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LA POESIA DI ROBERTO POLITO

. . . aspettando una mano che ci salvi. . .

Recensione di Francesco FUSCA

 

Verso dove va la Poesia, oggi? Qual è la sua direzione, più o meno palese, qual è il suo senso? Esiste ancora la Poesia, dopo le guerre, dopo i campi di concentramento e di sterminio, dopo la caduta della "Torri gemelle" degli Stati Uniti?

Insomma, in questa nostra "società conoscitiva", di globalizzazioni totali e di felicemente ingenua omologazione delle esistenze e delle intelligenze, ha ancora un significato la Poesia? La Poesia, come la si può oggi misurare dentro la dilagante logica/filosofia del profitto e dell’avere "contro" e in opposizione costante all’etica dell’essere, di cui ci ha parlato sicuramente Socrate e, poi, anche E. Fromm?

Domande e domande . . .

I Poeti ci sono ancora o sono ormai –come i panda- una razza in estinzione, che nessun WWF salverà? Esiste la Poesia? Ebbene, a sorpresa –come sempre!- scopriamo che la Poesia e i Poeti ci sono e come, e quanto si fanno sentire!

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Ebbene, a queste domande profondamente esistenziali, di natura ontologica, la Poesia cerca di dare una risposta, che è "lieve" e "demonica" (alla Goethe), tutta riversata sulla resa consapevole, sulla coscienza del limite del conoscere (e sulla bellezza, "furbizia" e dolcezza dell’accettazione dell’idea e del fatto che tutto non è conoscibile, prendibile, padroneggiabile e asservibile . . .).

Il sapere poetico è il sapere dei saperi. Esso è di gran lunga superiore –sotto diversi, svariati profili- ai saperi scientifico, matematico, fisico, filosofico, chimico e così via sino all’esaurimento dei possibili e potenziali saperi . . .

La Poesia, con il suo "essere" sintonizzata con l’ispirazione e, dunque, con uno stato d’animo "di grazia", con una sua condizione psico-fisica "speciale", in un particolare contesto socio-culturale e naturale; la Poesia, con il suo essere coniugata, fusa-confusa-diffusa-soffusa con l’ir-razionale, l’in-conscio e l’a-razionale (ma, non contro la naturale intelligenza umana), ebbene essa indaga e conosce meglio e più di ogni altro sapere . . .

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In questo contesto di idee si colloca degnamente anche la produzione poetica di Roberto POLITO di Ardore (Reggio C.), che mira a scalzare i temi e i problemi della condizione umana, cantando le luci e le ombre di una terra benedetta e tremenda e di una mentalità, per elevarsi sino alle soglie più alte del noùmeno e di Dio . . .

Il suo...e giocano le nubi -l'incontro- e, prima il senso fatato (rispettivamente del 2002 e del 2001, della casa editrice AGE di Ardore Marina) sono due sillogi poetiche in continuità, con la sorpresa (nel libro del 2002) di un volo d’aquila, che si compie nel cielo dell’Amore, forbitamente ed intrigantemente ammantato dalle stelle del dolce terribile Cupido, il paffutello scherzoso capace di seri tiri mancini . . .

Le due sillogi di poesie di Roberto POLITO sono impreziosite dai pensieri sobri e delicati di Ugo MOLLICA, che arricchiscono e variamente dipingono le sensazioni ele emozioni, le intuizioni e le speranze dell’autore di Ardòre. Si tratta di un’operazione letteraria degna di attenzione, che solca le acque di mari nuovi e le piste di una interessante ricerca "altra".

...e giocano le nubi -l'incontro- è un libro corredato dall’opera pittorica di Giovanna DEJUA che gioca un ruolo di primaria importanza nell’ispirazione del poeta di Ardòre. Difatti, i tentativi di mettere in pittura la Poesia e la Poesia in pittura sono abbastanza riusciti, perché – sia chiaro una volta per tutte! – l’originalità, la scintilla che scocca e non sai né quando né dove né perché, l’irripetibilità di un verso o di una pennellata d’azzurro sulla tela bianca, tutto ciò è misterioso e sublime, e il magico che l’avvolge non è né razionale né tecnicamente e/o tecnologicamente comprensibile, prevedibile ed inventariabile . . .

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[Non son chi fui; perì di noi gran parte:/ questo che avanza è sol languore e pianto./ E secco è il mirto, e son le foglie sparte/del lauro, speme al giovanil mio canto].

Così Ugo Foscolo, in uno dei suoi più bei Sonetti, canta il Tempo che passa, che trasforma e che addome, il Tempo dell’intelligente, improcrastinabile "carpe diem" . . .

Il Tempo, anche in Polito, è un cavallo selvaggio che sempre avanza e che nulla tralascia nel suo galoppo. Il pensiero al passato, tuttavia, è ancòra un’àncora di salvezza; soprattutto lo è quella parte del Tempo che si rivolge all’infanzia e alla mamma.

C’è una tenerezza alta e rispettosa nei versi di Polito, quando il pensiero cavalca le nuvole dell’infanzia dorata e scorre la pellicola dei films dei luoghi, dei fatti e degli amici anche burloni e simpatici. Inoltre, in questi versi si registra una partecipazione emotiva dolente per accadimenti familiari o fatti ed eventi legati alle persone del Territorio. Polito non è distratto o assente e, dunque, vive e soffre soprattutto sulla propria pelle, ma qualche volta anche gioisce ed esulta per ciò che gli succede intorno e che non lo lascia mai indifferente . . .

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Ci sono ironie e sorrisi bonari, ma anche sarcasmi e un certo redarguire mirato e pungente, quasi un lazzo o un dito puntato.

Le pagine di ...e giocano le nubi -l'incontro- si sfogliano gradevolmente, anche al tatto e alla vista, perché la carta, l’impaginazione, la disposizione delle foto dei quadri della Dejua, ecc., tutto è immaginato e realizzato dalla parte della piacevolezza per il lettore. Sono pagine come petali di rosa: m’ama, non m’ama, m’ama, non m’ama, m’ama . . .

Sono pagine però che – a fronte di quella che, per capirci, rapidamente chiameremo "esteriorità"- veicolano invece contenuti e "oggetti socio-culturali" tutt’altro che leggeri o caduchi . . .Difatti, il pensiero e l’ispirazione del Polito si misurano con i grandi "perché" della filosofia di tutti i tempi e spaziano armoniosi –facendo registrare un malessere esistenziale e un pessimismo di principio- nell’universo mondo della ricerca ontologica e, dunque, sul senso e sul non-senso della vita e della morte dell’uomo e della dona sulla terra, sul senso del Viaggio, sull’Itaca e sulla Penelope –quale Itaca? Quale Penelope?- da continuare a raggiungere, a conquistare, ad amare . . .

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Un capitolo a parte è quello che –per necessità di sintesi- chiameremo il capitolo dell’Amore, che si colloca, con particolare significatività, nella produzione totale di ...e giocano le nubi -l'incontro-.

Le liriche d’Amore si susseguono e si intrecciano tra loro, per creare un’aura magica di speranza, di piacere e di vita. In particolar modo, si leggano attentamente, a tal proposito, le seguenti:

"A Giovanna Dejua che vinse le tenebre"; "L’angelo"; "La sete del corpo": "Perché la musa"; "Eri vicino".

Si tratta di un Polito inedito, quasi sconosciuto, che solleva le mani al cielo e canta e canta . . .

Cupido ha colpito ancora! Il cuore esulta, la gioia trabocca, il sorriso si spande tra le persone, nella natura sino all’universo tutto.

Sono i miracoli dell’Amore! Cupido non ha leggi: le leggi le stabilisce lui, come gli passa, a seconda del momento,del luogo , delle persone. Non bada a nulla, il paffutello vivace, che dà energie sconosciute e inedite alla persona che ama e la esalta e la illumina di sole anche a notte fonda. Canta, incantato, il poeta: " E godo/ la tua arte/ i tuoi colori/ i contrasti/ dolci e potenti/ di donna/ viva/ presente/ e forte/ . . ."

" Ed ora anch’io voglio andare a inebriarmi nel piacere dei sensi (…) Toccare la tua pelle/ carezzare le tue membra/essere stretto dalle tue mani/ Essere avvinghiato /dalla tua gagliarda giovinezza"

"L’ho conosciuta/ e ti riempie/ il cuore". "Dolci carezze col volto/ disteso in tenero amplesso. / Sento ancora sotto di me il tuo superbo ansimare / di gioia di piacere"

La proposta di questo piccolo grande saggio di Poesia d’Amore di Polito ci dimostra, con notevole evidenza, la forza, l’energia, e la positività del sentimento più caro e più sublime per tutta l’umanità, appunto l’Amore!

Ogni ulteriore commento risulterebbe superfluo.

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