DA GELA A SIRACUSA: SIRACUSA

 

Siracusa, capoluogo di provincia, è una città di 117.000 abitanti, parzialmente situata su un'isola separata dalla terra ferma da uno stretto canale chiamato Darsena. Emula di Atene e di Cartagine, fu nell'antichità la città più importante della Sicilia che essa si sforzò, per secoli di tenere unita. Cinque quartieri formavano l'antica città: Achradine, Tyché, Neapolls, Epipo115, Ortygia. È su quest'ultimo che si trova la città vecchia, la parte più interessante della città attuale. È necessaria almeno un giornata per visitare Siracusa ma bisogna contarne due se volete visitarne con attenzione i musei.

COME ARRIVARE A SIRACUSA

Per mare: I servizi da Napoli a Malta e Tripoli fanno scalo a Siracusa.

In treno: Linee di Catania, Taormina, Messina, Noto, Modica, Ragusa e Caltanissetta.

In macchina: Da Catania 59 km.; Noto 32 km.; Ragusa 86 km.; Caltagirone 104 km.

SIRACUSA NELLA STORIA

Siracusa svolse un ruolo di capitale importanza nella storia della Sicilia. Fondata da popolazioni venute da Corinto nel 734 a.c., la cittadina di Ortygia sarebbe divenuta il centro dell'ellenismo occidentale, non senza difficoltà perché la sua storia fu movimentata. Noi ne ricorderemo soltanto le date e gli awenimenti più importanti. Nel 491 a.c. I Siracusani, che avevano vinto la resistenza delle città sicule e fondato colonie potenti come Akrai ed Enna, furono attaccati e battuti dal tiranno di Gela, Ippocrate. Il suo successore, Gelone, profittando delle lotte sociali che dividevano i Siracusani si impadronì' della città nel 485 a.c. per farne la sua capitale. Grazie all'alleanza con il tiranno di Agrigento, Gelone riportò una brillante vittoria contro i Cartaginesi a Imera nel 480 a.c. Due dei suoi fratelli, Gerone I e poi Trasibulo, gli succedettero e continuarono la sua opera, estendendo il loro dominio su quasi tutta l'isola. Questa potenza avrebbe provocato l'intervento degli Ateniesi, la cui flotta venne distrutta nel porto di Siracusa. I Cartaginesi volendo vendicarsi della disfatta di Imera assediarono Siracusa, dopo essersi impadroniti di Gela e di Agrigento, ma un'epidemia li costrinse e ritirarsi. In seguito Siracusa subì' la stessa sorte della maggior parte delle città siciliane, passando dalle mani dei Saraceni in quelle dei normanni, prima di subire le dominazioni aragonese e borbonica.

VISITARE SIRACUSA

La strada di Noto e Ragusa arriva a Siracusa per Via Elodna. A sinistra, al n. 56, di fronte ad una caserma, potete visitare le rovine della palesfra romana. In effetti non si tratta di una palestra, come si era creduto nell'ultimo secolo, ma di un piccolo teafro costruito verso la fine del I secolo e circondato da un portico ad arcate. Sfortunatamente l'insieme non è scampato alla distruzione e si conserva soltanto una delle basi del portico. Del teatro non restano che i gradini inferiori e l'orchestra sotto uno strato di acqua. Dietro il palcoscenico si distinguono ancora gli elementi di un tempio periptero in marmo. Da questi scavi provengono parecchie statue del Museo Archeologico. Più lontano, Via Elorina sbocca in Piazza Marconi contigua al Foro interamente distrutto. Un giardinetto è stato sistemato sull'area dell'Agora. Le ingiurie del tempo non erano apparse sufficienti poiché il Comune vi ha fatto costruire un pantheon in memoria dei militari, morti in guerra. Tutto questo quartiere, d'altronde, non offre alcun interesse ed è preferibile percorrerlo rapidamente attraverso via Malta per arrivare al ponte che oltrepassa la Darsena tra i porti (Porto Grande, a destra, Porto Piccolo a sinistra). Si penetra così' nell'isola di Ortygia dove si trova la vecchia città, la "città vecchia".

ORTIGIA

Davanti al ponte si estende Piazza Pancafi che si prolunga in Largo XXV Lugilo sul quale si ergono le rovine del Tempio di Apollo, il più antico dei templi dorici peripteri della Sicilia, costruito intorno il 565 a.c. da Cleomene e portato alla luce nel 1862. Cicerone scrive che il tempio era dedicato ad Artemide. È possibile che sia stato consacrato al fratello ed alla sorella insieme, essendo il culto di Artemide molto diffuso nell'antica Siracusa. Non restano altro che le basi e dei resti di muri e di colonne. Queste, massicce e molto rawicinate, sono caratteristiche del periodo alto-arcaico. Questo tempio che possedeva 17 colonne su ogni lato e 6 colonne nella facciata, non dà che una pallida idea del suo splendore passato. Fu, successivamente trasformato in chiesa bizantina, in moschea araba, in chiesa normanna e infine in caserma spagnola (demolita nel 1938).

IL DUOMO

La facciata del Duomo è stata disegnata da Andrea Palma, architetto palermitano dell'inizio del XVIII secolo, per sostituire l'antica facciata normanna crollata durante il terremoto del 1693. Di stile barocco, essa è ornata di statue: agli angoli della scalinata, 5. Pietro e 5. Paolo; a metà altezza, 5. Marziano, la Madonna e Santa Lucia. Bei cancelli in ferro battuto con tre porte d'ingresso. Ma l'interno sorprende ancora di più; occorre qualche minuto per abituarsi alla penombra che regna nel santuario, e scoprire la navata in stile romanico sobria e severa nella sua semplicità. Questa chiesa, che fu la prima dell'epoca della cristianità d'Occidente, fu costruita nel tempio greco di Atena che era stato eretto da Gelone I dopo la battaglia di Imera. Essa divenne basilica cristiana sotto Bisanzio. La sua storia movimentata spiega la parte ibrida della sua architettura. Durante la sua trasformazione, le colonne esterne sono state racchiuse in una cerchia muraria e il muro di una cella ornato con otto archi per parte al fine di ottenere una chiesa a tre navate. Durante l'invasione araba e la conquista normanna, la chiesa sub profonde modifiche. Le pareti della cella furono rialzate e traforate da cinque finestre nei lati. lì terremoto del 1693 provocò il crollo della facciata normanna. La nuova ricostruzione fu fatta nello stile dell'epoca e l'austerità originale che era stata conservata fino ad allora, scomparve sotto la frivolezza degli stucchi e degli ornamenti decorativi. Ancora più deplorevole: sedici colonne doriche furono eliminate. Malgrado tutte queste funeste ricostruzioni, il Duomo merita molto più di una visita rapida, tanto più che all'inizio del secolo una parte delle pareti è stata spogliata di tutte le sdolcinatezze di stucchi e pitture con cui il XVIII secolo aveva creduto far cosa meritevole nel doverle abbellire. Iniziate la visita dalla navata destra in cui si scopre l'allineamento delle nove colonne doriche il cui effetto ottico è veramente sorprendente. Nella prima cappella, il fonte battesimale è costituito da un vaso greco, proveniente dalla cripta di 5. Marziano (vicino alle catacombe>, posto su di un capitello ornato da sette leoncini di bronzo (arte normanna del XIII secolo). La seconda cappella, consacrata a Santa Lucia, decorata all'inizio del XVIII secolo, contiene un sarcofago d'argento cesellato e una statua della santa visibile soltanto due volte all'anno. La terza cappella è quella del Santo Sacramento, decorata con affreschi. L'ultima cappella, sulla destra del coro, detta del Crocifisso, contiene un quadro attribuito ad Antonello da Messina. In fondo alla navata centrale si vedono ancora due colonne doriche e, di fronte, il coro barocco con ricca decorazione e tribune del XV secolo. La navata sinistra ha conservato undici colonne doriche del tempio originario i cui tamburi sono stati spostati dalle scosse di terremoto. In fondo si apre la sola abside bizantina che sussiste, in cui si trova esposta la statua della Madonna delle Nevi di Gagini (1512>. Uscendo dal Duomo dalla porta laterale che dà in via Minerva, potrete meglio intendere i differenti stili che compongono questa basilica con le colonne doriche, le finestre romane, il portico rinascimentale e i merli in stile arabo. Sul lato destro del Duomo si trova il Palazzo Arcivescovile, costruito nell 618.11 secondo piano in stile diverso, dovuto all'architetto francese L. A. du Montier, è stato aggiunto nell 751. Nell'interno (non si può visitare) sono conservati, in una bella biblioteca, dei codici greci, latini ed arabi.

IL MUSEO ARCHEOLOGICO

Quasi di fronte, al n. 15, un palazzo barocco del XVIII secolo accoglie il Museo Archeologico (aperto dalle 9.00 alle 14.00; Domenica e giorni festivi dalle 9.00 alle 13.00; chiuso il lunedì'. Ingresso a pagamento) che racchiude ricche collezioni e la cui visita è indispensabile anche se disponete di poco tempo. Potrete così' seguire l'evoluzione dell'arte dalla preistoria fino alle epoche greco-romana e paleocristiana. È deplorevole che queste collezioni non siano presentate meglio. La maggior parte delle sale è mal rischiarata e gli oggetti ammassati in vetrine polverose. Un nuovo museo è in costruzione nel centro di Siracusa, vicino alla Madonna delle Lacrime. Se si vuoI seguire l'ordine cronologico, è preferibile iniziare la visita dal primo piano dove sono esposti gli oggetti preistodci ed una sorprendente collezione di ceramiche. Al pianterreno si trova riunita la statuaria. È in questa sezione che potrete vedere tre fra le opere più famose che sono conservate in questo museo. Nella sala 7, un bellissimo Kouros (Giovaneffo) funerarlo della fine del VI secolo a.c. in marmo di Paros, proveniente dalla necropoli di Megara Iblea. Sulla coscia destra porta il nome del defunto: "Sombrotidas, il medico, figlio di Mandroclès>'. Nella sala 8, vedrete il pezzo più importante di questo museo, la famosa Venere Anadyomene, detta anche Venere Landolina, dal nome di colui che la scopr[ nel 1804. È una copia romana di stile ellenistico, probabilmente uscita da un laboratorio siracusano. Venere uscente dall'acqua si copre con un pezzo di stoffa che trattiene, con gesto pudico, con la mano sinistra. Il braccio destro, sparito, nascondeva i seni. Guy de Maupassant non fu insensibile alla bellezza di questa Venere: "È la donna com'è veramente, come si ama, come si desidera, come si vuoI stringere tra le braccia,... È una Venere sensuale, che si sogna distesa pur vedendola in piedi". (La vita errante>. Nella sala 14 che riunisce oggetti appartenenti all'arte cristiana e bizantina: sarcofago d'Adelfia trovato nelle catacombe di 5. Giovanni. Questo pezzo di grande interesse artistico e storico, è stato probabilmente eseguito nel continente durante il periodo successivo all'editto di Costantino (313 d.c.). lì sarcofago si compone di tre parti le cui sculture rappresentano scene dell'Antico e del Nuovo testamento. AI centro, un grande medaglione con i ritratti di Adelfia e del Conte Valerio, alto funzionario romano. Le ricchezze di questo museo non si limitano a queste tre opere: le sale delle ceramiche meritano una lunga visita, così' come quelle dell'inestimabile collezione numismatica. Per visitarla, rivolgersi allo sportello d'ingresso; il guardiano vi accompagnerà nelle camere bundate, dove sono esposti veri e propri tesori secondo una presentazione che valorizza questa collezione probabilmente unica al mondo.

IL MUSEO NAZIONALE

In fondo alla piazza si erge la chiesa di 5. Lucia alla Badia, ornata di un'elegante facciata barocca dovuta all'architetto Luciano Caracciolo (1700). lì portale si trova fra due colonne tortili e sormontato da un elegante balcone di ferro battuto. Imboccate via 5. Lucia, svoltate in seguito a destra in Via Conciliazione, poi a sinistra in Via Capodieci dove si erge, al n. 16 Palazzo Bellomo, severa costruzione di origine sveva. La parte inferiore con le finestre strette e il portale gotico è del XIII secolo, mentre la parte superiore, di architettura catalana, appartiene al XV secolo. Questo palazzo accoglie il Museo Nazionale che si può visitare dalle 9.00 alle 14.00 nei giorni feriali e dalle 9.00 alle 13.30 la domenica. Chiuso il lunedì'. Questo museo contiene collezioni di arte medievale, sculture che vanno dal periodo bizantino al Rinascimento e numerosi quadri il più celebre dei quali è un'Annunciazione di Antonello da Messina, dipinta nell 474, purtroppo molto danneggiata. A differenza del museo archeologico, le opere riunite qui sono valorizzate dalla mirabile cornice che è costituita dall'architettura di questo bel palazzo. Quasi di fronte al museo, si apre Via 5. Martino, dove potrete vedere, sul lato sinistro, la Chiesa di 5. Martino, ricostruita nel XIV secolo sui resti di una chiesa cristiana del VI secolo. Il portale, circondato da colonnine con capitelli, è sormontato dal monogramma di Cristo e dalle armi della Casa d'Aragona. L'interno, a tre navate ed abside semi-circolare, contiene un polittico dipinto su legno del XV secolo e le reliquie di S. Vincenzo Martire.

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