Nel 1494, il re di Francia Carlo VIII cala in Italia rivendicando il trono di Napoli, come ultimo erede degli Angiò. Incoraggiato dai baroni napoletani e da Ludovico il Moro, Carlo VIII avanza senza incontrare resistenza fino a Napoli costringendo il re Ferdinando II, detto Ferrandino, a fuggire. Alle sue spalle, però, si forma una lega, composta da Ferdinando il Cattolico, Massimiliano d'Asburgo, Venezia, Alessandro VI e lo stesso Ludovico il Moro. Costretto a ritirarsi precipitosamente, Carlo VIII si apre a stento il passo attraverso le forze avversarie nella battaglia di Fornovo sul Tanaro, riparando in Francia. La sua avventura, pur rimanendo senza risultati (solo Venezia ne approfitta per occupare alcuni porti della Puglia), ha dimostrato l'estrema debolezza degli stati italiani di fronte agli stranieri.
Tosto un altro re di Francia, Luigi XII, entra in Italia, reclamando il ducato di Milano, come erede di Valentina Visconti. Più abile di Carlo VIII, però, si accorda per una spartizione della Lombardia con Venezia e con gli Svizzeri: si guadagna inoltre Alessandro VI, conferendo a suo figlio Cesare Borgia il titolo di duca di Valentinois (da cui il nome di duca Valentino). Nel 1500, Ludovico il Moro è sconfitto, tradito dalle truppe svizzere che, fino ad allora fedeli, erano state il nerbo del suo esercito, consegnato ai francesi e inviato prigioniero in Francia (dove poi morì nel 1508): il ducato di Milano passa a Luigi XII, salvo Cremona e la cosiddetta Ghiaradadda, cedute a Venezia, e salvo la contea di Bellinzona, ceduta agli Svizzeri. Subito dopo, Luigi XII si accorda con Ferdinando il Cattolico per un'analoga spartizione del Regno di Napoli. Scoppia però una guerra in cui gli Spagnoli di Consalvo di Cordova, detto il Gran Capitano, sconfiggono i Francesi. Nel 1504 si arriva così a una tregua, che spartisce la penisola tra Francia e Spagna, lasciando Milano alla prima e Napoli alla seconda. Solo Venezia è riuscita a trarre abilmente profitto dalla crisi che travaglia l'Italia, impadronendosi, oltre a Cremona, di parte del Polesine, di alcune città romagnole e di parecchi porti pugliesi."
(da "l'Italia Storica" vol.5 ed. Touring Club Italiano 1961)
Ecco dunque come le due facce di questa moneta, nel saldare sullo stesso tondello la memoria dell'usurpatore a quella dell'usurpato, ci ricordano un'epoca travagliata in cui l'intrigo, il cambiamento repentino di fronte, la debolezza degli Stati Italiani, le ambizioni dei leader italiani e di quelli esteri si scontravano duramente lasciando nell'ombra e nell'ignoranza il popolo della Penisola.