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IRAQ
LA MORTE SILENZIOSA DI UN POPOLO "Non
dimenticate queste immagini, così come non dovreste dimenticare le vittime di tutte le
guerre combattute nel silenzio con metodi vergognosi e disumani. Penso che questa sia la
prima cosa da fare, per riacquistare la dignità di uomini, eliminare l'indifferenza e
l'egoismo".
Non si è mai spento l'incendio che, nel 1991, nel Kuwait, ha
distrutto immensi territori uccidendo persone e animali e arde ancora negli occhi di tutti
i bambini che stanno morendo in Iraq da sette anni. Le vittime di quest'assurdo
infanticidio che colpisce soprattutto creature sotto i cinque anni, sono ormai 750.000.
L'acqua contaminata, in un contesto di degrado generale, è alla base delle malattie
intestinali: colera e tifo in primis, che falcidiano le giovani vittime.
Allo spettro della mortalità infantile (16,8%) si aggiunge quello della malnutrizione
(35%). L'attuale situazione irachena, che si ripercuote così pesantemente sui cittadini
più deboli e vulnerabili, è il frutto dell'embargo statunitense, della politica
fondamentalista di Saddam Hussein o di tutti coloro che non vogliono vedere?
Il dittatore si è ormai posto, da anni, all'attenzione del mondo, nel gioco al massacro
con gli U.S.A. e tutte le lobby affaristiche, che ha, come prima conseguenza, il graduale
annientamento del popolo stesso e, come seconda, il pareggio karmico determinato dalla
discendenza spirituale ebrea di questa popolazione. In tutto questo trova la sua folle
gratificazione Saddam, nella ripetuta dichiarazione di considerarsi un profeta, scelto da
Dio, per combattere il male, che lui vede incarnato soprattutto nel governo americano. In
questo contesto di onnipotenza schizoide, tutto appare giustificato: la guerra chimica, le
armi nucleari e perché no? La morte di centinaia di migliaia di innocenti, che assurgono
a vittime sacrificali di un folle delirio intriso di fanatismo religioso.
L'Iraq diventa così una zona franca, invalicabile al nemico, e quindi anche agli
ispettori dell'ONU.
Ci domandiamo, però, quali siano le gravi responsabilità dei governanti americani che,
per anni, hanno patteggiato con il Rais e poi ne hanno scatenato la follia omicida. Egli
ha cercato di "colonizzare" il Kuwait per dar sfogo alla sua politica
espansionistica, senza rispettare le libertà individuali e l'autodeterminazione delle
minoranze etniche. Ancora, come sono giunte le armi in Iraq, quale rete di distribuzione
esiste fra i vari paesi? Si conosce la provenienza russa, di alcuni tipi di armi, ma,
secondo una dichiarazione del ministro degli esteri Hans Dietrich Genscher, in una
conferenza stampa del 1991, anche la Germania fornì sottobanco all'Iraq i mezzi necessari
per costruire armi chimiche.
Fino a che punto, la guerra con questo caparbio popolo, ha ragione d'essere da un punto di
vista ideologico per le grandi potenze, non è forse un più probabile pretesto per
pubblicizzare gli ordigni più sofisticati come in una dimostrazione per i potenziali e
numerosi acquirenti? Ciò che è certo, senza ombra di dubbio è che chi paga con la
propria pelle il prezzo di quest'orrendo mercato è una popolazione disperata che benché
stia scontando un Karma non merita l'indifferenza di un Occidente oggi, altrettanto
colpevole.
Per dare una risposta a questi quesiti abbiamo incontrato Paolo Emiliani, testimone
diretto della difficile situazione irachena a seguito di un suo viaggio in quelle terre,
ancora una volta per rendere noto all'opinione pubblica che la responsabilità della morte
silenziosa di questo popolo è attribuibile a molti e per i più svariati interessi....
economici, prima di tutto. Sono partito per L'Iraq con una delegazione di un movimento
politico. Volevamo portare solidarietà, ma anche verificare che le notizie che ci
giungevano in Italia non fossero manipolate..... infatti, come sospettavamo ci siamo
ritrovati in un paese molto diverso da quello che ci aspettavamo." Così inizia il
racconto di Emiliani che prima di tutto ci spiega che il popolo è completamente solidale
con Saddam Hussein e che chi non lo è, non viene perseguitato o contrastato come ci si
potrebbe immaginare. Il motivo per cui ci parla però, è soprattutto per denunciare
l'orribile impatto che ha avuto con la morte dilagante.
Differentemente dalle altre guerre, come in Africa, ad esempio, in Iraq esistono strutture
ospedaliere all'avanguardia, gestite da ottimi medici laureati in Inghilterra. Il problema
è che non giungono più medicinali a causa dell'embargo.
"Pur essendo gli ospedali super attrezzati, i bambini muoiono soprattutto per
mancanza di materiale sanitario. E' una forma di inciviltà inaccettabile! Siamo di fronte
ad un genocidio perpetrato dall'Occidente".
Le principali malattie che hanno contagiato il popolo iracheno sono dovute alla guerra,
gli stessi Stati Uniti hanno ammesso che per dare maggiore penetrabilità alle loro ogive
hanno usato dell'uranio impoverito, che nel momento in cui raggiunge l'obiettivo, tende a
diventare volatile e quindi ad essere inalato. Molti dei reduci di guerra, una volta
rientrati negli Stati Uniti, hanno avuto bambini malformati, possiamo immaginare le
conseguenze che hanno riportato coloro che continuano a respirare questa sostanze tossiche
da sette anni.
Ci chiediamo ovviamente cosa stia facendo Saddam Hussein per preservare il suo popolo.
Paolo ci spiega che il popolo iracheno appartiene e osserva tradizioni molto antiche,
considera la sua cultura come sacra. Perdere la guerra contro gli americani, può essere
accettato, ma mai consentiranno ad un popolo occidentale di dominarli culturalmente.
Da una parte quindi, abbiamo la sete imperialista e materialista delle super potenze
occidentali, e dall'altra un popolo disposto a morire pur di difendere il profeta e le sue
decisioni. Due casi di estremismo. Chi ne fa le spese, però sono sempre gli innocenti; la
gente comune che sia in un caso che nell'altro il popolo è al corrente della verità solo
parzialmente e per questo viene influenzato dai rispettivi organi di comando.
Intanto le guerre si fanno sempre più aspre e le armi sempre più sofisticate e cruente.
" ...parliamo di una guerra atroce che si combatte dietro le quinte, all'oscuro
dell'opinione pubblica, perché l'opinione pubblica non deve sapere. E questo fino a
quando ci sarà il potere del denaro, la prevaricazione dell'avere sull'essere. Credo che
noi in occidente non ci siamo soffermati abbastanza su questi concetti".
Chiacchierando con Paolo la nostra conversazione si sposta su spunti di riflessione che
abbracciano il concetto di uomo nella sua totalità.
" Diffondere informazioni come queste significa per me difendere il valore dell'uomo
e della propria dignità. Questo è fondamentale, perché se noi perdiamo questi valori
perdiamo ciò che differenzia l'uomo dalla bestia...
L'uomo oggi è chiuso nel suo egoismo, distrugge la natura e non si preoccupa di quello
che succederà da qui a cento anni, rende il cielo e il pianeta invivibili, purchè abbia
il suo riscontro immediato...noi siamo a rischio di estinzione per colpa di questi
ragionamenti
egoistici ...".
Le associazioni umanitarie che oggi si preoccupano di aiutare i bisognosi sono moltissime,
i loro sforzi però sembrano non essere più sufficienti, la situazione mondiale si sta
facendo di giorno in giorno sempre più grave disasatri ecologici, malattie sempre più
difficili da curare, guerre e fame nel mondo.Si rende necessario un cambio che non si
fermi solamente alla risoluzione degli effetti, ma anche e soprattutto delle cause. Alla
base di tutto questo disagio, infatti, c'è una forma di pensiero pericolosa e deleteria
che deve cambiare.
"Io credo che gli anni che sono di fronte a noi, dovranno essere gli anni della presa
di coscienza da parte dei popoli...occorre sviluppare la collaborazione e non la
contrapposizione delle genti...all'interno degli stati vanno debellati l'odio e
l'intolleranza tra differenti etnie... ridistribuire le risorse della terra, non è
pensabile che un popolo prosperi nel lusso, mentre un altro muoia nell'abbandono più
totale. Abolendo la lotta per le risorse, infatti potremmo arrivare anche alla pace sulla
terra e potremmo abbattere definitivamente la bramosia e l'egoismo... diffondere il valore
che tu vali per quello che sei e non per quello che hai...solo così sarà possibile
recuperare l'essere."
Altri articoli del dossier:
Mercanti di morte - Introduzione di Giorgio Bongiovanni
Alla ricerca della propria dignità di Lorenzo Baldo
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