Yamaha WR400F
Signori!, Eccola! la prima esperienza
della Yamaha nel settore delle 4Tempi.
Cosa dire? La casa giapponese ha
tirato fuori per prima, come del resto molto spesso riesce a fare, un mezzo
competitivo che a distribuito al grande pubblico proprio mentre si stava aprendo
il mercato delle 4T anche nel settore del cross.
Indifferenti sono per noi i veri
motivi che hanno portato a queste decisioni, tuttavia non appena il Supercross
Americano ha aperto la strada alle 4T nelle sue competizioni subito si é vista
una escalation di questi modelli tra cui l’YZ400 che subito si è trasformata
in WR400F; in seguito i modelli YZ426 e WR426 fino ad arrivare all’attuale YZ
e WR450.
Naturalmente la Yamaha non è stata
l’unica ad affrontare lo sviluppo di questi nuovi modelli, infatti tutte le
case motociclistiche hanno proposto negli ultimi anni le loro versioni di 4T.
Anche la Honda e la KTM, per non citarle tutte, hanno affrontato problemi simili
a quelli affrontati dalla
Yamaha nell’evoluzioni di questi nuovi modelli
visti, perlomeno dalle dichiarazioni dei progettisti, come una nuova sfida in
cui lanciarsi.
Indubbiamente la sfida c’era;
trasferire un motore complesso come un 4T su una moto da cross, o da enduro che
dir si voglia, lasciandola competitiva, con le sicuramente più rodate 2Tempi e
indubbiamente più semplici, quindi leggere, non era un impresa da poco, anche
se l’aiuto dei nuovi materiali utilizzati in questi motori, più leggeri e
resistenti, a facilitato non poco il compito degli ingegneri.
La casa giapponese è partita per
tempo spiazzando tutti e proponendo un prodotto da subito competitivo, che oltre
ad adattarsi perfettamente alle competizioni andava a colmare una lacuna di
mercato che lasciava sprovvisti gli amanti delle 4T, di una moto da enduro che
fosse più simile al cross, e meglio si adattasse ad un ruolo bivalente, per
soddisfare le diverse esigenze dei semplici amatori, fino ad allora relegati
nelle versioni di più alta cilindrata e peso
che rendono peggiore la
manovrabilità.
La versione più in voga per questa
schiera di pubblico era l’ormai famoso TT600 e XT600
per la Yamaha e XR600 per la casa dell’ala (Honda), ora però si è
affacciato sul loro mondo un nuovo orizzonte trasformando questi modelli in una
semplice tappa per l’amante di enduro che per le caratteristiche del nostro
territorio preferisce una moto più maneggevole che meglio si spinga nei
passaggi difficili e garantisca prestazioni di una certa qualità anche nello
stretto.
La WR400F trova subito un notevole
gruppo di appassionati nonostante siano evidenti da subito una serie di mancanze
che in altri modelli cominciavano a fare la differenza, come l’avviamento
elettrico, che sulla KTM400 stava facendo scuola, riscontrando un successo che
molte case, come la Yamaha, non sospettavano, fiduciosi che la tradizione e la
ricerca della leggerezza fossero ancora al top delle esigenze della clientela.
Tra gli amanti di questo modello non
sono presenti solo gli appassionati dei 4T dato che il WR si è fatto strada
anche tra chi preferisce il 2T, con la sua erogazione di potenza particolare ha
saputo appassionare anche molti che fino ad allora mai si erano avvicinati ai
4T. Del resto il mercato con l’avvento dei 4T ha dato una chiara svolta verso
questa direzione ad iniziare dalle competizioni dove ormai le 450 4T gareggiano
alla pari delle cugine 250 2T spesso con risultati migliori (anche se su questo
ultimo punto potremmo discutere parecchio!), i fatti sono abbastanza chiari chi
si ferma è perduto.
Ecco spiegato come il successo di
pubblico legato a questo modello, non è dovuto soltanto all’efficace mezzo
che la Yamaha ha saputo proporre ma anche ad una tempestiva e azzeccata scelta
dei tempi che la casa nipponica a saputo scegliere per proporre questo modello
al grande pubblico.
La ciclistica
Il telaio è in acciaio CrMo a doppia
culla chiusa ed in esso è posizionato il serbatoio dell’olio motore come
nelle più classiche soluzioni di risparmio.
La scelta della Yamaha di continuare
a servirsi del tradizionale telaio in acciaio è stata criticata; data
l’influenza che questa grande casa ha sul
mercato, in molti avrebbero
preferito l’utilizzo del più futuristico telaio in alluminio come la Honda ha
gia fatto con la versione CR ma i costi avrebbero portato il modello a un
inevitabile diminuzione della clientela.
In ogni caso il telaio è molto ben
strutturato, la posizione di guida comoda sia da seduto che in piedi,
naturalmente la moto ti porta ad alzarti come imbocchi il primo terreno ma non
per la difficoltà di guida da seduto ma perché si fatica a tenere la mano
lontana dal GAS.
Le sospensioni sono l’ingranaggio
lente di questo cavallo di razza.
Come i più grandi campioni hanno il
proprio tallone d’Achille anche questa moto ha il suo: le sospensioni; niente
di grave, per carità, soprattutto sul posteriore che fa benissimo il suo
lavoro, inoltre, con la giusta regolazione, particolare per ogni pilota, si
possono soddisfare le esigenze di molti piloti. La cosa è più complicata per
la forcella anteriore, difficile da regolare e fin da subito ci si rende conto
che qualcosa non va: troppo dura nell’impostazione di curva, e,
nell’affrontare i dossi si finisce per caricare le braccia di un eccessivo
lavoro, un impostazione troppo crossistica.
Il motore
Il motore di questo gioiello è
particolarmente potente e l’erogazione differenziata, a seconda della versione
(YZ o WR).
Dato che stiamo parlando del WR,
possiamo dire che l’erogazione delle moto da enduro deve essere molto regolare
per garantire la massima presa su terreni non uniformi, senza strafare con la
potenza come invece viene preferito
nel cross ( per poter avere tutto quello che il motore può dare per preparare
il prossimo ostacolo). Nell’enduro non è cosi, infatti, gli ostacoli non sono
in sequenza ed organizzati con un a certa regolarità ma sono separati e spesso
distanti l’uno dall’altro; ecco perché la preparazione dell’ostacolo deve
essere organizzata con il giusto tempo per sfruttare la maggiore trazione che un
erogazione più moderata riesce a dare sul terreno.
Il motore, un monocilindrico con 5
valvole, con doppio albero raffreddato a liquido, ci permette ottime prestazioni
sia di coppia che di potenza massima. Molte sono state le critiche, da parte di
chi a scelto questo mezzo, dirette verso l’erogazione della potenza ma
personalmente ritengo che tali critiche non tengano in considerazione il fatto
che questa moto non è un 2T e soprattutto non è strutturata per il cross ma
per l’enduro, infatti bisogna considerare che una erogazione più morbida
permette nel lungo una prestazione decisamente migliore.
Questo motore, costruito in molte
parti in magnesio è decisamente molto leggero ed accoppiato
con un carburatore
Keihin FCR 39mm con pompa di ripresa e Throttle Position Sensor, fa bene il suo
dovere permettendo veramente di divertirsi e di uscire col massima tranquillità
da tutte le difficoltà, senza tralasciare, come deve, il tratti di spinta con
una trazione che vede scappare la moto via dalle braccia.
Il carburatore è strutturato per
facilitare al massimo l’avviamento del motore in tutte le condizioni (a caldo
e a freddo), conoscendo le difficoltà che si presentano nel riavviare un motore
a 4T che si è spento in una mulattiera, magari in condizioni difficili e con un
precario equilibrio, la casa nipponica ha pensato a un sistema di
dearricchimento del carburante, l’ideale a caldo.
L’efficacia di questo sistema è
impressionante, nonostante l’assenza dell’avviamento elettrico non si prova
la ben che minima fatica nel riaccendere il motore anche se bisogna affidarsi
alla pedivella.
Con questa levetta rossa posta vicino
a quella dell’aria si dimentica definitivamente le estenuanti sudate per
riaccender la moto, e si viaggia spediti con tranquillità e sicurezza.
Un ottimo compromesso se ricordiamo
che questo modello è stato un esperimento dove ancora la moto poteva e doveva
crescere, una moto che oggi non viene più prodotta ed è stata sostituita dalla
meglio riuscita WR450F, ma dal mio punto di vista si può considerare
decisamente un bel mezzo, che sul mercato dell’usato si può ottenere con una
cifra abbastanza moderata, con la certezza che ci darà mote soddisfazioni.
La moto risulta leggera quanto basta per credere di
avere sotto una bicicletta, con il gusto di non pedalare, agile nelle virate
strette, la moto scende da sola e da sola risale, e sicura nelle curve in
velocità anche se il lavoro della forcella non è dei migliori, agile e
affidabile nell’affrontare salti e difficoltà, una moto adatta a tutte le
misure. Certo non è un pronto gara, del resto questa moto è strutturata per un
pubblico il più ampio possibile e contenuta nei costi, cercando di dare il
meglio ad un prezzo più conveniente possibile, se si desidera il massimo
bisogna spendere di più.
Autore Riccardo
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