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Architettonica Assistita 2006 >>

Prof. Antonino Saggio

EISENMAN 1

Tecniche di organizzazione dello spazio non euclideo.

L’ultimo decennio ha stimolato profonde riflessioni su una nuova tendenza dell’architettura: sinuosa, spezzata,inclinata; potremmo definirla una “spazialità non euclidea”. Tecniche nuove per organizzare questo spazio sono state ampiamente utilizzate dalla logica decostruttivista. 

In between: intervento su spazi interstiziali, carichi di una molteplicità di significati, interagenti sulle architetture limitrofe dall’esterno verso l’interno, e sull’ambiente circostante dall’interno verso l’esterno

Piegature e capovolgimenti: vengono generate  superfici curve e deformazioni che impediscono una lettura orizzontale dello spazio

Spirali e labirinti: le superfici fluide, dinamiche, mutano continuamente provocando “spiazzamento” ed improvvisi nuovi punti di vista

Vibrazione e oscillazione: la successione dei diversi momenti di una vibrazione o di una oscillazione genera spazi che sembrano animarsi

Deformazioni: vengono attivate sia forze di torsione o di dilatazione sia deformando il volume, mediante operazioni di geometria proiettiva. La più nota è l’anamorfosi che permette comunque di ricostruire la forma originaria del volume osservato generalmente in modo aberrato

Attivazione di collegamenti metaforici : i modelli progettuali sono ispirati da riferimenti esterni presi a modello tramite corrispondenze inaspettate. Il decostruttivismo e l’uso del computer hanno permesso a queste intuizioni di creare un linguaggio contemporaneo complesso, ricco di relazioni.

 

EISENMAN 2 

Dal concetto al…progetto attraverso quattro parole.

Analisi del testo: l’architettura è indagata come un “testo”, per esprimere la “struttura formale di una narrazione”; una linguistica strutturale e non un carico di significati vari (sociali, ideologici, ecc.). Esiste un’autonomia tra i linguaggi, la cui conoscenza permette di creare una grammatica per inventare un testo con sue regole interne. Eisenman non è un architetto tradizionale, è un artista concettuale, che recepisce l’esplosione del mondo unitario degli anni ’60, e ne approfondisce singolarmente i frammenti.

Strutturalismo: deriva da una lettura delle strutture antropiche, in particolare sul “modus” di organizzarsi e di vivere degli uomini primitivi.  L’antropologo C.L.Strauss sostiene l’esistenza di una dialettica all’interno delle strutture primitive e ciò interessa molto gli architetti, soprattutto il rapporto tra struttura fissa e modificazioni, teoria che riscuote l’interesse anche di G.DE Carlo.

Post strutturalismo e decostruzione : fare un’analisi secondo i principi del decostruttivismo significa uscire dall’interno e analizzare l’oggetto dall’esterno, in modo da poterlo vedere attraverso lenti deformanti che permettono di individuare potenzialità nascoste.

Contesto : l’architettura non muove solo alla conquista di luoghi nuovi, ma opera anche in luoghi già edificati. Eisenman non fa un’operazione mimetica, si muove attraverso le stratificazioni del tempo, analizza le mappe antiche, cercando nelle vecchie tracce le nuove linee di forza del progetto: il luogo diventa parte attiva.

 

ANCORA SUL SIMBOLISMO

Il punto di partenza è il 1956 con la Sidney Opera House, opera simbolo del giovane Utzon, in apparente contraddizione col movimento moderno. Apparente perché gia negli anni ’30, Terragni, aveva dimostrato che era possibile dare un’aura simbolica e monumentale ad un edificio, senza per questo arretrare nell’architettura celebrativa o rappresentativa. E mentre il Bauhaus diventava il paradigma della società industriale, e gli architetti moderni erano impegnati in problemi più stringenti, ci si dimenticò completamente delle cattedrali del Medioevo e della volontà di una collettività di riconoscersi in esse. E Utzon, architetto sensibile alle diverse manifestazioni sociali dell’uomo, intuisce che la sala di concerti di Sidney deve essere il simbolo in cui si riconoscono gli abitanti, la città, il continente. Non un monumento propagandistico e retorico, ma il monumento di una collettività.
Nel 1997 Frank O. Gehry conclude il Museo Guggenheim di Bilbao: anche lui capisce che il nuovo monumentalismo è un fatto collettivo, della gente e non di un individuo o di un potere; e la gente si appropria di quel luogo dimesso e lo fa rivivere: l’intuizione di Terragni aleggia con forza.
La Rivoluzione Informatica, che ha travolto il mondo, ha apportato dei cambiamenti profondi, il messaggio non è più assertivo, ma metaforico e un edificio non deve essere solo funzionale ed efficiente, ma se occorre, anche simbolo.