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28 febbraio 2001

COSA SUCCEDE A SCARICARE DDT NEL LAGO MAGGIORE

Le cronache di questi anni riportano sempre più spesso episodi di grave inquinamento dell'ambiente, volontari o accidentali che siano. La sensazione di sconcerto e quindi di rassegnazione che prende le persone alla notizia di questi eventi porta inevitabilmente alla diffusione di un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni. La giustizia viene spesso accusata di essere incapace di punire adeguatamente tali comportamenti, come se i magistrati a cui si richiede di amministrarne l'applicazione potessero variare il rigore delle leggi a seconda del clamore suscitato dall'evento. Poi, con il passare del tempo, l'episodio passa nel dimenticatoio e nessuno si preoccupa più di andare a vedere come effettivamente sono andate a finire le cose, quali esiti ha portato il processo, se processo vi è stato.

Piccoli pezzi di storia italiana, sul fronte della tutela dell'ambiente, si possono anche desumere dalle cronache parlamentari e, più precisamente, dalle risposte del Governo alle interrogazioni o alle interpellanze di deputati e senatori. Il mese di febbraio è stato particolarmente ricco di notizie nel senso descritto. Diversamente dal solito il Ministero dell'Ambiente si è finalmente degnato di dare risposte ad alcune delle decine di interrogazioni in giacenza. Da questo pacchetto estraiamo un breve recosonto delle vicende conclusive relative ad un episodio di grave inquinamento da DDT delle acque del Lago Maggiore, le cui conseguenze sono a tutt'oggi presenti in quanto sottolineate da un divieto di pesca vigente da ben due anni.

Al di là delle contestazioni di merito esposta dell'interrogante, comunque valide perchè riguardanti il tema più generale del mancata applicazione del riscarcimento ambientale, fa specie come di tali espisodi se ne possa al fine sapere solo grazie ad una indagine sul sito della Camera, invece, come già si prevede nel campo dei controlli degli alimenti, di trovare spazio in una pubblicazione ufficiale della Gazzetta.

Seduta n. 863 del 20/2/2001

ZACCHERA. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
in data 4 dicembre 1998 è iniziato a Verbania il processo a carico di 13 presunti responsabili del grave inquinamento da ddt e derivati, avvenuto negli anni scorsi nella provincia del Verbano Cusio Ossola e nella zona del lago Maggiore;
a seguito della dispersione nell'ambiente di queste sostanze è risultata inquinata una vasta area del territorio a valle dello stabilimento Enichem di Pieve Vergonte, con particolare riguardo alle acque del lago Maggiore, dove da oltre due anni è stata conseguentemente vietata la pesca a gran parte delle specie ittiche;
risultano oltre 100 le parti civili che si sono costituite al processo per la richiesta di danni;
sorprendentemente non risulta essersi costituito il Governo e, nello specifico, il ministero dell'ambiente che pur ha dovuto sopportare costi ingenti nella vicenda -:
per quali motivi il Governo non si sia costituito parte civile;
quali iniziative di carattere risarcitorio intenda intraprendere nei confronti dei presunti responsabili dell'inquinamento ed in quali sedi;
se non giudichi perlomeno anomalo, contraddittorio e bizzarro, il comportamento ministeriale che prima annuncia il fenomeno dell'inquinamento (1996) ad un'assemblea di partito e non agli enti territoriali, poi appare disinteressarsi degli effetti dell'inquinamento tanto che, nonostante reiterate richieste, mai ritiene opportuno visitare i siti oggetto dell'inquinamento ascoltando i problemi dei cittadini involontariamente coinvolti (basti pensare alle decine di pescatori professionisti del Verbano da due anni senza lavoro) ed ora non si costituisce civilmente contro i responsabili. (3-03150)
(10 dicembre 1998).

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Zacchera n. 3-03150 Il sottosegretario di Stato per l'ambiente ha facoltà di rispondere.

NICOLA FUSILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente.

Signor Presidente, onorevole interrogante, in merito alla costituzione di parte civile nel processo penale a carico dei responsabili dell'inquinamento da DDT, signor Codolin ed altri, delle acque del lago Maggiore causato dallo stabilimento Enichem di Pieve Vergonte, si fa presente che la richiesta di costituzione di parte civile ai sensi della legge n. 3 del 1991 è stata avanzata dal Ministero dell'ambiente nel dicembre 1998.
Nonostante i rilievi formulati dall'avvocatura distrettuale dello Stato di Torino, che considerava più produttiva la promozione di un'autonoma azione in sede civile, il Ministero ritenne di doversi costituire parte civile nel processo penale. In tal senso, il 2 marzo 1999 la Presidenza del Consiglio dei ministri autorizzò il Ministero dell'ambiente. Il procedimento penale si chiuse il 29 luglio 1999, in quanto gli imputati avanzarono richiesta di patteggiamento della pena. Il pubblico ministero subordinò il proprio consenso all'adozione di un piano di bonifica del sito da parte dell'Enichem.
La maggior parte delle parti civili - tra cui enti locali ed associazioni ambientaliste - revocarono la costituzione di parte civile, avendo raggiunto un accordo transattivo con l'Enichem; al contrario, il Ministero dell'ambiente non prese in esame alcuna proposta da parte dell'Enichem, essendo ancora in corso a cura
dell'ANPA - in accordo con l'avvocatura distrettuale - la quantificazione del danno ambientale prodotto.
In merito alle lamentele espresse dall'onorevole interrogante, che riguardano l'inquinamento dell'area di territorio a valle dello stabilimenti Enichem, giova ricordare che la stessa è stata inserita nei siti di interesse nazionale ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge n. 426 del 1998 (recante disposizioni per nuovi interventi in campo ambientale).
Con decreto del 10 gennaio 2000, il Ministero ha provveduto alla individuazione ed alla perimetrazione del sito in oggetto. È poi seguita da parte dell'Enichem Spa - conformemente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 471 del 1999 (regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino ambientale di siti inquinati ai sensi dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 e successive modificazioni ed integrazioni) - la caratterizzazione sia delle aree interne allo stabilimento (con maglia 25 per 25 metri), sia delle aree esterne (con maglia 100 per 100 metri). Tali operazioni sono in fase di completamento.
Inoltre, il Ministero dell'ambiente ha richiesto all'Enichem la caratterizzazione delle matrici ecologiche principali del torrente Marmazza, del lago Maggiore e del lago Mergozzo.
Per quanto riguarda la messa in sicurezza e la bonifica del sito, si sono attuate le seguenti azioni: impermeabilizzazione superficiale dell'area industriale, al fine di impedire l'ulteriore contaminazione della acque sotterranee per liscivazione dei contaminanti presenti nel suolo; sistemazione del ricovero antiaereo, mediante messa in sicurezza interna ed esterna, riempimento con cemento, ritombamento dell'ingresso e livellamento al piano di campagna; bonifica e demolizione dell'impianto di DDT, mediante sistemazione delle strutture percolanti, intercettazione delle rete fognaria, cordolatura perimetrale del fabbricato, impermeabilizzazione dell'area e pavimentazione di alcune aree. Dopo gli interventi sugli impianti, è stata attuata la demolizione dei fabbricati e la rimozione dei suoli, con invio del materiale al recupero e smaltimento esterno.
In riferimento alla messa in sicurezza del torrente Marmazza, tutti gli scarichi, le perdite e le infiltrazione di acqua degli impianti sono stati eliminati nelle prime fasi di intervento conseguenti alle ordinanze ministeriali. È stato realizzato, poi, il progetto di confinamento del materiale contaminato proveniente dalla demolizione dei fabbricati e dei terreni contaminati. L'impianto di confinamento è attualmente sottoposto alla procedura di valutazione di impatto ambientale. Si è effettuato, poi, il trattamento delle acque di falda mediante l'utilizzo di un sistema depurativo costruito ad hoc per il trattamento del DDT. Oltre alle iniziative predette, il Ministero ha disposto una serie di sopralluoghi da parte del NOE, congiuntamente a funzionari dell'amministrazione e dell'ANPA, per verificare lo stato di attuazione degli interventi di bonifica.
Si informa, infine, che il sindaco di Pieve Vergonte ha sempre partecipato ai lavori della Commissione scientifica istituita dal Ministero dell'ambiente finalizzati allo studio della messa in sicurezza e della bonifica dell'area in parola; analogamente, i sindaci dei comuni di Pieve Vergonte, Piedimulera e Vogogna, interessati alla perimetrazione, sono intervenuti nelle conferenze di servizio.

PRESIDENTE. L'onorevole Zacchera ha facoltà di replicare.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, sono veramente sconcertato per questa risposta, innanzitutto perché avrei gradito che il Ministero avesse sottolineato il fatto che, se esso si è costituito parte civile, ciò è forse dovuto anche a questa mia interrogazione, in quanto all'epoca della sua presentazione - il 10 dicembre 1998 - tale costituzione non era ancora avvenuta: tutti i soggetti interessati vi avevano provveduto, tranne il Ministero, che poi finalmente ha deciso di farlo. È rimasto comunque un mistero per tutte le persone di buona volontà come mai mentre tutti gli altri enti - provincia, regione eccetera - abbiano avuto risarcimenti per molti miliardi dalla società Enichem, rea confessa dell'inquinamento, grazie a quella bella pensata di non voler arrivare ad un accordo - così mi risulta -, il Ministero non ha preso una lira e probabilmente non la prenderà mai. Questo mi sembra veramente un atteggiamento autolesionistico da parte del Ministero.
A parte questo, signor sottosegretario, la risposta fornita è del tutto estranea ai quesiti che io avevo posto. Sappiamo che qualche volta la Presidenza richiama gli interroganti perché non si attengono al tema: mi scusi, ma nella mia interrogazione non c'è scritto assolutamente nulla riguardo al sito dell'Enichem, al quale lei ha dedicato tre quarti della sua risposta. Io ho chiesto un'altra cosa, ossia come mai il Ministero non sia ancora intervenuto sul problema dell'inquinamento a valle dello stabilimento. Oggi come oggi - la risposta è arrivata dopo ventisette mesi - i pescatori del lago Maggiore, che già all'epoca non potevano pescare da due anni, non possono pescare da quattro anni. Il danno ambientale è stato catastrofico, da questo punto di vista, ma il ministro Ronchi, che era stato così pronto a denunciare questi fatti, non in Parlamento, non con gli enti pubblici, ma in un'assemblea di partito, non ha mai avuto il coraggio di farsi vedere, perché intervenendo in quella maniera provocò un danno enorme, portando alla disperazione intere categorie, che si trovano tuttora in quella situazione di disagio. È vero, infatti, che sono arrivati i miliardi dell'Enichem, ma ormai sono stati, se non spesi, comunque impegnati, mentre permane una situazione di degrado. Tuttora non si possono utilizzare delle aree, tuttora non si può utilizzare l'acqua del lago Maggiore ai fini delle attività ittiche, e così via. Da questo punto di vista il Governo è assolutamente assente, perché il Ministero dell'ambiente afferma che la questione non è di sua competenza, il Ministero della sanità afferma che non è di sua competenza, le regioni che sono state interessate affermano che non è di loro competenza, in quanto la soluzione dipende dagli ordini ministeriali e dai limiti che sono stati decisi a Roma. In questo rinvio di competenze - scusi, signor sottosegretario, ma lei giustamente citava i nomi di comuni che non conosce, mentre io ci vivo tutti i giorni -, l'ultima trovata è stata quella di affermare che la responsabilità è dell'Unione europea, perché non cambia i parametri. Così, di responsabilità in responsabilità, siamo all'irresponsabilità su questa vicenda.
Per carità, molte cose sono state fatte per bonificare il sito in cui è avvenuto l'inquinamento, ma non le conseguenze a valle di quel punto, per cui la mia insoddisfazione è totale. Mi chiedo anche perché la Corte dei conti non abbia cercato di intervenire in qualche modo sul Ministero dell'ambiente, perché a mio avviso non solo non è stato tutelato l'interesse pubblico, ma si è anche rinunciato (e spero - e mi assumo la responsabilità delle mie parole - che non si sia voluto fare qualche piacere all'Enichem) al patteggiamento, che avrebbe permesso di concretizzare in decine di miliardi, come è avvenuto per gli altri enti, l'indennizzo a favore dello Stato. Qualcuno, però, nel momento in cui si chiede il pagamento delle tasse ai cittadini, dovrebbe anche chiedersi perché vengano prese queste decisioni o queste "non decisioni". Per questo, signor sottosegretario, ribadisco che sono del tutto insoddisfatto.

 

 

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