<%@LANGUAGE="VBSCRIPT" CODEPAGE="1252"%> La Biografia - Parte terza - San Francesco d'Assisi, uomo di oggi
     
   
San Francesco d'Assisi, uomo di oggi
 
Lecceto di Assisi

La Biografia di San Francesco d'Assisi
(Parte terza)

Le parole di San Francesco

Una notte, per predicare, viaggia con un compagno tra la Lombardia e la Marca Trevigiana. Giunti presso il fiume Po avvolti nell'oscurità, il compagno gli esprime il proprio timore di scivolare nel fiume o nella palude. Francesco lo rincuora:

"Non temere, Dio può tutto. Se piace al suo cuore, fugate le tenebre, ci darà abbondantissima luce".

Non ha finito di parlare che si vedono così illuminati da vedere non solo la via, ma tutto ciò che è intorno mentre è notte profonda.

Il Santo cerca di annientarsi ai propri occhi e quelli degli altri secondo le parole di Gesù:

"Ciò che è grande secondo gli uomini è abominevole davanti a Dio".

Quando le persone levano al cielo i meriti delle sue virtù, egli vuole che un frate lo ingiuri. Al che, risponde felice:

"Ti benedica il Signore, o figlio carissimo perché dici la verità. Conviene che il figlio di Pietro Bernardone ascolti tali ingiurie".

Quando le persone lo chiamano con il termine di "Santo", egli si schernisce rispondendo:

"Ho ancora tempo ad avere dei figli!"

Per rendersi spregevole, dal pulpito rende noti i propri difetti. Colpito da una grave malattia attenua la penitenza ed esclama:

"Non è giusto che il mondo mi creda penitente, mentre io nel segreto della mia cella mi nutro di carne".

Si lega così al collo una fune e si fa trascinare nudo sulla pietra su cui si puniscono i malfattori.
Rifiuta l'ufficio di "Generale dei frati" e chiede un guardiano al quale ubbidire. Al Cardinale che diverrà Papa Gregorio IX, quando gli propone di elevare i frati alla dignità della Chiesa (Carriera ecclesiastica) risponde:

"Signore, i miei frati per questo sono stati chiamati Minori, affinché non presumessero diventare Maggiori. Se volete che diano frutti nella Chiesa di Cristo, lasciateli nella loro vocazione e non permettete che ascendano alle prelature ecclesiastiche".

Ad un frate virtuoso che si ferma a pregare col Santo in una chiesa abbandonata, è data la visione delle molti sedi in cielo. Una è la più bella, ornata di pietre preziose, scintillanti di luce. Si domanda a chi è destinato il trono e la voce della visione risponde:

"Appartenne ad uno degli angeli ribelli ed ora è riservato a Francesco".

Allora il frate tenta l'anima di Francesco:

"Frate Francesco, che pensi tu di essere?"

Francesco risponde: "Io? Il più grande peccatore del mondo".

E l'altro: "Ma non puoi dire né pensare questo nell'animo tuo".

Francesco: "Se da Cristo fosse stato con tanta liberalità ricolmo di grazie un uomo quanto mai malvagio, penso che gli sarebbe stato assai più grato di me".

A queste parole l'uomo si convince che all'altezza sublime della gloria è rimosso il superbo e viene esaltato l'umile.

Un giorno, mentre prega in una chiesa presso Monte Casale, per ispirazione divina, apprende che lì sono in stato di abbandono delle sacre reliquie. Ordina così ai frati di portarle nella loro chiesa, ma questi si dimenticano.

Una mattina, celebrando la Messa, trovano sull'altare alcune ossa bellissime e profumate. Quando gli riferiscono il fatto, Francesco esclama:

"Benedetto sia il Signore Dio mio, che da sé ha fatto quello che avreste dovuto fare voi con le vostre mani!"

Un giorno si reca presso il Vescovo di Imola per chiedergli il permesso di predicare, ma ottiene un rifiuto. Francesco esce dalla porta ed immediatamente dopo rientra dicendo:

"Signore, se il figlio è stato cacciato dal padre da una porta, deve rientrare per un'altra".

Per l'umiltà così dimostrata, il Vescovo gli concede quanto da lui richiesto.

In un'altra occasione Francesco si reca ad Arezzo, in quel periodo agitata da una lotta intestina. Vede nell'aria, sopra la città, demoni in tripudio. Manda a disperderli Frate Silvestro, uomo semplice come una colomba:

"Va, alle porte della città, e comanda che in nome dell'Onnipotente Dio ed in virtù dell'obbedienza, fuggano lontano".

Silvestro corre e grida le parole del Santo.
Grazie all'umiltà di Francesco e all'ubbidienza di Silvestro ritorna la concordia nella città.

Francesco cresce nella semplicità con l'amore ardente della povertà. Vuole, come gli è stato rivelato, che si inizi l'ingresso nell'ordine con queste parole evangeliche:

"Se vuoi essere perfetto, va, vendi quanto hai e dallo ai poveri" (Mt 19,21)

Da vero seguace della povertà, vede nei poveri l'immagine di Cristo ed ogni volta che li incontra passa loro le elemosine ed il proprio mantello:

"A peccato di furto mi si imputerà dal grande elemosiniere - se non rendo quel che indosso ad uno più povero di me".

Il dono del mantello

"Il dono del mantello" (Giotto)

Nel sesto anno della sua conversione si imbarca per la Siria e per il Marocco; il tredicesimo anno per l'Egitto, desideroso di martirio e di convertire i saraceni:

"Io vi mando come pecore in mezzo ai lupi"
(Mt 10,16)

Spiaggia

 Gli ultimi anni

Tre anni prima di morire, rappresenta a Greccio, dal vivo con solennità, la nascita di Gesù Bambino, previo permesso del Papa. Prepara un umile Presepe con del fieno, un bue e un asinello, che richiama i frati e la gente.
La notte si illumina di luci grazie alle torce dei visitatori e il Santo, durante la Messa, dove la mangiatoia funge da altare, canta il Vangelo e con le lacrime predica la nascita del Re povero, come egli chiama con tenerezza d'amore il Bambino di Betlemme.

Un giorno, stanco e affaticato, sente il bisogno dell'asinello accompagnato da frate Leonardo d'Assisi. Stanco anche lui, Leonardo pensa (senza pronunciare le parole ad alta voce):

"Non vivevamo da pari i suoi e i miei? Ed ora egli va a cavallo e io a piedi a portare l'asino?"

Francesco balza a terra:

"Non conviene, o fratello, che io vada a cavallo e tu a piedi, perché fosti più nobile e più potente di me nel secolo".

Leonardo si butta ai piedi di Francesco e, bagnato di lacrime, confessa il suo pensiero e chiede perdono.

Parlando ai suoi, il Santo dice:

"Sappiate, o figli miei, che la povertà è via speciale di salvezza perché alimento dell'umiltà e radice della perfezione".

Ricorda loro la povertà di Cristo e della Madonna. Se invitato dai signori, Francesco gira per le case vicine a chiedere tozzi di pane prima di sedere a mensa.
Infermo nell'eremo presso Rieti, è curato da un medico diligente, che abita in una casa con una larga fessura che ne attraversa le pareti. Per ringraziarlo, gli vengono donati alcuni capelli di Francesco, che il medico pone negli spacchi. Il mattino dopo non trova più né capelli né crepe nei muri.
Un giorno il Santo si trasferisce in un eremo ancora più solitario ma per la debolezza cavalca l'asino di un pover'uomo. É un'afosa giornata estiva e il padrone dell'asino, che procede a piedi, si sente mancare e si lamenta:

"Io muoio di sete".

Francesco balza a terra, prega e poi dice:

"Corri a quella pietra. Vi troverai acqua viva che in questo momento, per Sua bontà, Cristo ha fatto scaturire per te".

Pieno di un'abbondante pietà chiama col nome di "Fratelli" e "sorelle" anche le creature più minute. Gli viene offerta una pecorella che, quando i frati recitano i salmi, entra in chiesa ed emette un belato. A Roma tiene un agnellino che affida alla Pia Jacopa dei Sette Soli. Il mansueto animale, come ammaestrato, metteva le zampette sul letto della donna per invogliarla a correre in Chiesa all'ora della Messa.

 A Francesco vengono offerti: a Greccio un leprottino vivo; un coniglio nell'isola del Lago di Perugia; un uccello al Lago di Rieti ed un grosso pesce. Gli animali stanno volentieri con lui e si allontanano solo dopo la sua benedizione.

Gli abitanti di Greccio sono tormentati da lupi affamati che divorano il bestiame e attaccano l'uomo, mentre la grandine devasta raccolti e vigneti. Francesco predica e dice loro:

"A lode di Dio, vi assicuro che questi flagelli cesseranno e il Signore vi userà misericordia se farete degni frutti di penitenza".

Il popolo riscopre così i valori autentici della vita e, come promesso dal Santo, la grandine e gli attacchi dei lupi cessano. Anche quando queste sciagure colpiscono le zone vicine, la città di Greccio verrà sempre risparmiata.

In un'altra occasione Francesco si trova nei pressi della città di Gubbio, tormentata dalla presenza di un lupo feroce che attacca anche gli uomini,  al punto da costringere gli abitanti a girare armati. Il Santo, dopo essersi fatto il segno della croce, si avvia incontro al lupo e, dopo averlo chiamato a sé, gli rivolge queste parole:

"Vieni qui, frate lupo, io ti comando dalla parte di Cristo che tu non faccia male né a me né a persona".

Immediatamente il lupo diventa mite come un agnello e si accoccola ai piedi di Francesco. Da quel giorno in avanti il popolo manterrà la promessa di nutrire il lupo e questi, in cambio, non attaccherà più né gli uomini né gli animali.

A Santa Maria della Porziuncola, per otto giorni, una cicala loda il Signore sulla sua mano, finché non la invita ad andare. A Siena, dove si trova infermo, riceve un fagiano vivo che rimane con lui.

Predica agli uccelli (Giotto)

"Predica agli uccelli" - (Giotto)

Quando giunge all'eremo delle Carceri (Assisi), per celebrare la Quaresima in onore dell'Arcangelo Michele, uccelli di varia specie cantano volando intorno alla sua cella.

Scala in pietra

Eremo delle carceri (le mura)

Eremo delle Carceri

Eremo delle Carceri (lo spazio interno)

All'Eremo della Verna un falco si unisce a lui ed ogni notte batte l'ora in cui Francesco si alza per l'Ufficio Divino. Nei giorni di maggiore infermità del Santo, il falco lo sveglia più tardi.

Francesco cresce sempre più nello spirito, ma si pone sempre davanti a Dio come servo fedele e prudente.

Il 14 Settembre, festa dell'esaltazione della Croce, vede scendere dai cieli un serafino con sei ali di fiamma e di luce. Fra le ali vede la figura di un uomo crocifisso. Quando scompare la visione, lascia nel suo cuore un mirabile ardore e nella carne appaiono i segni dei chiodi che gli trafiggono mani e piedi mentre il lato destro appare come ferito da una lancia.

In seguito a questo episodio, sul luogo, non cade più la grandine che prima devastava i raccolti.

Scogliera delle stimmate

Santuario della Verna - Scogliera delle Stimmate

Eremo della Verna

- (Eremo della Verna) -
Luogo in cui San Francesco riceve le stigmate

In provincia di Rieti si manifesta una terribile pestilenza che fa strage di pecore e buoi. Un uomo devoto si reca all'Eremo dei frati, chiede l'acqua in cui Francesco si lava le mani e, a sua insaputa, la spruzza sugli animali ammalati. Al tocco di questa, essi si alzano e corrono ai pascoli, come se mai avessero sofferto.

Il Santo non può camminare a causa delle ferite dei chiodi. Si fa così portare per città e villaggi per incitare i fedeli a portare la croce di Cristo. Dice ai suoi frati:

"Incominciamo a servire Dio, o figli miei, perché poco abbiamo fatto finora."

Desidera servire i lebbrosi e sottoporre il corpo sfinito agli antichi rigori. Non si abbandona mai, infatti, a stanchezza o pigrizia chi avvampa dell'amore che sospinge a cose sempre maggiori.

A causa delle malattie del suo corpo (che chiama "Fratello asino") è ridotto pelle e ossa. Un frate sempliciotto gli consiglia di pregare il Signore affinché non aggravi la sua mano ma Francesco, baciando la terra esclama:

"Grazie ti rendo, o Dio, di tutti questi miei mali, e ti prego di aggiungerne ancora il centuplo, se così ti piace. Mi sarà graditissimo che in mezzo ai dolori non mi risparmi perché l'adempimento della tua santa volontà è per me consolazione suprema".

Francesco presagisce la propria imminente dipartita

Francesco conosce in anticipo la data della propria morte e infatti dice ai frati che presto dovrà "Lasciar la sua tenda".

Chiede alla pia Madonna dei Sette Soli di fargli avere un dolce che gli piace particolarmente: con questo gesto si pone al fianco della natura umana di ognuno di noi.

Porziuncola

La Porziuncola

La Porziuncola - veduta d'insieme

Le ultime ore di San Francesco

Alla Porziuncola chiede di essere adagiato nudo sulla terra, guardando il cielo e copre con la mano sinistra la piaga del lato destro affinché non sia vista. Poi si rivolge ai frati:

"Io ho fatto quel che dovevo. Vi insegni Cristo a compiere quel che spetta a voi".

Parla dell'amore per Dio, della pazienza e della povertà, anteponendo a tutte le regole il Santo Vangelo.
Recita il Salmo 131, 1-8:

"Con la mia voce io grido al Signore, con la mia voce lo supplico..."

Compiuti in lui i disegni divini, la sua anima santissima è assunta in cielo sotto gli occhi di un frate, come una stella fulgidissima su una candida nube.

Intanto Agostino, in fin di vita, e privo da tempo della parola, esclama:

"Aspettami, o Padre, aspettami, ecco, io vengo con te".

Francesco appare la stessa notte al Vescovo di Assisi in pellegrinaggio al Monte Gargano e gli dice:

"Ecco, lascio il mondo e vado al Cielo".

Le allodole, pur essendo notte, vengono in gran numero, con insolita gioia, a rendere testimonianza viva e gioconda alla gloria del Santo.

É il 4 Ottobre 1226, sabato sera.

Le membra si presentano flessibili e morbide, come di bimbo; il corpo candido come la neve; i chiodi neri e la ferita al costato rossa. Quella notte è veglia di angeli. I frati accorsi e la gente cantano lodi al Signore, lo portano a San Damiano per dare modo a Chiara e sorelle di vederlo e lo depongono nella Chiesa di San Giorgio. Cominciano ad avvenire molti e stupendi miracoli, che accendono l'amore per Cristo e la venerazione per il Santo e ne giunge notizia a Papa Gregorio IX.

Il 16 Luglio 1228 Il papa scrive il nome del Beato nel catalogo dei Santi.

Il 25 Maggio 1230 il sacro corpo viene trasferito nella Basilica di Assisi costruita in suo onore.

Complesso della Basilica di San Francesco

L'imponente Complesso della Basilica di San Francesco

Basilica di San Francesco

La Basilica di San Francesco

Visione aerea della Basilica di San Francesco

La Basilica di San Francesco - visione dall'alto

Basilica Superiore di San francesco

Basilica di San Francesco - Basilica superiore

Abside inferiore - Basilica di San Francesco

Basilica di San Francesco - Abside inferiore

Santa Chiara - dipinto

Basilica di San Francesco
"Santa Chiara" (di Simone Martini)

Madonna dei Tramonti

Basilica di San Francesco
"La Madonna dei Tramonti" (del Lorenzetti)

Antico Cimitero - Basilica di San Francesco

Basilica di San Francesco
- L'antico cimitero Sec. XIII -

Chiostro di Sisto Quarto

Basilica di San Francesco - Chiostro di Sisto IV

Tomba di San Francesco

La Tomba di San Francesco

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Nota del Redattore: Tutti i riferimenti biografici della vita del santo sono tratti dal testo "Vita di San Francesco" (Legenda major) di San Bonaventura (1221-1274).