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FAUNA

DEL PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI

 

 

Rosalia alpina - Lama primavera 2000.jpg (63093 byte)          Rospi in amore.jpg (156201 byte)         Nido di Formica rufa nella Foresta di Campigna.jpg (106824 byte)

 

 

Un fugace incontro con un daino o un capriolo, una volpe o un cinghiale, un’aquila o un cervo... E’ facile provare l’emozione, passeggiando lungo i sentieri del Parco, di imbattersi in qualche animale selvatico.

E’ solamente necessario seguire qualche piccola regola: procedere in silenzio ascoltando i suoni della natura, non muoversi bruscamente e osservare, ma soprattutto non disturbare gli “abitanti” della foresta.

 

Le specie animali che popolano le Foreste Casentinesi sono davvero numerose grazie alla presenza di ambienti e vegetazioni diversificati che permettono l’adattamento di diverse specie. In particolare i boschi ad alto fusto e i cedui convertiti a fustaie, caratterizzati da piante di notevole altezza e scarsa antropizzazione, sono ricchi di rifugi per la fauna selvatica.

 

·      Ungulati

·      Carnivori

·      Piccoli mammiferi

·      Uccelli

·      Anfibi

·      Rettili

·      Pesci

·      Invertebrati

 

UNGULATI  

 

Gli Ungulati (erbivori muniti di zoccoli) sono sicuramente i più appariscenti e i più “socievoli” tra i mammiferi.

Il Cervo (Cervus elaphus) è il più grande e maestoso, un maschio adulto può pesare più di 200 chili; preferisce i boschi che si alternano ad aree più aperte, ma si adatta anche a foreste estese in particolare quelle ad alto fusto.

Quasi estinto, nel 1840 circa venne reintrodotto da Karl Siemons nelle riserve di caccia del Granduca di Toscana; l’attuale popolazione discende dalle ulteriori immissioni avvenute nel dopoguerra in seguito alle quali è ora diffuso in tutto il territorio del Parco e nelle zone limitrofe.

Il Capriolo (Capreolus capreolus) è il più piccolo dei tre cervidi, predilige le macchie vicine a praterie e radure dove si nutre in prevalenza di gemme e germogli; non sono mai state effettuate reintroduzioni anche se nel secondo dopoguerra ne erano rimaste poche decine di esemplari, attualmente la popolazione di capriolo è in costante espansione.

Il Daino (Dama dama), di taglia intermedia tra il capriolo e il cervo, non fa parte della fauna autoctona (originaria) delle Foreste Casentinesi, l’ultima immissione risale al 1958 quando venne allestito un recinto di acclimatazione per daini nella Foresta della Lama.

Dalla seconda metà degli anni ’80 la popolazione di daino è in diminuzione nei territori del Parco, a causa della concorrenza con il cervo e alla predazione da parte del lupo, ma si sta assistendo a uno spostamento verso le zone circostanti.

Il Muflone (Ovis musimon), originario della Sardegna, introdotto più volte a partire dal 1840 circa, e più volte estinto, attualmente sembra sia presente in pochissimi esemplari a causa della concorrenza con i cervidi, dell’assenza di zone impervie e rocciose e della rigidità del clima.

Il Cinghiale (Sus scrofa), scomparso dal territorio del Parco nel ‘700, è stato reintrodotto a scopi venatori negli anni ’70 e da allora il numero di esemplari è fortemente aumentato ed è causa di problemi ecologici e sociali.

   

CARNIVORI

 

Tra i carnivori domina il Lupo (Canis lupus) il più importante predatore italiano;  oggetto in passato delle più violente persecuzioni fino a risultare quasi estinto, è finalmente tornato a vivere quasi indisturbato nelle Foreste Casentinesi dove estese coperture forestali, praterie e ripidi pendii unitamente alla presenza numerosa di prede come gli ungulati e alla scarsa antropizzazione hanno favorito la nascita di una delle popolazioni più cospicue d’Italia.

Il lupo ha un ruolo fondamentale nell’equilibrio ecologico del Parco in quanto svolge una progressiva azione di contenimento delle specie di ungulati selezionando gli individui migliori.

Meno fortunato è stato l’Orso (Ursus arctors) che fino ai primi decenni dell’800 ha abitato le foreste dell’Appennino tosco - romagnolo come testimoniano diversi toponimi tra cui: Siepe dell’Orso, Fossa dell’Orso, ...

Cacciato fino a provocarne la definitiva estinzione non tornerà a ripopolare queste zone.

Il carnivoro più socievole è la Volpe (Vulpes vulpes) che sopravvissuta alle più svariate persecuzioni, è tornata ad occupare tutto il territorio del Parco in particolare le zone più basse vicine alle abitazioni dei contadini dove trova pollame e altro cibo.

Fanno parte dei carnivori anche i Mustelidi: il Tasso (Meles meles), tasso nella radura di Eremo Nuovo.jpg (87386 byte) la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina) e la Puzzola (Putorios putorios), definitivamente scomparse la martora (Martes martes) e la Lontra (Lutra lutra).

Anche il Gatto selvatico (Felix silvestris) sembra che decenni fa popolasse le Foreste casentinesi.

 

 

PICCOLI MAMMIFERI

 

Piuttosto comuni sono i Roditori: il Ghiro (Glis glis), lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Topo quercino (Eliomys quercinus), il Moscardino (Muscardinus avellanarius) e l’Istrice (Hystrix cristata).

Frequenti anche Insettivori come il Riccio (Erinaceus europaeus) e la Talpa (Talpa europaea), meno numeroso il Toporagno (Sarex araneus).

Tra i Chirotteri: il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhli) e il Rinolpo a ferro di cavallo (Rinolophus ferrum equinum).

   

UCCELLI  

 

“L’aquila è un uccello fiero che si posa sulle vette più alte, sotto di sé vede le nuvole rincorrersi nelle valli trascinando con sé le rondini; vede la pioggia cadere sugli abeti, le pietre rotolare nel greto, il pastore fischiare alle capre... Invano la pioggia scorre, il temporale spezza gli alberi, i torrenti precipitano singhiozzando, la cascata fuma e balza, il tuono scoppia e frantuma la cima dei monti; tranquilla, essa vola al di sopra e batte le ali, il rumore della montagna la diverte, lancia strida di gioia, lotta con le nuvole veloci, e sale ancora più in alto nel suo immenso cielo.”

(G. Flaubert)

 

"Pochi mortali abbassano gli occhi sulle piume di coda di un falchetto femmina, e tuttavia non soltanto sono belle, ma di una bellezza particolare ... così la Natura conclude la propria opera al di sopra degli sguardi dell'uomo."

(Thoreau)

 

L’avifauna del Parco è ricchissima di specie: più di 80 nidificanti a cui si devono sommare quelle di passo e quelle svernanti.

Fondamentale è il ruolo dei boschi d’alto fusto e vecchi cedui che ospitano numerose specie: Cincia mora (Parus ater), Cincia bigia (Parus palustris),  Cinciarella (Parus caeruleus), Picchio rosso maggiore (Picoides  major), Picchio muratore (Sitta europaea), Picchio verde (Picus viridis), Rampichino (Certhia brachydactyla), e il raro Picchio rosso minore (Dendrocopus minor).

Numerosi sono i Rapaci: Aquila reale (Aquila chrysaetos), Poiana (Buteo buteo), Gheppio (Falco tinnunculus), Sparviero (Accipiter nisus), Astore (Accipiter gentilis), Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), Falco lodolaio (Falco subbuteo), tra cui alcuni di passo: Nibbio bruno (Milvus Migrans), Albanella reale (Circus cyaneus), Albanella minore (Circus pygargus), Falco smeriglio (Falco columbarius), Falco cuculo (Falco vespertinus) e il raro Falco pellegrino (Falco peregrinus); degni di nota anche i rapaci notturni: Gufo reale (Bubo bubo), Gufo comune (Asio otus), Civetta (Athena noctua), Barbagianni (Tyto alba), Allocco (Strix aluco), e Assiolo.

Tra i Passeriformi: Pettirosso (Erithacus rubecula), Ghiandaia (Garrulus glandarius), Passera (Passer domesticus italiae) e la rara Passera scopaiola (Prunella modularis) che nidifica in una ristretta zona tra le praterie d’alta quota e i contorti faggi del crinale.

Tipici delle alte quote: Tordo bottaccio (Turdus philomelos), Rampichino alpestre (Certhia familiaris) e Merlo dal collare (Turdus torquatus) localizzato esclusivamente sul Monte Falterona.

Nelle praterie della fascia montana si trovano: il Culbianco (Oenanthe oenanthe), il Prispolone (Anthus trivialis) e il raro Stiaccino (Saxicola rubetra).

Legato agli ambienti forestali è il Regolo (Regulus regulus); la Gazza (Pica pica), la Taccola (Corvus monedula) e lo Storno (Sturnus vulgaris) sono tipici invece della fascia altitudinale medio-bassa.

E poi ancora: Cuculo (Cuculus canorus), Merlo (Turdus merula), Fringuello (Fringilla coelebs), Cardellino (Carduelis carduelis)...

   

ANFIBI

 

Il territorio del Parco è popolato da 13 specie di anfibi.

Tra gli Urodeli (con la coda): Salamandra dagli occhiali (Salamandra terdigitata) endemica dell’Appennino, Salamandra  pezzata (Salamandra salamandra) che abita prevalentemente le faggete secolari in particolare nei pressi di torrenti e in terreni caratterizzati da una fitta lettiera, il Tritone alpestre (Triturus alpestris) che predilige le altitudini superiori ai 700 - 800 m (quelle del Parco sono tra le stazioni più meridionali), il Tritone crestato (Triturus cristatus) che deve il suo nome a una membrana dentellata sul dorso che si affloscia fuori dall’acqua, il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris) che è la specie meno acquatica, il Geotritone (Hydromantes italicus) che vive nelle cavità del terreno e delle rocce e predilige ambienti umidi e freddi (-15°C).

I tritoni e le salamandre sono anfibi lacertiformi, da adulti hanno una dieta prevalentemente carnivora (insetti, artropodi, molluschi, vermi...) e erbivora allo stato di larva; le larve hanno branchie esterne che spariscono nella crescita.

Screditando qualsiasi credenza popolare, in particolare riguardo le salamandre, questi anfibi non sono pericolosi anche se secernono una sostanza per difendersi dal calore e dall’attacco di licheni e funghi che risulta essere tossica per vertebrati di piccola e media taglia e irritante per le mucose di occhi e labbra nell'uomo.

I tritoni e le salamandre sono animali molto delicati e vulnerabili che rischiano di estinguersi  soprattutto a causa delle immissioni, nei tratti montani dei torrenti, di pesci di tipo salmonide (es. trota).

Tra gli anfibi Anuri (privi di coda): Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo viridis), Ululone dal ventre giallo (Bombina variegata) frequente in pozze e acquitrini temporanei deve il suo nome al colore del ventre e al verso simile al tubare delle colombe, la rara Rana rossa (Rana temporaria), Rana verde (Rana esculenta), Rana agile (Rana dalmatina) e Rana appenninica.

 

 

RETTILI

 

Tra i rettili presenti nel Parco solo una specie è Vipera aspis.jpg (85546 byte) velenosa: la Vipera comune (Vipera aspis); altri Serpenti sono: Biscia dal collare (Natrix natrix), Natrice tessellata (Natrix tessellata), Biacco (Coluber viridiflavus), Colubro liscio (Coronella austriaca), Colubro d’Esculapio (Elaphe longissima) e Colubro di Riccioli (Coronella girondica).

Fra i Sauri: Ramarro (Lacerta viridis), Lucertola dei muri (Podarcis muralis), Lucertola campestre (Podarcis sicula) e Orbettino (Anguis fragilis).

 

 

PESCI

 

Tra le specie più diffuse che popolano i corsi d’acqua del Parco ci sono: Trota fario (Salmo fario) e Trota iridea (Salmo gairdneri, che è stata introdotta) frequenti nei tratti montani dei torrenti, Barbo comune (Barbus plebejus), Barbo canino (Barbus meridionalis), Cavedano (Leuciscus cephalus cabeda), Vairone (Leuciscus souffia muticellus), Sanguinerola (Phoxinus phoxinus) e Anguilla (Anguilla anguilla).

 

 

INVERTEBRATI  

 

“Il povero insetto che noi calpestiamo prova nella sofferenza corporea tanta angoscia quanta un gigante che muore”

(W. Shakespeare)  

 

Numerosissimi sono gli invertebrati a tal punto che è possibile accennare solo a una minima parte delle specie che popolano il Parco.

Il Granchio (Potamon edulis) e il Gambero (Austropotamobius pallipes) di fiume sono due Crostacei che vivono in alcuni torrenti del Parco e costituiscono due importanti indici di integrità ambientale.

Tra gli Aracnidi degno di nota è lo Scorpione (Euscorpius italicus), molto frequente e pericolosa la Zecca (Rhipicephalus sanguineus).

Gran parte delle specie di Lepidotteri sono di origine nordica e il territorio del Parco costituisce il limite meridionale della loro diffusione.

Degne di nota alcune rare e appariscenti farfalle: Aglia tau, Acasis sertata, Cotocala sponsa, Cotocala dilecta, Cotocala fraxini. Parnassius mnemosyne, Heodes virgaureae.

Tra i Coleotteri Cerambicidi: Cerambix cerdo e la rara Rosália alpina che predilige come habitat le vecchie ceppaie di faggio.

Tra i coleotteri ci sono alcuni Scolitidi dannosi per la foresta: Pityokteines curvidens e Pityokteines pithyographus, che attaccano l’abete scavando gallerie nella parte periferica del tronco, sotto la corteccia, e possono causare la morte della pianta; Scolytus sulcifrons, Scolytus multistriatus e Scolytus laevis che diffondono le spore del fungo Ceraticystis ulmi causa della grigiosi dell’olmo.

Sempre tra i coleotteri, anche alcuni Curculionidi provocano danni alle piante: Pissodes piceae che depone le proprie larve sotto la corteccia degli abeti e Rhynchaenus fagi che attacca le foglie del faggio.

Un altro insetto dannoso, in questo caso per il pino nero, è la Processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa), i cui caratteristici nidi di seta sono ben visibili in inverno avvolti in cima ai rami.

Tra gli Imenotteri: Sirice gigante (Sirex gigas) le cui larve scavano grosse gallerie nel troco degli abeti, Rhyssa persuasoria le cui larve si nutrono di quelle del Sirice crescendovi all’interno, Rhodites rosae e Cynips kollari che provocano la formazione delle caratteristiche galle sui rami di rosa selvatica il primo e sulle foglie di alcune querce il secondo.

Infine dopo tanti insetti dannosi, un'imenottero utile alle foreste di abete: la Formica rossa dei boschi (Formica rufa) che cattura le larve dei coleotteri xilofagi (che si nutrono di legno) di cui sopra e di altri insetti parassiti delle piante; inoltre funge da "spazzino" raccogliendo aghi e ramoscelli che utilizza per la costruzione del nido.

 

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