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Alla confluenza dei due fiumi
sopra citati, in cima ad una collinetta, sorgeva l'oracolo dei morti, il
Necromandio di Efira, distrutto dai Romani al termine della 3.a guerra
macedone.
Il Piriflegetonte, altro fiume infernale, era, secondo alcuni, l'affluente del Cocito che oggi porta il nome di Vouvos (vedi mappa sovrastante), secondo altri, era invece un immissario del lago Acherusio, da identificarsi con il torrente Kakavas, attivo solo nel periodo invernale e osservabile nei pressi del moderno villaggio di Kanalaki.
Certo è difficile non rilevare l'impressionante serie di convergenze che riconducono l'area in esame a quella descritta da Omero: il Capo Cheimerion, i tre fiumi, la vegetazione di pioppi e di salici, la presenza di un oracolo, con l'unica differenza che Omero non parla del lago Acherusio, molto bene descritto invece da Tucidide (1.46. 3-4) quando riferisce dello sbarco dei Corinzi nella baia di Ammudia nel 443 a.C. , poco prima della battaglia navale contro i Corciresi, al largo di Sybota.
La baia di Ammudia è lo specchio di mare delimitato, da un lato, dallo sperone roccioso al centro della foto, dall'altro, dal Capo Cheimerion che si intravede sulla destra. Il Capo C., secondo il grammatico greco Proteas Zeugmatites (3° sec. a.C.), prenderebbe il nome dai Cimmeri, abitatori del lido nel quale sbarcò Ulisse, subito prima della discesa nell'Ade. |
In alto, sulla collina,
la chiesetta di Ayos Ioannis Prodromos, eretta agli inizi del 18° secolo
della nostra era, poggia sulle rovine del Necromandio.
In basso si vede un ponte sul fiume Cocito. |