TERZO MILLENNIO Verso l'Antropocrazia

DOSSIER IL RITORNO DEL CRISTO

Di Lorenzo Baldo
 

 

INTERVISTA A PADRE ALEX ZANOTELLI

Roma, 8 dicembre 1998, un vento gelido infieriva come una lama sui volti delle persone riunite in una "piazza" (costituita da tre Tir, posti a ferro di cavallo) al centro della Capitale, il freddo penetrava sin dentro le ossa e sembrava non voler cessare, poi di improvviso un calore inconfondibile ha stemperato l’atmosfera, quel calore che ogni essere umano può dare, se mette da parte il proprio egoismo e diventa "matita nelle mani di Dio". Ai piedi nudi, dei sandali francescani, un semplice maglione sulle spalle e sul volto un’espressione di amore e serenità che ogni uomo di fede possiede, così Padre Alex Zanotelli è arrivato dal suo lungo Pellegrinaggio penitenziale partito dalla Sicilia, per arrivare al cuore politico dell’impero, come dirà più tardi. Come è possibile parlare di pellegrinaggio penitenziale in una società dove chi perdona è considerato un debole? Può sembrare un utopia, ma non per Padre Alex . In ogni abbraccio che dava a chi lo salutava, metteva tutto se stesso, facendoci sentire realmente fratelli, uniti da un sentimento che non conosce frontiere o colore della pelle, ma che arriva alla parte più profonda del nostro essere. La manifestazione aveva il nome di "Chiama l’Africa" ed era stata promossa da "147 organismi della società civile italiana" che avevano dato vita ad una campagna per un nuovo patto di solidarietà con i popoli africani, nell’anniversario dei 500 anni dal viaggio di Vasco de Gama (1498 - 1998) che aveva aperto il continente africano alle rotte commerciali dell’Occidente, ma che soprattutto aveva segnato l’inizio dello sfruttamento della popolazione e del territorio africano ad opera del "bianco civilizzato".

"...Da noi in Africa, colui che celebra la messa chiede ai presenti di guardarsi in faccia e dire <karibu> che vuol dire benvenuto. Io pregherei ognuno di voi di guardare il proprio fratello, il proprio marito, il proprio vicino e dirgli karibu!...". Iniziava così il dialogo di Padre Alex rivolto ai presenti, con un fare d’umiltà disarmante, misto ad una determinazione di chi ha lottato sempre nella sua vita, per far valere i diritti degli oppressi, degli emarginati e per restituire loro la legittima dignità di uomini.

" ...Vorrei riassumere il significato di questo pellegrinaggio penitenziale- continuava Padre Alex di fronte ad una folla ammutolita - noi l’abbiamo rilanciato dai teologi dell’Asia e dell’Africa che si sono incontrati a Colombo nello Sri Lanka nel 1992, nell’anniversario dei 500 anni della scoperta dell’America, i quali hanno detto <... perché non ricordare anche i 500 anni dell’apertura dell’Africa alle grandi reti commerciali internazionali...>, l’idea, io l’ho ripresa da loro, perché ho incontrato quei teologi a Nairobi, nel 1993 e l’ho rilanciata all’Italia. Doveva essere assunta dall’Onu, come <anno internazionale dell’Africa>, l’ONU se ne è guardato bene. Il professor Mugambi, di Nairobi, capo della sezione del dipartimento di studi religiosi dell’Università di Nairobi, pochi giorni prima di partire diceva che secondo lui l’ONU non aveva voluto dedicare un anno internazionale all’Africa, perché ne aveva avuto fin sopra i capelli con l’anno dell’anniversario della scoperta dell’America, di fatti in quell’anno ha dovuto aiutare gli Indios a trovare nuove forze nelle americhe e ha subìto numerose critiche per lo svolgimento della scoperta dell’America e l’ONU non voleva sentirsi una valanga di insulti per lo sfruttamento dell’Africa. Questo non è l’ONU dei popoli, è l’ONU degli Stati, delle potenze economiche che dominano questo mondo... 500 anni di oppressione... 10.000.000 di schiavi deportati in America... colonialismo... anche da parte dell’Italia... Io vivo a Korogocho e non ho bisogno di statistiche, per me sono volti di persone che amo, che soffrono e che pagano... Korogocho per me è l’emblema di un Africa che paga in maniera incredibile ed è l’emblema di questo sistema economico che <crea> Korogocho e che crea tutte le Korogocho di questo mondo... la mia gente... che io amo... e se sono qui oggi, in questo pellegrinaggio a parlare a voi... nel cuore politico dell’impero è per loro...e per noi..." .

"... Si sta dando troppa poca attenzione in Italia alle armi, l’Italia torna ad essere quella che era prima, stiamo esportando armi in tutte le parti del mondo e questo non lo posso davvero accettare, stiamo ritornando indietro, come i gamberi. Lascio a voi, alla fine di questo pellegrinaggio, quello che è il mio appello a tutti voi... Dobbiamo ritornare a sognare un mondo <altro>, l’impero del denaro che ci governa, per me, è il grande peccato mortale di oggi, siamo in stato permanente di peccato e se non ci pentiamo di questo, è inutile celebrare giubilei. Il mio appello è ricominciate a sognare, a vedere come fare a sognare un mondo <altro> da quello che abbiamo fra le mani, tocca a voi... non ditemi che è impossibile... E’ possibile... ho visto tantissima gente lungo la strada, volti di gente che crede che è possibile... Ritrovarsi...trovare il gusto dello stare insieme... vi ringrazio per questo momento così caloroso, qui a Roma, come uomini e donne, per gridare a tutti che non vogliamo mollare, perché crediamo davvero che nonostante tutte le morti, la vita vince e deve vincere... grazie."

Molto difficile riuscire a trattenere l’emozione che si prova quando si è di fronte ad un uomo come Alex Zanotelli, uno di quegli uomini che forse incontri una sola volta nella vita, ma che sono capaci di farti capire il motivo per il quale vivi. La prima domanda posta è stata quella sul ritorno di Gesù Cristo, del Maestro al quale Padre Alex si affida sempre, specialmente nei momenti più difficili, che ha vissuto e che vive, da quando ha accettato di portare con dignità la sua croce e aiutare altri a portare la propria.

D - Padre Alex, come vede il ritorno di Gesù Cristo?

R - Per me il ritorno di Gesù avviene momento per momento, avviene soprattutto nei volti delle persone crocefisse, uccise oggi in queste guerre assurde, uccise per fame, uccise attraverso la nostra emarginazione; è lì dove Gesù ritorna ed è in mezzo a noi. Lui è stato crocefisso dal ferro imperiale romano, oggi questi poveri vengono crocefissi da un sistema economico che uccide e ci ammazza dentro. Molta gente oggi pensa che visto che abbiamo un mondo in subbuglio, il Signore sta ritornando, ma nessuno in realtà sa quando ritornerà. Io penso che tocca a noi farlo ritornare dentro la nostra storia umana, attraverso l’impegno per un mondo giusto, l’impegno a tutti i livelli, ritraducendo le sue parole in parole in chiave economica, politica, sociale e familiare.

D - Che speranza ha per l’uomo del Terzo Millennio?

R - La speranza sta nell’uomo stesso, per la prima volta l’umanità è a un bivio e dovrà decidere tra vita e morte. Anticamente Dio metteva davanti a Israele una scelta tra vita e morte ed era una scelta ancora parziale, oggi per la prima volta in chiave mondiale, abbiamo una scelta radicale, o vivere o morire. Il problema davvero grave, che anche molti scienziati ci dicono, è che se l’uomo continua ad andare avanti così come sta vivendo, inquinerà sempre di più questa terra e non ci sarà futuro.

D - Quando dovrà lasciare l’Africa, quali saranno i ricordi che porterà con sé e quali saranno i progetti per il suo ritorno in Italia?

R - Due sono i ricordi che porterò con me: i volti, bellissimi, soprattutto di chi ho assistito a morire di Aids, con cui ho celebrato il Signore, che era presente... vi era il suo amore per loro; poi c’è "l’umanità" che questa gente mi ha regalato, mi sento più "umano", più contento, più gioioso, sento di essere cresciuto dentro, in chiave umana e spirituale.

D - Madre Teresa diceva di sentirsi come una "matita nelle mani di Dio", come può ognuno di noi ad essere una matita di Dio?

R - Penso che si diventa "matita" quando ci si lascia andare e una delle cose che mi fa molta impressione nella vita sono gli incontri... Se noi riuscissimo a rimanere aperti all’incontro con "l’altro"... a volte sembra accadere per caso e invece scopri che c’è qualcuno che tiene i fili dietro questi incontri, rimanendo aperti, avvengono delle cose veramente meravigliose ed è da lì dove si diventa "matita", basta rimanere aperti e il resto avviene.

D -Cosa ne pensa di tutti i suicidi dei giovani in Occidente, perché non c’è più speranza?

R - Per me, in Occidente soprattutto, il suicidio è parte, è la conseguenza di questo sistema. Il sistema nel quale viviamo, mette la priorità sull’oggetto, sull’economia, è materialista fino in fondo. Il vero ateismo non è negare Dio, che forse è un tentativo per recuperare un Dio che è "altro" al di fuori del sistema, il vero dramma è questo Dio che diventa prigioniero del sistema. I giovani vengono distrutti dentro, per cui, quando si rimane senza anima, senza valori, senza speranza, non resta che uccidersi e questa è la conseguenza a questo tipo di sistema.

D - Qual è il ruolo dei mezzi di informazione?

R - I mezzi di informazione sono nelle mani dei poteri economici, in Italia, quasi tutti i giornali sono nelle mani del potere economico, che usa i mezzi per fare di noi qualsiasi cosa. Questo è uno dei tre poli del sistema, i tre poli, per me sono: l’economia, la finanza soprattutto, il militarismo, le armi e i mass media, il terzo polo che il sistema usa per drogarci e per addormentarci.

D - Cosa dovrebbe fare chi ha in mano i mezzi di comunicazione?

R - Usare questi strumenti in maniera alternativa, io penso che i giornalisti delle grandi testate hanno il potere di far entrare quel "granellino di sabbia" che può bloccare il sistema. Io direi loro di usare il lavoro che hanno per immettere controinformazione, perché di questo si tratta, fare controinformazione.

D - Come possono le grandi religioni essere la base per costruire una nuova era?

R - Le religioni e le chiese in particolare, hanno un ruolo fondamentale, l’uomo cambierà solo se farà un salto di qualità in chiave di coscienza, altrimenti non c’è speranza ed è qui dove le chiese, le religioni possono davvero dare un contributo enorme; lo ritengo fondamentale, se no, non ci può essere qualcosa di nuovo, perché, come diceva Padre Balducci, o nasce l’uomo planetario o non ci sarà più l’uomo ed è qui il ruolo fondamentale delle chiese. Il problema che mi pongo è la fine che noi uomini ci stiamo dando con le nostre mani, noi stiamo uccidendo il nostro mondo, ecco il grande richiamo e l’ammonimento a convertirci altrimenti rischiamo molto..

D- Quale messaggio dare a chi desidera un futuro migliore?

R - Il futuro migliore è nelle nostre mani, tocca a noi ricostruire un mondo alternativo. In campo economico c’è ad esempio la Banca Etica, la Finanza Etica, il Commercio Equo Solidale, ci sono i boicottaggi, ci sono tante iniziative, che, se ognuno di noi facesse anche in minima parte, sarebbe come un piccolo sassolino che scende dal monte e che abbatte la fila, perché tocca la statua dell’impero, la tocca nei piedi d’argilla e questa enorme statua che sembra un gigante imbattibile viene frantumata. Se ognuno di noi è quel piccolo sassolino, possono accadere delle cose meravigliose.

D - Grazie Padre Alex, per essere venuto e per essere stato con noi.

R - Grazie a voi e andate sempre avanti, tenete duro... a presto.

Andare avanti... con queste parole ci ha abbracciato, facendoci sentire tutto l’amore e tutta la sofferenza dell’Africa, di chi la sente come una Madre e non vuole che i suoi figli continuino a morire. Dopo una breve sosta di due giorni in Italia, un lungo viaggio di ritorno attendeva Padre Alex, che come sempre, affrontava con serenità e gioia, per poter riabbracciare la sua gente, i suoi fratelli che lo attendevano con ansia, pronti a ricominciare la lotta quotidiana per la sopravvivenza, ma insieme, in quel grido di speranza ad andare avanti... a tenere duro... perchè il "sogno di Dio" di vedere un’umanità unita e senza guerre vedrà la luce del nuovo giorno.

 

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