DA MESSINA A PALERMO

 

Itinerario di 260 km. dalla statale n. 113 o dall'autostrada (aperta soltanto in parte). Si può anche imboccare, partendo da Messina, la strada costiera n. 113 dir. che allunga l'itinerario dii 5km. La costa tirrena è una delle più belle di tutta la Sicilia. Uscite da Messina per Via Palermo e seguite la statale n. 113. Km. 21: Villafranca. Al km. 40 deviazione per Milazzo a 6 km.

MILAZZO

L'antica Mylae è situata su una stretta lingua di terra che si avanza per 6 km. sul mare. Essa è formata da una vecchia città su un'altura e da nuovi quartieri raggruppati in riva al mare. La sua raffineria di petrolio è una delle più grandi d'italia e il suo porto, molto attivo, è il punto di partenza più vicino per le Eolie. Si arriva a Milazzo (31.000 abitanti) da Via XX Luglio che costeggia il porto e che, poi, si biforca: a destra Passeggiata Marina Garibaldi, in riva al mare; a sinistra Via Umberto che conduce nella parte alta della città, nel vecchio quartiere ancora in parte circondato da mura. A sinistra, di fronte ad una piccola chiesa, Via Duomo conduce al Duomo Vecchio del XVI secolo. Da li' si può salire al Castello costruito nel XIII secolo, in cima alla collina; resta ancora un bel portale gotico e torri del XV secolo. Si può arrivare all'estremità del Capo Milazzo, a 6 km., da dove si gode di un magnifico panorama sulle isole, I'Etna e la Costa Tirrena.

LE ISOLE EOLIE

Le isole Lipari o Eolie formano un arcipelago di sette isole di cui le più importanti sono: Vulcano, Lipari e Salina. Ad ovest di Lipari: Filicudi ed Alicudi. A nord-est: Panarea e Stromboli. L'arcipelago comprende anche sette isolotti disabitati. Tutte queste isole di origine vulcanica, facenti parte della provincia di Messina, sono situate da 30 e 80 km. dalla costa. La loro superficie totale è di 117 km2 con una popolazione di 12.000 abitanti circa. Le isole sono state abitate fin dall'epoca neolitica come testimoniano i numerosi oggetti trovati a Panarea, Lipari, Filicudi, Salma e Stromboli. Una leggenda vuole che i primi colonizzatori dell'isola siano stati delle popolazioni dell'italia meridionale guidate da un certo Liparos che diede il nome all'isola principale. Diodoro Siculo racconta che l'arcipelago fu colonizzato tra il 588 e il 577 a.c. da alcuni coloni greci di razza dorica. La storia di queste isole è ricca di aneddoti. Riferiamo soltanto che gli abitanti armarono una flotta per difendersi dai pirati fenici ed etruschi che invadevano il Mare Tirreno. Essi acquistarono cosi' una potenza marittima e si diedero a loro volta alla pirateria, intercettando anche una offerta molto preziosa: un cratere d'oro, che delle navi romane trasportavano a Delpho. Nel 427 a.c., i Liparesi si allearono con Siracusa, alleanza che valse loro numerosi attacchi da parte degli ateniesi. I Cartaginesi si impadronirono di Lipari per farne una delle loro basi principali. Nel 252, le isole caddero sotto la dominazione dei Romani che ne sfruttarono l'allume e le acque termali. Non si sa praticamente niente sul periodo dei primi secoli dell'era cristiana, se non che dei pirati ne avevano fatto, anch'essi, una base per le loro incursioni sulle coste. Attorno aIl'836 i Saraceni presero possesso delle Eolie ma furono cacciati dai Normanni che costruirono un monastero benedettino a Lipari dove il Conte Ruggero creò una Diocesi. Nel 1340, il re di Napoli, Roberto I si impadronì' di Lipari che due secoli più tardi fu di nuovo saccheggiata dal Pirata Khaì'r ed-Din Barbarossa, a capo di una flotta diii 4 navi. Gli abitanti furono deportati come schiavi. Carlo V fece ricostruire la città di Lipari e ripopolare le isole, annesse al Regno di Sicilia nell 610. La loro visita è di grande interesse per la bellezza dei paesaggi e per la varietà dei fenomeni vulcanici che vi si possono ancora osservare. Esse costituiscono anche un luogo di piacevole villeggiatura e ciò spiega il loro sviluppo turistico intensificatosi da qualche anno. Il clima equivale quasi a quello della Sicilia, sebbene le temperature siano generalmente leggermente inferiori. La media osservata è dii 30 a gennaio, 200 a maggio, 270 a luglio e 210 ad ottobre. Le precipitazioni atmosferiche sono poco frequenti: da 500 a 600 mm. all'anno. I venti, talvolta violenti, provocano forti mareggiate con tempeste; in questo caso la navigazione è interrotta. La flora è tipicamente mediterranea, ma zone desertiche e aride si alternano con altre coperte da vegetazioni in cui predominano gli arbusti aromatici come il timo e il rosmarino. In quasi tutte le isole si coltiva la vite, la cui uva produce un eccellente vino di Malvasia, e si raccoglie una gran quantità di capperi e di olive. Di contro gli agrumi sono rari per mancanza d'acqua e la frutta deve essere importata. La principale risorsa proviene dal mare dove il pesce abbonda nelle acque tiepide e trasparenti. Le Eolie costituiscono un paradiso per gli appassionati di pesca subacquea. È difficile recarsi in tutte le isole se non si ha tempo a sufficienza, tenuto conto degli orari e della frequenza dei battelli. Una mezza giornata in ogni isola è mediamente sufficiente per farsene un'idea e vedere i principali luoghi ma se avete la possibilità di soggiornarvi più a lungo potrete approfittare dei numerosi vantaggi balneari. Se dovete visitare le Eolie alla fine del soggiorno prevedete come margine di sicurezza una giornata supplementare nel caso che i battelli portino ritardo. Questa precauzione è valida anche durante i mesi estivi. La prima isola da visitare dovrebbe essere Vulcano poiché è la più vicina, ma essendo molto più facile andarvi da Lipari, da cui dista solo un chilometro, andate, dunque, direttamente a Lipari.

LIPARI

L'isola di Lipari la più vasta dell'arcipelago (37,6 km2) è anche la più popolata (10.000 abitanti). Essa era un tempo il centro del commercio di ossidiana e resta oggi il più importante luogo di produzione di pietra pomice. Le sue coste sono molto frastagliate e accidentate. È anche l'isola più complessa dal punto di vista geologico. Non se ne conosce alcuna manifestazione vulcanica importante ma soltanto una attività post-vulcanica che si traduce in fumarole, zolfo, e sorgenti termali. I suoi punti più alti sono il Monte Chirica (603 m.), il Monte 5. Angelo (593 m.) e il Monte Guardia (369 m.). Lipari (4.400 abitanti), capoluogo dell'isola e dell'arcipelago, èuna cittadina situata sulla costa orientale, dominata da un promontorio naturale, "Il Castello", situato tra i due porti di Marina Lunga a Nord e Marina Corta a Sud. È in quest'ultimo che attraccano gli aliscafi; le navi più importanti attraccano a Marina Lunga. Il Castello, immensa roccia dalle pareti scoscese, era già abitato in epoca preistorica. Questa vera fortezza naturale servi' da rifugio alle popolazioni greche, romane e medievali. Da Marina Lunga vi si può accedere seguendo la rampa del Piano della Civita che sbocca a Piazza Municipio. Bisogna costeggiare poi l'antica muraglia greca e superare la porta a volta gotica che chiudeva l'antica cittadella. Tracce delle diverse civiltà sono ancora visibili nella costruzione, soprattutto nella torretta formata da blocchi disposti orizzontalmente e che risalgono al tempo della città greca (1V-lu secolo a.c.). Seguite poi la strada fiancheggiata di lauri. La prima costruzione sulla sinistra è occupata dall'Ostello della Gioventù, la seconda da una parte del museo. A destra, si trova la Chiesa di 5. Caterina e, arretrate, due altre chiese: l'Addolorata e l'immacolata davanti alle quali si estende la zona archeologica. La cattedrale di origine normanna, ma ricostruita nel XIII secolo e dopo rifatta internamente nell 654, occupa il punto più alto del promontorio. La sua facciata risale all 861. L'interno barocco è ornato da affreschi e da pitture riproducenti, nella navata principale, scene dell'Antico Testamento. A sinistra del coro, un ricchissimo altare ospita la curiosa statua in argento di S. Bartolomeo. Il patrono dell'isola è rappresentato sotto l'aspetto di un vegliardo completamente nudo, avente come attributi soltanto una corona sulla testa, una palma e una spada nelle mani. Sempre nel transetto di sinistra, alcuni quadri tra cui una Madonna del Rosario attribuita a Girolamo Alibrandi. Di fronte alla Cattedrale una larga scalinata scende verso la città. La sua costruzione, dell'inizio di questo secolo, ha rotto l'unità di questa fortezza e distrutto una gran parte delle vestigia preistoriche. Ma i liparesi si augurano di avere una strada più degna del modesto sentiero che abbiamo imboccato per accedere direttamente alloro 5. Bartolomeo. A fianco della Cattedrale è situato l'antico Palazzo Vescovile del XVII secolo che ospita le sale che vanno dalla prima all'undicesima del Museo. lì Museo delle Eolie è aperto dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 18.00 nei mesi estivi, domenica e giorni festivi dalle 9.00 alle 13.00, sempre chiuso il lunedì'. Non si può non visitarlo, poiché contiene un materiale archeologico molto vario che va dalla preistoria al periodo romano. La prima parte del museo (sale da i ad li) può sembrare un po' austera poiché si compone in massima parte di oggetti delle quattro fasi del neolitico eolio (dal IV al Il millennio prima della nostra era>, dell'età del bronzo, della civiltà d'Ausonia (dal 1250 aIl'800 a.c.) e dell'arte di Milazzo. Nella seconda parte (sale da 10 a 26) si possono vedere resti di necropoli della metà dell'età del bronzo, come quella scoperta nel maggio del 1952 a Sottocastello che è stata fedelmente ricomposta, oltre a collezioni molto importanti di ceramiche locali. Bisogna dire che durante la seconda metà del IV secolo a.c., fior a Lipari una scuola di ceramisti rinomati. Per convincersene è sufficiente soffermarsi davanti alle vetrine che racchiudono centinaia di vasi e statuette, sorprendenti sia gli uniche le altre. Gli artisti liparesi si sono spesso ispirati al teatro dell'epoca per realizzare le maschere che raffigurano i personaggi dei repertori comici e tragici. I crateri non sono meno degni di interesse. Uno riproduce un episodio dell'Odissea, un altro, che rappresenta degli attori ed una acrobata nuda che giocano davanti a Dioniso, può essere attribuito con certezza al pittore Assteas. Ma bisognerebbe descrivere tutto nei dettagli e questo museo potrebbe tenervi per delle ore tanto è ricco di opere eccezionali. È stato completato da una sala (XXVI) dedicata all'archeologia sotto marina il cui pezzo più antico è un frammento di staffa d'epoca micenea (XVI-XV secolo a.c.). Tutte le collezioni di anfore provengono da carichi di navi arenatesi nelle acque dell'arcipelago eolio. Nuove sale dedicate alla vulcanologia saranno aperte fra poco. La zona archeologica che si estende davanti alla facciata della cattedrale, scavata tra il 1946 e il 1950, ci permette di vedere un villaggio preistorico con le capanne ovali, appartenente alla prima età del bronzo. La presenza nel castello di numerosi monumenti ha impedito agli archeologi di sondarne tutta la piattaforma che deve conservare numerose tracce di civiltà che vi si sono succedute. Queste vestigia non raggiungono, peraltro, più di 20cm. di altezza e senza i cartelli esplicativi sarebbe molto difficile raccapezzarsi in questi piccoli mucchi di pietre alcuni dei quali risalgono al XV secolo a.c. Molto più interessante è la visita del Parco Archeologico, all'estremità della strada, in un giardino dove sono stati raggruppati i differenti tipi di tombe scoperte a Diana (VI secolo a.c. - Il secolo a.c.>. I corpi che esse contenevano erano stati sepolti con vasi, crateri, terrecotte e bronzi e tutto questo materiale ha permesso di arricchire le vetrine del museo. La veduta di cui si gode dai bastioni sul porto di Marina Corta e sulla penisola del Purgatorio con la sua chiesetta bianca ne fa uno dei luoghi più gradevoli di questa cittadella di Lipari. Due escursioni possono essere facilmente effettuate attraverso l'isola, a piedi o in pullman. Una buona strada permette, peraltro, di farne il giro (30 km.>. È possibile anche noleggiare una Fiat 500. Informatevi presso l'Ufficio del Turismo. Canneto è a 5 km. da Lipari sulla strada di Acquacalda. Partenza degli autobus di fronte all'ufficio del turismo che vi fornirà gli orari. Se effettuate questa passeggiata con mezzi propri utilizzate all'andata la nuova strada che attraversa la galleria di Monte Rosa e abbrevia il percorso. Di contro, al ritorno, è preferibile percorrere l'antica strada che offre un meraviglioso panorama sull'insieme della città. Canneto, piccola località di 1.000 abitanti, è il centro di sfruttamento della pietra pomice proveniente dalle manifestazioni eruttive del Monte Pelato da dove escono anche le colate di ossidiana. La colata di Forgia Vecchia è larga più di 500 m. e lunga i km. Bisogna contare circa 30 mn. di marcia per accedervi da Canneto. L'ossidiana da cui si forgiano oggi oggetti di lusso, ha l'aspetto del vetro quando è ben levigata o un bel colore rossastro dello splendore dell'antracite, ma non è che lava bruscamente solidificata prima della cristallizzazione. Il giacimento di Lipari è praticamente il solo che si conosca in Europa. L'ossidiana che si trova anche in Messico, serviva per fabbricare coltelli per i sacrifici umani. Durante la preistoria questo minerale fu utilizzato come lama, poiché taglia come il vetro. Se l'ossidiana non ha più il valore che aveva nell'antichità, l'isola ha trovato un'altra risorsa con l'estrazione e lo sfruttamento della pietra pomice. Bisogna seguire la strada che va da Canneto ad Acquacalda e, dopo qualche centinaio di metri, scoprirete l'immensa montagna bianca dalla quale si estrae la pietra pomice. I suoi giacimenti occupano 8,4 km2, ossia un quarto della superficie dell'isola. La pietra pomice è roccia vulcanica porosa dovuta ad una solidificazione molto rapida di magmi acidi. La pietra pomice di Lipari, così' leggera da galleggiare sull'acqua, è ritenuta la migliore del mondo. Sulla spiaggia, sotto la strada, l'acqua è "talmente satura di polvere bianca che ha assunto il colore di un pastis (il pastis è una bibita alcoolica a base di anice, dal colore biancastro, di cui in Francia si fa molto consumo "N.d.T.") molto carico" (A. T'Serstevens). La strada continua fino ad Acquacalda (il km.) altro centro di sfruttamento di pietra pomice, e permette d'effettuare il giro completo dell'isola. Escursione a Piano Conte e Quattropani (10 km.). Servizio di autobus. Da Lipari, la strada conduce al Belvedere dei Qua ifrocchi, che offre un bel panorama su Vulcano, e passa in seguito per Piano Conte. Da li', potrete recarvi alle Terme di S. Calogero le cui acque salso-solfato-bicarbonato-sodiche, che sgorgano ad una temperatura di 600 C., sono molto efficaci per il trattamento delle malattie della pelle, per l'artrosi e per i reumatismi. Vicino alle sorgenti si trova una grotta sudatoria che risale all'epoca romana. È possibile anche fare l'ascensione del Monte 5. Angelo (594 m.) da Piano Conte in un'ora circa. Bellissimo panorama su tutta l'isola e su Vulcano. Dopo Piano Conte la strada raggiunge il nord dell'isola e il pittoresco paesetto di Quattrocchi situato in mezzo ai vigneti. Si può ritornare da Acquacalda e Canneto, dalla strada già descritta, ma nessun autobus ne fa il giro completo.

VULCANO

Vulcano è facilmente accessibile da Lipari, poiché molte imbarcazioni partono frequentemente dal porto di Marina Corta. Vulcano, l'antica residenza d'Eolo secondo la leggenda, ha spesso cambiato il suo nome nel corso della sua storia: Hiera (la sacra>, Thermessa e Terasia. La sua superficie è di 21 km2, e conta meno di 500 abitanti. L'isola attuale è formata da molti nuclei vulcanici che si sono uniti fra di loro. Il più vasto, il Vulcano Vecchio occupa la parte sud-est dell'isola. I crateri del Monte Aria (499> e Saraceno (481 m.) sono spenti fin dalla preistoria. Solo quello della Fossa di Vulcano (386 m.> chiamato anche Cratere Grande è ancora attivo. All'inizio del Xi'X secolo, Vulcano era stata acquistata da un generale borbonico che voleva estrarne Io zolfo e l'allume. Essa fu ricomprata in seguito da uno scozzese che perfezionò i metodi d'estrazione, ma dopo che una esplosione distrusse la sua opera abbandonò l'isola che adesso ha trovato un nuovo sviluppo con il turismo. Essa è divenuta, grazie alla sua vicinanza con Milazzo, un luogo di villeggiatura e il suo meraviglioso paesaggio rima-sto intatto per tanti secoli, comincia a essere guastato da costruzioni che stridono con l'aspetto dell'isola. Le navi arrivano a Porto Levante collegato con Porto Ponente da un istmo che si è formato quando la lava del Vulcanello ha unito i due vulcani per farne una sola isola. Sulla sinistra si vede il grande cratere dominato dal Monte Aria, sulla destra una curiosa roccia formata da cristalli di zolfo. La strada che passa a fianco, conduce alla spiaggia di Porto Levante, dopo avere costeggiato una specie di piscina naturale. Non abbiate paura ad entrarvi ma abbiate, tuttavia, la precauzione di non poggiare i piedi dove l'acqua ribolle troppo. Infatti, in alcuni punti essa, sgorgando dalla terra, può raggiungere una temperatura di circa 1000 C. Vedrete probabilmente pazienti coperti di fango seduti su pietre, in mezzo alle emanazioni di gas di anidride carbonica che salgono dal suolo talvolta scottante. Questi bagni hanno virtù terapeutiche che sembra siano sorprendenti. Potrete in seguito detergervi nelle acque del mare, da dove si osserva, nel bagnasciuga, lo stesso fenomeno provocato dalle fumarole sottomarine. Attraversando l'istmo, si raggiunge in 15 mn. di marcia la spiaggia di Porto Ponente coperta da sabbia nera. Da li', è possibile noleggiare una barca per visitare la Grotta del Cavallo. Se la grotta non offre che un interesse limitato, una gita in mare permette di scoprire il fantastico scenario delle coste. Il giro completo dell'isola richiede circa 4 ore. Mettetevi d'accordo sul prezzo prima di salire in barca. L'ascensione della Fossa di Vulcano, o grande cratere, (391 m.> non richiede più di un'ora da Porto Levante. La sua ultima eruzione risale alla fine del secolo scorso (agosto 1888-Marzo 1890>. Durante questo periodo il vulcano vomitò una grande quantità di blocchi di lava, di ceneri e bombe dette "a crosta di pane". Alcuni di questi proiettili, lanciati a centinaia di metri di altezza, ricaddero a parecchi km. di distanza. Dopo, il cratere è entrato nella fase post-vulcanica indicata soltanto dalla presenza di fumarole con emanazioni di gas. Il cratere è un va-sto imbuto abbastanza regolare con pareti di vari colori, fra cui domina tuttavia il giallo zolfo. Generalmente, è possibile scendervi sino in fondo senza difficoltà. Se questa escursione vi spaventa, potete sempre compiere l'ascensione del Vulcanello (124 m. in 30 mn. di salita>. Questo piccolo vulcano, oggi spento, è sorto dal mare nell 83 a.c. Plinio racconta che la sua nascita causò la morte di numerosi pesci. Le sue colate di lava l'hanno unito a Vulcano, formando, come abbiamo visto, l'istmo di sabbia nera. Dalla cima, bellissimo panorama su Lipari e Vulcano.

SALMA

Salma, l'antica Dydimo la gemella, così' chiamata perché formata da due coni vulcanici separati da uno stretto passaggio, è la seconda isola dell'arcipelago per popolazione ma la prima per la fertilità del suolo. Essa detiene anche il record d'altezza giacché la Fossa delle Felci con i suoi 962 m. è un po' più alta di Stromboli. Le terre molto fertili producono un'eccellente uva da cui si ricava vino rosso e bianco rinomato per il suo aroma e la sua alta gradazione alcoolica. Si coltivano anche capperi, olive e frutta ma l'isola soffre di mancanza di mano d'opera. Molti terreni sono abbandonati dagli abitanti che preferiscono espatriare, soprattutto in Australia, per migliorare le loro condizioni di vita. Salma non ha ancora conosciuto Io sviluppo turistico di Lipari, tuttavia, ogni anno, sono parecchi coloro che scoprono il fascino di quest'isola verde abbellita da spiaggette. Scavi intrapresi nell 958 hanno permesso di riportare alla luce un villaggio dell'età del bronzo e tracce di costruzioni risalenti al VI e al V secolo a.c., oltre a numerose tombe che si trovano nel perimetro di S. Marina. Tutti gli oggetti ritrovati sono stati trasportati nel museo Eolio di Lipari. Contrariamente alle altre isole in cui la popolazione è riunita amministrativamente in un solo comune, quella di Salma è ripartita fra quattro località principali. Santa Marina, situata sulla costa est, si estende lungo una spiaggia bianca. È il punto di partenza per l'ascesa del Monte Fossa delle Felci il cui cratere spento è formato unicamente da rocce andesitiche. Dalla sommità, veduta eccezionale su tutto l'arcipelago. Da 5. Marina una buona strada costiera conduce in 2,5 km. a Lingua, piccolo paese in mezzo a vigneti e oliveti. Si può ancora vedere l'antica Salma che ha dato il nome attuale all'isola. Malfa non è che a 6 km. da S. Marina, sulla costa nord. La strada sinuosa segue la riva, poi continua verso l'interno dell'isola passando dalla Valle dei Giovi dove si erge il Santuario molto frequentato della Madonna del Terzito. Essa attraversa Leni grosso villaggio situato a 200 m. di altezza sul versante occidentale del Monte Fossa delle Felci e scende in seguito verso Rinella, piccolo villaggio di pescatori e autentico paradiso per gli amatori di pesca subacquea. Le acque che circondano Salina sono peraltro molto pescose e vi si trovano in quantità acciughe, sardine e sgombri. Ma purtroppo, durante le manifestazioni post-vulcaniche, succede che emanazioni sottomarine di gas provochino la morte dei pesci. Questo fenomeno si produce generalmente nella spiaggia di Pertuso tra Auartarolo e Galera.

FILICUDI

Gli antichi la chiamavano Phoenicusa, probabilmente per le felci che la ricoprivano. Essa si presenta come un cono posato sul mare a circa 20 km. da Salma e i fondali marini che le separano raggiungono in alcuni punti i 1.000 m. L'isola possiede tre crateri spenti: La Fossa delle Felci (773 m.>, Montagnola (333 m.) e Todone (281 m.). La superficie è di 9,5km. per abitante, ripartiti nelle frazioni di Filicudi Porto, di Pecorini e Valdichiesa. Se i primi due sono situati sulla costa, Valdichiesa è incastonata in un bel paesaggio verde intorno alla pittoresca chiesa di 5. Stefano. Nell'isola si possono effettuare parecchie gite. La più interessante è quella di Capo Graziano, in quella penisola che sembra sorgere dal mare con la sua vetta dii 74 m. collegata all'isola da un sottile striscia di terra. In questa zona sono stati riportati alla luce resti di agglomerati preistorici risalenti all'età del bronzo. Una ventina di capanne ovali occupano una terrazza della Montagnola. Esse contenevano vasi di produzione locale e frammenti di ceramiche appartenenti all'epoca micenea che provano l'esistenza di scambi commerciali con il mondo egeo, più di 1.500 anni prima della nostra era. Ma l'escursione più bella è quella che si può effettuare in barca intorno all'isola lungo le coste costituite da rocce a picco sul mare. È anche l'occasione per visitare alcune belle grotte. La più celebre è quella del Bue Marino che si dice sia abitata da una foca. Infatti il suo nome deriva dal muggito che l'acqua produce talvolta rimbombando sotto la sua volta. La profonda cavità è preceduta da una rientranza di forma ogivale e si può vedere nel fondo una specie di spiaggetta. Filicudi è circondata di scogli (quello della Canna raggiunge gli 85 m. di altezza) che al calar del sole, quando le forme sfumano, conferiscono al paesaggio un aspetto fantastico.

ALICUDI

L'isola si chiamava Ericusa dal greco Ericae: brughiere. Di forma conica la cui cima raggiunge i 675 m. di altezza al Timpone della Montagnola, essa ha conservato un aspetto selvaggio. La più occidentale delle Eolie non ha che 5,2 km2 di superficie e 200 abitanti che sono raggruppati sul pendio orientale della montagna, essendo quello occidentale molto scosceso e quindi inabitabile. Si attracca nella banchina della Palomba sulla costa sud-ovest dell'isola. Da li, attraverso un sentiero si può raggiungere Piano del Fucile dove furono esumate tombe formate da lastre di lava contenenti oggetti in argilla e bei vasi.

PANAREA 

La più piccola isola dell'arcipelago (3,24 km2) chiamata prima Enonymos si trova a 15 km. a nord da Lipari. È probabile che prima non formasse che un tutt'uno con gli isolotti di Basiluzzo, Spinazzola, Usca Bianca, Dattilo, Bottaro, Usca Nera e Formiche che la circondano. La sua vetta, Punta del Corvo, si erge a 421 m. e i suoi pendii sono coltivati sul versante Est, mentre il versante ovest, si presenta come una vera muraglia che scende a picco sul mare. Le abitazioni di Panarea sono ripartite in tre quartieri: Dftella, 5. Pietro, Drauto che si susseguono formando un solo villaggio. L'isola non possiede strade ma soltanto sentieri e una pista asfaltata che permette di effettuare le consegne in triciclo. Dal molo di 5. Pietro dove attraccano le navi si possono effettuare due passeggiate. Quella di MIlazzo (un'ora andata e ritorno) è la più interessante. Seguite sempre la costa verso il sud per un piccolo sentiero che conduce alla Caletta dei Zimmari. In fondo alla spiaggia, vedrete un promontorio la cui sommità era abitata quattordici secoli prima della nostra era. Le 23 capanne esumàte sono ancora visibili. Il nome di questo luogo è dovuto all'arte della fase media dell'età del bronzo nelle Eolie. È un luogo selvaggio dal paesaggio stupendo con, in basso una spiaggia di grossi ciottoli all'estremità della Baia di Calalunco. Lasciando il molo di San Pietro in direzione opposta, cioè verso Nord, si raggiunge la località detta La Caldara, dove si ergeva probabilmente in tempi preistorici un complesso vulcani00. Esso si manifesta ancora con la presenza di fumarole e di piccoli geyser di acqua calda nel mare. Come a Vulcano anche qui potrete fare un bagno di fango. Gli abitanti dell'isola d'altronde utilizzano per curarsi le acque di una piccola sorgente che sgorga alla temperatura di 500 C vicino al Molo di 5. Pietro. Come per tutte le altre isole, vi raccomandiamo di effettuare il giro di Panarea in barca. La presenza di numerosi isolotti aggiunge un'altra attrazione a questa passeggiata. Il più sorprendente è quello di Basiluzzo, formato da materiale eruttivo vetrificatosi che si innalza a 3 km. a nord-est. Si estende su 3 ha. ed è soprattutto frequentato durante la raccolta dei capperi. Vi si possono vedere vestigia di edifici romani con tracce di pavimenti in mosaico.

STROMBOLI 

Stromboli, dal greco Strombos: rotondo, è la più celebre delle Eolie, a causa della sua attività vulcanica. Vista dal mare l'isola (400 abitanti, 12 km2) si presenta come un cono da cui escono fumate eruttive. La cima chiamata Serra Vancura si innalza a 926 m. sul livello del mare ma i fondali marini raggiungono 1.100 m. in media e si può quindi calcolare che la sua altezza totale supera i 2.000 metri. Sul lato Nord-Est dell'isola si trova il centro abitato formato da due villaggi: 5. Bartolomeo e 5. Vincenzo tra i quali si estende la spiaggia di Ficogrande dove si sbarca.  Le case bianche e basse, molto caratteristiche con i loro tetti piatti e le scale esterne, sono scaglionate sul versante orientale coperto di verde. A Sud dell'isola, di fronte a Panarea, si trova la pittoresca località di Ginostra (50 abitanti), dotata di un porto così' piccolo da non potere accogliere che una sola barca. Stromboli è praticamente priva di risorse a parte qualche vigneto che produce un eccellente vino di Malvasia destinato principalmente al consumo locale. L'attuale cratere attivo si apre a 200 m., sotto la sommità sul lato ovest ed è delimitato da due creste formate da ammassi di lava, chiamate " Filo del Fuoco" e " Filo di Baraona". La cavità del cratere è composta da bocche eruttive il cui numero varia continuamente. Queste bocche eruttano regolarmente scorie incandescenti accompagnate da esplosioni. Queste manifestazioni che hanno luogo quasi a tutte le ore non presentano alcun pericolo per gli abitanti, poiché la lava scende verso Sciara del Fuoco. La sciara (dalla parola araba che significa strada) è un corridoio lungo 700 m. e largo quasi un chilometro nella cavità in cui sono canalizzate le lave e le scorie. Si credeva che questo vulcano avesse soltanto manifestazioni esplosive, da cui l'appellativo di "attività stromboliana", ma si osservano anche in certi momenti colate laviche, molto meno dannose di quelle deII'Etna. La sola eruzione importante di questo secolo awenne l'li Settembre 1930 e durò li ore. Dal cratere usci' una nuvola nera che raggiunse i 2.500 m. di altezza. Dei blocchi ricaddero sulle abitazioni, uccidendo 6 persone. È preferibile effettuare l'ascensione del vulcano di notte e sempre accompagnati da una guida (rivolgersi in albergo o all'ufficio del turismo). Occorrono tre ore per l'ascensione. Munitevi di una torcia elettrica e di buone scarpe da marcia. La discesa nelle ceneri laviche è molto difficoltosa. È ancora più spettacolare osservare questo fenomeno dal mare, ai piedi di Sciara del Fuoco. Calcolate 25 mn. in barca. I blocchi, nel ricadere sulla Sciara esplodono con miriadi di scintille, formando un vero fuoco d'artificio a ciclo continuo. Questo fuoco lanciato dal cratere rotola lungo il pendio e si getta in mare sollevando colonne di vapore. Vi raccomandiamo di fare anche il giro dell'isola in barca. Lungo le coste selvagge, piccole baie e spiagge di sabbia nera permettono di fare il bagno e di osservare il fenomeno dell'erosione sulle rocce. Per completare questa visita, è importante farsi condurre in barca (20 mn.) a Strombolicchio, pittoresca roccia che sorge dal mare ad un miglio dall'isola. Questo scoglio, alto 43 m., ricorda da lontano con le sue pareti a picco un castello medioevale. Una scalinata di più di 200 gradini permette di accedere alla terrazza da dove si gode di uno splendido panorama.

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