Denarius di P. Maenius Antiaticus
Roma, 11.9.2003
Gent.mo sig De Florio,

ringraziandola per il terzo responso, le invio come d'accordo i dati della 4a moneta:

Num. 4
 Diam. (mm) min-max 18
 Peso (g) 2
 Ang. (°) D.-->R. 180
 Materiale e/o colore Argento
 Aspetto generale chiara e pulita
 Note ulteriori 

Nota 1 : l'angolo di rotazione tra il dritto e il rovescio è stato misurato come angolo tra Croce e Testa, ovvero come angolo, visto dal lato testa (ovvero il rovescio) tra l'asse del Dritto e quello del rovescio, considerando convenzionalmente positiva la rotazione oraria. 
Nota 2: il peso delle monete più leggere è stato calcolato come media aritmetica fra più monete omogenee 

Cordiali saluti
 

 fig. 1
Roma, 4.10.2003
Egregio Lettore,
di seguito le fornisco la descrizione della moneta la cui immagine ho riportato in fig. 1:

Denario, zecca di Roma, 119÷110 a.C. (secondo S 492), 132 a.C. (secondo Crawford 249/1)

D. Testa elmata di Roma a destra. Bordo perlinato. dietro la testa1
R. Vittoria in quadriga a destra regge redini e ramo di palma con la mano sinistra e corona con la mano destra; sotto in basso, 2, in esergo ROMA. Bordo perlinato.
Il denario tardo repubblicano veniva battuto, secondo Plinio, in ragione di 84 pezzi per libbra e, a seconda che la libbra romana sia da considerarsi di 327,54 g, come vuole la tradizione, oppure di 324g, come argomenta il Crawford, ogni denario doveva avere un peso teorico di 3,90 ÷ 3,86 g. Le tabelle di frequenza ricavate studiando alcuni denari di M. Volteius (coniati una cinquantina di anni dopo la moneta di figura e corrispondenti ai categorici Crawford 385/1-4 e 385/4) mostrano un'oscillazione dei pesi di ±0,3g intorno al valor medio. In buona sostanza pertanto un denario non usurato, come appare quello di figura, doveva pesare per lo più 3,5÷4,1g. E dunque l'affermazione "il peso delle monete più leggere è stato calcolato come media aritmetica fra più monete omogenee" , lascia intendere una non chiara visione dell'importanza che una misura corretta delle caratteristiche fisiche delle monete riveste nella valutazione di autenticità. Se davvero il peso della sua moneta fosse di 2g, ci troveremmo di fronte ad un falso palese. Alla luce di quanto sopra non mi resta che rinunciare al peso come supporto di autenticità e procedere ad un esame di stile che ha il difetto di essere soggettivo e molto legato alla qualità dell'immagine della foto.

Una ricerca con i motori di "Google", "MSN", "ALLTHEWEB" mi ha consentito di evidenziare le ricorrenze nel WEB della tipologia monetale di figura:
http://www.ventesuroffres.net/images/monnaies/vso/v08/v08_0137.jpg
www.wildwinds.com/coins/sear5/s0126.t.html
http://www.wildwinds.com/aca/rsc/maenia/maenia7.html
http://www.ancient-coin-forum.com/Roman_Republic_Coin_Collection/Roman_Republic_Coin_Collection_139-130.htm
http://www.herakles-inc.com/imagesHN/6458denr.jpg
http://www.vcoins.com/topcoins/store/viewItem.asp?idProduct=302&large=0
http://www258.pair.com/denarius/images/erf_rr1734.jpg
http://www.maltergalleries.com/catalog/prodimg/cat77/lot178.jpg

Non rilevo elementi di dissonanza se non l'assenza, nella sua moneta, del bordo perlinato sia nel dritto che nel rovescio. Il problema è dunque quello di capire se, osservando attentamente il bordo della moneta, non si possa trovare in esso la spiegazione dell'assenza della perlinatura.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 
 
 

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Note:
(1)La X barrata era il segno del valore, 1 denario=16 assi unciali (l'asse unciale era una moneta bronzea che pesava 1/12 libbra, cioè 27,3 g).
(2)La moneta reca il monogramma del magistrato monetale, P. Maenius M. f. Antias o Antiaticus, forse discendente o preteso discendente di C. Maenius, console nel 338, conquistatore di Antium, di qui "Antiaticus" (siamo al tempo della guerra "latina" 340÷338 a.C. che vedeva da una parte l'alleanza romano-sannitica, dall'altra una vasta coalizione di Latini, Campani, Aurunci e Volsci. I Volsci furono battuti ad Anzio, le loro navi distrutte e i rostri esposti nel Foro romano, a mo' di trofei, ad abbellire la tribuna degli oratori - v. Kovaliov).

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