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ALLA RICERCA DELLA
PROPRIA DIGNITA' "La vita è bella quando la si gioca fino in fondo, rischiando non per
sè ma per gli altri, per gli ultimi, per l'uomo..."
Sullo schermo televisivo passano le
immagini dei "marabut" , uccelli simili agli avvoltoi, che si contendono con la
gente del Mukuru, (quelli che vivono raccogliendo rifiuti), il territorio della discarica
di Korogocho, bidonville ai margini di Nairobi e in Occidente lo spreco di risorse e il
superfluo continuano a far parte della nostra cultura.
Korogocho in lingua kikuyu vuol dire confusione, ma questa è qualcosa di più... è
impossibile da definire, una moltitudine di esseri umani che cerca disperatamente di
trovare qualcosa, fra i rifiuti di una discarica, mentre i marabut scrutano implacabili
coloro che si accasciano, moribondi, o solo stanchi, stanchi di vivere in un inferno.
Eppure in quell'inferno di baracche di fango e di lamiera, i poveri, cioè più del
sessanta per cento della popolazione, un milione e settecentomila persone, sanno ancora
sorridere. Ma sorridere per cosa? Forse, solo per il fatto di essere ancora vivi. Noi
occidentali sappiamo scandalizzarci per bene di fronte ad immagini come queste, ma forse
dovrebbero scandalizzarsi di più, loro, i poveri di Korogocho, per come noi continuiamo
ad ostentare opulenza accanto alla miseria, mentre la desolazione avanza inesorabilmente
fuori e dentro di noi. Al centro di questo paradosso, dove o si muore di fame o si muore
di Aids e di tutte le antiche malattie che la miseria ha riportato in auge, c'è Padre
Alex Zanotelli, che dal 1990 svolge il servizio di missionario in questo angolo di mondo.
Un santo? No, molto di più, o molto di meno, come dice lui, quando afferma di essere un
povero diavolo, bisognoso della Misericordia di Dio, per poter essere lui stesso un
"segno di misericordia" per chi soffre. Che forza interiore... da smuovere le
montagne e da permettergli di reggere con dignità, le minacce di morte, ricevute da
mandanti del governo, proprietari del terreno dove sorgono le baraccopoli. Ma quello che
fa di Padre Alex, un vero strumento di Dio è la sua semplicità di Padre Comboniano, che
sa essere vicino alla sua gente, sa gioire con loro, ma soprattutto sa sentire il loro
dolore fino alla parte più profonda di se stesso, quando la morte mette fine a
un'esistenza al limite della sopravvivenza. La morte, Padre Alex l'ha vista molte volte
negli occhi, quando ogni sera si reca in qualche baracca a dare l'Estrema Unzione; anche
solo per pochi istanti, quest'umile missionario, riesce a restituire la dignità di uomo a
coloro ai quali è sempre stata negata. La forza e la fede di Padre Alex vanno oltre i
canoni del "buon samaritano" che sempre si è immaginato, è qualcosa di
dirompente, capace di denunciare gli abusi di potere, il traffico d'armi dall'Italia verso
il Terzo Mondo, le sopraffazioni sui più deboli perpetrate dalle chiese e dai governi. Ed
è proprio quest'eterna ricerca di Giustizia che lo anima, che gli batte nel petto, fino a
quando avrà vita. Dopo aver visto le immagini di questo mondo dimenticato, è stato
impossibile cambiare canale come niente fosse, tanti sono stati i pensieri, i progetti, le
domande, che hanno avuto risposta, alcune settimane più tardi, in una conversazione
telefonica, semplice, da uomo a uomo, così come è lui.
D - Cosa significa vivere a Korogocho?
Per me, è stato soprattutto imparare cosa significa vivere nei bassifondi, nelle
baraccopoli. Soltanto quando si vive dentro le realtà drammatiche dei poveri si comincia
a capire davvero la loro sofferenza incredibile. Finchè lo viviamo da fuori è qualcosa
che non ci tocca, ma quando si vive dentro, ti tocca veramente e allora si sperimenta
quello che sperimenta Dio. Io sono convinto che Dio è ferito, è come una donna che ha
partorito e che soffre perchè vede i propri figli soffrire. Si sente la sofferenza di
Dio, dentro queste
drammatiche realtà umane, poi però si riceve "un'umanità" che i poveri
regalano, non possono dare nient'altro se non una grande umanità. Ecco, un po' quello che
ho imparato, camminando con un popolo, quello che il Vangelo, la Buona Novella insegna.
Dio non può essere "tirato dentro al sistema" per avallare il sistema. Dio è
libero e proprio perchè libero non può essere fagocitato ne dal faraone, ne da Cesare,
ne da Erode, ne da Clinton, è il Dio che ascolta le vittime di ogni impero. Le vittime
pagano durissimamente, ecco perchè parlo del dolore nel cuore di Dio, sono davvero
convinto che c'è sofferenza e dolore nel cuore di Dio ed è quel dolore e quella
sofferenza che viene rimandata a noi uomini, perchè Dio non può tollerare un mondo come
quello che abbiamo rovinato. Quindi incita noi a costruire questo altro mondo che Lui
sogna per noi, ma tocca a noi, non lo può fare Lui; in fondo anche Lui è il Dio come si
è manifestato sulla croce, il Dio "impotente".
D - Durante il periodo di Nigrizia, cosa l'ha spinta a denunciare la produzione di armi da
parte del governo italiano?
L'ipocrisia del governo italiano, che con una mano dava fondi per la lotta contro la fame
e con l'altra mano offriva armi alle stesse nazioni. E' assurdo, ipocrita! Chiaramente la
mia fede, lentamente, mi ha portato ad una conversione, quella della non-violenza, io non
sono mai partito da presupposti non-violenti, ci sono arrivato guardando bene il Vangelo e
guardando la realtà, sia la realtà che mi riportava al Vangelo e sia il Vangelo che mi
ha fatto capire l'assurdità del sistema. Quello che Gesù ha portato di nuovo è il
rifiuto totale di questa logica violenta che non fa altro che portare nuove violenze. E'
incredibile quello che sta succedendo con l'arma atomica. Agli inizi gli Stati Uniti
pensavano che con il crollo del sistema sovietico, fossero i soli detentori dell'arma
atomica, ma poi si sono dovuti ricredere. Fra un po', tutti i popoli poveri avranno la
loro arma atomica e vedremo fra non molto i disastri che questo produrrà, perchè non si
scampa alla logica della violenza, essa porta al sangue e sangue chiede altro sangue. Ecco
perchè io come credente in Gesù, in quel povero Gesù di Nazareth, penso che il cuore
del Vangelo di Gesù sia la rinuncia radicale alla violenza, amare i nemici porta a
questo, la chiesa delle origini l'ha capito, l'ha vissuto per 300 anni pagandolo sulla
propria pelle con i martiri. Ora io chiedo alla chiesa di oggi di avere il coraggio di
fare la stessa cosa. Penso che si potrà celebrare davvero il Giubileo attraverso questa
sfida fondamentale al sistema, una chiesa che sia capace di dire Basta a tutte le armi.
Una rinuncia radicale a tutti gli eserciti, per dire ai propri aderenti di uscirne fuori,
ritirando i cappellani militari; non c'è altra via, non c'è altro Giubileo secondo me.
Questo è il cuore del Vangelo.
D - Ogni minuto si spendono oltre 2 miliardi in armi e nello stesso minuto muoiono di fame
100 bambini, perchè non c'è un intervento decisivo da parte dei capi religiosi?
Penso che buona parte delle chiese in Occidente siano parte del sistema, noi non ce ne
accorgiamo, te ne accorgi solo quando ne esci fuori, di quanto ne eri parte integrante. E'
per quello che la chiesa ha paura di prendere posizione. Sembra inconcepibile da una
chiesa che è nata sul Vangelo della non-violenza. E' stato proprio Gesù il pioniere
della non-violenza, in un contesto di violenza estrema dell'impero romano, che lui aveva
visto nella sua Galilea, con i suoi occhi, ecco perchè ha capito dove il suo popolo stava
andando, verso il macello totale. Questa è il motivo per il quale ha invocato il suo
popolo a uscire dalla logica violenta della reazione di uomo contro uomo, ma il suo popolo
ha rifiutato e soprattutto i sommi sacerdoti, legati al potere romano, hanno rifiutato e
l'hanno ucciso. La chiesa è convocata oggi a gridare il vangelo della non-violenza, però
deve avere il coraggio di tradurlo, di interpretarlo, ecco la nostra paura, ma dobbiamo
farlo se vogliamo davvero proclamare questo vangelo. Secondo me, il grande problema oggi
è proprio questo: la crisi antropologica, che è molto più grave della crisi economica
che ci attanaglia. La crisi antropologica è che per la prima volta l'uomo sta scoprendo
che il germe della violenza è scappato dalla bottiglia e adesso non sa più come
rimetterlo dentro. Ormai il corso della vita non viene visto più come qualcosa di sacro,
questo valore è andato perduto, la gente è uscita dalla logica del sacro e vede il mondo
in un'altra ottica.
Nessun potere può arrogarsi il potere di uccidere in nome di chissà chi. Questa è la
grande crisi e può essere risolta solo attraverso la proclamazione da parte della chiesa
della non-violenza. E' l'unica cosa che possiamo fare per andare al cuore del problema.
D - Quali sono i paesi che fanno da prestanome per il traffico d'armi dall'Italia al Terzo
Mondo?
10 anni fa quando ero a "Nigrizia", avevo seguito molto la questione,
probabilmente molte cose sono cambiate, ma altre sono rimaste le stesse se non aumentate.
Molte armi passano per Singapore, molte di queste vengono costruite attraverso dei
subappalti, con dei sistemi molto semplici. All'epoca della guerra Iran - Irak abbiamo
potuto rifornire di armi questi 2 paesi e anche se la cosa violava tutte le leggi
italiane, non ce nè fregato assolutamente niente. E' uno scandalo. E anche se passano gli
anni il "gioco" rimane lo stesso.
D - Dallo scandalo "Lockeed", nel quale risultò essere stata pagata una
tangente di circa 150 miliardi di lire italiane, su una partita di armi venduta all'Irak,
è passato molto tempo, eppure parti di quelle tangenti ancora oggi finiscono nelle casse
dei partiti. Come è possibile riuscire a vedere una via di uscita?
Questa è la grande sfida e a livello umano direi che è impossibile... Quello che diceva
Gesù: che a Dio nulla è impossibile, rimane la nostra ancora alla quale aggrapparci. Io
penso che siamo nelle mani di un Gesù ferito, in un mondo assurdo, una delle grandi
speranze dell'umanità sono le chiese e le grandi congregazioni religiose, le grandi
tradizioni religiose, sono loro che hanno i valori ma che li devono riscoprire all'interno
di se stesse. Dentro le grandi tradizioni religiose ci sono le piccole tradizioni
religiose che hanno conservato dei grandi tesori. Esse devono aiutare le grandi
"istituzioni" a recuperare e insieme, davvero insieme, capire che il mondo è
unico e se non ci diamo una mano per salvarlo, tutti andremo a fondo. Questa è la grande
speranza che secondo me è un vero e proprio appello rivolto alle chiese. Ho visto con
positività certe "mosse" recenti in seno alla chiesa cattolica, certe domande
di perdono, che non vanno molto avanti..., però sono almeno i primi passi, ma c'è
bisogno di una conversione nell'oggi, perchè poi nasca una "spinta" dal basso.
Non me la prendo più con gli alti vertici, me la prendo con la "base", con noi,
i credenti, siamo noi alla base che tradiamo il Vangelo. Ci vuole il recupero delle
piccole comunità, dal basso, che diventino il sale e il lievito per far nascere dal basso
la speranza, non vedo altre vie. Io sono convinto che questi "sassolini", o
questo piccolo sasso che si stacca dal monte, rappresenta la grande speranza per il
futuro. Io sono sicuro che questo Dio che ci ha tanto amato, da dare suo figlio per la
nostra salvezza, non ci lascerà anche nei momenti di grande buio.
D - Cosa si prefiggeva l'appello dei "Beati i costruttori di Pace"? Perchè le
autorità ecclesiatiche del Triveneto non lo hanno firmato?
Questa è una delle grandi ferite che mi porto dentro, il movimento "Beati i
costruttori di Pace" è nato in seno alla chiesa del Triveneto ed è costituito da
preti e laici che volevano che il problema delle armi diventasse parte essenziale della
pastorale della chiesa del Triveneto. Non è stato accettato, l'unico che ha firmato a
favore è stato monsignor Bellomi, arcivescovo di Trieste, che ora è morto, a nome dei
vescovi del Triveneto, ma l'ha pagata cara, lo hanno fatto smentire; ha dovuto smentire
perchè i vescovi si sono spaventati davanti alla reazione del Vaticano, che non voleva
che il documento venisse pubblicato. C'è stata la reazione di gente come Spadolini e
compagnia bella che hanno trattato i promotori del documento come terroristi che
colpiscono al cuore dello stato, Bellomi ha dovuto dire che ha firmato a nome proprio,
quando non era vero, visto che aveva firmato a nome dei vescovi. L'acivescovo di Udine
Alfredo Battisti, aveva già preparato la lettera in risposta ai "Beati i costruttori
di Pace", i vescovi del Triveneto avrebbero potuto firmare questa bellissima risposta
a favore del documento, che poi lui ha pubblicato in proprio, ma che ovviamente è rimasto
un episodio isolato, una bella lettera sulla pace diretta all'episcopato italiano, ma i
vescovi furono "pressionati" e non se ne fece più niente. Questa per me rimane
una delle più belle occasioni per l'episcopato italiano per rilanciare in proprio
l'aspetto più bello del Vangelo di Gesù, un'occasione perduta.
D - Quando verranno alla luce le verità sulle stragi di stato?
Non so. Mi viene da pensare a come sono rimasto di stucco tempo fa, avevamo tanto lottato
per la cooperazione italiana, avevo saputo che c'era un inchiesta parlamentare, poi
sfociata anche in un indagine della magistratura e poi, come se niente fosse, ho visto
l'anno scorso a Roma, che tutto è stato insabbiato, sono rimasto inorridito. Come si può
insabbiare per ragioni "tecniche"? La ragione è che non si vuole andare a
fondo, io mi auguro che il giudice prenda in mano la situazione attraverso una
cooperazione, per risolvere il problema del traffico d'armi e faccia un indagine fino a
che si riesca a vedere la verità.
Il problema però è un altro che anche i giudici sono bloccati dal fatto del
"segreto di Stato", io mi domando che cosa ci sta a fare un segreto di Stato sul
traffico d'armi che coinvolge persone che non centrano neanche con la politica estera?
Queste sono cose che non riesco ad accettare e che rifiuto, come credente e come cittadino
italiano, ci vogliono dei "movimenti di opinione" che esigano l'abolizione del
"segreto di Stato", sul traffico d'armi, che non serve a niente se non ad
arricchire le grosse corporazioni, i grossi interessi "industrial-militari
italiani".
D - Di fronte a genocidi come quello dell'Algeria, dell'Irak, cos'è che impedisce la
chiesa ad intervenire direttamente?
In Algeria la chiesa deve stare molto attenta, perchè purtroppo la chiesa, nel passato,
è stata parte di quel colonialismo che è stato imposto sull'Algeria e gli algerini hanno
visto la chiesa come parte integrante del sistema oppressivo. E' molto bello quello che
stanno facendo i vescovi dell'Algeria che hanno deciso di rimanere sul posto per mostrare
agli algerini che è una chiesa che è decisa a rimanere, anche con gli algerini
musulmani, per una nuova Algeria al di là di tutte le frontiere e di tutti i
fondamentalismi. Secondo me quella è la chiave che apre la prospettiva ad un possibile
dialogo islamico-cristiano, ci vuole una grande domanda di perdono da ambedue le grandi
religioni per il proprio passato che non è per niente bello.
D - Perchè allora la chiesa continua ad ostentare il silenzio su argomenti estremamente
importanti, come per il Messaggio di Fatima, o come per il documento della Pontificia
Accademia delle Scienze che condannava lo "Scudo Stellare" e che non fu mai
pubblicato?
Per quanto riguarda Fatima non lo so, non sono mai entrato in argomento e non so
risponderti, io sento di vivere il Vangelo ed ho solo questo per andare avanti. Per quanto
riguarda lo "Scudo Stellare" è incredibile che il Vaticano abbia bollato un
documento estremamente importante. Mi ricordo che ero venuto a Roma proprio per discutere
questo con degli scienziati della Pontificia Accademia che poi il Vaticano ha bloccato.
Proprio perchè il Vaticano, e questa è la tragedia, era molto vicino alle
"Posizioni Reaganiane", era un momento fondamentale nella lotta contro il
comunismo. Mi domando se questa è una posizione da Vangelo... Alla fine ci troviamo in
politica a fare i
giochi diplomatici, invece di andare con il Vangelo dentro la politica, dentro la storia.
Critichiamo il Vangelo e facciamo con le nostre logiche, come le banche e la diplomazia di
qualsiasi altro paese.
D - L'ONU, la FAO, l'UNICEF, quali sono i limiti che vincolano questi organismi, che
impediscono loro un intervento più diretto a fermare le tante tragedie che ci sono nel
mondo?
Io ritengo l'ONU molto importante, però così com'è strutturata... io davvero mi domando
che cosa stia a fare... In fondo è soltanto un'organizzazione in mano all'impero del
denaro, può fare soltanto qualche piccolo passo e niente più. Qua c'è bisogno di una
riforma radicale dell'ONU, affinchè diventi veramente un organismo per il popolo, ritengo
che in gran parte delle agenzie dell'ONU ci siano funzionari intenti ai propri interessi,
penso che l'80% delle entrate servano a coprire le spese di mantenimento della struttura.
Questo è un dispendio enorme di energia che è funzionale alla grande macchina economica
mondiale. Ecco perchè io non ho molta fiducia in tutto questo, c'è davvero bisogno di
una riforma radicale per portare l'ONU dalla parte dei popoli per costruire un nuovo
mondo. Questo chiaramente richiede un impegno totale da parte nostra, visto che c'è una
globalizzazione economica, dobbiamo lentamente recuperare un'autorità mondiale a livello
politico che sappia contenere la violenza mondiale, che si scatena ovunque, altrimenti non
c'è speranza. C'è bisogno di un'opinione pubblica mondiale, che domandi una riforma
globale e radicale e non così come è oggi.
D - Cosa ne pensa della situazione in Eritrea ed Etiopia?
La sto seguendo da vicino e mi rammarica moltissimo, perchè speravo che l'Eritrea
diventasse un "punto indipendente" di fronte al mondo, dimostrando che si può
vincere senza fucili, senza i massacri che sono avvenuti in Africa, dovuti alle grandi
dittature e invece non è andata così. Mi auguro che non si ripetano più scene del
genere, altrimenti ci troveremo di fronte ad altre tragedie.
D - Padre Alex vorrei concludere chiedendole qual'è secondo lei la vera apocalisse? E
qual'è la speranza che ha per il futuro?
Noi abbiamo un'idea sbagliata dell'Apocalisse, Apocalisse vuol dire
"Rivelazione", vuol dire aprire gli occhi e vedere la realtà, è la realtà che
è Apocalisse. Dio ci domanda di avere il coraggio di ammettere che è una realtà
apocalittica e che questa realtà ci chiama a convertirci, perchè Dio vuole un mondo
differente da quello che abbiamo fra le mani. Babilonia non deve essere distrutta, deve
diventare la nuova Gerusalemme, Dio ama Babilonia e ha lottato attraverso il profeta
Giona, quando lo ha mandato a dire: " Dio ama i suoi figli..." e non può vedere
i suoi figli venire distrutti. Dio ama questo mondo cosi assurdo e manda noi, perchè
davvero vuole che questa Babilonia che abbiamo fra le mani dell'impero del denaro diventi
la nuova Gerusalemme, è questa la vera Apocalisse, fatta in maniera non-violenta, da
piccole comunità, come erano quelle cristiane nell'Asia Minore.
Oggi le piccole comunità, sparse ovunque nel mondo, le comunità ecumeniche hanno questa
grande chiamata, questa convocazione al "grande sogno di Dio", perchè Dio aveva
detto a Mosè il suo sogno, quando lo aveva mandato in Egitto, il sogno di vivere in
uguaglianza. Attraverso Gesù c'è stata l'accorata richiesta di una religione dove Dio
fosse "libero" e non fosse il Dio del potere. una religione che cozza contro il
sistema imperiale faraonico romano americano di oggi, dell'impero del denaro basato su
un'economia di opulenza, su una politica di oppressione, su una religione che è
funzionale a questo sistema dove Dio ne è prigioniero. Ecco perchè le piccole comunità
di base sono convocate dinnanzi alla storia, davanti all'Apocalisse del mondo di oggi, a
trasformare la Babilonia di oggi nella nuova Gerusalemme.
D - Grazie Padre Alex, di tutto cuore per quello che sta facendo. A presto.
Grazie a voi e ricordatevi di me che sono un povero diavolo che tenta di sopravvivere nei
bassifondi della storia con grosse difficoltà, ma che ha bisogno soprattutto di
preghiera, perchè mi sento un gran peccatore, bisognoso della Misericordia del Padre,
affinchè sia anche io un "Segno di Misericordia" per chi soffre.
Coloro che soffrono, hanno già visto in lui questo segno, così come tutti quelli, che
attraverso il Vangelo della non-violenza vogliono ricostruire una società di uomini
liberi, senza più disuguaglianze.
Nel frattempo, i governi continuano il loro sporco commercio di armi, con il tacito
consenso delle grandi religioni. E mentre i marabut scandiscono il tempo alla discarica,
Padre Alex continua la sua strada, piena di disperati, di derelitti, ma pur sempre esseri
umani con le nostre stesse paure, le nostre angosce, ma con tanta speranza in più, di
vedere un pianeta più "umano", più vivo; nel quale sentirsi fratelli, possa
essere una consuetudine e non un'utopia. All'atto di salutarlo, un senso di gioia misto a
tristezza è subentrato: gioia per aver potuto parlare con un uomo forgiato dal Vangelo,
capace di trasmettere l'essenza, della venuta di Gesù, con la semplicità della sua vita;
tristezza, per la situazione drammatica che sta vivendo insieme alla sua gente e
soprattutto per l'indifferenza dichiarata, del nostro Occidente nei suoi confronti e verso
tutti quelli ai quali viene negato il diritto alla vita. Lunghi giorni e lunghe notti,
illuminate dalla luce di una candela, aspettano Padre Alex, ore fatte di angoscia,
disperazione, ma vibranti di speranza, di fede, di vedere un giorno un'umanità unita dai
valori universali portati da Gesù Cristo. A presto Padre Alex, Korogocho non è più
cosà lontana...
"Beati i
costruttori di pace" Testo
dell'appello boicottato e censurato dalla chiesa: <Il Concilio Vaticano II
nella Gaudium et spes condanna la inumanità della guerra. Bisogna arrestare a qualunque
costo la pazza corsa alle armi ispirata all'assurdo equilibrio del terrore... Deploriamo
che il nostro Paese sia ai primi posti nella produzione e nel mercato delle armi
specialmente verso il Terzo Mondo che non di armi ha bisogno ma di pane> |
Padre
Alex
Zanotelli nasce a Livo (TN)
il 26 Agosto 1938, a 17 anni parte per gli Stati Uniti dove compie gli studi liceali,
universitari e teologici, in tutto otto anni. Viene ordinato sacerdote nel 1964 nella
congregazione dei Missionari Comboniani. Nel 1965 inizia il servizio missionario in Sudan,
dove vi lavora per otto anni, nella città di El-Obeid, come insegnante, prepara gli
studenti per l'Università di Khartoum, ma spende gran parte dei suoi pomeriggi con i
rifugiati del Sud Sudan e con i Nuba, un popolo povero e sfruttato dagli Arabi. Nel '73
esce dal paese per fare una specializzazione di arabo e religione musulmana, quando nel
'75 chiede di rientrare, gli viene detto che non è persona gradita al Governo sudanese,
senza alcuna motivazione specificata. Dal 1978 al 1987 dirige la rivista dei Missionari
Comboniani "Nigrizia" fino a quando tramite il cardinale Tomko, prefetto di
Propaganda Fide, il dicastero romano che dirige tutta l'attività missionaria, viene
silurato senza mezzi termini. I motivi che portano le autorità vaticane a
"eliminare" Padre Alex sono molti: innanzitutto, le istanze portate avanti da
Nigrizia in campo ecclesiale, come l'impegno di far conoscere le teologie del Terzo Mondo:
la teologia della liberazione, la teologia nera, la teologia africana e la teologia
asiatica. Poi c'è la questione della "Missione", la nuova maniera di fare
missione concepita da Nigrizia, non più un'esportazione da parte dell'Occidente, di
mezzi, di capitali, per convertire i "pagani", ma una missione, fatta di
semplicità e nella povertà di mezzi per arrivare ai più poveri, agli ultimi. Ma
soprattutto, quello che determina l'allontanamento da Nigrizia di Padre Alex è la sua
scelta di parlare, di non tacere di fronte ai soprusi perpetrati nel terzo mondo, con il
consenso delle chiese. Memorabili le battaglie condotte negli anni '80: nel gennaio del
1985 l'attacco alla coalizione Pannella-Piccoli-Fortuna, che portò alla legge 73 e ai
1900 miliardi per la lotta contro la fame, lo scontro con Andreotti sulla politica
italiana nei confronti del "Corno d'Africa", le critiche durissime alla gestione
Forte dei 1900 miliardi, l'attacco contro l'allora ministro degli interni Scalfaro per il
suo comportamento verso i terzomondiali in Italia e con l'allora ministro della difesa
Spadolini da Zanotelli definito "piazzista d'armi". Battaglie che non sono
finite con il suo allontanamento, ma che sono proseguite attraverso tutti coloro che hanno
fatto propria la frase che Padre Alex disse prima di partire per Nairobi: "La vita è
bella quando la si gioca fino in fondo, rischiando non per sè ma per gli altri, per gli
ultimi, per l'uomo..."
Padre Zanotelli vive attualmente in Kenya a Korogocho, Nairobi, per potersi mettere in
contatto con lui, rivolgersi a:
Kariobangi - Catholic Church - P.O. Box 47714 Nairobi - Kenya.
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