Vespasiano - Asse(?);
peso, 7 g.; diam., c. 28 mm.
Dritto:(*) Tito
Flavio Vespasiano. IMP(ERATOR) CAES(AR) VESPASIAN(US) AVG(USTUS) P(ONTIFEX)
M(AXIMUS) TR(IBUNICIA) P(OTESTATE) P(ATER) P(ATRIAE) CO(N)S(UL) III. Imperatore
Cesare Augusto, Pontefice Massimo, con potestà tribunizia, Padre
della Patria, Console per la III volta.
Vespasiano volto a destra indossa la corona d'alloro,
simbolo della vittoria. Gli attributi indicati nella leggenda fanno riferimento
ai poteri di cui era dotato: Imperator, comandante militare di tutte
le truppe dislocate a Roma e nelle province, titolo utilizzato da Vespasiano
come praenomen, in combinazione con quello dinastico di Caesar;
Augustus,
attributo distintivo dell'imperatore;
Pontifex Maximus, capo della
religione di stato; Tribunicia Potestas, potere che conferiva l'inviolabilità
della persona, la facoltà di veto contro le decisioni del senato,
il diritto di ricorrere a misure forzose nei confronti di coloro che lo
ostacolavano, il potere di convocare il senato e di partecipare alla legislazione
generale; Consul, carica elettiva annuale formalmente conferita
dai comizi centuriati (chi la deteneva era il funzionario più alto
dello stato e riuniva in sè i poteri militari e civili).
Rovescio: la
Dea Roma a sinistra in abito militare porge la Vittoria su un globo e regge
con la destra una lancia. ROMA nella leggenda e al centro, a sinistra e
a destra della dea, S(ENATUS) C(ONSULTO): per decreto del Senato.
Provenienza: Collezione
di Franca.
Bibliografia:
Storia di Roma - Kovaliov ed. Rinascita
Coins of the Roman Empire in
the British Museum vol. II - Mattingly.
La moneta di Franca è riferibile al terzo consolato di Vespasiano, ed è quindi agevolmente databile al 71 d.C.. L'immagine della dea Roma che consegna la Vittoria ben si inquadra nel contesto temporale del successo militare di Vespasiano e di Tito (71 d.C.) nella repressione della rivolta di Giudea. In altre monete dello stesso periodo il riferimento alla guerra giudaica è esplicito. Il ritratto dell'imperatore, dalla faccia quadrata e massiccia, è noto, oltre che dalle monete, dalle teste marmoree conservate presso gli Uffizi, le Terme Ostiensi e il Museo Nazionale di Napoli .
Presso il British Museum sono conservate diverse monete di Vespasiano, coniate nelle seguenti zecche dell'impero: Roma, Tarraco, Lione, Bisanzio, Samosata, Alessandria.
Avuto riguardo del globetto inciso sul dritto della moneta, tra le lettere III e IMP della leggenda, la moneta potrebbe attribuirsi alla zecca di Lugdunum (Lione).
Al tempo di Vespasiano vennero coniate monete d'oro (l'aureo), d'argento (il denario e il quinario) e monete di bronzo in vari nominali: il sesterzio (in oricalco, cioè ottone) che pesava 22-26 grammi, il dupondio che ne pesava 12-13 (riconoscibile dalla testa radiata dell'imperatore), l'asse che pesava 9-11 grammi (ma la zecca di Samosata ne coniò anche di più leggeri, c. 6 grammi), il semisse di circa 3 grammi e il quadrante di circa 2,5 grammi.
Considerato il peso della moneta di Franca (7 grammi), si direbbe che essa sia riferibile ad un asse, moneta di rame che valeva 1/4 di sesterzio (e quindi 1/16 di denario e 1/400 di aureo), anche se non sono stati trovati assi con quella tipologia.
Alla morte di Vespasiano e quindi al tempo dell'eruzione vesuviana, con quattro assi una famiglia poteva campare per un giorno, come risulta da elementi acquisiti attraverso gli scavi di Pompei.
(*)Il dritto di una moneta è il verso
su cui è inciso il personaggio più importante della moneta
che, in questo caso, è Vespasiano.