Maximinvs Nob. Caes.
Roma, 5.5.2003
Egr Sig De Florio,
mi permetto di reinviare questo e mail, che forse non era stato ricevuto, per completare l'analisi delle tre monete in  mio possesso. con questa per il momento concludo, essendo l`ultima.
L`identificazione dovrebbe essere: un follis raffigurante Maximinus della zecca di Alessandria.
Iscrizioni sul diritto: val gal maximinus nob caes
Iscrizioni sul rovescio: genio caesaris
Indicativo della zecca in 3 lettere: ALE
ulteriori lettere   K, R e P(?).

Lo spessore e' circa 1,5mm per un peso di 6g circa.
Diametro max 24 mm
Il colore e` bronzo
Non reagisce alla calamita.

Essendo arrivata insieme al falso, mi rimane un dubbio.
Attendo un riscontro e la ringrazio di nuovo
 

fig. 1
Roma, 29.5.2003
Egregio Lettore,
di seguito troverà una breve descrizione della moneta di figura, ove ho applicato la solita convenzione di indicare con lettere rosse la parte illeggibile della leggenda:

Follis  - RIC 99a 1- zecca di Alessandria - fine 308-310 d.C.
D. Busto di Massimino laureata a destra.  GAL VAL MAXIMINVS NOB CAES2.
R. Il Genio in piedi, con un moggio sulla testa, nudo, tranne che per un mantello appoggiato sulla spalla sinistra, sorregge con la mano destra una patera da cui versa un liquido sacrificale e una cornucopia  con la sinistra.  GENIOCA  E  SARIS3.
4 .
Il peso della moneta di figura è compatibile con quello del follis che in quel periodo pesava 7.75÷5.5 gm.. 
Non ravviso motivi per dubitare dell'autenticità di questa moneta.

Un saluto cordiale.
Giulio De Florio
 

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Note:
(1) Nella catalogazione della moneta ho dovuto scegliere tra due possibili alternative: RIC 99a e RIC 100a, entrambe compatibili con le leggende del dritto e del rovescio del conio di figura, ivi compresi i marchi di zecca; nella prima alternativa le due estremità del nastro della corona di Massimino discendono dal nodo posto dietro la testa divergendo, nell'altra si mantenengono invece  parallele. Una ricerca nel web mi ha consentito di reperire due immagini di confronto: 

  1. per RIC 99a:
  2. per RIC 100a:
Tra le due, ho optato per RIC99a. Tuttavia la moneta del lettore presenta la ulteriore particolarità che una delle estremità del nastro si distende sulla spalla del sovrano.
(2) "Galerius Valerius Massiminus Nobilis Caesar". Caius Valerius Galerius Maximinus, noto anche come Massimino Daia o Daza, era nato in Illiria da una sorella di Galerio. Quando Diocleziano e Massimiano Erculeo il primo maggio del 305, si ritirarono a vita privata, in armonia con quanto avevano precedentemente stabilito (si veda in proposito la "Tetrarchia" nella risposta data ad un altro lettore), i loro posti furono presi  dai rispettivi Cesari, Costanzio Cloro e Galerio, i quali, divenuti Augusti, designarono come Cesari ("Nobilis Caesar" era il loro titolo ufficiale), Severo per l’Occidente e Massimino Daia per l’Oriente. In particolare Massimino ebbe l’incarico di governare il Medio Oriente e la parte meridionale dell’Asia Minore. 
Furono gli eventi in Occidente a segnare il destino di Massimino. Nel luglio del 306 infatti Costanzio  Cloro morì e Severo fu elevato al rango di Augusto d'Occidente. Ma nel posto di Cesare che si era reso vacante, Galerio fu costretto dagli eventi a nominare Costantino che di Costanzio Cloro era figlio. Ciò suscitò le ire di Massimiano Erculeo che per quella posizione voleva il figlio Massenzio. Con l’appoggio della guarnigione locale e del popolo dell'Urbe Massenzio fu acclamato princeps. Due tentativi effettuati, prima da Severo (che poi morì) e poi dallo stesso Galerio, di sedare l’ammutinamento fallirono. Nell’autunno del 308 fu allora convocata una conferenza a Carnuntum per dirimere la questione e fu decisa la sostituzione di Severo con Licinio quale Augusto di Occidente, mentre Costantino e Massimino, furono designati "filii Augustorum", cioè futuri successori. La soluzione tuttavia scontentò Massimino che di Licinio era più anziano. Sicché nella primavera del 310 Massimino si autoproclamò Augusto senza arrivare tuttavia allo scontro con Galerio. Quando però, nel 311, Galerio morì, Massimino ne invase i domini entrando così in conflitto diretto con Licinio che si era spostato in Oriente. I due tuttavia alla fine trovarono un accordo di spartizione. La situazione precipitò di nuovo nel 313, allorché il matrimonio tra Licinio e la sorella Costanza di Costantino fu percepito da Massimino come una rottura degli equilibri di forza, con l'aggravante della morte di Massenzio, suo segreto alleato, sconfitto in battaglia da Costantino. Massimino allora ruppe gli indugi e mosse guerra a Licinio, all’inizio con successo, ma alla fine risultando perdente. La sua morte subentrò poco dopo e Licinio, per evitare ogni eventuale futuro problema di successione, soppresse l’intera famiglia del suo vecchio avversario. [Liberamente tratto dal sito "De Imperatoribus Romanis" - http://www.roman-emperors.org/daia.htm ]
(3) GENIO CAESARIS. La iconografia del Genio, introdotta da Diocleziano a partire dal 294 come "Genio del Popolo Romano", fu largamente utilizzata in tutto l'impero e da tutti i sovrani durante la Tetrarchia a  simboleggiare la visione ecumenica che Diocleziano aveva della Romanitas e l'armonia di intenti tra i Tetrarchi. Ogni cittadino romano era in grado di riconoscere questa moneta e riconoscersi in essa. Dopo il 305 tuttavia e particolarmente dal 307, quando il sistema tetrarchico fu messo a dura prova dalle lotte di successione, il "Genio del Popolo Romano" fu utilizzato per conferire legittimità al potere di quei Tetrarchi che si davano mutuo riconoscimento politico. All'Est però il Genio si trasformò, diventando, volta a volta, il "Genio di Cesare", come in questa moneta, o il "Genio di Augusto" o il "Genio dell'Imperatore", a testimonianza del prevalere della personalità dei singoli governanti a scapito dell'unità dei governati. Ancora tuttavia il tipo del Genio rimase simbolo di legittimità politica e di successione all'interno della dinastia tetrarchica. [RIC - vol. VI].
(4) Sul rovescio della moneta di figura una serie di lettere stanno ad identificare la zecca e l'officina di emissione, specificamente la seconda officina (B) della zecca di Alessandria (ALE); non è noto il significato delle altre due lettere probabilmente utilizzate per identificare la serie di emissione.
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