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Ricerche Storiche su C. POPOLO

Il territorio di Popolo, alla sinistra del Po, è situato in una zona nei cui dintorni alcuni ritrovamenti archeologici ci riportano sino al periodo preistorico e protostorico. Ritrovamenti di una certa intensità, risalenti al Paleolitico, si sono avuti in più parti del territorio. 

In epoca pre-romana poi, nella zona di Popolo, erano stanziate popolazioni celto-galliche. Lo testimoniano i toponimi Rigomagus (Trino)di origene chiaramente gallica, il cui significato è "campo"  e Carbantia (Balzola) il cui nome deriva dal  termine gallico per indicare il "carro". Nell'Intinerario Burdigalense questra strada è cosi segnata: Civita Taurini M.X, Torino, "Mutatio ad Decimum" XII, nei pressi di Settimo, "Mansio Quadratis" XI Chivasso, "Mutatio Ceste" VIII, tra Crescentino e Fontaneto, "Mansio Rigomano" X, Trino vecchio, "Mutatio ad Medias" XIII, metà strada (Balzola - Popolo), ecc. .  La strada  da Rigomano giungeva alla Mutatio ad Cottias( Cozzo) passava per la Mutatio ad Medias. Tale località è da identificare, con molta probabilità a Casale POPOLO. Lo testimoniano i ritrovamenti archeologici effettuati nel Cantone Cavallino e nella adiacente regione Venturina.

Il sepolcreto regione Cavallino, posto a sud dell'abitato, rivolto verso il fiume Po, in posizione sopraelevata e che costituirono le naturali sponde del fiume oggi spostatosi verso la collina. Numerosi e copiosi i ritrovamenti effettuati nel campo a breve profondità ed in punti disparati e altri messe alla luce nel letto della roggia antistante. Tombe caratteristiche scavate a pozzetto, si rinvenne in mezzo a grossa terra nera un grande ossario in cotto contenente ossa calcificate, poco distante, oggetti vari di bellezza femminile: un lacrimatoio in vetro, una coppa in vetro azzurro, alcuni aghi incrinali, due orecchini in vetro azzurro artisticamente modellati, un lumicino i terracotta  con la scritta in rilievo Comunis, alcuni grani di collana in cotto fusaioli.  Successivi ritrovamenti si rinvennero nella stessa zona : un'anfora contenente ossa e, vicino ad essa un frammento di pugnale, una coppa in terracotta, un lacrimatoio in vetro ed alcuni cocci di anfore, due vasetti in vetro, una moneta di bronzo sulla quale la classica sigla romana S.C. (Senatus Consultus), un'anfora, un mattone rosso con la scritta "Terti" de monete con figure in rilievo, un vasetto in vetro ed una fibula in bronzo. Nella quinta e sesta, poste entrambe nel letto della roggia, anfore contenenti ossa e detriti di legna carbonizzati. Regione Venturina. Situata a breve distanza dal campo Cavallino. Si scopre un tratto di strada lastricato con grosse pietre e lastroni di terracotta rossa  

Nonostante questi ritrovamenti, non si può testimoniare l'esistenza di un insediamento, comunque l'origine di questo sobborgo con datazioni certe viene citato nel 600 viene citata la " Selva Cornea" nel racconto della vita di Sant'Evasio. 

E', probabilmente, in base ad informazioni che il parroco G. M. Bersani, sul libro Entrate - Uscite della Chiesa 1787, scriveva "questa parrocchiale di Popolo dalle cognizioni che ho potuto avere, anticamente chiamavasi "Borgo Orriano".

Certamente, a qull'epoca, la zona alla sinistra del fiume doveva essere abiata da non molte famiglie rurali; le attività erano legate al disboscamento della Selva ed alla coltivazione; il territorio era peobabilmente in parte paludoso, per il corso non stabilizzato del Po. Le comunicazioni con l'altra riva avvenivano mediante in barcone ancorato con una carrucola ad in cavo che portava da una riva all'altra persone e carri.

Dal 400 al 900 il territorio di Popolo fu toccato dalle varie invasioni e scorrerie di popolazioni barbariche. Nel 401 Alarico e i suoi Visigoti saccheggiarono tutta la Valle Padana e pongono l'assedio ad Asti. Verso la fine del 405 tocca a Radagaiso con i Goti effettuare scorrerie in questi territori. Nel 489 entra in Italia Teodorico, re degli Ostrogoti; la loro presenza è segnalata dallo storico Cassiodoro. Verso la fine del 400 si hanno le scorrerie dei Burgundi, Rugi, Eruli. Nel 558-569 si ha l'invasione dei Longobardi. E' durante l'assedio di Pavia (569-572) che le nostre terre furono invase dalle fare (gruppi di occupazione) e dagli arimanni (milizie poste a presidio di punti chiave come città, passaggi sui fiumi, ecc) che vi giunsero attraverso la Lomellina.

Ponte sul Po, (a Cavallino) magnifica costruzione il cui tavolato poggiava su forti tronchi piantati nel letto del fiume. Non era molto alto sull'acqua e non aveva ripari esterni. Non era molto largo e passava solo un carro in una sola direzione: due carri non si sarebbero potuti incrociare. Ed era fatto in tre tronconi: la parte centrale era un pratica un ponte levatoio che per mezzo di catene e due argani poteva essere alzato per consentire al centro del fiume il passaggio di barconi con carichi alti. Al di là, sulla sinistra, si era creata un vasta spianata col disboscamento per la costruzione di un vasto ricetto fortificato da una alta appuntita palizzata. Nell'interno si notavano alcuni grossi fabbricati in tronchi di quercia, protetti da una massiccia torre con bertesca, sulla quale sventolava la bandiera bianca, crociata di rosso. Oltrepassato il ricetto, lungo la stretta sinuosa strada che si addentrava nella Selva Cornea, lo stesso sentiero si biforcava, dirigendosi sia verso la Braida di Matasco terra dei Cavalieri dell'Ospedale sia a valle verso la Strada Vercellese. Ma appena oltrepassata la prima cortina di alberi si notava che era sorto un grande villaggio con varie case di legno col tetto di paglia. Le case erano poste intorno ad una strada che si incrociava. Su un sentiero all'inizio delle prime case e che si dirigeva verso sinistra, a fianco del limitare del massiccio verde della foresta, era posto un asse sul quale una mano aveva disegnato di nero un cavallino: indicava la strada verso il vasto recinto nel quale trovavano posto i cavalli. Forse da ciò è rimasto il nome della località Cavallino.  Le case del Borghetto crescente dovevano trasferirsi un giorno o l'altro tutti gli abitanti di Casale di S. Evasio, volenti o nolenti: questo era l'intendimento dei Vercellesi e dei Milanesi. Un pò più a valle vi era un vasto prato delimitato a settentrione da centenari alti alberi di pioppo, le cui vette cuspidate parevano toccare i cirri che si addensavano nel cielo( la zona ha ancora oggi mantenuto il nome di Praione). Cavallino e Corno forse sono stati  i primi insediamenti abitativi alla sinistra del fiume PO .

Il toponimo di Popolo ha origine, nella zona sinistra del fiume PO sorto, per volontà dei Vercellesi un "Borgo Crescente"  era noto con varianti fonetiche come Rabeto - Rabato - Robeto. Nel 1488 la famiglia Vannina che aveva proprietà al Rabeto aveva fatto erigere nella Selva Cornea una chiesetta che volle intitolarla a S. Giovanni. Il Vescovo Mons. Aurelio Zibramonti nel 1590, aveva riunito tutta la zona settentrionale al di là del Po, alla Parrocchia di Balzola; ma i fedeli del Rabeto per i sacramenti e le funzioni religiose: la chiesetta di San Giovanni era insufficiente. Fu il duca Vincenzo I Gonzaga ad autorizzare, nel 1602, la costruzione di una nuova chiesa su un terreno donato dal conte Francesco Gorno e da suo figlio Ferrante. Seppur la chiesa non era ultimata il Vescovo Mons. Tullio Del Carreto la consacrava, sempre a San Giovanni Battista, il 12 ottobre 1603, costituendola in parrocchia. La chiesa subì danneggiamenti nel '600 da parte delle soldatesche spagnole e imperiali acquartierate nell'oltre Po al tempo dei vari assedi alla Cittadella di Casale. Le cronache ricordano che il 13 agosto 1655 soldati francesi provenienti da Palazzolo e Morano avevano saccheggiata. Nel 1739 il re Carlo Emanuele III di Savoia infeudava la contrada di Rabeto al conte Bernardino Morelli( che aggiunse la specifica "di POPOLO"). L'interno è a croce latina con due sfondati nel transetto e due altari laterali, entrambi con pale di Orsola Caccia. Sull'altare, sormontato da un grande Crocefisso pensile, è posta una statua settecentesca della Madonna del Rosario, tutta dorata. Sulla porticina del tabernacolo è figurata la Resurrezione di Gesù dal sepolcro aperto. Ai lati del presbiterio vi sono affreschi monocromatici (forse opera dei fratelli Aceto di Occimiano raffiguranti "Gesù tra i fanciulli e L'Ultima cena" Negli spicchi della volta dell'apside figurano in forma di angeli le tre Virtù Teologali, Fede (con la croce), Speranza (col raffio dell'ancora) e Carità (col bimbo in braccio). Sui cieli delle volte, fra azzurri e nuvole cariche di angioletti, figura il Trionfo del Battista e l'Ascensione di Gesù con i cartigli < Plusquam propheta est> e < Ecce Agnus Dei>.   

In merito all'etimologia di Popolo frazione di Casale, ci si rifà a quanto scrive G. Serra (Contributo toponomastico alla descrizione delle vie romane e romee del Canavese) il quale deriva il toponimo del luogo dallo stanziamento in tale località di popula pagana (anno 989). A pagina 200 dell'opera citata lo stasso Serra precisa: "Il nome di Popula pagana, di una località sulle rive del Po, ricordata nell'anno 989.

Corno: è un idronimo, riferimento ai corsi d'acqua; allude ad un andamento a curve ed anse; dal latino cornum. 

Cavallino: potrebbe avere la sua derivazione dallo zoonimo cavallo  oppure si potrebbe ipotizzare da gabella dazio comunale, in riferimento ad una postazione fuori Casale per riscuotere le gabelle.

Grassi: toponimo fondiario, deriva dal latino grassiuso crassius riferito ai terreni fertili.

Castello:  si può ipotizzare la presenza di un castrum a presidiare la strada conducente a Casale.

Chiesa: il toponimo è palese, dove esiste una Chiesa.

Brina: dall'antico francese "bride" (briglia su corso d'acqua del Castagna).

 Dal 1800 in poi la storia di Popolo si identifica  con quella di Casale, ma alcuni avvenimenti sono ancora da citare. Nel 1849, dopo la sconfitta dei Piemontesi a Novara, Popolo dovette subire le angherie degli Austriaci che requisirono viveri, foraggio, case, letti, biancheria e altro. Nel 1859, Garibaldi, con i suoi Cacciatori delle Alpi, tende un'imboscata agli Austriaci nella zona del Corno. La trappola non ebbe esito positivo e gli Austriaci poterono ritirarsi.       

di  Federico Cappello  (Popolese).

 Detti popolesi

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Ultimo aggiornamento: 17-02-10.