E' evidente che Brusa parte da un presupposto, anzi da due (uno esplicito ed uno implicito), e dietro a questi si obbliga ad una catena di conseguenze che rendono il tutto una costruzione di pura fantasia e palesemente falsa. I presupposti di partenza sono: a) De Lucia ha sostituito il vecchio pendolo con uno molto più grande, e b) il pendolo doveva trovarsi in corrispondenza dell'asse dell'ancora, direttamente guidato dalla forchetta a questo solidale, e quindi dietro al meccanismo (lato Nord). Conseguenze: I) il pendolo, raddoppiato a 4 metri, non poteva più mantenere la posizione di prima, e doveva essere portato 'frontalmente' (lato Sud), dove si trovava recentemente; II) ma da questo lato, la posizione centrale in corrispondenza dell'asse dell'ancora era occupata dall'asse in uscita dalla ruota motrice del sistema del "Tempo", deputato a trasmettere il moto al quadrante astronomico, per cui De Lucia dovette spostare il pendolo lateralmente, e si rese necessario il suo collegamento mediante un braccio orizzontale di trasmissione; III) si rese pure necessaria la perforazione del solaio, a motivo della lunghezza del pendolo.

Tale fantasiosa costruzione poggia su inutili complicazioni e si sgonfia del tutto una volta dimostrata l'esistenza del braccio di trasmissione prima dell'intervento del De Lucia (1858), come dimostra il disegno del 1856 da me pubblicato nel volume sull'Orologio.
Molto più semplice pensare, del resto, che il pendolo fosse sempre stato in prossimità del settore di alloggiamento del tempo, come è più logico e naturale per qualsiasi orologio, e che nella stessa posizione l'avesse lasciato il De Lucia. E' pretestuoso, inoltre, il passaggio I, in quanto nulla avrebbe impedito (strutturalmente, si intende - sono vissuto per oltre 30 anni nella Torre, per poterlo dire) la perforazione del solaio nella posizione retrostante (lato Nord), se mai il pendolo si fosse in origine trovato lì. E' pretestuoso pure il passaggio II, in quanto anche dal lato opposto si sarebbe verificato lo stesso problema, e di fatto Gorla si è trovato per questo motivo costretto a divaricare l'asta del pendolo da lui fabbricato, trovandosi a interferire inevitabilmente con l'asse in uscita per la trasmissione del moto al quadrante Nord. La realtà è che, a Nord o a Sud, la posizione centrale del pendolo era comunque non praticabile, per la presenza degli assi di trasmissione a entrambi i quadranti. Si veda, ad ogni modo, la sintesi conclusiva per punti, dove la continuità di posizione del pendolo è un fatto dimostrato, e non avanzato come mera ipotesi contro ipotesi.
A questo punto Brusa afferma che "a riprova dell'inadeguatezza dell'operato, va rilevata l'erroneità con cui il nuovo apparato fu sincronizzato al treno del tempo: incredibilmente infatti il nuovo movimento fu connesso a quel cruciale elemento che è costituito dalla ruota di scappamento" (pp. 29-30).

A riprova dell'originaria posizione del pendolo e dell'esistenza dell'asta trasversale PRECEDENTEMENTE al restauro del De Lucia (1858), abbiamo il disegno tratto dalla Relazione tecnica di Annibale Marini e Giovanni Doria (22 luglio 1856). Si distingue chiaramente il braccio di trasmissione del moto al Pendolo che, come se non bastasse, è pure descritto nella Relazione stessa come "braccio orizzontale che fa muovere il pendolo" (Archivio Storico Comunale alla Celestia, 1855-1859, III / 5 / 6 - Lavori Restauro Torre).

E' una grossolana semplificazione, questa, e mira a sopravvalutare l'interferenza meccanica per screditare l'intervento del De Lucia, e autorizzarsi a sovvertirne l'operato. L'asse della ruota di scappamento, in realtà, terminava (prima dell'ultimo restauro), oltre il ponte, con un ruotino che muoveva un altro ruotino avente periodo di 5' dotato di caviglia; il passaggio di quest'ultima in prossimità di una piccola leva pendente causava lo scatto del sistema dei numeri automatici, sovrapposto dal De Lucia al castello centrale. Sebbene questo collegamento non fosse, in effetti, ineccepibile nella concezione, nondimeno non costituì mai un problema agli effetti della precisione dell'Orologio o della regolarità del moto. Anche questo - a maggior ragione per la sua particolarità - andava conservato quale testimonianza di una soluzione meccanica storicamente determinata. Più avanti, Brusa gioisce del: "ripristino della suoneria della 'meridiana', sia quello dell'indicazione dell'ora sul quadrante verso le Mercerie, ingiustificatamente dismesse e indubbiamente degne di essere riattivate" (p. 30). Ora, passi per la prima (che non ha senso comunque dire che fu ingiustificatamente dismessa, in quanto corrispose soltanto ad una scelta politica imposta dall'autorità comunale), ma l'indicazione dell'ora sul quadrante Nord (Mercerie) rimase attiva fino al 1997, e qui Brusa si ostina ancora in un rozzo errore, indegno di qualsiasi passante della strada che poteva osservare semplicemente il funzionamento 'de facto', sul quale ci siamo già poc'anzi pronunciati.
Sulla scorta di questa convinzione, Brusa scrive che "è stato predisposto il prolungamento dell'albero che - a installazione definitiva avvenuta - trasmetterà il moto al quadrante verso le Mercerie", ma l'albero esisteva in tutta la sua lunghezza e trasmetteva il moto al suddetto quadrante, ed è assai stupefacente un'affermazione di questo genere, che non tiene conto neppure delle parti esistenti e funzionanti, da me stesso catalogate.

L'asse di trasmissione del moto al quadrante Nord (Mercerie) attraversava la cucina dell'appartamento dei temperatori residenti nella Torre. Oltre la parete dalla quale, nella fotografia, si vede sbucare l'asse, vi è la sala del movimento centrale dell'Orologio, ai cui ruotismi era collegato. Tale organo rimase dunque in posizione e funzionante fino allo smontaggio del corpo centrale nel 1997. Come si è detto, Brusa è giunto a negare (per iscritto) la sua esistenza.

Più avanti affiora un altro particolare: "Alberto Gorla ha introdotto con discrezione nel contesto meccanico ferraciniano un dispositivo di svincolo che faciliterà la rimessa a punto delle indicazioni, (...)". Curiosa accezione di "discrezione": Gorla ha aggiunto due rozzi dischi in metallo dal bordo perforato alle ruote di sviluppo, sciogliendo la solidalità di queste ai rispettivi assi. Quel che è peggio, il medesimo ha eseguito una perforazione su un raggio di ciascuna di dette ruote, in modo da vincolarle nella posizione voluta mediante uno dei fori dei dischi aggiunti, mentre si poteva adottare un congegno a morsa più rispettoso delle eleganti ed antiche ruote. Di fronte a una tale "discrezione" verbalmente ostentata e così coerentemente dimostrata, vorremmo far loro notare che, talvolta, a tacere si fa una più bella figura.

I ruotismi del Quadrante astronomico. Si distinguono chiaramente le due ruote di sviluppo differenziale del movimento, in posizione eccentrica, intaccate dall'intervento di Gorla che ne ha perforato i raggi (dis. di Alberto Peratoner, 1988).

Le paginette di Brusa si concludono con una velata ammissione: "Anche la macchina che muove la giostra con la Processione dei Magi è stata restaurata, ma il progetto di disimpegnare i tamburi con le indicazioni digitali per agevolare la periodicità della Processione non ha potuto essere ammesso in quanto è parso innovazione troppo rilevante nelle circostanze". Trapela qui il rammarico di Brusa di non aver potuto completamente far piazza pulita dello stato ottocentesco risalente al De Lucia, e con ciò l'ammissione che, se fosse stato possibile, quegli apparati, loro, li avrebbero disinvoltamente eliminati.
Nel successivo articolo apparso su "La Voce di Hora" (n. 6 - giugno 1999, "Il ripristino dell'orologio di Venezia e le testimonianze di un capolavoro perduto: il suo spettacolare quadrante planetario", pp. 3-28, dopo una serie di considerazioni ipotetiche non prive di un qualche interesse sull'antico stato del quadrante (pp. 5ss) Brusa ricalca in gran parte le erronee affermazioni dell'opuscoletto emesso in occasione del restauro, per cui ritroviamo, oltre alle discutibili espressioni già citate e alle implicazioni causa-effetto trattate sopra, le stesse insostenibili assurdità circa l'eliminazione della "trasmissione dell'indicazione dell'ora sul quadrante verso le Mercerie" nel 1858, che invece continuò a funzionare fino al 1997, e la disattivazione della soneria dei 132 colpi, sempre attribuita al 1858, ma in realtà avvenuta nel 1914 (p. 22).

precedente Torna all'indice

prosegui