4° appuntamento con l'istruttore UBI Loris Tango
La scelta dei materiali:
chiaro
di luna:
il
pruno bianco torna
albero
invernale
Yosa Buson (1715-1783)
Come ho già avuto modo di dire, penso che per imparare le tecniche bonsaistiche conviene usare le essenze già studiate dai giapponesi, ma, superata questa fase iniziale si sente la necessità di realizzare bonsai con le essenze nostrane. Tra queste ce ne sono alcune già discretamente studiate e di cui si ha ora una discreta idea delle potenzialità bonsaistiche, ma per la maggior parte sono ancora tutte da scoprire sia per quel che concerne le potenzialità che le tecniche di mochicomi. Per non allontanare troppo nel tempo il momento in cui si realizzeranno dei bonsai totalmente nostrani, penso che mentre si imparano le tecniche bonsaistiche convenga iniziare a fare delle prove con le essenze autoctone.
Questo è un campo affascinante in cui ognuno, anche il più giovane e meno esperto, con un po' di fortuna può fare importanti scoperte. Ed allora, come fare a capire quali essenze sono valide? lo personalmente procedo in questo modo. In primo luogo osservo le caratteristiche genetiche dell'essenza: ad esempio la foglia piccola è un grande pregio (olivastro), ma ci sono molte essenze a foglia grande che rispondono benissimo alla miniaturizzazione, ed in genere sono quelle che sullo stesso ramo presentano foglie di grandezze differenti (querce, lecci). Invece quelle che hanno tutte le foglie di uguale misura o foglie composite, generalmente rispondono poco alla miniaturizzazione.
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Altra cosa da tenere presente è che la foglia a margine lobato, o comunque
irregolare, dà l'impressione di essere molto più piccola di una foglia di
uguali dimensioni, ma a margine liscio (querce, biancospino). Altro fattore
essenziale per decidere se un'essenza è bonsaisticamente promettente, è vedere
come risponde all'impostazione con il filo. Alcune essenze hanno legno duro e
fragile, senza elasticità, che si spezza al tentativo di piegarlo; altre
lasciano impostare i rami col filo ma, nell'arco di pochi mesi o 2, 3 anni,
questi rami si indeboliscono fino a morire (corbezzolo, leguminose e acace).
Queste essenze possono anche dare delle soddisfazioni immediate a patto di
trovare un bell' esemplare, ma l'impossibilità di migliorarle più di tanto,
alla lunga crea un senso di impotenza e frustrazione. Altro fattore
importantissimo è il modo in cui l'essenza reagisce alla coltivazione in vaso
da bonsai. Alcune essenze dei climi caldo-secchi hanno apparati radicali
estremamente sviluppati che scendono nella profondità del suolo dove ci sono
umidità e calore costanti. Queste essenze poco tollerano di vivere in un basso
vaso da bonsai dove calore ed umidità cambiano continuamente, il che può far
morire la pianta o modificarne caratteristiche importanti come la fioritura o
fruttificazione o, al contrario, migliorare le potenzialità bonsaistiche.
Ancora sono da prendere in considerazioni caratteristiche particolari quali la
capacità di sviluppare nebari massicce, belle cortecce, fiori o frutti,
colorazioni particolari delle foglie che mutano al cambiare delle stagioni. C'è
da divertirsi, e chi individua un’essenza particolarmente interessante, ha ben
motivo di vantarsene nel presentarla agli amici bonsaisti.
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