Vor 2002: Sete di Vittoria
VOR, un marchio giovane, ma che in pochi
anni ha saputo ritagliarsi un suo spazio nel mondo del fuoristrada. Una Casa che
non cerca i grandi numeri, ma che punta tutto sul livello dei suoi mezzi, perché
da Ronco Briantino sono sempre uscite delle moto che si possono definire
pronto-gara. Nonostante la giovane età del marchio, il model year 2002 verrà
ricordato come la moto del cambiamento. Nel mese di luglio vi avevamo
anticipato le grosse novità che aveva in serbo la dinamica Azienda
brianzola; ora possiamo dirvi che quelle innovazioni, telaio perimetrale
in primis, hanno davvero dato nuova vita alla moto.
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E' diventata molto più
maneggevole, curva meglio, facendo pagare questa reattività con una
perdita della nota stabilità che possedeva prima. Rimangono perfettibili
alcune cose come le sospensioni e piccoli dettagli, ma il concetto è
chiaro: la nuova VOR non c'entra proprio nulla con quella vecchia.
Già
a un primo sguardo la moto appare più snella, più slanciata, più
moderna. In una parola, è molto più bella. Non c'è più il serbatoio
enorme di prima, che allargava la presa delle gambe, e non c'è più il
codino schiacciato verso il basso che ha sempre penalizzato, in termini di
slancio, la prima VOR. La nuova moto è decisamente alta, con la sella
dritta e la parte posteriore parecchio rivolta verso l'alto. Il serbatoio
molto piccolo consente una seduta avanzata, a ridosso del nuovo manubrio
privo di traversino che appare piuttosto alto, fatto apposta per favorire
la guida in piedi. In Vor sono riusciti perfettamente a svecchiare una
moto che ormai aveva fatto il suo tempo. L'altra grande novità, il
telaio, si vede che è stato realizzato a Pesaro, dove c'è il
distaccamento di VOR che si occupa dello sviluppo della ciclistica: la
somiglianza con TM è forte, soprattutto nella zona sottosella, dove i due
archi a tubi tondi formano il fulcro superiore dell'ammortizzatore. |
Il
colore nero è voluto: "se lo lasciavamo grigio sembrava un voglio ma non
posso" ci dice l'ingegnere Antonio Rovelli, e continua "perché quel
colore rimanda molto all'alluminio e invece noi vogliamo ribadire il concetto di
acciaio. L'alluminio è vantaggioso solo per grandi numeri, per i Marchi
giapponesi, mentre a noi, che abbiamo una dimensione artigianale, serve un
telaio semplice e flessibile, cioè rapidamente modificabile. E poi i vantaggi
dell'alluminio non sono poi così noti, anzi... . E del resto il perimetrale è
in grado di ospitare meglio gli ingombri futuri dell'iniezione (che diventerà
quasi obbligatoria per rientrare nei limiti d'inquinamento). Telaio nero perché
nero è il colore della VOR, ma lucido, che stride un po' con il nero opaco
delle sovrastrutture. Il nuovo telaio ha rivoluzionato l'aspirazione, ora con
cassa filtro laterale in stile Husqvarna al posto di quella ricavata nel talaio
superiore precedente. In questo modo migliora la facilità d'accesso e la
respirazione. Il forcellone è rimasto identico, con gli elementi uniti mediante
incollaggio e imbullonatura al posto delle saldature. Anche i mozzi sono rimasti
identici, con quella lavorazione superficiale che li fa sembrare ricavati dal
pieno, mentre sono ottenuti per fusione.
Ma
questa è proprio la caratteristica di VOR, cioè quella di mettere in
mostra le lavorazioni meccaniche come a sottolineare che produce mezzi
dall'aspetto molto "factory". Anche se poi, un occhio fine, e di
mestiere, riesce a trovare parecchi "peli nell'uovo": il
passaggio di certi raccordi idraulici è migliorabile, l'uscita dritta
della pompa freno anteriore non sposa alla perfezione il nuovo manubrio a
sezione variabile (in caso di caduta il comando, girando, può strappare
il raccordo), le viti a frugola che tengono la corona (chiave del 4!) non
sono il massimo se a un controllo orario si ha fretta e dentro c'è del
fango..., così come la rondella che serve da tenuta al perno ruota
posteriore; i leveraggi posteriori ora lavorano su cuscinetti ma in
passato erano su boccole (che richiedono una
manutenzione eccessiva in fuoristrada), il carburatore Dellorto a valvola
piatta non è paragonabile a un Keihin per prestazioni (ma costa molto
meno...), e via dicendo. Insomma, VOR si è fatta la nomea di una moto dal
potenziale enorme, ma troppe volte inespresso, vuoi per problemi di
affidabilità iniziali (ora risolti), vuoi per stupidate che però a conti
fatti hanno la loro bella importanza. Una situazione che sta proprio alla nuova moto
sfatare. Che a livello di sospensioni può contare ora su una forcella
Paioli-Kayaba a steli rovesciati da 48 mm per le cross e da 46 mm per
l'enduro, e posteriormente su un ammortizzatore Paioli con tripla
regolazione idraulica, cioè con doppia andata (alta e bassa velocità) più
ritorno (estensione). I freni a disco sono Braking, Wave (a margherita)
per le cross, da 270 mm all'anteriore e da 220 mm al posteriore. |
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Passando
al motore, troviamo le due altre grosse novità: l'avviamento elettrico e la
pompa dell'olio (solo per le enduro), oltre che l'interessantissimo 250 di
prossima uscita (di questo torneremo presto a parlarne nello specifico). In
pratica è stato eliminato il sistema a depressione precedente (con lamelle) ed
è stata posizionata all'internodei carter una pompa forzata. Questo ha
consentito di montare anche un filtro (prima assente) migliorando di tanto i
problemi d'affidabilità legati al controllo poco frequente del livello (come
capita spesso nel caso dell'enduro e del supermotard). Le moto da cross,
infatti, vengono trattate in tutt'altro modo, con controlli più frequenti, ed e
per questo che mantengono il sistema a depressione.
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Per
tutti i motori, comunque, rimangono i tre punti cardine della filosofia
VOR: biella lunga, monoalbero in testa e cascata d'ingranaggi. La prima
per avere minori spinte laterali sul pistone, il secondo perché ha minori
ingombri e maggiore accelerazione, e la cascata d'ingranaggi perché è più
precisa della catena. Le cilindrate invece hanno subito una rivoluzione: a
fianco della 400 nasce la 450 (ottenuta con il pistone della 530 montato
sul banco della 400), mentre la più grossa passa da 503 a 530 cc (525 per
l'esattezza, con alesaggio e corsa 97x71 mm). I motori cross hanno carter
in magnesio (più leggeri del 40%) mentre quelli da enduro in alluminio.
La cross è disponibile a tre marce (folle in basso) o cinque in opzione,
mentre l'enduro sono tutte a cinque. Rimane comunque la messa in moto in
avanti (la leva è stata rifatta completamente), il decompressore
automatico, la
frizione idraulica e il cambio estraibile. Questa la gamma Vor per il
2002, disponibile dai concessionari da metà settembre: Cross 530, Enduro
400/450/530 e Supermotard (per ora model year 2001) 503 e 450. |
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