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Il 30 ottobre, col voto contrario di tutto l’Ullivo, la Camera
ha approvato la legge delega sul mercato del lavoro.
Nel suo complesso il provvedimento, che introduce le più
svariate forme di flessibilità, tutte a svantaggio dei lavoratori,
modifica i rapporti di lavoro in modo negativo e costituisce un
attacco ai diritti dei lavoratori assai più grave delle annunciate
modifiche all’art.18.
Con la legge delega infatti si apre del tutto il collocamento ai
privati, consulenti del lavoro soprattutto, che potranno esercitare
forme improprie di intermediazione. Si introduce il lavoro a chiamata
per persone che dovranno essere disponibili, in cambio di una indennità
di disponibilità e di una retribuzione per le ore di lavoro
prestate; il contratto occasionale, per brevi di lavoro; lo staff
leasing, grazie al quale un’azienda potrà prendere
“in affitto” tutta la manodopera a tempo indeterminato.
Inoltre diventa più facile chiedere lavoro supplementare
e cambiare fascia oraria a chi ha scelto il part-time, si incentiva
la delocalizzazione di rami d’azienda, decidendo che l’autonomia
gestionale dell’azienda delocalizzata non è un presupposto,
ma deve sussistere al momento del suo trasferimento.
L’Ulivo aveva presentato circa 100 emendamenti,
sostitutivi e soppressivi, ispirati ad una idea diversa della flessibilità,
mirata alla promozione del lavoro e accompagnata da diritti, che
viene compiutamente descritta nella carta dei diritti delle lavoratrici
e dei lavoratori messa a punto dalla coalizione nei mesi scorsi
.
Un confronto costruttivo con il governo sarebbe stato possibile
solo se vi fosse stata la disponibilità a modificare sostanzialmente
la struttura del provvedimento. Invece, la tanto sbandierata disponibilità
al dialogo del ministro Maroni, si è presto rivelata un bluff,
un goffo tentativo di dividere le opposizioni. Alla fine la maggioranza
ha blindato il provvedimento e se lo è approvato in tutta
fretta.
Oltre ad indebolire i diritti del lavoro, questo provvedimento non
ha nessuna capacità di stimolare gli investimenti e la crescita,
ma offre solo occasioni di ridimensionamento e di abbassamento della
qualità del lavoro e della produzione, a imprese che già
stanno vivendo una situazione economica depressa.
Sui rischi di una fase economica negativa e sul pericolo costituito
dal contemporaneo impennarsi della inflazione, c’è
stata una significativa convergenza di opinioni nel recente incontro
tra i deputati dell’Ulivo della Commissione lavoro, impegnati
nel confronto sulla legge Finanziaria, e le tre Confederazioni sindacali,
in un incontro di qualche giorno fa.
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