"La passione tinge dei propri
colori tutto ciò che tocca"
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DEL PARCO NAZIONALE DELLE
FORESTE CASENTINESI
Un fugace incontro con un daino o un
capriolo, una volpe o un cinghiale, un’aquila o un cervo... E’ facile
provare l’emozione, passeggiando lungo i sentieri del Parco, di imbattersi in
qualche animale selvatico. E’ solamente necessario seguire qualche
piccola regola: procedere in silenzio ascoltando i suoni della natura, non
muoversi bruscamente e osservare, ma soprattutto non disturbare gli
“abitanti” della foresta. Le specie animali che popolano le Foreste
Casentinesi sono davvero numerose grazie alla presenza di ambienti e vegetazioni
diversificati che permettono l’adattamento di diverse specie. In particolare i
boschi ad alto fusto e i cedui convertiti a fustaie, caratterizzati da piante di
notevole altezza e scarsa antropizzazione, sono ricchi di rifugi per la fauna
selvatica. ·
Ungulati ·
Uccelli ·
Anfibi ·
Rettili ·
Pesci
Gli Ungulati (erbivori muniti di zoccoli)
sono sicuramente i più appariscenti e i più “socievoli” tra i mammiferi. Il Cervo (Cervus elaphus) è il più grande e maestoso, un maschio adulto può pesare più di 200 chili; preferisce i boschi che si alternano ad aree più aperte, ma si adatta anche a foreste estese in particolare quelle ad alto fusto. Quasi estinto, nel 1840 circa venne
reintrodotto da Karl Siemons nelle riserve di caccia del Granduca di Toscana;
l’attuale popolazione discende dalle ulteriori immissioni avvenute nel
dopoguerra in seguito alle quali è ora diffuso in tutto il territorio del Parco
e nelle zone limitrofe. Il Capriolo (Capreolus
capreolus) è il più piccolo dei tre cervidi, predilige le macchie vicine a
praterie e radure dove si nutre in prevalenza di gemme e germogli; non sono mai
state effettuate reintroduzioni anche se nel secondo dopoguerra ne erano rimaste
poche decine di esemplari, attualmente la popolazione di capriolo è in costante
espansione. Il Daino (Dama
dama), di taglia intermedia tra il capriolo e il cervo, non fa parte della
fauna autoctona (originaria) delle Foreste Casentinesi, l’ultima immissione
risale al 1958 quando venne allestito un recinto di acclimatazione per daini
nella Foresta della Lama. Dalla seconda metà degli anni ’80 la
popolazione di daino è in diminuzione nei territori del Parco, a causa della
concorrenza con il cervo e alla predazione da parte del lupo, ma si sta
assistendo a uno spostamento verso le zone circostanti. Il Muflone (Ovis
musimon), originario della Sardegna, introdotto più volte a partire dal
1840 circa, e più volte estinto, attualmente sembra sia presente in pochissimi
esemplari a causa della concorrenza con i cervidi, dell’assenza di zone
impervie e rocciose e della rigidità del clima. Il Cinghiale (Sus
scrofa), scomparso dal territorio del Parco nel ‘700, è stato
reintrodotto a scopi venatori negli anni ’70 e da allora il numero di
esemplari è fortemente aumentato ed è causa di problemi ecologici e sociali.
Tra i carnivori domina il Lupo (Canis
lupus) il più importante predatore italiano;
oggetto in passato delle più violente persecuzioni fino a risultare
quasi estinto, è finalmente tornato a vivere quasi indisturbato nelle Foreste
Casentinesi dove estese coperture forestali, praterie e ripidi pendii unitamente
alla presenza numerosa di prede come gli ungulati e alla scarsa antropizzazione
hanno favorito la nascita di una delle popolazioni più cospicue d’Italia. Il lupo ha un ruolo fondamentale
nell’equilibrio ecologico del Parco in quanto svolge una progressiva azione di
contenimento delle specie di ungulati selezionando gli individui migliori. Meno fortunato è stato l’Orso (Ursus
arctors) che fino ai primi decenni dell’800 ha abitato le foreste
dell’Appennino tosco - romagnolo come testimoniano diversi toponimi tra cui:
Siepe dell’Orso, Fossa dell’Orso, ... Cacciato fino a provocarne la definitiva
estinzione non tornerà a ripopolare queste zone. Il carnivoro più socievole è la Volpe (Vulpes
vulpes) che sopravvissuta alle più svariate persecuzioni, è tornata ad
occupare tutto il territorio del Parco in particolare le zone più basse vicine
alle abitazioni dei contadini dove trova pollame e altro cibo. Fanno parte dei carnivori anche i Mustelidi:
il Tasso (Meles meles), la Donnola (Mustela
nivalis), la Faina (Martes foina)
e la Puzzola (Putorios putorios),
definitivamente scomparse la martora (Martes
martes) e la Lontra (Lutra lutra). Anche il Gatto selvatico (Felix silvestris) sembra che decenni fa popolasse le Foreste
casentinesi.
Piuttosto comuni sono i Roditori: il Ghiro (Glis glis),
lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Topo
quercino (Eliomys quercinus), il Moscardino
(Muscardinus avellanarius) e l’Istrice
(Hystrix cristata). Frequenti anche Insettivori come il Riccio (Erinaceus
europaeus) e la Talpa (Talpa europaea),
meno numeroso il Toporagno (Sarex araneus). Tra i Chirotteri:
il Pipistrello albolimbato (Pipistrellus
kuhli) e il Rinolpo a ferro di cavallo (Rinolophus
ferrum equinum).
“L’aquila
è un uccello fiero che si posa sulle vette più alte, sotto di sé vede le
nuvole rincorrersi nelle valli trascinando con sé le rondini; vede la pioggia
cadere sugli abeti, le pietre rotolare nel greto, il pastore fischiare alle
capre... Invano la pioggia scorre, il temporale spezza gli alberi, i torrenti
precipitano singhiozzando, la cascata fuma e balza, il tuono scoppia e frantuma
la cima dei monti; tranquilla, essa vola al di sopra e batte le ali, il rumore
della montagna la diverte, lancia strida di gioia, lotta con le nuvole veloci, e
sale ancora più in alto nel suo immenso cielo.” (G. Flaubert)
"Pochi mortali abbassano gli occhi sulle piume di coda di un falchetto femmina, e tuttavia non soltanto sono belle, ma di una bellezza particolare ... così la Natura conclude la propria opera al di sopra degli sguardi dell'uomo." (Thoreau)
L’avifauna del Parco è ricchissima di
specie: più di 80 nidificanti a cui si devono sommare quelle di passo
e quelle svernanti. Fondamentale è il ruolo dei boschi
d’alto fusto e vecchi cedui che ospitano numerose specie: Cincia mora (Parus
ater), Cincia bigia (Parus palustris),
Cinciarella (Parus caeruleus), Picchio rosso maggiore (Picoides
major), Picchio muratore (Sitta europaea), Picchio verde (Picus
viridis), Rampichino (Certhia brachydactyla), e il raro Picchio rosso
minore (Dendrocopus minor). Numerosi sono i Rapaci: Aquila reale (Aquila
chrysaetos), Poiana (Buteo buteo),
Gheppio (Falco tinnunculus), Sparviero
(Accipiter nisus), Astore (Accipiter
gentilis), Falco pecchiaiolo (Pernis
apivorus), Falco lodolaio (Falco subbuteo), tra cui alcuni di passo:
Nibbio bruno (Milvus Migrans), Albanella reale (Circus cyaneus),
Albanella minore (Circus pygargus), Falco smeriglio (Falco columbarius),
Falco cuculo (Falco vespertinus) e il raro Falco pellegrino (Falco
peregrinus); degni di nota anche i rapaci notturni: Gufo reale (Bubo
bubo), Gufo comune (Asio otus),
Civetta (Athena noctua), Barbagianni (Tyto
alba), Allocco (Strix aluco), e
Assiolo. Tra i Passeriformi:
Pettirosso (Erithacus rubecula),
Ghiandaia (Garrulus glandarius),
Passera (Passer domesticus italiae) e
la rara Passera scopaiola (Prunella
modularis) che nidifica in una ristretta zona tra le praterie d’alta quota
e i contorti faggi del crinale. Tipici
delle alte quote: Tordo
bottaccio (Turdus philomelos), Rampichino alpestre (Certhia
familiaris) e Merlo dal collare (Turdus
torquatus) localizzato esclusivamente sul Monte Falterona. Nelle praterie della fascia montana si
trovano: il Culbianco (Oenanthe oenanthe), il Prispolone (Anthus
trivialis) e il raro Stiaccino (Saxicola rubetra). Legato agli ambienti forestali è il
Regolo (Regulus regulus); la Gazza (Pica pica), la
Taccola (Corvus monedula) e lo Storno
(Sturnus vulgaris) sono tipici invece
della fascia altitudinale medio-bassa. E poi ancora: Cuculo (Cuculus canorus), Merlo (Turdus
merula), Fringuello (Fringilla coelebs), Cardellino (Carduelis
carduelis)...
Il territorio del Parco è popolato da 13
specie di anfibi. Tra gli Urodeli
(con la coda): Salamandra dagli occhiali (Salamandra
terdigitata) endemica dell’Appennino, Salamandra pezzata (Salamandra
salamandra) che abita prevalentemente le faggete secolari in particolare nei
pressi di torrenti e in terreni caratterizzati da una fitta lettiera, il Tritone
alpestre (Triturus alpestris) che predilige le altitudini superiori ai 700 -
800 m (quelle del Parco sono tra le stazioni più meridionali), il Tritone
crestato (Triturus cristatus) che deve
il suo nome a una membrana dentellata sul dorso che si affloscia fuori
dall’acqua, il Tritone punteggiato (Triturus
vulgaris) che è la specie meno acquatica, il Geotritone (Hydromantes
italicus) che vive nelle cavità del terreno e delle rocce e predilige ambienti
umidi e freddi (-15°C). I tritoni e le salamandre sono anfibi
lacertiformi, da adulti hanno una dieta prevalentemente carnivora (insetti,
artropodi, molluschi, vermi...) e erbivora allo stato di larva; le larve hanno
branchie esterne che spariscono nella crescita. Screditando qualsiasi credenza popolare,
in particolare riguardo le salamandre, questi anfibi non sono pericolosi anche
se secernono una sostanza per difendersi dal calore e dall’attacco di licheni
e funghi che risulta essere tossica per vertebrati di piccola e media taglia e irritante per le mucose di occhi e
labbra nell'uomo. I tritoni e le salamandre sono animali
molto delicati e vulnerabili che rischiano di estinguersi soprattutto a causa delle immissioni, nei tratti montani dei
torrenti, di pesci di tipo salmonide (es. trota). Tra gli anfibi Anuri (privi di coda): Rospo comune (Bufo bufo), Rospo smeraldino (Bufo
viridis), Ululone dal ventre giallo (Bombina
variegata) frequente in pozze e acquitrini temporanei deve il suo nome al
colore del ventre e al verso simile al tubare delle colombe, la rara Rana rossa
(Rana temporaria), Rana verde (Rana
esculenta), Rana agile (Rana dalmatina) e Rana appenninica.
Tra i rettili presenti nel Parco solo una
specie è velenosa: la
Vipera comune (Vipera
aspis); altri Serpenti
sono: Biscia dal collare (Natrix natrix),
Natrice tessellata (Natrix tessellata),
Biacco (Coluber viridiflavus), Colubro
liscio (Coronella austriaca), Colubro
d’Esculapio (Elaphe longissima) e
Colubro di Riccioli (Coronella girondica). Fra i Sauri:
Ramarro (Lacerta viridis), Lucertola
dei muri (Podarcis
muralis), Lucertola campestre (Podarcis sicula) e Orbettino (Anguis
fragilis).
Tra le specie più diffuse che popolano i
corsi d’acqua del Parco ci sono: Trota fario (Salmo
fario) e Trota iridea (Salmo gairdneri, che è stata introdotta)
frequenti nei tratti montani dei torrenti, Barbo comune (Barbus
plebejus),
Barbo canino (Barbus meridionalis), Cavedano (Leuciscus cephalus
cabeda), Vairone (Leuciscus souffia muticellus), Sanguinerola (Phoxinus
phoxinus) e Anguilla (Anguilla
anguilla).
“Il
povero insetto che noi calpestiamo prova nella sofferenza corporea tanta
angoscia quanta un gigante che muore” (W.
Shakespeare)
Numerosissimi sono gli invertebrati a tal
punto che è possibile accennare solo a una minima parte delle specie che popolano
il Parco. Il Granchio (Potamon
edulis) e il Gambero (Austropotamobius
pallipes) di fiume sono due Crostacei
che vivono in alcuni torrenti del Parco e costituiscono due importanti indici di
integrità ambientale. Tra gli Aracnidi
degno di nota è lo Scorpione (Euscorpius
italicus), molto frequente e pericolosa la Zecca (Rhipicephalus sanguineus). Gran parte delle specie di Lepidotteri sono di origine nordica e il territorio del Parco
costituisce il limite meridionale della loro diffusione. Degne di nota alcune rare e appariscenti farfalle: Aglia tau, Acasis sertata,
Cotocala sponsa, Cotocala dilecta, Cotocala fraxini. Parnassius mnemosyne,
Heodes virgaureae. Tra i Coleotteri
Cerambicidi:
Cerambix cerdo e la rara Rosália
alpina che predilige come habitat le vecchie ceppaie di faggio. Tra i coleotteri ci sono alcuni Scolitidi
dannosi per la foresta: Pityokteines
curvidens e Pityokteines pithyographus,
che attaccano l’abete scavando gallerie nella parte periferica del tronco,
sotto la corteccia, e possono causare la morte della pianta; Scolytus
sulcifrons, Scolytus multistriatus
e Scolytus laevis che diffondono le
spore del fungo Ceraticystis ulmi
causa della grigiosi dell’olmo. Sempre tra i coleotteri, anche alcuni Curculionidi
provocano danni alle piante: Pissodes
piceae che depone le proprie larve sotto la corteccia degli abeti e Rhynchaenus
fagi che attacca le foglie del faggio. Un altro insetto dannoso, in questo caso
per il pino nero, è la Processionaria del pino (Thaumetopoea
pityocampa), i cui caratteristici nidi di seta sono ben visibili in inverno
avvolti in cima ai rami. Tra gli Imenotteri:
Sirice gigante (Sirex gigas) le cui
larve scavano grosse gallerie nel troco degli abeti, Rhyssa persuasoria le cui larve si nutrono di quelle del Sirice
crescendovi all’interno, Rhodites rosae
e Cynips kollari che provocano la
formazione delle caratteristiche galle sui rami di rosa selvatica il primo e
sulle foglie di alcune querce il secondo. Infine dopo tanti insetti dannosi, un'imenottero utile alle foreste di abete: la Formica rossa dei boschi (Formica rufa) che cattura le larve dei coleotteri xilofagi (che si nutrono di legno) di cui sopra e di altri insetti parassiti delle piante; inoltre funge da "spazzino" raccogliendo aghi e ramoscelli che utilizza per la costruzione del nido.
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