Un "macellum" per Nerone
4.2.2002
rev.
Gentile Sig. De Florio,
le invio una fotografia della moneta di cui sono venuto in possesso; navigando alla ricerca di informazioni in rete, sono arrivato al suo sito e ho constatato che lei è esperto in materia e si presta gentilmente a valutare l'originalità e il periodo storico delle monete antiche.
I dati della moneta sono:
peso: 12,10 grammi
diametro: 30mm/32mm

Cordialmente.
V. F.


fig. 1

fig. 2

fig. 3

fig. 4
Roma, 5.2.2002.


Egregio Signore,
ho riprodotto, a titolo di confronto con la Sua moneta (fig. 1/2), il rovescio di un dupondio conservato presso il Münzkabinett - Staatliche Museen zu Berlin (fig. 3), nonché l'ingrandimento della statua collocata nella parte centrale dell'immagine (fig. 4). Ciò anche allo scopo di consentirle di ammirare l'immagine originale con i dettagli ormai persi di questo "tipo architettonico" che il Mattingly così descrive:

Dupondio (in oricalco, valore due assi).
D. Testa di Nerone radiata a sinistra. (1)
R. Vista frontale di un grande edificio con corpo centrale rotondo aggettante e ali laterali, articolato su due piani, con portici estesi sull'intera lunghezza, su entrambi i lati. Il corpo centrale, terminante con una cupola aperta superiormente, è accessibile tramite cinque gradini. Esso poggia su tre colonne al primo piano e 4 al piano inferiore. Nel mezzo, una figura maschile stante a sinistra su di un basso piedistallo regge un lungo scettro con la mano sinistra, mentre la destra è distesa lungo il fianco. L'ala sinistra ha due colonne al primo piano, due al piano inferiore, l'ala destra tre al primo piano, tre a quello inferiore. Alla base dei gradini colonne che assomigliano a pesci (forse). (2)a sinistra e a destra della cupola.
a sinistra e a destra nel campo (e non alla s. e d. dei gradini, come nella fig. 3 che quindi può considerarsi una variante della moneta di fig. 1/2).  , segno del valore (2 assi) in esergo.

Questo del "macellum" è certamente uno dei tipi più famosi, citato nei manuali di numismatica per il fatto di costituire l'unica traccia visiva rimasta di un monumento andato definitivamente perduto. La moneta, piuttosto rara,  è catalogata dal Mattingly RIC rep 193 e 194(3), nel senso che presso il British Museum sono presenti due monete di identica tipologia ma diverse per peso e diametro, 15,71g/ 31,75mm la prima e 14,94g/27,94mm la seconda. Il M. precisa tuttavia che, a suo avviso, la prima delle due sarebbe: "a dubious coin, with more paint than patina" (una moneta dubbia con più colore che patina). La moneta di fig. 3 (quella conservata in Germania) misura invece 14,43g/c. 36mm. Dal che si deduce che, almeno in questo caso, il rapporto peso diametro non costituisce un parametro utile ai fini della determinazione dell'autenticità, visto che due monete certificate, a fronte di un peso pressoché equivalente, presentano diametri molto diversi. In effetti c'è da rilevare che le monete di bronzo venivano coniate in modo che da una libbra di metallo se ne dovessero ricavare un certo numero, di conseguenza il peso medio di 13,65g per un dupondio non era singolarmente rispettato. 

Si accennava prima che la moneta di fig. 3, un dupondio, era di oricalco, una lega costituita all'incirca da quattro parti di rame contro una di zinco, particolarmente apprezzata a quel tempo perché conferiva al metallo un bel colore dorato. La lega di oricalco valeva di per sè più del rame quasi puro che pure circolava in quel periodo, perciò per distinguere il dupondio dall'asse, al tempo di Augusto, si decise di coniare il primo in oricalco, il secondo in rame, notoriamente di colore rosso e, in aggiunta di riservare la testa radiata del sovrano al dupondio e quella laureata all'asse e ai nominali più bassi. In questo modo non era possibile confondere il dupondio con l'asse, visto che la differenza in peso tra le due monete non era così marcata da garantire da sola la distinzione. Per la verità, Nerone per circa un anno, tra il '64 e il '65, aveva fatto un tentativo di unificare, almeno per quanto concerne la zecca di Roma, il sistema del bronzo, nel senso di adottare l'oricalco per tutti i nominali ma poi aveva desistito e le cose erano tornate come prima. La datazione della Sua moneta può essere fatta sulla base della particolare leggenda del dritto, leggenda che in questa forma appare solo sulle monete coniate dal '64 agli inizi del '66, guarda caso proprio durante il periodo dell'unificazione del bronzo. Essendo perciò a quel tempo venuto meno almeno uno degli elementi distintivi tra dupondio e asse (il colore cioè), si decise di inserire nei vari nominali il segno del valore, in particolare il segno  per il dupondio, il segno I per l'asse e il segno S per il semisse.

Al tempo di Nerone inoltre operavano due zecche, quella di Roma che normalmente coniava dupondi radiati e quella di Lugdunum (l'odierna Lione) che li coniava laureati, se ne conclude che la Sua moneta, essendo radiata, è stata coniata a Roma. 

Concludo osservando che il colore oro sembra assente dalla Sua moneta. Ciò potrebbe dipendere da un'alterazione dovuta allo scanner o ad una modifica intervenuta nel tempo per cause naturali o per intervento umano. Questo è un particolare che andrebbe approfondito. Tuttavia qui si ferma la mia esperienza e di più non saprei dirle.

La saluto cordialmente.
Giulio De Florio


Note:
(1) Con la solita convenzione di indicare con il colore rosso le parti abrase della leggenda di cui ho cercato di riprodurre anche il tondino incompleto la "P" come elemento di raffronto.
(2)  sta per "MACellum AVGusti", il mercato dei generi alimentari che, come riferisce Dione, Nerone aveva fatto costruire a Roma nel 56÷57 d.C., nei primi anni del suo regno.
(3) Harold Mattingly "A catalogue of the Roman Coins in the British Museum" - vol. I ed. 1976

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