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A Ortona si mangia così
- I Ciambllat' -
(Il Ciambellato - dolce pasquale)
Ingredienti necessari ad una ciambella: 4 o 5 uova per l’impasto - 1 uovo per la spennellatura - 25 g di lievito di birra - buccia grattugiata di un limone - un cucchiaio di olio di oliva per ogni uovo - due cucchiai di zucchero per ogni uovo - 1,3 Kg di farina |
Comporre la farina a forma di cratere. Porre al centro le uova (che assolutamente non devono essere fredde di frigorifero ma a temperatura ambiente); mescolando via via, aggiungere lo zucchero, la buccia grattugiata di un limone, l'olio e il lievito sciolto in un po' d'acqua tiepida. Mescolando, far entrare la farina nell'impasto fino a quando il composto diventa solido ma non duro. Mettere a ricrescere il tutto per una notte ( 7 o 8 ore) in luogo caldo (le nostre nonne usavano perfino coperte di lana) e quando è ben ricresciuto dare la forma alla ciambella e lasciare di nuovo lievitare (r'pana') per un'altra ora. Spennellare la ciambella con un uovo battuto e metterla in forno caldo per circa un'ora abbassando la temperatura quando comincia a colorire.
E' interessante annotare che la preparazione dei Ciambellati di Pasqua avviene durante la Settimana Santa e che fino a qualche anno fa l'avvenimento coinvolgeva durante una "nottata" le donne della famiglia e, spesso, anche del vicinato, in un sorta di rituale durante il quale in ogni casa si preparava un impasto anche di 50 o 60 uova.
Prima di essere lasciato a lievitare, posto nell'angolo più caldo della casa in recipienti sufficientemente capienti e avvolto in coperte, sull'impasto venivano disegnate a mezz'aria tre croci in una benedizione che chiudeva la giornata lavorativa incredibilmente lunga di queste massaie di un tempo. All'alba poi si riprendeva l'attività in modo che "i ciambellati" fossero pronti per l'infornata del pane. Una volta pronti, venivano composti sulla "tavola del pane" che, con incredibile equilibrio (e con un portamento sicuramente invidiabile) veniva portata sulla testa fino al forno dove si completava la cottura. Qui le donne attendevano scambiandosi le dosi impiegate o i trucchi particolari eseguiti durante la preparazione, fino a quando i ciambellati ormai cotti venivano sfornati. Ad una ad una tornavano allora verso le proprie faccende con il profumato e fragrante carico sulla testa che non sarebbe stato consumato prima della mattina di Pasqua: una bella lezione per il consumismo dei nostri giorni.
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