Mel
Gibson risveglia l’orgoglio scozzese con un kolossal storico E
Mel Gibson decise di inventarsi regista. Ma come, proprio il
bell’australiano di Arma letale e Due nel mirino, delle
commedie romantiche, ma innocue Amore per sempre e L’uomo
senza volto, del goffo sci-fi degli esordi Mad Max? Sì, lui.
Fuoriclasse nell’aspetto più che nella recitazione, Mr. Gibson
chissà poi come fece a convincere la Fox a buttarsi in un film
storico, per di più kolossal e – non è finita - incentrato su
un argomento di cui il grande pubblico è a conoscenza quanto
della chimica quantistica. Eppure. Eppure, Braveheart –
incentrato sulla storia decisamente romanzata di William
Wallace, tranquillo uomo di Scozia costretto dagli eventi, e
cioè dall’arroganza della Corona inglese e dalla fellonia dei
nobili conterranei, a diventare prima eroe e poi martire di un
orgoglioso popolo – fu un successo che sbalordì il mondo. Uno
scientifico equilibrio di “colori” sulla tavolozza di cui
l’astuto Mel si avvalse per celebrare il suo affresco più
fortunato: epico, romantico, amoroso, a tratti comico,
talvolta strappalacrime. E se cinque Oscar vi sembrano pochi
(miglior film, migliore regia, migliore fotografia, miglior
trucco e migliori effetti speciali) allora non avete bene idea
di cosa significhi il trisillabo “successo”. Non sono solo le
spettacolari sequenze di battaglia messe in scena dal Gibson
regista che conquistano, ma una storia che – seppure maneggi
con disinvoltura hollywoodiana la Storia con la “esse”
maiuscola – sa tenere vivo l’interesse del pubblico per tutti
i suoi – udite udite – centosettantasette minuti. È il
tredicesimo secolo e la Scozia vive rassegnata sotto il giogo
della Corona inglese di Edoardo I. I padroni stanno laggiù, la
nobiltà “in kilt” accetta un bel po’ di compromessi e il fuoco
cova sotto le ceneri.
William Wallace chiede solo un’esistenza normale, accanto a
Murron (la splendida Catherine McCormack), la donna che ama, e
che intende sposare. Gli sgherri in armatura che puzzano di
Londra, però, ci si mettono in mezzo, ne causano la selvaggia
morte e William si ritrova, d’improvviso, fuorilegge. Così,
poco a poco, la Scozia si ritrova il suo eroe: William Wallace,
condottiero che sconfiggerà l’esercito nemico nella
leggendaria battaglia di Stirling Bridge. “La sconfitta –
diceva qualcuno - è il blasone delle anime ben nate” e
sicuramente lo diventa per Wallace che, alla fine, tradito,
verrà catturato ed ucciso. Ma come il vincitore, tradito e poi
sconfitto (dai romani) Arminio per i tedeschi, così Wallace
diventerà eroe di culto e simbolo di sete indipendentista per
gli scozzesi. In DVD, Braveheart (cui gli addetti italiani
hanno pensato di avvicinare la stucchevole, ma, in fondo,
rigorosa traduzione da cinema vagamente mussoliniano Cuore
impavido…) offre un risicato, ma essenziale pacchetto
linguistico (italiano ed inglese, audio e sottotitoli). Il
fronte extra, distribuito su due dischi, offre invece il
commento audio di Mel Gibson (sottotitolato, buona notizia),
un trailer cinematografico originale (non sottotitolato) ed un
documentario Making Of (sottotitolato, 30’ ca), con interviste
ai protagonisti. Sul secondo disco, oltre al documentario, ci
saremmo aspettati anche note sul cast e sulla troupe, ma tanto
basta. Ciò che c’è è valido e rispettato linguisticamente. |