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IL
CAFFE’
Pompaggio e percolazione: Fu un certo Jones a proporre nel 1819 da Londra
la macchina a pompaggio e percolazione; ma già nel 1837 dalla Francia la
signora Richard presentò il suo percolatore con ricircolo d’acqua.
Questo tipo di macchina verrà “riscoperta” in seguito dagli americani
che con l’aggiunta di una cupoletta di vetro e alcune modifiche nella
forma e materiali ne faranno la loro macchina per il caffè domestico. A
capovolgere: A Parigi nel 1819 Moriz depositò il brevetto per una
semplice macchina con funzionamento a capovolgimento che in seguito (1849)
venne modificata nella forma, agganciata a un’incastellatura per
facilitare il ribaltamento. In Francia era conosciuta con il nome di
“Uovo Russo” o “Bollitore di Potsdam”. Ma questo metodo troverà
il suo grande successo anni dopo in Italia con “La Napoletana”. Per i
locali pubblici si sperimentò anche il vapore, ma il problema era
spingere verso il basso il vapore. Il parigino Lebrun nel 1838 lanciò una
piccola e semplice macchinetta in ottone dove la pressione del vapore era
finalmente indirizzata al basso. In Italia fino alla fine dell’800
la macchina per caffè casalinga restava prerogativa delle sole famiglie
borghesi, il popolo faceva ancora bollire acqua, poco caffè e molto
surrogato in pentole o cuccume. I vecchi locali nei
quali si serviva il caffè hanno pian piano cambiato nome con l'Inglesismo
bar. La parola
"bar" ha comunque un'etimologia incerta: pare che derivi dalla
parola "To bar" (Inglese) che significa sbarrare, intendendo così
la funzione del banco bar che separa l'operatore dal cliente o delle
sbarre su cui si appoggiava il piede. La storia dei bar è stata preceduta
da quella dei caffè che apparvero in Europa in seguito alla diffusione
della bevanda nera intorno alla metà del XVII secolo. Uno dei primi caffè
aprì a Parigi, e fu un italiano che ebbe la geniale intuizione; il suo
nome era Procopio Coltelli, siciliano, ed il nome del locale era Cafè
Procope. Aprirono poi in Italia, a Venezia, le prime botteghe di caffè,
tra cui si ricorda il Caffè Florian (1720). Il mondo dei caffè ha
generato altri tipi di locali ormai desueti o scomparsi ma che hanno
lasciato una segno indelebile tra Ottocento e Novecento, come ad esempio
il "Tabarin" il "Cafè Chantant", etc..e nuovi locali
dai nome esotici e anglosassoni. Situate principalmente in piazza San Marco, cuore pulsante della città, le caffetterie rappresentano una delle tradizioni ultracentenarie di Venezia. Vennero inaugurate a partire dal 1640 e presero talmente piede che un commediografo come Carlo Goldoni gli dedicò il titolo di una sua pièce, "La bottega del caffè". Nel Settecento furono l'alcova preferita di amanti e libertini, ma anche salotto per discussioni politiche e letterarie. E nelle sale del "Caffè Florian", del "Caffè Quadri" o del "Caffè Avena" sono passati i più beni nomi della cultura internazionale: da Richard Wagner a Marcel Proust, da Lord Byron ad Alexandre Dumas. I SURROGATI DEL CAFFE’ Che il caffè
fosse un articolo caro e riservato lo si era capito subito. Del resto non
era diverso dal The e dalla cioccolata. Tutti i prodotti voluttuari fanno
e faranno sempre la solita fine. Ma come tanti prodotti voluttuari, il
caffè era anche un corroborante per chi affrontava viaggi, impegni e
fatiche. Non conoscevamo la composizione ma ci fidavamo dei risultati.
Come succede spesso, chi non ha i soldi cerca un prodotto succedaneo
pensando che giunga ad ugual risultato. Le genti del tempo cercarono
allora in natura tutte quelle piante che abbrustolite dessero una bevanda
nera, forte e almeno in parte corroborante. Nella selezione delle
piante ricaddero come utili, le ghiande, ritornavano buone anche per
persone nervose, delicate di stomaco, di fegato e di intestino. Questo
caffè di ghiande, inoltre si consigliava con vantaggio nelle
diarree dello svezzamento. Lo stesso si faceva con l’orzo, coi
ceci, con la cicoria. In aiuto di questi tostatori venivano come sempre le
guerre ed altre calamità, ma la prima vera crisi si ebbe nel 1792,
23 Gennaio quando causa una insurrezione a Santo Domingo, i prezzi del
caffè buono salirono alle stelle. *Il caffè di cicoria, il più gettonato, si otteneva dalle radici della pianta erbacea delle Composite. Essiccate, tostate e macinate, queste radici servivano a preparare il "caffè" con la classica "macchinetta" napoletana, avendo l'avvertenza di riempire il filtro solo per metà. La tostatura era necessaria perchè trasformava in caramello (dal tipico colore bruno e dal sapore amarognolo) una parte degli zuccheri naturali contenuti nelle radici. Fin dal XVII secolo, la cicoria è stata impiegata per usi alimentari. Ancora oggi, alcune varietà della pianta sono comunemente coltivate. Solo a partire dal XVII secolo, fu usata anche come surrogato del caffè. Curioso è anche l'episodio del blocco continentale operato nel 1806 da Napoleone che, vietando ogni importazione di prodotti provenienti dall'Inghilterra e dalle sue colonie, contribuì a diffondere l'uso del "caffè" di cicoria già diffusosi al tempo della rivoluzione per altri motivi. Dopo la soppressione del blocco, la pianta cadde nuovamente nell'oblio, ma durante le due guerre mondiali tornò drammaticamente di moda. Miscelato con orzo e segale tostati, il "caffè" di cicoria si vende ancora oggi. Tornare a bere i surrogati del caffè può essere utile: hanno una delicata azione diuretica senza le controindicazioni tipiche dell'"espresso" e di bevande affini. Un'altra bevanda che negli anni difficili prese in Italia il posto del caffè fu il carcadè, ottenuto da un'erba dell'Africa centrale giunta qui all'epoca della guerra d¹Abissinia e nel cui infuso sono stati trovati acido acetico e caffeina. Per molti anni, comunque, i surrogati nati in tempi d'indigenza continuarono a comparire sulle tavole dei meno abbienti. Il surrogato di caffè noto come Miscela Leone è tuttora commercializzato. Per ragioni ben diverse da quelle economiche, infatti, oggi molte persone al caffè normale o decaffeinato preferiscono quello d'orzo. "Caffé" paesano Ingredienti: Orzo, ceci, ghiande. Preparazione: Si
abbrustoliscono insieme orzo, ceci e ghiande, prima nel forno e dopo in
una padella sul fuoco. Si pestano quindi nel mortaio di pietra, finchè
non rimane che una farina omogenea abbastanza fine. Per preparare il caffè
basta bollire dell’acqua in una pentola e aggiungere un cucchiaio della
Farina ottenuta, lasciandolo bollire per qualche minuto. |
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