<%@LANGUAGE="VBSCRIPT" CODEPAGE="1252"%> La Biografia - Parte Seconda - San Francesco d'Assisi, uomo di oggi
     
   
San Francesco d'Assisi, uomo di oggi
 
pane

La Biografia di San Francesco d'Assisi
(Parte seconda)

Saputo dell'ira del padre, Francesco si nasconde ma, rimproverandosi questo atteggiamento si avvia ad Assisi, solo, il viso pallido. I concittadini lo credono pazzo, lo coprono di fango, sassi, insulti con urli e con fischi. Bernardone comprende che quello schiamazzo è per il figlio: lo trascina a casa, lo percuote e lo mette in catene. Quando il padre parte per un viaggio di lavoro, la madre lo slega dai ceppi.
Al ritorno del padre, alla presenza del vescovo, Francesco si spoglia e ridona le vesti al padre dicendo:

"Fin qui ho chiamato te, sulla terra, padre; d'ora innanzi potrò dire con tutta verità: Padre Nostro, che sei nei cieli, nel quale ho riposto ogni bene e ogni mia fiducia".

Francesco è coperto dal vescovo con un mantello povero dell'ortolano e, con una scheggia di pietra, vi segna una grande croce e si ritira nel silenzio dei boschi.

La rinuncia agli averi (Giotto)

"La rinuncia agli averi" (Giotto)

La prima peripezia affrontata, è l'incontro con un gruppo di ladri che lo percuotono gettandolo nella neve, ma Francesco, lungi dallo scoraggiarsi, proclamandosi "l'araldo del gran re", si alza felice e riprende il suo canto. Chiede il pane ad un monastero e viene trattato come un vagabondo.

Si reca poi da alcuni lebbrosi, cui lava i piedi e medica le piaghe, baciandole. Scopre col tempo di possedere il dono della guarigione e sana i malati che si rivolgono a lui.

Vincendo la naturale ripugnanza a mendicare l'aiuto e le pietre necessarie per ricostruire san Damiano, Francesco non esita a rivolgersi agli ex amici con i quali aveva gareggiato nel lusso. Riesce così a ricostruire, oltre a san Damiano, anche la Chiesa di San Pietro.

Vedendo poi la chiesetta della "Porziuncola" (dedicata alla vergine Maria) in rovina, decide di restaurarla scegliendola come sua dimora.

Assiste una mattina alla Messa e ode questo brano del Vangelo:

"Non vogliate portare né oro, né argento, né moneta nelle vostre cinture, non sacca da viaggio, né due vesti, né calzari, né bastone" (Mt 10,9-10)

Francesco toglie i calzari, butta il bastone, la bisaccia, il denaro e la cinghia.

Saio di San Francesco

Abito di San Francesco

Esordisce nelle sue prediche col saluto:

"Il Signore vi dia pace"

e la sua parola è ridondante di grazia.

La prima comunità

Alcuni, attirati dal suo esempio, abbandonano ogni bene e lo seguono nella scelta di vita, primo fra tutti Bernardo da Quintavalle. 
Francesco, dovendo indicare i principi della sua regola di vita, apre per tre volte il Vangelo, traendone questi insegnamenti:

"Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che hai, e dallo ai poveri" (Mt 19,21)

"Non prendete niente per il viaggio" (Lc 9,3)

"Se uno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua"
(Mt 16,24)

Ben presto i seguaci di Francesco aumentano. Fra questi vi è un uomo rozzo e semplice di nome Egidio il quale, come testimonia San Bonaventura, crescendo in virtù giunge ad essere rapito in estasi.
Si unisce ai frati di Francesco anche Silvestro, un sacerdote di Assisi, inizialmente scettico, in seguito ad un sogno in cui una croce splendente usciva dalla bocca di Francesco, la cui sommità toccava i cieli ed i bracci i confini della terra.

Un giorno, mentre Francesco prega piangendo al pensiero della sua precedente vita dissoluta, sente nel cuore una voce:

"Francesco, i tuoi peccati sono tutti rimessi"

Il santo viene poi assorto in una mirabile luce dove comprende che l'umile gregge dei suoi seguaci si spanderà in ogni dove e con molteplici frutti.

Francesco invia a due a due i suoi frati per il mondo dicendo loro:

"Andate, o figli miei, annunziate la pace, predicate la penitenza in remissione dei peccati. Siate pazienti nelle tribolazioni, vigilanti nella preghiera, instancabili nel lavoro, nel parlare modesti, gravi sempre e dignitosi e grati ai benefici. Un regno eterno si prepara a voi nel cielo, se vivrete così".

L'approvazione della Regola

Giudicando ormai indispensabile una norma comune di vita, che estrapola dal Vangelo, Francesco desidera sottoporla al Papa Innocenzo III di cui richiede l'autorizzazione.

Giunto a Roma viene presentato al Papa, il quale però lo caccia inizialmente con sdegno. A seguito di un sogno di carattere spirituale decide però di mandarlo a cercare il giorno seguente.
A causa delle perplessità suscitate dalle severità della regola di Francesco, il Papa differisce il proprio assenso. Il Papa vede in sogno la Basilica lateranense minacciante rovina e un uomo povero, piccolo e spregevole, che la sostiene con le sue spalle.

Sogno di Innocenzo (Giotto)

"Sogno di Innocenzo III" (Giotto)


Dopo questa visione decide di approvare la regola di Francesco e concede a lui e ai suoi seguaci la facoltà di predicare.

La Conferma della Regola

"La Conferma della Regola" - (Giotto)

La vita della comunità

Confortati dal consenso papale, riprendono il cammino e la predicazione nella Valle Spoletana dove, sfiniti, si vedono venire incontro un uomo con un pane che, dopo averlo consegnato, sparisce. Dopo questa esperienza stabiliscono di non venir mai meno per nessuna ragione, irrevocabilmente e per sempre, alla santa povertà professata, poiché Dio li soccorrerà nei loro bisogni.

Essendo privi di Salterio e di Breviario e non potendo così cantare le ore canoniche, i frati si applicano all'orazione mentale. Francesco, per rimediare a questa mancanza, provvede con il legno a costruire una croce, affinché serva come strumento di meditazione e insegna ai suoi frati questa preghiera:

"Noi ti adoriamo, o Cristo, in tutte le chiese della terra e ti benediciamo, perché per la tua Santa Croce hai redento il mondo".

Li esorta, inoltre, a innalzarsi verso Dio attraverso la lode del Creato.

Tornati alla Porziuncola, percorrono città e villaggi annunziando il Regno di Dio. Accesi dalla sua ardente predicazione molti lo seguono nell'Ordine dei Fratelli della Penitenza, in cui ammette tutti: chierici e laici, celibi e coniugati, dell'uno e dell'altro sesso, essendo questa la via comune a tutti quelli che tendono al Cielo.

La scelta di Chiara

Tra le Vergini che si consacrano all'ordine, vi è una giovane di nome Chiara (che diventerà poi Santa Chiara), che sceglie di lasciare la casa paterna contro il volere della famiglia, per seguire Francesco, servendosi di una porta secondaria (detta "Porta dei morti") che viene aperta solo per portare fuori i defunti.

Porta dei morti

Una tipica "porta dei morti"
(visibile a sinistra di quella ufficiale)

Successivamente anche la madre e la sorella della ragazza seguiranno la sua scelta.

Chiesa Santa Chiara

Chiesa di Santa Chiara (Assisi)

Nella Chiesa dedicata alla Santa, sono ancora conservati alcuni riccioli dei suoi capelli.

Chiesa di Santa Chiara

La Chiesa di Santa Chiara,
inserita nell'abitato

La Comunità cresce

I seguaci di Francesco, sempre più numerosi, vivono alla giornata, confidando nella Provvidenza e la penuria delle cose per essi è abbondanza, contenti ugualmente del poco come del molto, pur essendo oggetto di scherno a causa della loro apparenza ignobile e spregevole.

Un uomo di nome Morico, considerato ormai spacciato dai medici, per la fiducia che ripone in lui, si rivolge a Francesco e riceve dal Santo una pillola fatta con pezzetti di pane inzuppati nell'olio che arde sull'altare della Vergine. L'uomo lascia il letto, perfettamente guarito, e si unisce alla Fraternità di Francesco.

Un musicista di canzoni mondane, incoronato dall'Imperatore come "Re dei versi", trova Francesco in un monastero presso San Severino. Toccato dalla sua parola, decide di rinunciare alle inquietudini del mondo per la pace di Cristo e per questa ragione Francesco lo chiama "Fra' Pacifico".

Francesco nutre grande amore per il segno del tau , secondo il detto profetico (Ez 9,4):

"Sulle fronti degli uomini, che gemono e piangono, convertiti di vero cuore a Gesù"

Tau

Il Tau

E questo segno è stato visto da Pacifico sulla fronte del Santo che, nella varietà dei colori, ne ornava il viso di meravigliosa bellezza.
Francesco non lascia passare, per negligenza, alcuna ispirazione dello Spirito Santo, al punto da fermarsi, in qualunque luogo si trovasse, perfino sotto i temporali, per salmodiare.

Quando la comunità dei frati cresce Francesco inizia a convocarli in Capitolo Generale a Santa Maria della Porziuncola. Nel primo (detto "Il Capitolo delle stuoie" poiché tutti sedevano sull'erba) erano più di cinquemila.
Li assiste la clemenza di Dio, sovrabbondano di cibo (offerto spontaneamente dalla gente), di salute e di santa letizia.
Al Capitolo di Arles (Francia) mentre Antonio (che diverrà Sant'Antonio) predica: 

"Gesù nazareno re dei Giudei"

Uno di essi di nome Monaldo vede Francesco in aria, con le mani distese a croce benedicente.

La dura vita secondo la Regola

Francesco, in seguito ad un sogno, decide di ritirarsi con due compagni su un monte, digiunando a pane e acqua, seguendo il suggerimento dello Spirito Santo nella preghiera, scrive una Regola in forma più breve e la consegna al Vicario che la smarrisce.
Torna sul monte e la riscrive identica alla prima e nell'ottavo anno del Pontificato di Papa Onorio gli viene confermata.

Il Santo vede che il suo esempio attira le persone a portare la croce di Cristo: raddoppia quindi gli sforzi nell'esercizio delle virtù.
Per non accontentare l'istinto asperge i cibi cotti di cenere aggiungendovi acqua, in un'aspra penitenza che vive nel convento mentre fuori, come insegna il Vangelo, si conforma agli ospiti nel cibo. É rigido con sé, socievole col prossimo, ubbidiente in ogni cosa al Vangelo.
Dorme sulla terra o su un guanciale di legno o pietra; veste una piccola, semplice e povera tunica e quando gli chiedono come tollera i rigori dell'inverno risponde:

"Se fossimo presi nell'anima dalla fiamma della patria celeste, con molta facilità sosterremmo il freddo nel corpo".

Le tentazioni

Nei primi tempi della conversione si immerge spesso in fosse di neve per mantenere la candida veste del pudore. Affronta la tentazione della tiepidezza uscendo nudo nella neve e fa sette fantocci dicendo al suo corpo:

"Uno è la moglie, due i figli e due le figlie, il servo e la serva. Su, coprili bene. Che se ti reca disturbo la cura di essi servi solo al tuo Dio".

Custodisce con vigile cura i sensi e non conosce quasi nessuna donna in viso, tenendo lo sguardo basso.
Nemico dell'ozio, dice:

"Voglio che i miei frati siano sempre occupati, affinché non vaghino col cuore e con la lingua in cose sconvenienti e vane. "

Chiama "Frate Mosca" gli oziosi.

Un giorno Santa Chiara gli chiede di andare a predicare nella Chiesa di San Damiano, dove ella vive con le altre suore. Così Francesco, rimanendo nel cortile, disegna a terra un cerchio con la cenere, vi entra e recita il "Miserere":

"Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;

nella tua grande bontà cancella il mio peccato.

lavami da tutte le mie colpe,

mondami dal mio peccato.

Riconosco la mia colpa,

il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,

quello che è male ai tuoi, io l' ho fatto;

perciò sei giusto quando parli,

retto nel tuo giudizio..."

Salmo 51 (50) Miserere (La Bibbia di Gerusalemme)

Un altro giorno Francesco è tentato secondo la carne. Subito si spoglia e si getta su un roveto di spine. Da quel giorno dai rovi sono nate rose che continuano a perpetuarsi ancora oggi (nei pressi di Santa Maria degli angeli).

roseto

Il Roseto di San Francesco

Esorta i frati a una vita austera, ma con misericordia e condita dal sale della sana discrezione, come la notte in cui un frate spasima per la fame e Francesco, ponendogli davanti un pane, lo mangia per primo. La mattina seguente dà questo consiglio:

"Vi sia da esempio non il cibo, ma la carità".

Le infermità fisiche

Si purifica ogni giorno con pioggia di lacrime nonostante il medico lo avverta del rischio di perdere la vista. Viene sottoposto alla cauterizzazione mediante un ferro arroventato (come prescriveva la medicina dell'epoca). Francesco dice:

"O mio Fratello fuoco, splendido su tutte le cose, forte, bello e duttile ti ha fatto il Signore. Sii benevolo ora, mostrati a me cortese! Chi ti ha creato io prego, affinché temperi il tuo grande calore ed io possa soffrire lievemente bruciando".

Il medico stupisce nel vedere il quel corpo sfatto uno spirito gigante. Ha raggiunto una purezza così alta che la carne si assoggetta allo spirito e lo spirito a Dio con mirabile armonia.

Purtroppo, nonostante l'operazione, Francesco perde la vista e comporrà il "Cantico delle Creature" in questa condizione, tra lo stupore di tutti.

campo di ulivi e papaveri

Campo di ulivi e papaveri

Il Cantico delle creature 

"Altissimu, onnipotente bon Signore,
Tue so le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ene dignu Te mentovare.

Laudato si', mi Signore, cum tucte le Tue creature,
spezialmente messor lo frate Sole,
lo quale  jorna, et allumini noi per loi.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore,
de Te, Altissimo, porta significazione.

Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le Stelle:
in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate Vento
et per Aere et Nubilo et Sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dai sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua.
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte,
ed ello è bello et jocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si', mi Signore, per quilli ke perdonano per lo Tuo amore
et sustengo infirmitate et tribulatione.

Beati quilli ke  sosterranno in pace,
ka da Te, Altissimo, siràno incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po skappare:
guai a quilli ke morrano ne le peccata mortali.
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda nol farrà male.

Laudate et benedicete lu Signore e rengratiate
e serviteli cum grande humilitate."

Colombe

Coppia di Colombe, particolarmente care al Santo

Un giorno Francesco si trova infermo nell'eremo di Sant'Urbano. Sente il bisogno di un sorso di vino ma non essendovene chiede un po' d'acqua che, come la benedice, si trasforma in vino e subito guarisce. Affranto dai molti mali fisici, per il sollievo dello spirito desidera udire un suono dolce e soave e, non essendo permesso per serietà religiosa, gli angeli accorrono dal cielo con un suono di melodia celestiale, che odono tutti i frati presenti.

 

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Nota del Redattore: Tutti i riferimenti biografici della vita del santo sono tratti dal testo "Vita di San Francesco" (Legenda major) di San Bonaventura (1221-1274).