Un manufatto a
differenza di un sistema biologico, che spesso è in grado di modificare l’habitat
in suo favore o magari di spostarsi, non è dotato di meccanismi di smaltimento
o di eliminazione delle sostanze inquinanti con le quali viene a contatto. Per
tale ragione in un manufatto si assiste in breve tempo all’accumulo di tali
sostanze. Le alterazioni osservate dovute ai fattori ambientali (primo fra
tutti la presenza di inquinanti) che contribuiscono al deterioramento del
monumento possono essere suddivise nelle seguenti classi:
a) l’erosione cioè
la perdita di materiale lapideo che viene così pian piano “consumato”
b) l’annerimento (o
per meglio dire sporcamento) determinato dal deposito delle particelle
carboniose sulla superficie del monumento.
c) lo stress fisico
d) la
contaminazione biologica
a) Erosione
L’azione dei
fattori ambientali quali pioggia, vento, sole ecc, unitamente agli inquinanti
presenti nell’atmosfera sono i responsabili della perdita e dell’allontanamento
di materiale lapideo dalla superficie del monumento; questo fenomeno viene
definito come erosione. Attraverso l’applicazione della formula di Lipfert 2
(Lipfert, 1989) [3], è stato possibile quantificare la perdita di materiale
nell’unità di tempo (mm/anno). Attraverso tale formula si è potuto valutare
l’influenza dei singoli fattori sulla perdita di materiale, nel caso specifico
in studio, pietra calcarea. L’indice di erosione (I erosione), che si può in
questo modo determinare, viene così a dipendere dalla somma di tre differenti
effetti:
• effetto del
dilavamento (potere solubilizzante della pioggia)
• effetto
dell’inquinamento (per inquinanti acidi presenti nelle precipitazioni)
• effetto costa (per aerosol
marino)
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b) Annerimento
Le particelle
carboniose prodotte durante i processi di combustione, depositandosi sulla
superficie del manufatto, sono responsabili dello sporcamento del materiale
lapideo osservato in special modo nelle aree urbane.
Per la misura
dell’annerimento è stato messo a punto un indicatore che tiene conto ed esprime
proprio l’effetto della deposizione del particellato sospeso sul materiale. L’indice
di annerimento risulta genericamente funzione della concentrazione del
particellato totale sospeso e della sua velocità di deposizione. |
c) Stress fisico
Anche i fattori associati alla
porosità e alla struttura dei materiali, sono in grado di influire sulle
interazioni fra il materiale e l’ambiente circostante. Per tale motivo è stato
anche introdotto il cosiddetto stress fisico, valutato attraverso alcuni parametri
quali:
1. “tempo di
inumidimento” valutabile come periodo annuo in cui l’umidità relativa è
superiore all’80%
2. la frequenza di
oscillazione della temperatura ambiente attorno a 0°C
3. gelività del
materiale
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d) Contaminazione
biologica
Ai tre parametri considerati, si
affianca inoltre un nuovo indicatore che tiene conto dell’effetto degli agenti
“biologici” sul monumento: l’indice di contaminazione biologica. Attraverso
questo indicatore è possibile infatti conoscere il grado di colonizzazione, ad
esempio ad opera di organismi quali funghi, licheni e muschi, del materiale che
costituisce il monumento o opera d’arte. Tali organismi contraggono stretti
rapporti con il substrato, e la loro azione biodeteriogena viene esplicata
tramite due meccanismi: il primo di tipo puramente meccanico, dovuto alla
penetrazione di apparati di sostegno specializzati con i quali essi si fissano
al substrato (rizine, rizoidi, ecc.), il secondo meccanismo è invece di natura
chimica-corrosiva ed è attribuibile alle sostanze acide rilasciate
nell’ambiente. Tali composti sono infatti in grado di sciogliere o comunque
rendere solubile il materiale lapideo che viene poi dilavato con facilità dalla
pioggia. Per conoscere il grado di colonizzazione del materiale da parte dei
microrganismi si preleva un campione superficiale di sedimento e si dosa la quantità
di ATP (adenosina-tri-fosfato) sulla superficie del monumento. Questa molecola
rappresenta la fonte primaria di energia metabolica nei sistemi biologici e
risulta quindi proporzionale alla quantità di organismi, microrganismi e
quant’altro possa colonizzare la superficie di un manufatto.
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IL SISTEMA INFORMATIVO TERRITORIALE DELLA
CARTA DEL RISCHIO
Negli anni
1995-1996, il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali promuove la Carta del
Rischio del Patrimonio Culturale Italiano, che costituisce un’iniziativa
finalizzata a fornire ai responsabili della tutela sul territorio e
all’amministrazione centrale, strumenti di supporto all’attività scientifica e
amministrativa. Questa è un sistema informativo basato su una struttura logica
e fisica che permette di acquisire dati, analizzarli e studiare metodologie per
gestire le informazioni riferite al territorio e la loro evoluzione legandole
alle cause dei fenomeni che le producono, permettendo inoltre la produzione di
una cartografia uniforme, coerente ed immediatamente utilizzabile. Il SIT è
quindi lo strumento fisico che, attraverso la schedatura conservativa dei beni
culturali, permette di soddisfare una esigenza fondamentale per la
conservazione del Patrimonio
TENDENZA DEI MATERIALI A DISGREGARSI A CAUSA
DEL GELO
Culturale:
determinare lo stato di conservazione dei beni in rapporto alle caratteristiche
del territorio cui i beni appartengono. In tal senso la Carta del Rischio è il
prodotto dinamico del Sistema Informativo Territoriale ed i processi del
sistema permettono di calcolare l’intensità del rischio di perdita cui è
soggetto ogni bene monumentale e storico artistico appartenente al patrimonio
culturale italiano e di conoscerne la distribuzione sul territorio attraverso
rappresentazioni cartografiche tematiche aggiornabili.Questo strumento
raccoglie l’esperienza e l’approccio metodologico sviluppato da Giovanni Urbani
nel 1975, con il Piano Pilota per la Conservazione programmata dei Beni
Culturali interritorio, la cui validità si confermò drammaticamente in
occasione dei terremoti del Friuli (1976), e dell’Irpinia (1980). Allo stesso
tempo recepisce l’indirizzo scientifico e metodologico delineato dalla “Teoria
del Restauro” di Cesare Brandi, ponendo in concreto le condizioni necessarie e
sufficienti per realizzare anche il “restauro preventivo” attraverso la
manutenzione sistematica e la conservazione programmata. Nella banca dati della
carta del rischio dell’ICR ad oggi sono schedati 62756 beni suddivisi per regione.
Il GIS di gestione
del sistema informativo territoriale (SIT) della carta del rischio permette di poter
rappresentare in modo cartografico i tematismi di interesse, ad esempio
sovrapponendo alle carte territoriali dei comuni presenti nella precedente
tabella, la consistenza dei beni.
Il sistema
permette di ricercare comuni di interesse e sovrapporvi la distribuzione dei
beni.
La possibilità di
sovrapporre strati informativi differenti permette di sfruttare tutte le
possibilità che prodotti di GIS offrono per poter estrarre informazioni che
legano fra loro fonti informative diverse.
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