoria del soggiorno che vi fece il generale Borjes, proveniente da Fratturo e diretto negli Stati Pontifici che, come è noto, non poté raggiungere per- ché catturato venne fucilato l'8 dicembre 1861 a Tagliacozzo. Questo centro ebbe un tempo una chiesa dedicata a S. Felice; SULLA VILLA già Fumegna e Madonna della Villa, come da una carta geografica della diocesi dei Marsi del 1735, i cui 57 abitanti possono vantare una chiesa dedicata alla Madonna dell'Assunta, meta di pellegrini, sorta là dove la Madonna che veniva dall'Oriente, secondo alcuni, da Villalago secondo altri, volle fermarsi. Nel 1524 la chiesa di S. M. di Fumegna ritraeva " beneficio " dal figlio di Antonio Sanfelice e rendeva al monastero di S. Pietro del Lago (dovrebbe trattarsi di Villalago confinante propria con Sulla Villa) un ducato all'anno nonostante che il Sanfelice, fin dal 1508, non versasse più il canone. Nel 1613 questa chiesa con i suoi beni, di una certa entità, figura unita al Seminario di Pescina. Altro centro è il CASALOTTO, con quattro famiglie sito lungo la provinciale Bisegna-Ortana dei Marsi. ASCHI a 1139 metri sul mare che porta nel suo stemma tre stelle d'argento in campo azzurro è qualcosa di più di una frazione. Dei mille abitanti, alla vigilia del terremoto dei 13 gennaio 1915, non ne rimasero che trecento. Gli altri furono trovati cadaveri sotto le macerie delle case distrutte dall'immane flagello. Molti dei superstiti preferirono trasferirsi, in maniera definitiva, in località Casali di Aschi ove possedevano terreni e fabbricati sparsi in diversi centri denominati " le Grippe ", " S. Veneziano ", " le Grette " e che prima del terremoto costituivano il soggiorno invernale, per trovarsi sulle rive del lago di Fucino, degli abitanti di Aschi allora detto Alto. E così, mentre oggi questo centro conta oltre 300 abitanti, i Casali di Aschi che, nel 1948 vennero aggregati al Comune di Gioia dei Marsi da cui distano appena un chilometro, hanno una popolazione di oltre 1000 abitanti con Parrocchia, scuole elementari, asilo infantile " in loco ".

Aschi è allacciata da una strada panoramica a Venere di Pescina ed alla provinciale Pescasseroli - Bisegna - Ortona dei Marsi - Pescina. E' centro agricolo-pastorale importante: sulle pendici vengono coltivati grano, granoturco, patate, vigne che producono ottimo vino.

Il nome di Aschi ha eccitato la fantasia e le ricerche di storici circa la sua origine: deriva da Asilum da Asciculum da Aculum da Aschium da Asimio? Oppure come scrive F. Terra (" Sopra il diletto, la importanza e la necessità di una Storia dei Marsi ") con etimologia tratta dalla lingua ebraica da " Esh-Ki pignatta di fuoco, o da Har-Ki fessura di adustione, o da Hasen ed Hascen fumante " forse per le miniere di ferro, di filantrace, legno nericcio e di nafta sallucida trasparente ricordate da diversi geografi? Andrea Di Pietro nella sua opera " Agglomerazioni delle popolazioni attuali della Diocesi dei Marsi " ricorda l'Asilo che i Marsi " avevano stabilito nel loro seno per accrescere il numero della popolazione e che questo Asilo fissato in quel luogo dove si è posteriormente edificato il paese di Aschi, ha dato il nome al medesimo ". In questo Asilo si radunavano i Marsi con il collegio dei sacerdoti feciali per prepararsi alla guerra e per la celebrazione di feste e riti e sacrifici in onore della dea Bellona. Distrutto nel 302 a. C. dai consoli Fulvio Patino e Tito Manlio Torquato i superstiti si rifugiarono nelle località limitrofe all'Asilo denominate Puzzello, Valle-Fredda, Vallo, Vico-Albo, per poi a seguito di eventi diversi, fissarsi in quella località cui venne dato il nome di Aschi. Ricordiamo tra queste, come la più importante, Vico-Albo anch'essa distrutta e riedificata nella sua parte inferiore con il nome di Vico che " rimase disabitato per la peste dell'anno 1656 che distrusse quasi tutti gli abitanti ". I pochi superstiti insieme agli abitanti dell'altro centro denominato Vettorito dopo la metà del sec. XVII si riunirono ad Aschi. Il territorio di Vico è ricordato anche dal Giustiniani nel suo Dizionario geografico del Regno di Napoli come località " raggiungibile attraverso il valico chiamato Farallo pericoloso durante la stagione invernale tanto che il 22 febbraio 1731 vi trovarono la morte ben sette giovanette ". Nel medioevo intorno ad Aschi venne stretta una cinta muraria dalla quale si levavano sette torri: di qualcuna di queste esistono ancora i resti mentre nel 1710 si conservavano due porte che la sera venivano chiuse.

Intorno ad Aschi gravitavano diversi castelli poi distrutti: Apamea, Altrano, Bozzano, Sant'Anzio: nel medioevo furono aggregati a detto centro territori di paesi vicini quali S. Leonardo, S. Maria Valfreda e S. Nicola e dei quali oggi non restano che avanzi di ruderi.

Nel 1173 Aschi, come ricorda l'Antinori, era feudo di Rainaldo, conte di Celano, per la tassa di un soldato a cavallo e con una popolazione di ventiquattro capi di famiglia. Con il suo antico nome di Ascilum è ricordata nella balla di Clemente III al Vescovo Eliano. Viene ricordato nel 1411 tal Niccolò d'Aschi possessore di feudi. Il Vescovo Maccafani che resse la diocesi dei Marsi dal 1446 provvide ad unificare i beni ecclesiastici di proprietà delle varie popolazioni riunite ad Aschi creando con questi la Parrocchia dei SS. Salvatore con a capo un arciprete, parrocchia tuttora esistente. La bella Chiesa dedicata al suo protettore venne distrutta dal terremoto ricordato del 1915: al suo posto ne è stata costruita una nuova che conserva una preziosa statua lignea del SS. Salvatore.

Antonio Piccolomini, barone di Pescina fu nel 1464 Signore di Aschi titolo che gli venne conservato nel 1484 dal Re.

Nel XV secolo nelle sanguinose lotte tra gli Orsini ed il Colonna, che ebbero vasta eco nella Marsica ove le due famiglie possedevano estesi feudi, Aschi parteggiò per i Colonna e nell'anno 1442 Fabrizio Colonna per ricompensare gli abilissimi e coraggiosi frombolieri di Aschi che per lui si erano battuti, concesse agli aschiesi il privilegio del pascolo senza pernottamento della città di Marsia e del castello di Venere.

Questo paese contava nel 1601 fuochi 95, 129 nel 1618, 95 nel 1640, 129 nel 1648, 86 nel 1699, 129 nel 1671 e 412 nel 1712: per ciascun fuoco pagava alla Real Corte somme per " l'ordinario e per lo straordinario, per la fanteria spagnuola, per la gente d'armi, per la riparazione delle strade, per il bargello di campagna e per la guardia alle torri " sopra ricordate.

Nel 1591 Alfonso Piccolomini vendette la contea di Celano a donna Camilla Peretti e dall'atto relativo si rileva che Aschio pagava annualmente per la colletta di S. Maria Assunta trenta ducati mentre per la balia, per la cera di Vico e per l'adoho pagava ducati sette.

Nel 1597 contava 500 abitanti che coltivavano grano, orzo e producevano anche olio da oliveti siti nei casali di Aschio di Vico dato che il lago di Fucina esercitava un'azione termoregolatrice sul clima tanto che dopo il prosciugamento la pianta di olivo è scomparsa. Oggi Aschi conta 295 abitanti.

Ed ora una breve cronaca delle vicende amministrative di questo centro che, pur avendo tenacemente aspirato alla sua autonomia, è rimasto legato al Comune di Ortona dei Marsi. Con la legge sulla circoscrizione del 19 gennaio 1807 n. 14 furono aggregati a Pescina, tra gli altri paesi, Ortona ed Aschi che, successivamente, con atto dell'Intendenza di Aquila del 26 gennaio 1811 n. 186 formarono comune autonomo.

In data 26 luglio 1827 il Sottoindentente di Avezzano " circondato ed assordato faceva noto all'intendente di Aquila che Aschi con una popolazione di oltre seicento anime, distante da Ortona un miglio e mezzo di pessima strada, intersecata dal fiume Giovenco precipitoso senza ponte implorava la separazione da Ortona ".

" Gli abitanti di Aschi, è detto nella ricordata comunicazione, per la rigidezza del clima, guidati da necessità, da tempo immemorabile cercarono un ricovero al di là delle montagne verso il Fucino e scesero nelle campagne sottoposte, ove si applicarono a dissodare dei fondi, ed arricchirli di piantagioni, e vi edificarono case rurali che riunite in vari punti costituirono molti Casali, che pervennero quasi a mutuo contatto per gli edifizii che si moltiplicarono. Tale nascente comune ebbe il nome di Vico che periodicamente accoglie la popolazione di Aschi in ciascun anno nella metà di settembre fino alle spirare di maggio... Aschi ha una rendita, senza tasse, di 604 ducati. Potrebbe ottenere inoltre altre risorse dalle privative, dai macelli, forni di pane a vendere, osteria, pizzicheria. Ha un sufficiente numero di eleggibili alle cariche comunali. E per queste ragioni e per non potere avere Aschi, per otto mesi all'anno, contatto né con Ortona né con Bisegna né con San Sebastiano si invoca la clemenza di S. M. ad accordargli un'amministrazione separata. Un'amministrazione che possa seco condurre in Vico. Difatti i pubblici rappresentanti, le Autorità debbono seguire la popolazione per regolarne gli interessi, amministrare la Giustizia loro dovuta e per vegliare alla tutela dell'ordine pubblico ".

Al Sottoindentente fanno seguito suppliche di cittadini di Aschi, con argomentazione diverse ma tutte intese a raggiungere lo scopo. Il 13 agosto e 7 settembre 1827 i Decurioni Carlo Di Silvio, Gio: Cristomone De Joris e l'aggiunto all'Eletto Venanzio Taglieri chiedevano l'autonomia per i seguenti motivi: " tasse male applicate, oppressioni sofferte nella divisione dei demani, capricciosa classificazione per il dazio sul macino, insulti e minacce fino in pubblico Decurionato, mancanza di acqua, ingiustizie relativamente alle leve, all'esazione fondiaria e specialmente dei beni comuni, le rendite sufficienti derivanti dai pascoli che da una saggia ed immemorabile economia amministrativa si trovano dedicati all'industria pastorale dei propri abitanti e nel caso venisse essa a cessare potrebbe comodamente investirsene l'uso destinando a pascolo degli animali Censuari di Puglia ". Si faceva altresì noto al Ministero degli Affari Interni che Aschi " ha una rendita di 193,85 docati derivanti da pascoli per docati 10:50, da forni per docati 73:00, e da canoni per docati 68:65 ".

Ma allorquando l'Eletto Venanzio Taglieri venne a conoscenza che il Consiglio di Intendenza di Aquila aveva espresso il parere di aggregare Aschi al Comune di Gioia dei Marsi così scrisse in data 5 novembre 1927 all'Intendente dell'Aquila:

" …il solo sospetto ci aveva intimoriti ed ora tal decisione ci ha in profonda costernazione, avendo molto a piangere i mali sofferti da Ortona, senza bisogno di soffrirne dei peggiori sotto Gioia. Sono ben note le qualità dei naturali e dell'amministrazione di Gioia e questo Comune di Aschi per la disgraziata circostanza di esservi limitrofo, ne ha sofferto e soffre i duri effetti. Usurpazioni di terreni dei privati e del demanio comunale, capricciosa linea di demarcazione tirata in Vico Casale di Aschi per indurci alla disperazione per la prossimità della medesima alle nostre abitazioni ". E conclude, dopo aver numerato altri motivi, chiedendo ancora che Aschi sia Comune autonomo. Le cose sono rimaste come allora: soltanto nel 1896 il Sindaco dell'epoca provvide a far revocare il decreto con il quale Aschi veniva aggregato a Gioia dei Marsi, così come nel 1929, il Podestà, nonostante il parere dell'Amministrazione provinciale dell'Aquila, riuscì a non far varare il provvedimento. Nel 1948 i Casali di Aschi venivano aggregati al Comune di Gioia dei Marsi, pare con il parere favorevole dell'Amministrazione comunale di Ortona dei Marsi.

CARRITO 358 abitanti, scalo ferroviario sulla linea Roma-Pescara è articolato in una parte alta, la più vecchia, ed in una parte bassa, la moderna con ridenti costruzioni e con i centri di Verminesca, Castiglione e Casali.

Sembra che abbia derivato il suo nome dall'essere stata una stazione di deposito di carri dell'arteria della secondaria Via Valeria che da Marruvium, raggiunta Milonia, portava, dopo il monte Imeo (Forca) a Corfinium capitale dei Peligni; o da Karith e Kerit prominenza, sporgenza orizzontale in una superficie piana. Un suo pugnace ed ardimentoso figlio Anicio, insieme con il nobile Enrico de Enricis ed i suoi figli, nonché Rinaldo Lancialunga, detto Paplino da Trasacco fu nel 1411 capo della sollevazione contro Ladislao re di Napoli, a favore di Luigi 11: ma dalla regina Giovanna, nel 1419, tutti costoro furono dichiarati rei di " perduellione " ossia nemici della patria con la confisca dei beni e la proscrizione. Nell'agro di Carrito fu rinvenuta nel 1884 un'ampolla per la custodia dell'acqua lustrale.

Carrito Alta che dalla bolla di Pasquale II venne indicata quale termine della diocesi dei Marsi e che nel secolo XII aveva la Chiesa di S. Niccolò, di S. Andrea e di S. Jacobe, possiede oggi la vetusta chiesa dedicata a S. Nicola ed alla beatissima Vergine della Pietà. Nel 1774 fu al centro di una contestazione perché il rev. don Pietro Colantoni di Pescina voleva farla passare non già come tempio che esigesse, per la cura delle anime, la presenza stabile del parroco ma come una cappellania di giuspatronato dei marchesi Massimi. L'Università si oppose ed ebbe causa vinta. Carrito bassa ha provveduto alla costruzione di una propria chiesa dedicata sempre a S. Nicola ed alla beatissima Vergine della Pietà ad iniziativa e per interessamento del defunto parroco don Luigi Ciofani. Attaccata alla Chiesa è stata costruita la casa canonica. I Santi ricordati ab antiquo venivano festeggiati nella terza domenica di maggio, ma da qualche anno la data è stata spostata alla terza domenica di agosto.

 

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