NAPOLI BONSAI CLUB

 3° appuntamento con l'istruttore UBI Loris Tango
SCELTA DEI MATERIALI: L'ARAKY

Yosa Buson (1715-1783)

L'esperienza più frustrante per il giovane bonsaista è forse il non riuscire a trovare del buon materiale di partenza. Spesso è anche il cruccio del bonsaista esperto. In effetti, in Italia è difficile trovare esemplari di piante veramente idonei per farne bonsai (araky) accuratamente preparati da persone esperte. Talvolta si riesce a trovare qualcosa importato dal Giappone, e solo poche sono le ditte italiane che producono buon araky, ed il prezzo è comunque piuttosto elevato, anche se giustificato, e non sempre alla portata di tutti. Per tali motivi penso che il bonsaista nostrano debba essere capace anche di selezionare e preparare il proprio araky. Essenzialmente ci sono due modi di procurarsi l'araky: adattare piante cresciute spontaneamente o coltivate per altri scopi, però trovare qualcosa di veramente valido è tutt'altro che facile e comunque molto raro, oppure bisogna coltivarlo da se stessi passo dopo passo. 

                                      

         Araky giapponese

Le caratteristiche del buon araky sono un nebari regolare, un tronco conico, e la presenza di molti rami sottili e flessibili.Per tale motivo il primo passo non è guardare la chioma, bensì mettere allo scoperto le prime grosse radici. Spesso, infatti, il nebari è in profondità e non a filo terra, ed il tratto di tronco interrato può modificarne radicalmente il disegno, o addirittura presentare difetti tali da renderlo inutilizzabile.

 

 

 

 

  Questo problema non esiste per le essenze che rispondono facilmente alla tecnica della margotta. Il giovane bonsaista che sceglie un araky spesso guarda il tronco già esistente in tutta la sua lunghezza, ma così finirà quasi inevitabilmente col realizzare un bonsai dalla scarsa conicità, invece conviene immaginare il maggior numero possibile di sostituzioni d'apice fin dalla parte più bassa del tronco. Quindi, spesso, risultano molto interessanti quelle piante che hanno il primo ramo molto grosso e molto basso con cui fare la prima sostituzione d'apice; questo caratterizzerà movimento e conicità. Per quanto riguarda invece i rami, in primo luogo vanno eliminati tutti i rami grossi e non flessibili, lasciando dei monconi per realizzare degli jin se l'essenza li prevede. A questo punto il discorso cambia radicalmente da essenza ad essenza; per quelle che non rigettano dal tronco è indispensabile che ci siano il maggior numero possibile di rametti molto flessibili. Invece, per quelle essenze che hanno la capacità di rigettare abbondantemente dal tronco questo può essere lasciato anche completamente spoglio e ricostruire tutta la ramificazione con i nuovi getti. Nella scelta dei rami da lasciare, tenere presente che ne servono un numero molto maggiore degli impalchi che si prevedono per il bonsai, una volta giunta a maturazione; comunque, non lasciare mai a lungo due rami allo stesso livello, altrimenti si rischia che in quel punto si formi un antiestetico rigonfiamento del tronco.

 

 

 

 

 

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