"Strati mobili. Video contestuale nell'Arte e nell'Architettura"
di Alexandro Ladaga e Silvia Manteiga
La nascita di un'arte che rompe con la tradizione prospettica a favore di un moltiplicarsi di punti di vista che rendono dinamico lo spazio, risale al "Manifesto della cinematografia futurista": l'opera si espande e coinvolge lo spettatore, lo spazio scenico diventa una pre-installazione artistica (G. Balla) e le ricerche di M. Duchamp operano verso il dinamismo e l'animazione dell'immagine, anticipando le tecniche 3D.
Precursore dell'installazione video é L. Veronesi, con il suo cinema astratto e la sua ricerca sulla luce e sul movimento. L.Fontana poi mette in discussione gli spazi fisici dell'opera d'arte, la sua necessità di dilatarsi, e negli anni '60 il gruppo inglese ARCHIGRAM introduce lo spazio nomade, mobile leggero e l'architetto diventa designer di una città che si monta e si rimonta (Plug-in city). Lo spazio dell'immagine elettronica é senza confini, fluido e in movimento,strati che si sovrappongono e si piegano in un dinamismo di forme. Non una superficie piatta, ma elastica, che genera un continuum spaziale fra interiorità ed esteriorizzazione. Il video crea dal nulla un'immagine autogenerata: é pura virtualità che abita l'etere, ingabbiata nel monitor o che si espande nella videoproiezione: segna la rivoluzione linguistica e tecnologica del secolo dal punto di vista creativo, capace di costruire spazi metafisici.
Le odierne tecnologie digitali operano una vera META-VIDEO-MORFOSI dello spazio fisico, che si moltiplica, si frammenta e si espande, la superficie piatta, bidimensionale si evolve in un ambiente 3D, profondo ed immersivo: le installazioni video trasformano lo spazio statico in uno spazio multistrato in movimento. La loro naturale evoluzione da spazi interni ( site specific ) verso una esteriorizzazione ( Public Art ) trasforma lo spazio pubblico in spazio dinamico, che non fa parte della città, ma è la città stessa.
La città contemporanea è il nuovo spazio dei flussi dell'informazione: la nostra percezione si espande attraverso il sistema nervoso in rete, smaterializzando il luogo fisico e coagulandosi in un circuito neuronale telepatico, divenendo territorio diffuso, dove si connettono flussi caotici e incostanti.
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